Giannettino Giustiniani, 1a, 1b, 1c, 1d, 1e, 1f, 1g, 1h, 1i, 1j, 1k, 1l, 1m

La famiglia





Il genovese Giannettino Giustiniani, di nobili origini ma di modeste sostanze, fu per diversi decenni uno dei più importanti agenti della Francia in Italia. Importante, quanto meno, per il suo lungo servizio e per la ricca corrispondenza che intrattenne con il cardinale Mazzarino, con Chavigny, con Lionne, con Brienne, con principi e grandi d’Italia di parte francese, come Madama Cristina e Onorato Grimaldi, i fratelli Francesco e Antonio Barberini, i cardinali Girolamo Grimaldi e Rinaldo d’Este ecc.[1] La sua figura, sfuggita a gran parte degli storici e dei biografi che si sono occupati del tempo e degli ambienti in cui operò, merita dunque qualche attenzione.[2]
Giannettino nacque a Genova nel novembre 1595, [3] da Domenico Reccanelli Giustiniani e da Maria Giustiniani, anch’essa Giustiniani ma del ramo Moneglia, figlia di Marc’Antonio, senatore e governatore del Regno di Corsica. Ebbe quattro fratelli: Filippo, Giovanni Battista, Simone, Alessandro,[4] e una sorella, Francesca, sposata a un Centurione.[5]
La famiglia di Giannettino era stata un tempo ricca, ma non lo era più per colpa, pare, di Domenico.[6] Al padre, a detta di Raffaele Della Torre, Giannettino « fuor de natali di famiglia nobilissima Giustiniana, come figlio era poco obbligato per aver scialacquato, menando vita dissoluta, il lauto patrimonio hereditato da maggiori ».[7] Ambizioso, ma di non eccelse qualità, per tutta la vita Giannettino cercò, senza troppa fortuna, di recuperare per sé e per la propria famiglia la condizione sociale di prestigio che era stata dei suoi avi.
Giannettino trascorse gli anni dell’infanzia a Genova e – scrive Michele Giustiniani – « di dieci in undici anni », ossia intorno al 1605-1606, « fu condotto a Roma dal cavalier Giorgio Giustiniani, fratello del card. Vincenzo Giustiniani, e posto nel Seminario Romano dove stette tre anni e mezzo ».[8] Uscito dal seminario, continuò gli studi sotto la direzione del gesuita Benedetto Giustiniani, suo prozio da parte di madre, stimato teologo.[9] Di padre Benedetto, Raffaele Della Torre scrive:

« Personaggio di tanta eminenza nella religione de padri gesuiti, che alcuno a suoi tempi non n’hebbe uguale, nelle sacre lettere tanto ben fondato che lesse per molti anni nella prima cattedra di teologia nel Colleggio Romano, ne pulpiti di tanta eloquenza che mentre predicava in Roma gli altri pii dicitori parevano scilinguati né trovarono uditori di buon gusto. Sino a tanto che chiamato dal Papa fu scelto fra tutti ad addottrinare nella pietà il Sacro Colleggio, e quando constretto dalla ubbidienza fu eletto alla superiorità fra fratelli nelle prime cariche della sua religione lasciò in dubbio nel maneggiarle con piacevolezza uguale alla maestà, se fosse da ciascheduno di essi più amato o più riverito. Queste tre prerogative unite nel padre Benedetto Giustiniano di profondissimo teologo, di eloquentissimo predicatore, e di superiore prudentissimo, ciascheduna delle quali separata dall’altra, era bastante ad illustrarlo fra i più chiari di quella illustrissima famiglia, il resero celebratissimo per le bocche di tutta Roma nelli Pontificati principalmente di Clemente VIII e di Paolo V, appresso a quali pervenne al sommo del credito e della grazia, dietro le quali, come ubbidienti ancelle et inseparabili, seguitarono la stima e la venerazione de i primi Cardinali e prelati della Corte Romana, recandosi a gran ventura chionque in riguardo di migliorare le sue fortune poteva haver luogo nella buona grazia del padre Benedetto Giustiniano ».[10]

