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185. Ottone a Sandra. 5 o 6 giugno 1918. Z. di G. 3 [sic, ma 5 o 6] Giugno 918 Mia Sandrina Una cartolina che rivela il tuo malumore privandomi d'una
preziosa lettera, dà modo a certi miei sentimenti perversucci di
gelosia (per tanto tempo fatti tacere) di ridestarsi violenti. Sì! la gelosia del tuo affetto, che prima di me
avvolge e stringe con trasporto idolatra un altro oggetto[1]. Ò quasi rimorso di combattere questo tuo sentimento
ch'è nobilissimo e condivido anch'io, ma il mio egoismo lo impone
e più la mia lealtà. Io non so chi siano stati i tuoi avversari
nella discussione del 1° corr.te, né quale tesi abbiano sostenuto,
però il riaffacciarsi di certe espressioni così nette, precise
ed uguali a quelle già altre volte manifestate, mi fan certo che
tu, purtroppo, ne abbia assimilato intieramente il significato preciso.
S'io non conoscessi bene i miei sentimenti, insospettabili,
avrei vergogna di parlarti in questo tono ora, invocando un po' di moderazione,
un po' di positività. Non ti sembra che possan suonar male in bocca
ad una fanciulla amante propositi così inflessibili di lotta a
tutti i costi, mentre anche i meno sentimentali uomini d'arme e di governo
ànno titubanze serie?? Credi davvero possa lusingar molto un povero diavolo, che
compie il nobile e pur doloroso dovere di ammazzare il prossimo, sentir
tanto spesso ripetere incitamenti cruenti da quella che dovrebbe essere
la prima custode della integrità della famiglia?! Noi tutti, uomini
di fede, abbiamo fatto voto di sacrificio della nostra vita, per la causa
per la quale[2]
combattiamo, ma non dimenticare soprattutto che la causa è l'umanità,
che il nemico è il militarismo (questo mostruoso complice dei più
bassi istinti di cupidigia e di ambizione!). E tieni ben presente che la forza d'animo che ancor ci
resta, la attingiamo dalla speranza di ritrovare la nostra casa, i nostri
cari in attesa ansiosa. Ma con quale animo potremo noi ritornare se per
una eventualità disgraziata i nostri dirigenti dovessero firmare
una pace onorevole, sì, che però non fosse proprio la vittoria?
Tu ài ben detto "fino alla vittoria o fino
alla morte"! C'è dunque in te un affetto ch'è più
forte del mio! e al quale mi sacrifichi con tanto entusiasmo!? Non ti sembrerebbe più logico contegno di donna
accettare passivamente il destino mitigando la perversità del mondo
e alleggerendo il sacrificio nostro con un po' di quell'affetto santamente
egoistico ch'è l'affetto familiare? Non è questo più
nobile e più santo dell'altro?! Non è forse quest'ultimo
la dilatazione di quello?! Perché invertire così inopportunamente l'ordine fissato dalla natura e da Dio? Sapessi com'è adorabile quella santa femminilità, scevra di sentimentalismi eroici, che dà un colore di tristezza ad ogni frase che accenna al massacro dell'umanità! Ne ò intese tantissime di queste adorabili frasi da te! perché dunque ti lasci trasportare, per un nobile sentimento di sdegno, a dimenticare o quanto meno a travisare la tua missione importantissima, che è poi quella della donna in genere? Credi! l'esempio delle madri spartane (se pure vi fu!) non è per la civiltà nostra. E potranno essere citate con entusiasmo da certi commendatori e da certi fornitori di scarpe di cartone e prodotti consimili... per dire dei meno perversi!... Ma non è qui luogo per spiegarsi di più; a luglio mi intenderai meglio e senza adombrarti! L'esperienza è una saggia maestra della vita. Perdona lo sfogo di gelosia e pensa a volermi un po' di bene. Ottone. Salutissimissimissimi 186. Ottone a Sandra. 7 giugno 1918. Z. di G 7-6-918 Sandrinella mia cara Come si fa ad essere in broncio con un folletto caro come
te? Ne ò già provato tanto dolore una volta che ora penso
con terrore all'effetto sgradevole che potrà produrti la mia, troppo
libera, di ieri. [...] Pensa che se ti amassi meno, certamente non avrei
parlato cosi. Se le frasi non ti saranno sembrate sempre gentili, incolpa
la mia bestialità e la stanchezza che mi annebbiava il cervello.
