Premessa





Quando, insieme con Franco Croce, cominciammo a pensare ad una iniziativa del Dipartimento di Italianistica da tenere in occasione della mostra di Van Dyck aperta a Palazzo Ducale, l'immagine di Anton Giulio Brignole Sale ritratto a cavallo dal pittore fiammingo ci catturò subito e ci convinse a dedicare all'aristocratico letterato genovese un convegno di studi. Ma anche altri motivi si univano a quella prima suggestione.
L'edizione da poco uscita della Maddalena, curata da Delia Eusebio per la Fondazione Pietro Bembo, la promessa edizione delle Instabilità per cura di Carmela Reale, i recenti contributi parziali, ma ricchi di spunti e promettenti sviluppi, di Corradini, l'intelligenza con cui si era avvicinata al Brignole romanziere Elisabetta De Troja, l'opera di catalogazione dei manoscritti e della biblioteca di Anton Giulio, finalmente acquisita dalla "Berio", cui si stava dedicando Laura Malfatto, le appassionate esplorazioni di Maria Rosa Moretti sulla musica nella società genovese, le notizie delle ricerche di Giorgio Fulco, di Davide Conrieri e di Clizia Carminati, la presenza significativa del Brignole negli studi che Lucia Rodler stava dedicando a Francesco Fulvio Frugoni, le indagine sempre più articolate di Elisabetta Graziosi sull'ambiente culturale genovese: tutto questo, subito dopo l'uscita dei due volumi della Letteratura ligure dedicati ai secoli della Repubblica aristocratica, cui avevamo partecipato, mostrava quanto studiosi italiani e stranieri stessero ancora lavorando su un personaggio che soprattutto gli storici (da Claudio Costantini, a Romola Gallo, a Carlo Bitossi) ci avevano insegnato a considerare cruciale nella storia culturale e politica della Repubblica aristocratica genovese.
Ci era parso, insomma, che intorno ad Anton Giulio Brignole Sale fosse possibile raccogliere una piccola "accademia" di giovani studiosi soprattutto non genovesi (l'impegno della "scuola genovese" era in quell'occasione quello di dar loro la parola), con cui confrontarci su un terreno di ricerche comuni.


 