Sia Raffaele Della Torre che Michele Giustiniani scrivono che Giannettino venne affidato alle cure di padre Benedetto, ma Giannettino amava far credere di aver vissuto sotto la tutela di un personaggio ancor più prestigioso, il cardinale Benedetto, che effettivamente era anch’esso suo parente, sebbene piuttosto alla lontana. Così ad esempio, nel novembre 1661 scriveva a Lionne:

« Sono stato 20 anni continui in quella corte [Roma] allevato e cresciuto sotto la tutela del fu cardinale Benedetto Giustiniani mio zio, il quale meritò il tittolo di comprotettore della Francia et essercitò sempre la carrica nell’absenza del fu cardinale di Gioiosa... ».[11]

Il cardinale Benedetto, però, fu a Bologna come Legato dal novembre del 1606 all’estate del 1611 e non può essersi preso cura in quegli anni di Giannettino. Il legame con la famiglia del cardinale, fratello di Vincenzo, marchese di Bassano, non è però solo una delle tante vanterie di Giannettino: anche Raffaele Della Torre scrive che in occasione della morte dello zio Benedetto, gesuita, suo maestro e protettore, Giannettino

« fu compatito da tutti quelli da quali il giorno addietro fu invidiato. Da molti, per la grata memoria del zio, hebbe conforti e promesse d’aiuto, e fra primi dal cardinale e marchese Vincenzo, fratelli Giustiniani, per la congionzione della stessa famiglia ».[12]

Quel che sembra certo è che, anche dopo la morte di padre Benedetto, Giannettino potè contare su buoni appoggi in Roma. Per qualche anno – scrive Michele Giustiniani – continuò a frequentare « in abito di abate » la Corte di Roma, praticando i « grandi ». Gli riuscì tra l’altro di diventare Governatore della Confraternita di S. Giovanni Battista dei Genovesi, incarico di un certo prestigio che ricoprì dal 12 giugno 1622 al 15 giugno 1624.[13] Secondo Michele Giustiniani nel 1626 Giannettino sarebbe stato ospite per cinque mesi del nunzio apostolico a Madrid, Gio Batta Pamfili, più tardi cardinale e quindi Papa con il nome di Innocenzo X. Di questo viaggio non ho trovato conferme, ma in contrario non c’è che il silenzio delle altre fonti.[14]
È da credere che per alcuni anni Giannettino abbia coltivato la speranza di sistemarsi in Curia: probabilmente fu solo quando vide sfumare – non so come e perchè – questa speranza che si decise a rientrare a Genova.[15] Il soggiorno romano fu, in ogni caso, molto utile a Giannettino perchè gli diede la possibilità di frequentare personaggi che in seguito gli sarebbero tornati utili, a cominciare da Mazzarino e – pare – dal cardinale Richelieu.
Dopo il ritorno a Genova, che dovrebbe collocarsi tra il 1626 e il 1627,[16] Giannettino decise di mettersi al servizio della Francia, ma circa la data del suo effettivo arruolamento non ho notizie certe. Giannettino stesso non fu mai troppo preciso in proposito, fornendo indicazioni fra loro contradditorie. Nel 1671, per esempio, diceva di servire la Francia da più di trent’anni,[17] il che porterebbe, più o meno, al 1640 e al suo viaggio a Parigi, di cui tornerò a parlare; in effetti i primi documenti che testimoniano una corrispondenza regolare con il governo francese sono del 1639.[18] D’altra parte in altre occasioni Giannettino accenna al 1626-1627, e cioè agli anni immediatamente successivi al soggiorno romano.[19] Di fatto, dal 1626 al 1639, dell’attività di Giannettino non so nulla.
Al 1639 – e precisamente al 23 febbraio – risale il suo matrimonio con Chiara, figlia di Giuseppe Campostano.[20] Dall’unione con Chiara Campostano nacquero, a detta di Giannettino, sei figli, ma solo di tre, Cristina, Giuseppe Domenico e Maddalena, ho trovato tracce certe: nel 1640 nacque la prima figlia femmina, Cristina, e l’anno dopo il primo maschio, Giuseppe Domenico.[21] Successivamente, a breve distanza uno dall’altro, vennero al mondo altri due maschi, Giulio e Luigi – che presero il nome rispettivamente dal cardinale Mazzarino e dal Re Luigi XIV [22] – e una femmina, Maddalena.[23] Fra l’agosto e l’ottobre del 1647 nacque un sesto figlio,[24] di cui non conosco né nome né sesso. Nel 1660,[25] però, Giannettino dichiarava di avere un’unico figlio maschio (Giuseppe Domenico) e due figlie nubili: evidentemente gli altri tre erano morti prima di questa data, anche se nell’epistolario di Giannettino non c’è traccia – ed è strano – della loro scomparsa.