Ò terminato di scrivere quella lettera alle 3 del mattino! (non
vi aggiungo un minuto di più). Ah! se potessi esserti vicino! [...] Sono ricominciati
per me i lavori pressanti e non vi è notte che possa coricarmi
prima dell'una o delle due. Immagina quindi come sia sfibrato e quanta
parte abbia nelle mie stranezze lo stato fisico. Spero che una tua letterona serena segua subito l'inevitabile ramanzina che sento aleggiarmi sul capo da un paio di giorni. [...] 187. Ottone a Sandra. 14 giugno 1918. Z. di G 14-6-918 Sandrina mia Decisamente l'Italia non è in favore degli Dei!
Che diavolerie mi vai raccontando di quella specie di epidemia!? Parli
del tuo turno come di cosa certa; ma questo non deve essere: non lo voglio!
Ricordati di averti molte cure e sopratutto non temere
il caldo; stai guardinga nell'alleggerirti degli indumenti! Anche noi
siamo deliziati dallo stesso male preciso e la sua origine è sempre
uno sbalzo di temperatura o un'infreddatura leggera. So per esperienza che non è nulla di grave, ma è
noiosissimo e può lasciare molto deperiti e deboli. Questo com'è naturale può rattristare molto
e io non voglio che tu sia triste, ne proverei un contraccolpo doloroso.
Eppoi è ora il tempo nostro! Vorrai farti trovare triste, triste
dal tuo Ottone, che verrà proprio per riconfortare lo spirito,
già tanto inasprito da infinite preoccupazioni? Vorrai dargli ora
il pensiero opprimente di saperti arsa di febbre e delirante? Lo immagini
che razza di tortura sarebbe. Che diresti se scappassi per venirti a trovare?
Non avresti rimorso di avermi costretto a tanto? Tieni desto il pensiero del mio ritorno e non ammalerai
più assolutamente. Rifletti che solo quindici o venti giorni ci
separano!... Vedi, come passa il tempo!? mi sembra di averti lasciato
solo ieri, tanto è vivo il ricordo dei giorni meravigliosi trascorsi
in tua compagnia. E tanto è grande la mia gioia nell'idea di questa
felicità, che il brevissimo tempo che ci divide ancora, mi sembra
intrecciato di secoli di eternità. Sento che il sole stesso è
mosso dal mio desiderio e dai miei sospiri più che dalla sovrana
potenza della natura! Com'è possibile che il buon Dio non voglia riserbarci
anche questa volta le gioie pure del febbraio scorso? Ho piena fiducia
che la nostra buona sorte ci favorirà e favorirà tutti di
casa tenendo lontano il noioso male. [...] 188. Ottone a Sandra. 21 giugno 1918. Una pagina di cerchi di diverse dimensioni: un "capriccio futuristico" lo avrebbe chiamato in una successiva lettera (Ottone a Sandra, 30 giugno 1915). Z. di G li 21[corretto su: 20]-6-918 ore 2 1/2 Sandrina mia Dire un torrente di tristezza, un vortice di malumore,
non sarebbe ancora aver detto tutto il mio stato d'animo di questo momento.
