Manlio Calegari, Cara Marietta - Caro Professore: Premessa, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17

Martedì, 5 maggio 1987





Ho dedicato il mese di aprile alla trascrizione dell'ultima intervista di Marietta e di altre interviste raccolte da tempo sugli stessi temi, e all'elaborazione di un pro memoria nell'eventualità che Marietta si decida a scrivere ancora. Le ho telefonato e l'ho sentita lontana: cortese, ma poco interessata. Arrivo a casa sua attorno alle 17. Da alcuni segni intuisco che mi aspetta un percorso in salita. Le parlo del pro memoria che ho preparato e le preciso che si tratta di semplici spunti, che possono benissimo essere sostituiti da altri temi. Le chiedo, visto che conosce l'arte del narrare, di rispondere ai vari punti per iscritto, sia pure brevemente. Risponde stanca: - Ma ti ho già detto tutto quello che sapevo - e lascia cadere ogni altra mia avance. Tento inutilmente qualche espediente del tipo botta e risposta: - Avresti voluto impugnare un'arma? - Mi risponde per pura cortesia. Poi d'improvviso mi chiede: - Ma li hai letti gli scritti che ti ho dato? - Aspettava che gliene parlassi. Capisco finalmente la ragione del suo nervosismo. I suoi testi mi hanno coinvolto, molto, ma, prima di parlargliene, ero deciso a prendere tempo. Non dirle nulla però è stato imperdonabile. Provo a dirle la verità: quelle pagine hanno suscitato in me sentimenti contrastanti. Per giunta erano inattese. L'ho sentito come un regalo fatto a me personalmente e mi ha emozionato. Mi ascolta seria e, quando finisco di parlare, mi rifà la domanda: - Allora che ne dici? -
- È come se a scrivere fossero due persone diverse - le rispondo. - A volte a raccontare sei proprio tu; a volte le tue osservazioni ripetono la letteratura sulla materia, che molto spesso è retorica, eccessiva, dai toni esasperati. Aumenti il numero dei morti alla Benedicta, dei deportati del 16 giugno; esalti oltre il ragionevole il ruolo dei dirigenti comunisti; adoperi aggettivi pesanti. Mentre sono proprio le tue osservazioni più semplici e scabre il punto forte del testo, quello più emozionante e anche pedagogicamente più efficace. -
Marietta mi ascolta perplessa. Provo con degli esempi.
- Espressioni come "la repressione cresceva" oppure "nel popolo l'opposizione al fascismo aumentava" non appartengono al campo della "esperienza" personale e al "filo di ricordi" che tu richiami all'inizio del tuo testo come unica tua fonte. Il tuo racconto ha un senso perché scioglie le formule generali nell'esperienza personale. Ad esempio l'episodio del Cosseria a Bussana che parte per la Russia e il confronto tra italiani e tedeschi è straordinario. Così la vita nei boschi durante il rastrellamento o la marcia nella notte per passare la Trebbia. -
- Mi riservi solo i pensierini, gli aneddoti? Lo so bene che non posso farti concorrenza…-
Le dico che non si tratta di questo: non voglio tenere per me la "grande" storia e lasciare a lei la cronaca minuta, ma voglio capire: che cosa vuol dire, ad esempio, che "la repressione cresceva"? Che avevano arrestato molti compagni, che Veneziani, il capo della squadra politica, si dava più da fare, che le loro coperture erano inadeguate, che erano aumentati gli infiltrati, che alcuni catturati avevano parlato e che le conseguenze erano state gravi perché la loro compartimentazione era ancora pressoché inesistente?
- Ma se devo spiegare tutto diventa un romanzo... -
Mi sono avventurato lungo la discutibile strada del "ti spiego come devi fare" e provo a concludere: è la tua esperienza diretta che vorrei. Non "la repressione cresce" ma "hanno arrestato molti compagni" e, se è possibile, dimmi quanti e quali, in quali settori, con quali effetti. -
Mi ascolta perplessa.
- Forse a te sarebbe piaciuto il diario che scrivevo lassù. -
- Hai scritto un diario? In montagna? -
- Sì, era proprio cronaca schietta: sentito il tale, fatto così, andata là. Ma non l'ho più. Era nella sacca con la mia poca roba il giorno della Liberazione che sono scesa in città. Per prima cosa non ero andata a casa ma al giornale, a "l'Unità". Entrando l'ho appoggiata su un tavolo e mi hanno portato via sacca e diario. Avrei pianto, ero offesa, avvilita. Ero appena scesa dai monti e me l'avevano rubata lì, al mio giornale.
- Quando ci scrivevi? -
- La sera, prima di dormire. Anche poche righe ma ogni sera. Ho scritto in solitudine forse perché provavo una certa vergogna. Per come ricordo ero l'unica a tenere un diario e non mi piaceva distinguermi. Avevo già intorno a me quell'aria della donna che faceva cose un po' diverse… Invece le pagine che ti ho date le ho scritte in seguito. Lì però ho corretto e ricorretto più volte. Fatica? È stato più il piacere. Quando scrivevo dimenticavo la stanza, la seggiola dove ero seduta, l'ora. Io avevo capito che non c'erano fatti più interessanti di altri. A volte non erano neppure fatti ma sentimenti che avrei voluto spiegare con degli episodi. Per esempio della mia fanciullezza sentivo l'importanza che aveva avuto per me il tempo, come passava o non passava. Così diverso dal tempo vissuto dopo, da grande. Ma come spiegarlo? Quante volte ci ho pensato. L'arte è tutta lì: parlare di un piccolo fatto e far intendere la profondità con cui l'abbiamo vissuto… Non credo che sia un dono personale ma sin da bambina sapevo riconoscere i sentimenti che una esperienza mi procurava. Per esempio giocavo con una bambola insieme a un'amica e si faceva quei soliti giochi di essere la mamma o la zia o il papà e io ricordavo quello che provavo anche dopo il gioco, sapevo che sentimento era… Forse potrà sembrare in contrasto con il mio carattere e l'idea che tanti si sono fatti di me come donna d'azione, ma ho sempre sentito la forza dei sentimenti. Chissà che la mia febbre di organizzare non sia stata un modo per non lasciarmi prendere troppo dai sentimenti, per non commuovermi. Ero facile alla commozione ma pensavo di dovermi reprimere. Allora potevi piangere se qualcuno ti faceva male ma piangere per dei sentimenti era considerato un lusso o una stanchezza. -
E' venuto il momento del congedo e di lasciarle il pro memoria verso il quale i miei dubbi sono molti cresciuti. Sento d'aver fatto una gran confusione; di nuovo temo che i testi che mi ha consegnato la volta precedente resteranno gli unici.




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Manlio Calegari

Cara Marietta, Caro Professore

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Indice
Premessa
4 marzo 1987
12 marzo 1987
20 marzo 1987
Il partigiano Fran
Caro Piero
4 maggio 1987
5 maggio 1987
Pro-memoria
Sestri 8 maggio
13 maggio 1987
Sestri 12 maggio
Sestri 26 maggio
3 giugno 1987
16 giugno 1987
17 giugno 1987
25 agosto 1987
10 ottobre 1987


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