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[1] La corrispondenza di Giannettino Giustiniani costituisce la principale base documentaria di questo lavoro. Per le lettere di Giannettino al cardinale Mazzarino e ad altri personaggi della Corte francese vedi in appendice l'Introduzione alle Lettere di Mazzarino a Giannettino Giustiniani. Le lettere di Giannettino ai cardinali Barberini sono in BAV, Barb. lat., 9822-9827, quelle al Duca di Modena in ASM, CA, Genova, busta 5-8. Per la sua corrispondenza Giannettino utilizzava più di uno scrivano, come ricordava a Mazzarino nell’aprile del 1653: « e perchè non gli sii ignota la fatica che faccio, sappi essere incredibile: sono schiavo tutte le settimane dell’anno, dettando a tre persone, et a pena si può supplire a tutte le correspondenze che richiede il servitio reggio » (AAE, CP, Gênes 9, cc. 75-78, 15 aprile 1653).

[2] Tra i suoi contemporanei solo due letterati di qualche rilievo hanno ricordato nelle loro opere Giannettino Giustiniani: Michele Giustiniani ne Gli scrittori liguri (Giustiniani, pp. 287-292) e Raffaele Della Torre nelle inedite Historie de suoi tempi (Della Torre, pp. 1315-1325). Giannettino Giustiniani intrattenne rapporti epistolari con Michele Giustiniani fino al 1668 (Giustiniani, Lettere, vol. II, p. 10, ultima lettera di Michele Giustiniani a Giannettino, Roma, 18 settembre 1668). Sull’amicizia fra Giannettino e Della Torre si veda Marinelli, pp. 3-48. Le note biografiche dedicate da Michele Giustiniani e Raffaele Della Torre a Giannettino sono il punto di partenza obbligato di questo lavoro. Ho l’impressione però che entrambi, e soprattutto il secondo, legato a Giannettino da stretta amicizia, si siano basati nelle loro ricostruzioni, principalmente sulle dichiarazioni – e sulle vanterie – dello stesso Giannettino, sicché accolgo sempre con grande cautela la loro testimonianza. Nel complesso le notizie di Michele Giustiniani sembrano più attendibili e trovano quasi sempre conferma in altre fonti. Anche Agostino Della Cella dedica qualche riga frettolosa ed imprecisa a Giannettino, che colloca intorno all’anno 1630, e cioè più o meno al tempo del suo rientro a Genova: « Giannettino Marchese Giustiniano figlio di Domenico nato in Genova nel 1595 fu in somma estimazione appresso tutti li principi, specialmente in Francia dove dimorò longamente, confidentissimo del Re Luigi XIII da cui ebbe larghe pensioni e di marchese il titolo, impiegato sempre negli affari più gravi. Fu egli il primo organo dell’esaltazione di Mazzarini, poi cardinale, divenuto detto Giustiniano poscia intrinseco col Re Luigi XIV, avendo anche esercitato per più anni in Genova la carica d’inviato della Corona di Francia » (Della Cella, vol. II, c. 484).