Infrollito di stanchezza in una attività passiva,
col disgusto fisico per le nuove fatiche che, fra un paio d'ore riprenderanno
con l'alba, mi ostino a scrivere. Perché scrivo? A che pro versare inevitabilmente
l'amarezza mia nell'animo tuo? Non farei meglio chiedere un po' d'oblio
e di pace al sonno? Eppure sentirei un peso rabbioso per tutta la notte e per
domani ancora, se restassi sopraffatto dallo snervamento. Cerco in questo foglietto, vergato faticosamente, irosamente
anzi, cerco una calma che non tarderà a giungere: e progredirà
con la stessa velocità che le parole si poseranno qui sopra. Son due anni, due giorni, forse uno anche, che la posta mi lascia privo di tue nuove e non ò a chi rivolgermi per calmare la mia agitazione. E` egoismo, è affetto, è passione? non so!
Io provo l'isolamento desolato dell'uomo sperduto, dimenticato,
indifferente a tutti. Se dovessi descrivere il mio sentimento in segni
grafici, traccerei una serie infinita, opprimente di circoli perfetti,
eccentrici e grandi e piccoli, intrecciantisi, dove l'occhio non trovasse
il riposo d'una linea retta, e la mente fosse costretta turbinare in mille
giri. E` un turbamento fastidioso, una depressione fisica. Non accetterai
tu dividere il mio tormento e lenirlo anche di un benevolo sorriso?! Io risponderò con uno slancio... tangibile d'affetto e sonoro Ottone tuo 189. Ottone a Sandra. 25 giugno 1918. Cartolina illustrata spedita in busta. [...] Perché divaghi?... che cosa c'entrano le nostre vittorie?...
Beh! ti voglio ascoltare! chiuderò gli occhi, per
riaprirli sulle meravigliose azioni dei nostri eroi del Piave. Lo vedi
come sanno combattere!? Ti sembra verosimile che con quei leoni fosse
possibile il caso Caporetto!!!??? Da noi relativa calma, ma siamo pronti
a tutto! I soldati di Gorizia e della Bainsizza vogliono giustizia! [...] 190. Ottone a Sandra. 12 luglio 1918.
Z. di G li 12-7-918 Mia Sandrina Vorrei parlare di mille cose che si agitano nel mio cervello
con un moto festoso. Vorrei dar vita a tante belle fantasticherie, che
sembrano sorgere dall'ansiosa attesa ma il movimento istintivo, irresistibile
dell'animo piega le frasi attorno all'argomento che è il centro
di ogni desiderio, l'alimento di ogni speranza. Come frenare la gioia per la felicità che ci attende?
Come impedire al cuore di gridare quelle sue parole di entusiasmo?...
Ed io lascio gridare ed ascolto. In quelle riconosco l'espressioni
calorose del tuo affetto, frammiste alle mie, più impetuose, più
rudi, più franche. E` una melodia, un inno, un incanto che mi domina,
mi pervade, tenendomi in una ebrezza indicibile, in un sorriso continuo. Non so comprendere in quest'ora magica, come si possa essere tristi al
mondo; come mai l'umanità non abbia saputo far tesoro di questo
dono divino: l'amore. Penso che se tutti avessero amato come noi, il mondo
non avrebbe sparso tante lacrime. Mia cara lascio al pensiero di sbrigliarsi avido: la penna
mi è di intralcio. Arrivederci, arrivederci prestissimo tuo Ottone
tuo tuo tuo 191. Ottone a Sandra. Livorno, 22 luglio 1918. Telegramma.
Il 23 a Roma affettuosissimi. Ottone Costantini 192. Ottone a Sandra. 9 agosto 1918. Cartolina militare.
