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Elisabetta Graziosi, Cesura per il Secolo dei Genovesi: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. Ragioni d’accademia, ragioni di Repubblica, ragioni di famiglia Solo un conforto anzi il morir ti chieggo Il genere epitalamico aveva avuto un iniziatore d’eccezione a Genova col Marino, e un prosecutore più modesto col milanese Carlo Giuseppe Orrigoni, che in quegli anni a Genova aveva dato vita a una piccola produzione encomiastica pubblicata prevalentemente dal Pavoni e poi dal Calenzani.[11] Ma qui l’operazione era più complessa, perché i matrimoni vedovili avevano tradizionalmente la riprovazione delle comunità sotto la forma di aggressivo charivari [12] e la celebrazione pubblica di una morte cui doveva immediatamente seguire un nuovo matrimonio pubblico suona troppo abile per non essere stata concertata nelle strategie delle alleanze matrimoniali. Altri accademici Addormentati compiansero a stampa la stessa morte fra il 1634 e il 1635, e cioè Pier Giuseppe Giustiniani e Giovan Battista Manzini.[13] La pubblicazione del Brignole Sale rende di pubblico dominio un compianto funebre (per la famiglia Adorno) e anticipa una partecipazione di nozze (per la famiglia Raggio): ce n’è abbastanza per dire che l’esordio di Anton Giulio non avvenne in Accademia all’insegna del disimpegno ludico e galante, né di una villeggiatura della storia [14] bensì secondo un gioco politico di alleanze tra le famiglie congiunte da patti matrimoniali, indirizzate alla ricerca del consenso. Più tardi e di nuovo vedovo, Giovan Battista Raggio avrebbe finito per sposare Giovanna Durazzo, anch’essa bene incardinata nella rete parentale del Brignole Sale, la cui sorella Maddalena aveva sposato fin dal 1620 Giacomo Filippo Durazzo: insomma a un matrimonio in famiglia seguiva un altro matrimonio in famiglia.[15]
[1] Marie-Thérèse Hipp, Mythes et réalités. Enquête sur le roman et les mémoires (1660-1700), Paris, C. Klincksieck, 1976, pp. 259-63. [2] Si tratta della copia del Carnovale conservata presso la Biblioteca Universitaria di Genova alla segnatura 3.B.II.11. Per quanto riguarda l’identificazione dei personaggi avevo già notato la presenza della sorella di Anton Giulio, Aurelia Brignole Raggio sotto il nome di Aurelia Ragilla. Aggungo ora che sotto il nome di Costante Auriaco vi si trova anche Costantino Doria, ambasciatore straordinario a Madrid immediatamente prima di Anton Giulio, e figlio di Stefano cui il Brignole aveva già dedicato l’orazione del 1634: un intreccio, dunque, quasi inestricabile di famiglia e di politica. (per l’identificazione vd. Vito Vitale, Diplomatici e consoli della Repubblica di Genova, “Atti della Società Ligure di Storia patria”, vol. LXIII, 1934, pp. 177-78. [3] Questa la testimonianza attestata all’inizio del secolo in Scipione Della Cella, Rime dell’eccellente dottore Scipione de’ signori della Cella raccolte doppo sua morte, in Milano, per Marco Tullio Malatesta, 1609: “Avvertasi che l’autore usa per grazia di simili soprannomi secondo il costume della gioventù nobile genovese di pigliarseli in occasione di certe veglie usate in quella città e ritenersegli poi” (argomento del sonetto Clitio, se l’alme vince e i cori spetra). [4] Davide Conrieri, Il romanzo ligure dell’età barocca, in “Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa”, 1974, s. III, vol. IV, p. 937. [5] Francesco Maria de’ Marini, Il fazzoletto. Tragicommedia inedita del secolo XVII, a cura di Fiorenzo Toso e Roberto Trovato, Bologna, Commissione per i Testi di lingua, 1997, pp. XI-XII. [6] Per la storia del Satirico posto in casse nel 1643 e pubblicato con profonde modificazioni nel 1648 vd. Romola Gallo, Anton Giulio Brignole Sale, in Dibattito politico e problemi di governo a Genova, cit., pp. 189-90. Le fonti secentesche sono: Angelico Aprosio, La visiera alzata. Hecatoste di scrittori che vaghi d’andare in Maschera fuor del tempo di Carnovale sono scoperti da Gio Pietro Giacomo Villani senese Accademico Humorista infecondo e Geniale etc. Passatempo canicolare, in Parma, per gli Heredi del Vigna, 1689, pp. 33-34; Idem, La biblioteca aprosiana, cit., pp. 489-90; Idem, La grillaia. Curiosità erudite di Scipio Glareano accademico Incognito, Geniale, Apatista ed Ansioso, Conte Palatino etc, in Bologna, per Gio. Recaldini 1673, pp. 332-33. [7] Per la data del matrimonio fra Aurelia Brignole e Giovan Battista Raggio che avvenne nel gennaio del 1636, vd. Romola Gallo Tomasinelli, Introduzione, a Anton Giulio Brignole Sale, I due anelli simili. Commedia in cinque atti, a cura di Romola Gallo Tomasinelli, Genova, Sagep, 1980 p. 26. Per Giovan Battista e la famiglia Raggio, legata alla Roma