[3] Giustiniani, p. 287. L’anno di nascita, 1595, è confermato da Giannettino in diversi luoghi, per esempio in una lettera al duca César de Vendôme del 12 luglio 1655 (AAE, CP, Gênes 8, cc. 316-319), e in un’altra a Rinaldo d’Este del 28 novembre 1671 (ASM, CA, Genova, b. 8). Giannettino fu ascritto nel Libro d’oro della Nobiltà genovese nel 1628: Guelfi Camajani, p. 285.

[4] Alessandro era capitano di Gavi nel 1625 e venne condannato a morte per aver consegnato la piazza ai Francesi. La pena venne poi commutata in dieci anni di relegazione in Sicilia. Del tradimento di Alessandro parla tra gli altri Agostino Schiaffino (Schiaffino, 1625, n. 13 e 40, ma cfr. Casoni, tomo V, pp. 72-73; Varese, tomo VI, pp. 231-232). Schiaffino registra nelle sue Memorie (1637, n.1) anche l’uccisione di Alessandro avvenuta il 4 gennaio 1637 a Voltri « si disse da Carlo Centurione [...] per inimicizia privata ». Su Gio Battista vedi oltre.

[5] Cfr. ASM, CA, Genova, b. 6, Giannettino al Duca di Modena, 12 gennaio 1658: « Il signor Gio Battista Centurione, figlio della signora Francesca mia sorella, mi ha fatto sapere l’honore che ha ricevuto di riverire personalmente Vostra Altezza, e le speranze contratte di potter essere impiegato nel suo servitio dalla sua regia benignità, e sebene il merito della sua nascita poteva animarlo a proseguire di procacciarsi una sì alta fortuna, ha voluto ch’io lo recompagni colle mie humilissime preghiere, perchè Vostra Altezza si accerti che nel favorire lui, obligarà eternamente due, cioè il nepote e il zio ». Forse Giannettino ebbe più di una sorella: « In questa casa », scriveva infatti a Mazzarino riferendosi alle nipoti del cardinale, « [...], verranno a respirare dell’incommodità del mare, dove sarranno servite da mia moglie e sorelle » (AAE, CP, Gênes 6, cc. 252-256, 29 aprile 1647). Di sorelle, al plurale, ebbe a parlare anche il 27 maggio 1653 (ivi, Gênes 9, cc. 93-95).

[6] Domenico Giustiniani Recanelli dei signori di Scio quando nel 1566 l’isola cadde sotto i Turchi fu costretto a rientrare a Genova. Cfr. Argenti; Hopf, pp. 59 e segg. Per la genealogia di Giannettino Giustiniani vedi la tav. 1 basata su: Buonarroti, vol. II; Della Cella, vol. II, p. 484 e pp. 491-492; Crollalanza; Guelfi Camajani; Hermite; Hopf; Mombelli; Moroni, Pittaluga e sui Registri dei battesimi (1627-1660) e dei matrimoni (1626-1666) della cattedrale di San Lorenzo di Genova e quello dei matrimoni della chiesa dei SS. Cosimo e Damiano di Genova. Di nessuna utilità Battilana, Federici, Ganduccio.

[7] Della Torre, p. 1316.

[8] Giustiniani, p. 287. Il cavalier Giorgio era fratello naturale del cardinale Vincenzo, figlio di Francesco Giustiniani Banca e Caterina Giustiniani Longo (vedi tav. 1). Egli venne legittimato dal governo della Repubblica di Genova solo nel 1607, per intercessione del nipote, il cardinale Benedetto. (ASG, AS, 2806, Benedetto Giustiniani alla Repubblica, Bologna, 2 e 29 settembre 1607).

[9] Padre Benedetto Giustiniani, fratello del nonno materno di Giannettino, nacque verso il 1550 e morì a Roma il 19 dicembre 1622. Dal 1599 al 1602 fu Rettore del Collegio Romano (Villoslada, p. 322, Sommervogel vol. III, p. 1490 ).