TP: PM 54 [22a Divisione], 10.8.18 Z. di G 9-8-918 Mia cara Son giunto felicemente, sebbene molto stanco per il sonno
perduto. Oggi solo un saluto ma affettuosissimo. Questa sera una
lunga lettera tuo Ottone 193. Ottone a Sandra. 9 agosto 1918. Zona di Guerra li 9-8-918 Mia cara, addio. Addio bei giorni di felicità, di gioie - dolce rimembrare,
che si faceva insieme, di giorni più belli. Tutto è ormai
lontano, non è che un sogno. [...] Sento che sarei pronto ad affrontare mille rischi terribili
purché venisse a cessare il più presto e nel miglior modo
questo periodo angoscioso di lontananza. Sapessi quanto fu bene che la mia partenza avvenisse di notte! Le tenebre e la stanchezza soffocarono il dolore in una sonnolenza che mi tranquillizzò. Quale moto provai quando tu partisti! Non ebbi il coraggio di volgermi a guardarti allontanare;
sentivo che sarei stato preso dalla tentazione di ritornare sui miei passi:
di commettere una paz[z]ia. [...] A Milano ò trovato tutti bene ed Emma molto migliorata. Immagina, voleva accompagnarmi alla stazione alle 3 di notte! Abbiamo parlato a lungo di te e dei miei progetti e lei à saputo tanto assecondarmi e rafforzare con ottime argomentazioni e proposte le mie vedute, che ne riportai una sicurezza ed un conforto indicibili. Mia cara, penso veramente che il mondo dovrà pure tanto sorridere anche a noi! [...] 194. Ottone a Sandra. 10 agosto 1918. [...] Mia Sandrina, non rattristarti per me. Io sto benissimo ora e l'aria fine della montagna mi à già rinvigorito sensibilmente. Il viaggio non fu cattivo, e migliorò in seguito, viaggiando in scompartimento di 2a classe con eletta compagnia. Questo però non fu sufficiente ad allontanare il caldo soffocante, che dovemmo subire con santa rassegnazione. Che cosa si può pretendere? Abbiamo voluto un viaggio anche in estate e bisogna ... sacrificarsi!!! [...] 195. Ottone a Sandra. 14 agosto 1918. [...] Ma, ahimé! non è che un sogno! La notte
ricopre più nera, più impenetrabile le cose e torna il gelo.
Perché à la vita crudeltà così inesplicabili?
Se la morte è la negazione della vita, perché
questa non è la negazione della morte?... Credo, mia cara, che le giornate tristi siano l'agonia
dell'anima: bando dunque alle melanconie! Noi vinceremo il mondo e avremo
la nostra pace. Pensami tanto tanto. Ottone tuo Non aggiungo i saluti perché voglio economizzare le parole ed il tempo altrimenti farò troppo tardi e sto già morendo di sonno, e che sonno! 196. Ottone a Sandra. 16 agosto 1918. Z. di G. li 16 Agosto 918 Mia Sandraccia Se fossero ancora in uso gli appelli agli Dei, ai numi
tutelari, noi dovremmo iniziare ogni nostra chiacchieratina con una invocazione
a Morfeo. Capita sovente anche a me di essere infastidito dal sonno, ma tu, mia povera martire, sei addirittura torturata. Dovrò dunque provar rimorso di strapparti a tante belle ore di sonno? [...] Questa sera ad esempio sembra che tutto congiuri per gettarmi nelle braccia del nostro nume prima del consueto e le lusinghe di un dolce sognare danzano tentatrici avanti ai miei sguardi un po' velati. Resisto, ma tutto mi parla di mollezza e di riposo: Il silenzio insolitamente carezzevole e profondo Una luna meravigliosamente placida e fredda, come addormentata
Un trillo continuo e flebilissimo di mille... noiosissimi insetti e su tutta questa pace domina un russare lieve, lieve... (è mio fratello che... sogna!) Ti assicuro che quest'atmosfera di suggestione mi stringe talmente, che se durerà ancora un poco, non potrò accertare se chiuderò prima la lettera o... gli occhi! [...] 197. Ottone a Sandra. 27 agosto 1918. Cartolina militare. TP: PM 54 [22a Divisione], 28.8.18. Z. di G. 27-8-917 [sic] Mia cara Siamo in partenza per altro fronte[3].
Puoi continuare a scrivere, ma non mettere più 52° Raggrup.to,
basterà indicare solo la batteria. La salute è ottima. Speriamo bene nel resto. Saluti aff.mi a tutti Ottone 198. Ottone a Sandra. 28 agosto 1918. Cartolina militare.