barberiniana, e variamente imparentata alle famiglie Brignole, Imperiale e Durazzo vd. Claudio Costantini, Genova e la guerra di Castro, cit., pp. 342-46. Di G.B. Raggio si trova il ritratto, senza la menzione di nessuno dei tre matrimoni, in Galeazzo Gualdo Priorato, Scena d’huomini illustri d’Italia, in Venezia, appresso Andrea Giuliani, 1659 (curiosità per ricercatrici: nessuna donna fra gli uomini illustri). [8] Gabriello Chiabrera, Rime del sig. Gabriello Chiabrera. Le lodi de diversi eroi. Lacrime sopra la lor morte. Canzonette & Sonetti. Scherzi past. Vendemie di Parnaso. Rapimento di Cefalo. L’Erminia. L’Alcina Prigioniera. Sacre, raccolte da Piergirolamo Gentile, in Venetia, appresso Sebastiano Combi, 1610 (ma ne era uscita una edizione precedente nel 1605, vd. Gabriello Chiabrera, Maniere, Scherzi e Canzonette morali, a cura di Giulia Raboni, Parma, Fondazione Pietro Bembo/Ugo Guanda Editore, 1998, pp. 424-25). [9] Vd. Bartolomé Benassar, Jean-Pierre Dedieu, Réflexion à propos de la mort d’Anne d’Autriche: le thème des vanités et fins dernières dans l’Espagne du XVIIe siècle, in L’âge d’or de l’influence espagnole. La France et l’Espagne à l’époque d’Anne d’Autriche 1615-1666, textes recueillis et publiés par Charles Mazouer, Mont-de-Marsan, Editions InterUniversitaires, 1991, pp. 106-7. [10] Anton Giulio Brignole Sale, Epicedio al sig. Giovan Battista Raggi, in Lagrime d’Anton Giulio Brignole Sale per la morte di Emilia Adorni Raggi, in Piacenza, per Gieronimo Bazachi, 1634, pp. 93-94. [11] Per la presenza genovese dell’Orrigoni, vd. Le glorie degli incogniti o vero gli huomini illustri dell’Accademia de’ signori Incogniti di Venetia, in Venezia, appresso Francesco Valvasense, 1647, pp. 91-95. [12] L’uso della serenata derisoria, col termine di “fare le tenebre”, è attestato a Genova dallo stesso Brignole Sale: « quelle che si fanno a’vedovi con le caldaie, e co’buratti, allor che si rimaritano », vd. Anton Giulio Brignole Sale, Il satirico innocente. Epigrammi trasportati dal Greco all’Italiano e commentati dal Marchese A.G.B.S., in Genova, per Pier Giovanni Calenzani,[1648], p. 131 [vd. Maria Maira Niri, La tipografia a Genova e in Liguria, cit., scheda 577]. [13] Pier Giuseppe Giustiniani, Per la morte della sig. Emilia Adorna Raggia, in Odi encomiastiche e morali di Pier Gioseppe Giustiniano all’illustrissimo signore Vincenzo Giustiniano marchese di Bassano, in Genova, per Gioseppe Pavoni, 1635; Giovan Battista Manzini, I funerali della bellezza, in De i furori della gioventù. Esercitij rhettorici di Gio B.M. parte seconda, in Bologna, presso Giacomo Monti e Carlo Zenero, 1634, pp. 129-60. [14] Questa l’interpretazione che ne danno Marco Corradini, Genova e il Barocco, cit., pp. 21-22, e anche Maria Gabriella Stassi, Tra romanzo e novella: la narrativa barocca, in La macchina meravigliosa: il romanzo dalle origini al ‘700, Teoria e storia dei generi letterari, Torino, Stampatori Tirrenia, 1993, pp. 158-59. [15] Su Giacomo Filippo Durazzo, marito dal 1620 di Maddalena Brignole, vd. DBI, XLII, 1993, pp. 148-50 (Maristella Cavanna Ciappina). [16] Anton Giulio Brignole Sale, Oratione del marchese Anton Giulio Brignole Sale fatta nella coronatione del serenissimo Gio. Stefano Doria, in Nella coronatione del ser. mo Gio. Stefano Doria duce della Rep. di Genova, in Genova, per Giuseppe Pavoni, 1634 [vd. Maria Maira Niri, La tipografia a Genova e in Liguria, cit., scheda 418]. L’orazione fu poi inserita nelle Instabilità dell’ingegno (pp. 259-72 dell’ed. citata), pubblicato come instant book, ancora sotto il dogato di Giovan Stefano (che termina nel luglio del 1635). Per l’approssimativa data dell’edizione delle Instabilità dell’ingegno, vd. Michele De Marinis, Anton Giulio Brignole Sale e i suoi tempi, cit., p. 167. [17] Luca Assarino, Diverse lettere e componimenti di Luca Assarino, con un saggio del Demetrio, Venezia, Sarzina, 1639, p. 16. Per la candidatura del Brignole avanzata nel 1631, vd. Carlo Bitossi, Il governo dei Magnifici, cit., p. 231n. [18] Su Giovan Francesco Brignole Sale vd. DBI, XIV, 1972, pp. 21-32 (Maristella Ciappina) e anche Luigi Maria Levati, Dogi biennali di Genova dal 1528 al 1699, Genova, Tip. Marchese e Campora, 1930, vol. II, pp. 21-32. Più recentemente, sulla sua personalità di cólto collezionista, amante del “moderno”, vd. Laura Tagliaferro, La magnificenza privata. “Argenti, gioie, quadri e altri mobili” della famiglia Brignole Sale, secoli XVI-XIX, Genova, Marietti, 1995, pp. 136-38. [19] Carlo Bitossi, Il governo dei Magnifici, cit., pp. 231, 266. [20] Claudio Costantini, Politica e storiografia: l’età dei grandi repubblichisti, cit., pp. 93-135. |
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