Manlio Calegari, Cara Marietta - Caro Professore: Premessa, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17

Giovedì 12 marzo 1987





L'appartamento è al primo piano rialzato di un palazzone di edilizia popolare anni Cinquanta, vicino al torrente Chiaravagna. Ad aprire viene Marietta. È decisamente alta (doveva esserlo di più), magra, una vestaglia scura su panni modesti egualmente scuri, un viso non bello ma intenso, severo, volitivo; occhi che scrutano. Entro in un corridoio dove riconosco l'odore dell'umidità. Penso al vicino torrente facile alle alluvioni. Dal corridoio passiamo in una cucina abbastanza spaziosa ma buia. Tavolo di fòrmica e seggiole dello stesso genere; tutto molto essenziale. Una cucina a gas con tre fuochi, un piccolo frigorifero, un acquaio con sopra uno scolatoio dove sono appoggiati una scodella, due posate e un pentolino. Tutto è perfettamente pulito. Non ricordo di aver mai visto, neppure nei lontani tempi della guerra, una cucina così nuda; quasi una linea grafica che attenda di essere completata. Al tavolo dove vengo fatto accomodare è già seduto un uomo di circa 70 anni, proletario ma vestito con qualche ricercatezza. Sfuggente, si alza l'indispensabile per tendermi la mano presentandosi con un nome che non afferro. Capisco però che lui conosce il mio. Mi siedo. Ho Marietta alla mia destra e il tipo di fronte. Non mi aspettavo la sua presenza; non la sento amichevole e ho la sensazione di essere osservato. Non aprirà bocca per tutto il tempo, anche se Marietta cercherà in diverse occasioni di chiamarlo in causa ("di queste cose lui ne sa di più"), e se ne andrà all'incirca dopo un'ora. Nel locale in penombra non viene accesa la luce neppure dopo il mio arrivo.
Come faccio in questi casi comincio a disporre il magnetofono sul tavolo benedicendo le pile che mi evitano complicate operazioni di stesura di fili in una situazione che sento sfavorevole. Nel frattempo cerco di distrarre i presenti parlando con tono leggero della mia ricerca. Conoscendo la fede comunista di Marietta cerco di accreditarmi con lei dicendole che di recente sono stato a Roma dove sono stato ammesso all'archivio del Partito dove si conserva molto materiale relativo alla Sesta zona. Ho trovato, aggiungo, anche dei riferimenti a lei. In verità, come ho detto, si tratta di modeste citazioni che non avvalorano il profilo di spicco che le viene attribuito da molti. Non sembra curiosa di sapere; è in attesa del piatto forte e non si lascia fuorviare. Solo alza un po' le spalle.
- Ho bisogno di aiuto - comincio. - Vorrei che lei ripetesse con me, il viaggio che fece verso la fine di luglio del 1944 quando lasciò l'organizzazione cospirativa in città, dove ormai era stata individuata, per andare in montagna. All'epoca lei aveva 33 anni ed era sposata con due figli. In città godeva da tempo della fiducia dei massimi dirigenti, di alcuni dei quali conosceva anche le residenze segrete. Conosceva bene anche alcuni degli uomini a cui il partito aveva affidato il compito di dirigere il movimento partigiano…- Vedo la sua faccia, perplessa: la domanda è lunga, complicata e muove da una premessa - che Marietta fosse importante già prima di salire in montagna - che forse non condivide. Sto sbagliando tutto. Tra l'altro sembra che stia per chiederle indiscrezioni sulla gerarchia di partito; un tema su cui non è opportuno mettere alla prova un militante comunista neppure in fase di disarmo. Spero che non mi abbia seguito nel mio girovagare e ricomincio.
- Devo mettere a fuoco dei personaggi. In qualche caso sono incerto sulla loro identità conoscendone solo il nome di battaglia. Ad esempio chi era "Antonio"? So che era un quadro operaio di un certo rilievo inviato alla vigilia dell'estate '44 tra i partigiani ma non sono riuscito a dargli un nome. -
Così va meglio. È un terreno conosciuto e lo battiamo per un po'. Faccio un nome e lei risponde: era il tale o il tal altro, veniva di qui o di là, si occupava di questo o quell'altro. Mostro grande interesse e, pur avendo in funzione il magnetofono, prendo appunti su quanto mi dice. Parla con voce affaticata, quasi afona. In un paio di occasioni si scusa per la cattiva memoria. - Sono molto malata, mi ripete. Le dico che le sono grato di quanto sta facendo per me. Non si può scrivere una storia se i protagonisti restano puri nomi. Qualsiasi cosa le venga in mente delle persone di cui mi va parlando mi interessa: particolari fisici, modi di esprimersi, abitudini. Se crede, aggiungo, potrei lasciarle un elenco di nomi perché possa pensarci con comodo per poi riparlarne. Va bene, mi dice. Ma continua a parlare dell'uno o dell'altro senza che io debba sollecitarla. I suoi giudizi non sono mai generici. Parla con proprietà. Via via anche la sua voce diventa più intelligibile. Se le chiedo di approfondire lo fa apparentemente senza sforzo. Si capisce che non improvvisa e ha i riferimenti in testa già belli e pronti. Almeno in questo non ho sbagliato. Marietta in montagna non ha solo vissuto ma pensato. Cercherò di capire più avanti chi sia stata lassù ma sento che sarà un testimone prezioso: vede i partigiani dopo aver praticato ad alto livello la cospirazione in città ed è persona adulta. Conosce bene anche l'arte del raccontare; per chiarire quanto va dicendo ricorre di frequente al particolare o all'aneddoto. Noto che mi è successo solo poche altre volte e quasi sempre con donne.