TP: PM 54 [22a Divisione], 29.8.18. L'intestazione e la parola cancellata
a inchiostro, la data e il resto della missiva a matita. Z. di G. 28-8-918 Mia cara [cancellato: Ricevo] non ricevo proprio nulla. Anzi t'invio i miei saluti più cordiali, ma anche più affrettati trovandomi affaccendatissimo per la partenza. Oggi primo giorno di marcia. Saluti a tutti aff.mi Ottone 199. Ottone a Sandra. 3 settembre 1918. Z. di G. 3 Settembre 918 Mia carina E` ricominciata la vita... eroica, per quanto ancora nulla lo riveli. Difatti né le fatiche, né i pericoli sono tali da mettere a prova la resistenza dei nostri muscoli e dei nostri nervi. Ritengo che i giorni che si approssimano, in una radiosa luce di gloria, darà [sic] a noi la gioia delle forti imprese e delle ardue prove! Ora, attesa fidente e cuore saldo. Non sarà necessario che ti consigli d'esser tranquilla, perché ti conosco, però non voglio trascurare di insistere sulla perfetta sicurezza nostra. Non solo, ma dirò anche che vi è molta probabilità di un ritorno, più o meno prossimo, all'antica nostra dimora estiva. I grandi signori dello "chique" amano la varietà delle villeggiature; ed io seguo la moda... e la batteria, con fedeltà sempre novella. Questi trastulli, del resto, sono anche utili al nostro animo, che prende in essi maggior vigore di desiderio per un ritorno invernale alla deliziosa spensieratezza della città. Attenderemo quindi con più ansia il lieto candore invernale e la briosità chiassosa delle vie di Roma. Attenderemo, ricordando le gioie serene che cullarono i nostri riposi nei bei giorni passati, ripromettendoci sempre maggiori godimenti e più intense effusioni d'affetto. Sembrerebbe un ritornello pensato e scolorito questo continuo ritorno al passato, ma esso invece assume tante forme, sa trovare tanti accenti nuovi di commozione, che l'animo è attratto continuamente da questa visione di felicità, come si potrebbe essere attratti e trascinati dallo svolgersi meraviglioso di un fantastico romanzo. Io penso a Roma come ad un castello di sogni; vedo fremere la vita cittadina, comprendendola come un giuoco coreografico: e la festosità delle vie, dei giardini, dei meravigliosi orizzonti, sembrano palpitare per me, per la mia gioia. Mi parrebbe strano che tutta Roma non conoscesse la mia felicità e non ne partecipasse. Anzi, sento alitarmi intorno un'ansia di attesa, che mi rivela come il desiderio di una moltitudine sconosciuta e cara. Chissà che non si ripeteranno per me le feste del 1911? Ed io verrò per far contenti tutti!! Mi riceverai a braccia aperte? Sento il bisogno di annegare in un amplesso dolcissimo tuo Ottone 200. Ottone a Sandra. 6 settembre 1918. Z. di G. 6-9-918 Mia cara Sandrina Sono otto giorni che la posta mi tiene il broncio. Sempre nulla (ma nulla per nessuno, ve'!). È solo la posta la gran colpevole, lo so, ma pure provo l'impressione che la mia Sandrina non voglia più parlarmi. Un mutismo enigmatico e pesante come tutte le cose oscure, misteriose. La mia buona fata à poggiato l'indice sulle labbra rattenendo il respiro e guardando lontano fissamente. Che cosa vedrà essa mai? É una visione di gioia o una tempestosa luce di gloria e di lutti? Credo un po' dell'uno e dell'altro insieme. Un trionfo arduo di lotta, un'alba di pace serena, radiosissima. Sì, mia cara! I fati si maturano con rapidità crescente e l'animo ci sussurra parole di fede. Chi potesse assistere a quanto è dato a noi di vedere troverebbe, con l'entusiasmo, la forza di credere ad una fine prossima, ad un trionfo