* * *



Non tutto di quel programma (che si sviluppò parte nel Salone del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, a fianco della mostra di Van Dyck, parte nella bellissima sala del piano nobile di Palazzo Spinola, fra le grandi tele del Grechetto e di Luca Giordano) è presente in questi atti. Con rammarico di tutti non fu possibile durante il convegno ascoltare Giorgio Fulco che avrebbe dovuto parlarci - come recitava il titolo della sua relazione - di Anton Giulio Brignole Sale e altri autori liguri nelle schede del Myrobiblon di Antonio Mattina, letterato barocco napoletano; e mancano, ora, le relazioni che avevano presentato Piero Boccardo (uno dei curatori della mostra) sul ritratto di Van Dyck, di Carlo Bitossi sul quadro politico della Repubblica negli anni in cui Anton Giulio fu uno dei protagonisti della sua classe dirigente, di Carmela Reale sulla "officina" delle Instabilità.
In compenso, nel passaggio al testo scritto, i contributi ascoltati durante il convegno hanno acquistato dimensioni e complessità che la relazione orale aveva dovuto di necessità comprimere. A cominciare dall'ampio saggio di Elisabetta Graziosi, che viene ora ad aprire il volume degli Atti, il quale, ben oltre la dimensione del "ritratto" dello scrittore, ma anzi, nel presentare un Brignole « prima spettatore poi erede consapevole » delle vicende culturali genovesi dei primi trent'anni del secolo (quelle che ebbero per protagonisti Grillo, Chiabrera e Imperiali, Cebà e poi, Mascardi, Peregrini, Luca Assarino oltre al Brignole stesso), definisce non solo lo sfondo, ma, per ampi scorci, l'intero panorama della vicenda letteraria e culturale di una delle capitali barocche in cui « si elaborò e si diffuse il nuovo gusto letterario ».
Diffusione che trova poi conferma anche nella accurata ricognizione condotta da Laura Malfatto nella biblioteca (quella reale, non solo quella ideale) di Anton Giulio, nel cui contributo (che organizza ed amplia le ricche anticipazioni che Laura Malfatto aveva già offerto sull'argomento) trovano una sicura base filologica quei riferimenti alle letture del Brignole presenti in quasi in ogni contributo di questi Atti.
Della varietà di quella elaborazione sono, invece, testimonianza i saggi di Maria Rosa Moretti e di Marco Corradini, che evidenziano il forte legame che si instaura nella Genova seicentesca fra spettacolo e società (veglie, barcheggi, commedie, musiche), ricostruendo, a partire dal Brignole, un tessuto di luoghi di spettacolo e di rapporti dove si incontrano ed intrecciano comici e musici sia professionisti che dilettanti, in un scambio di esperienze tecniche e culturali da cui Il carnovale e le Instabilità ricevono nuove illuminazioni.
Al Brignole prosatore erano dedicati gli interventi di Elisabetta de Troja e di Delia Eusebio che è ora possibile leggere nell'integrità della versione scritta. Elisabetta De Troja rivolge la sua attenzione alle strategie stilistiche ed alle strutture narrative romanzesche della Vita di Sant'Alessio descritta ed arrichita con divoti episodi, indicando una saldatura fra il Brignole oratore ed il Brignole narratore; nel saggio di Delia Eusebio, invece, è il topos metaforico del viaggio per mare, considerato nei suoi rapporti con la tradizione, a mettere in luce procedimenti stilistici e meccanismi narrativi, da cui risalta la commistione barocca fra genere sacro e genere profano della Maria Maddalena peccatrice e convertita. La Maddalena è anche al centro del saggio di Davide Conrieri. Affrontando la traduzione portoghese del romanzo, pubblicata da Lopez Cabral nel 1695. Una traduzione attuata nello spirito dell'opera e rendendo puntualmente gli elementi patetici e retorici che la caratterizano (« a alma do texto com todas as suas potências »), e rispettosa dei suoi aspetti fondamentali, pur non evitando omissioni e fraintendimenti che in tanti punti la alterano, a proposito della quale Conrieri mostra come questo testo del Brignole si inserisse nelle inclinazioni e nelle prospettive tipiche del gusto e della scrittura, dello stile oratorio del traduttore, che ne era attratto per ragioni contenutistiche e devozionali; efficace esemplificazione del tessuto connettivo che unisce il Barocco genovese al Barocco europeo.
Ed ancora i problemi del romanzo barocco, in una prospettiva di lunga durata che porta fino al novel settecentesco, ritornano nelle pagine di Lucia Rodler dedicate alla presenza della memoria di Anton Giulio in alcune opere di Francesco Fulvio Frugoni. Attraverso le pagine del Cane di Diogene e dell'Eroina intrepida  è così ricostruito un dialogo che è letterario ed umano al tempo stesso e che si sviluppa tutto all'interno di una poetica comune; ma che cede poi alle ragioni della narrazione quando, all'interno dell'Eroina intrepida, Anton Giulio Brignole Sale diventa « personaggio romanzesco a pieno titolo ».
Rispetto al Convegno, infine, la pubblicazione di questi Atti si arrichisce del contributo di Clizia Carminati, che dalle carte di Sforza Pallavicino conservate nell'Archivio romano della Compagnia di Gesù ha tratto tre preziose lettere (1645-49) ed altri documenti sul Brignole gesuita, che contribuiscono a conoscerne meglio gli ultimi anni e ad arricchirne il "ritratto" di predicatore.
Presentando questi Atti, c'è dunque da essere soddisfatti di un convegno che, nato appunto dalla suggestione di un ritratto "pittorico", ha saputo sviluppare un ritratto "letterario" ben più articolato e complesso di quanto si era previsto. restano tutavia aperte quasi tutte le linee di un terzo ritratto di Anton Giulio Brignole Sale, quello specificamente "politico" e resta da controllare in che misura la vivacità / modernità nel campo della scrittura e delle lettere rifletta anche un impegno ideologico soprattutto nel terreno della politica. Rimane insomma da vedere in che misura questo rampollo di una delle più potenti famiglie dell'aristocrazia genovese - che si faceva ritrarre da Van Dyck con tutti i segni della sua casta: l'abito nero alla spagnola, lo splendido cavallo bianco, le colonne drappeggiate e lo sfondo marino di una villa nobiliare - abbia utilizzato la letteratura come status symbol e come alienazione di un progetto politico, quello dei "Giovani di Repubblica", che aveva visto via via naufragare sino a dichiararne egli stesso clamorosamente la fine allorché decise di gettare la toga senatoriale per farsi prete dei Missionari urbani del Cardinal Durazzo, e quindi gesuita.

Quinto Marini, Franco Vazzoler




inizio pagina

Anton Giulio Brignole Sale.
Un ritratto letterario

*

Indice
Indice dei nomi
*
Premessa
Graziosi
Cesura per il Secolo dei Genovesi
Malfatto
La biblioteca di Anton Giulio
Corradini
Il teatro comico
Moretti
Poeta per musica
De Troia
L'ossimoro crudele
Eusebio
Maddalena-naviglio
Conrieri
La traduzione portoghese della Maria Maddalena
Rodler
Anton Giulio nel ricordo di Francesco Fulvio Frugoni
Carminati
Tre lettere inedite


*

HOME

*

quaderni.net

 
amministratore
Claudio Costantini
*
tecnico di gestione
Roberto Boca
*
consulenti
Oscar Itzcovich
Caterina Pozzo

*
quaderni.net@quaderni.net