Andiamo avanti così per un'oretta poi le dico d'aver capito più da lei che da molti documenti. È un complimento forse eccessivo ma lei apprezza: sa di avermi dato un racconto e non dei frammenti ed è consapevole del valore della sua testimonianza. Pochi tra i sopravvissuti potrebbero fare altrettanto. Approfitto d'una pausa: da bambina, chiedo, le piaceva leggere? Ad esempio conosce Dickens? La domanda ha il potere di modificare il rapporto in corso tra noi. È contenta di essere scoperta per una lettrice. L'ha letto tutto più volte, mi risponde. Tempi difficili ad esempio, almeno 5 o 6 volte. Mentre Sissy comincia a volteggiare nella stanza il nostro testimone silenzioso bofonchia qualcosa che sta per un commiato, si alza e, accompagnato fino alla porta da lei, se ne va. Siamo più liberi ma l'incanto si è rotto. Torno ai miei personaggi. Osservo: - Tra i dirigenti di partito importanti in montagna c'era anche lei. Perché non mi parla un po' di Marietta? - Fa un gesto con la mano come dire "per carità" ma si capisce che è lusingata. Insisto: ho trovato dei suoi messaggi indirizzati a Scappini, il massimo dirigente comunista a Genova, tra il 1943 e il 1945. Non sono la prova del fatto che lei era "importante"? Sorride e scuote la testa come dire: né sì né no.
Marietta ha conosciuto all'epoca, malgrado la compartimentazione cospirativa, molti dirigenti di partito. Da come ne parla si capisce che è stata depositaria di confidenze; ha avuto la possibilità di vederli all'opera o di frequentarli in quelle riunioni che coinvolgevano solo quelli che contavano. Il suo non appartenere all'organigramma poteva avere solo due spiegazioni. O faceva parte di un livello coperto o come donna non veniva presa in considerazione per un ruolo dirigente. Le propongo la prima ipotesi. Capisce immediatamente a cosa alludo.
- No, - mi risponde. - C'era un gruppo di quel genere che aveva il compito della sorveglianza interna sui quadri di partito. Sapevo chi era il responsabile, ma non avevo niente a che fare con lui. A me allora piaceva andare, parlare, non fare inchieste segrete.-
- Allora non la prendevano in considerazione perché era una donna…? -
- Quel problema allora c'era, e anche dopo. C'era eccome… ma forse io non avevo le qualità di un dirigente. Ero troppo passionale, settaria…-
- Ma non è curioso che le venissero a dire cose importanti o addirittura si consigliassero o si sfogassero con lei e poi non la giudicassero degna d'un organo dirigente? -
- Poverini, erano lassù, soli, lontani dalla famiglia - per qualcuno era una prova superiore alle sue forze - e cercavano un momento di confidenza con una donna che non li avrebbe messi a perdere. Perché allora c'era un po' la gara nell'organizzazione per metterti a perdere. -
- La sua non era una situazione molto migliore, anzi: marito, figli e poi, rispetto ad altri militanti inviati come lei in montagna, correva seri pericoli: in città era stata individuata e anche in montagna non poteva considerarsi sicura…-
- E' vero ma, specialmente in seguito, mi sono convinta che le donne possono affrontare certe difficoltà meglio degli uomini. Per lo meno in quei momenti è stato così e non solo in montagna; penso alla città dove di paura mescolata con la solitudine si poteva morire. Magari l'uomo sa prendere le decisioni ma poi ha bisogno di essere consolato, di avere qualcuno a cui fare una confidenza; quasi sempre. E si capisce che era portato a farlo con una donna perché se fosse stato un suo pari o comunque un uomo ci rimetteva in prestigio. Allora vivevamo ancora nella società della mamma. -
- Sono osservazioni che ha fatto in seguito, negli anni del femminismo? -
- No. Però al tempo del femminismo mi sono diventati più chiari perché ho capito che certi modi di pensare nascono da situazioni profonde, non solo sociali o economiche come credevamo allora. Ma erano pensieri che avevo in mente già dalla Liberazione quando sono successe cose che mi avevano spinto a riflettere… In quel momento di donne si parlava molto ma più che altro era retorica; anche tra noi, nel Partito. -
Dico a Marietta che mi piacerebbe approfondire questo aspetto e che vorrei sapere di più della sua storia, della sua formazione non solo politica, delle sue letture, della scuola, dei suoi insegnanti. Sorride e sembra contenta della proposta. - Allora venga presto -, risponde. E io: - Appena avrò trascritto il nastro -.
Improvvisamente si ricorda della registrazione; per un attimo torna sospettosa, poi dice: - Siamo solo due persone che parlano, no? - e credo di sentirci un'allusione al testimone silenzioso della cui presenza non mi ha ancora dato ragione.




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Manlio Calegari

Cara Marietta, Caro Professore

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Indice
Premessa
4 marzo 1987
12 marzo 1987
20 marzo 1987
Il partigiano Fran
Caro Piero
4 maggio 1987
5 maggio 1987
Pro-memoria
Sestri 8 maggio
13 maggio 1987
Sestri 12 maggio
Sestri 26 maggio
3 giugno 1987
16 giugno 1987
17 giugno 1987
25 agosto 1987
10 ottobre 1987


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