immancabile. Ogni sacrificio è ora offerto alla immediata realizzazione delle aspirazioni di tutti, e tutti vi associeremo quel contributo maggiore che sarà possibile. Quando fra non molto l'Italia farà nuovamente parlare, pensa che anche il tuo artigliere cerca fare del suo meglio con rinnovata fede. Ritrovo oggi in me l'anima degli anni passati, quando il nostro faticoso lavoro, spronato da una volontà entusiastica, si trovava a costruire le più belle glorie d'Italia. Ed oggi più che allora l'angelo sereno della pace ci sorride propizio, apportatore di gioie e di gloria. E questa gloria anonima, che un po' tutti meritiamo la m Riprendo stamattina dopo una lunga passeggiata in... galleria; vorrei continuare la chiacchierata, ma il postino minaccia di andarsene senza la mia lettera. Eppoi perché voler insistere, se Marte mi à tolto la parola? Ora spetta solo a lui di farsi sentire. Rassicurati che la mia salute è ottima ed il pericolo limitato. [...] 201. Ottone a Sandra. 10-11 settembre 1918. Z. di G. 10-9-918 Mia cara Sandrina Oggi un avvenimento! Tu penserai forse all'arrivo di qualche personaggio importante; ad una avanzata; ad una festa solenne. Nulla di tutto ciò! E` giunta la prima tua cartolina dopo dodici giorni di attesa. Porta la data del ventotto ed à l'accento stanco, quasi per la noia del lungo viaggio. E` stato un raggio di luce portato con parole velate di tristezza. Il pensiero che io sia partito per la Francia ti tiene preoccupata; mi auguro però che avrai già capito che ciò non è avvenuto. I timbri postali lo svelano, credo; ad ogni modo ora non devi avere più dubbi. Qua noi non facciamo certamente la vita dei mesi passati, ma non è nemmeno quella degli anni scorsi. Ne abbiamo vedute delle troppo brutte perché la situazione di oggi ci possa dar pensiero. Perciò anche tu stai tranquilla e cerca di farmi contento con qualche letterina vivace, piena di sorrisi e di birichinate... Riprendo dopo una piccola pausa... di 24 ore. Credevo che questa sera mi troverei [sic] più sollevato di spirito, anzi lietissimo, ma purtroppo la posta à ripreso il broncio e chissà quando la smetterà! Pazienza, pazienza sempre. Si vede bene che era troppa concessione il parlarci per lettera! Vuol dire che ora comincieremo le chiacchierate attraverso le vie del pensiero, profittando delle misteriose correnti magnetiche. A sera alta ci racchiuderemo in noi stessi, in una solitudine tranquilla e cercheremo incontrarci in quel buio, al suono delle nostre parole appassionate e guidati dall'affetto. E` un mezzo che scientificamente lascierà un po' a desiderare, ma praticamente potrà portare qualche conforto. Dunque ce n'è anche d'avanzo per dichiararlo ottimo. [...] 202. Ottone a Sandra. 13 settembre 1918. Cartolina militare. TP: PM 26 [14a Divisione], 15.9.18. Z. di G. 13-9-918 Carissima Sandrina Dopo quindici giorni di attesa ansiosa finalmente mi giunge un monte di lettere. Un vero tesoro! Debbo dirti tante cose ora che mi necessita qualche mezz'ora di tempo e forse qualche ora. Rimando dunque a domani una chiacchieratona. [...] Tu intanto rassicurati sempre più sul mio conto e pensa che domani verrò io stesso dentro la mia lettera. Ti saluto affettuosamente. Saluta tantissimo i tuoi aff.mo Ottone 203. Ottone a Sandra. 15 settembre 1918. Z. di G. 15-9-918 Mia carina Sono le dodici o per meglio dire le ventiquattro e solo da una mezz'ora ò terminato il mio lavoro, che da ben tre giorni mi tiene inchiodato al tavolo. Domani e per qualche giorno in seguito spero avere una opportuna tregua che mi permetta di parlarti delle tante cose accumulate nel mio cervello. Immagina quanto dovrò scrivere, se mi sarà dato di poter rileggere, in un'ora di quiete, tutte le tue lettere dei giorni scorsi! Vi ò trovato tante novità graziose, tante birichinate malandrine e tante parolucce ora buone ed ora stranucce, che proprio non so come resistere fino a domani. Ma è pur necessario! Il cervello annebbiato dalla stanchezza, ed il poco riposo per qualche allarme notturno, mi impedirebbero di poter parlare a lungo. Ma intanto una danza curiosa è nel mio cranio in ebollizione! Un arruffìo di tutte le impressioni ricevute dalle tue lettere, che si mescolano, si confondono e balzano fuori disordinatamente. Vedo una folla gaia che brinda, un uomino simpatico che mi sorride, un "papalino" che mostra una fotografia e la mia sorella che compare, truce, con le sue bombe... nichiliste... alla vainiglia[4]. Poi una folla chiassosa e festante che mi attende... ispirandomi il più cordiale disprezzo... e un bell'ufficialetto appartato in un canto della piazza Termini, come se aspettasse! E vedo cielo e tetti: fiori, sorrisi e bronci incomprensibili: parole dolci e rimproveri amarissimi. Tutto un guazzabuglio, una confusione indicibile, un frastuono che non termina più. Sembra il rumore di mille camions fondersi col rombo dei motori d'aeroplano e colpi di cannoni e grida allegre! Che diamine! è proprio stregato quel piccolo pacchettino di posta, oppure io vaneggio in una febbre di delirio? Credo che sia un po' di tutto. Un po' d'illusione, un po' di verità e un desiderio grande di trovare nella calma la spiegazione di ogni enigma. Il desiderio mi dilania e la vita selvaggia mi combatte, strappandomi alle mie contemplazioni. Ò nei muscoli e nel cervello la nervosità dei giorni anormali che attraversiamo. E` clamore che non è festoso, è silenzio che non teme. Quando l'aria ritornerà ferma e luminosa ritroveremo l'ordine delle idee e gli slanci appassionati. Ora chiediamo al riposo un'ora di quiete. Vedi... è lì... è lì Morfeo che mi tira per la giubba!!... Arrivederci a domani. Ti bacio Ottone tuo 204. Ottone a Sandra. 16 settembre 1918. Cartolina militare.
TP: PM 26 [14a Divisione], 17.9.18. Zona di Guerra 16-9-918 In attesa del momento propizio per una letterissima ti saluto caramente. Di salute ottimamente. Tranquillità quasi assoluta. Ottone [1] Tutte le missive di Sandra del 1918 sono andate perdute, sicché è impossibile sapere che cosa esattamente avesse suscitato la reazione di Ottone. É evidente, tuttavia, che quel che irritava Ottone era in Sandra un amor di patria ingenuamente declamato e troppo spesso anteposto, almeno a parole, a inderogabili - per Ottone - affetti familiari e ad ancor meno derogabili sentimenti di solidarietà umana. [2] È scritto: che. [3] La 72a Batteria Assedio era destinata all'Altipiano di Asiago, dove - come risulta dai timbri postali delle cartoline di Ottone - giunse tra il 28 e il 30 agosto e dove operò, inquadrata nel 4° Raggruppamento Artiglieria d'Assedio, sul fronte della 14a Divisione di fanteria. [4]
Ottone allude qui alla lettera di Emma a Sandra del 29 agosto 1918 in
cui, seppure in toni scherzosi e paradossali (all'inizio è richiamata
una goliardica parodia della Divina Commedia) Emma non nascondeva nulla
del disgusto che la guerra le ispirava. Con ogni probabilità Sandra,
nel suo inalterabile patriottismo, non aveva apprezzato i sentimenti pacifisti
e il tetro umorismo della cognata:
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