[10] Della Torre, p. 1317.

[11] AAE, CP, Gênes 11, cc. 68-69, Giannettino a Lionne, 8 novembre 1661.

[12] Della Torre, p. 1317. Un errore di Raffaele Della Torre: il cardinale Benedetto morì nel marzo 1621, un anno prima del gesuita. Giustiniani, p. 288, scrive che il marchese Vincenzo lasciò a Giannettino un legato vitalizio.

[13] Mombelli, p. 210.

[14] Nel Registro di Lettere di Gio Batta Pamfili, 1626-1630 dalla Spagna (BAV, Barb. Lat. 6125-6126) non si fa mai cenno del giovane genovese.

[15] Raffaele Della Torre scrive che « mentre Gioanettino già grandicello era per raccogliere i frutti horamai maturi delle tante e sì degne fatiche del zio, morte vi si interpose lugubre a tutta Roma, ma sovra tutti a Gioanettino, quasi vite novella a cui turbine impetuoso svella sin dalle radici olmo cortese che la sosteneva e la sollevava. […] Doppo il corso di pochi mesi, conoscendo non havere il modo da mantenersi in quella Corte nella forma tenuta per lo addietro vivente il zio, amò meglio tornare alla patria nelle angustie domestiche, e mantenere in essa, fuori d’obligazione delle apparenze volute dalla Corte, la decenza dovuta al proprio nascimento, che non, dimorando nello splendor della Corte, far più palese la moderazione indegna delle sue fortune » (Della Torre, pp. 1317-18). Qui Della Torre commette altri due errori: definisce Giannettino “grandicello”, mentre nel 1622, quando morì lo zio Benedetto, aveva già 27 anni, e scrive che nel giro di pochi mesi dalla morte dello zio il giovane fece ritorno a Genova, mentre è certo che quale Governatore della Confraternita di San Giovanni Battista si trattenne a Roma almeno fino al 1624. È difficile capire come Della Torre possa essere incorso in due svarioni del genere scrivendo di una persona che conosceva molto bene.

[16] Come abbiamo visto, Giannettino stesso parlava di « 20 anni continui » vissuti alla Corte di Roma.

[17] AAE, CP, Gênes 13, c. 230, 8 aprile 1671.

[18] Vedi in appendice l'Introduzione alle Lettere di Mazzarino a Giannettino Giustiniani.

[19] Che si tratti del ‘26 o del ‘27 è suggerito anche da una lettera di Giannettino a Mazzarino del gennaio 1642, che fa risalire il suo servizio alle dipendenze della Francia a quindici anni prima, e da un’altra del gennaio 1647, che parla di venti anni (AAE, CP, Gênes 3 c. 90, 7 gennaio 1642 e Gênes 6, cc. 189-192, 20 gennaio 1647).

[20] Il matrimonio fu celebrato nella parrocchia genovese dei SS. Cosimo e Damiano, a cui apparteneva la sposa (Registro dei matrimoni di SS. Cosimo e Damiano, oggi conservato nell’archivio della parrocchia di S. Donato, a Genova).

[21] Cristina nacque il 26 giugno 1640 e venne battezzata nella chiesa di San Lorenzo, a cui apparteneva Giannettino con la sua famiglia, il 30 dello stesso mese; padrino fu Gio Batta Campostano e madrina Maria Caterina, moglie di Gio Andrea Roseti. Giuseppe Domenico nacque il 9 dicembre 1641 e fu battezzato, come consuetudine, qualche giorno dopo, il 12 (Registro dei battesimi e dei matrimoni della cattedrale di San Lorenzo, c. 112 e c .122). Nell’atto di ascrizione al Libro d’Oro della Nobiltà (ASG, AS, 2836) che avvenne nel 1662, la data del battesimo è sbagliata: si legge 12 dicembre 1640, e Guelfi Camajani ripete l'errore. Padrino di battesimo di Giuseppe Domenico fu Vincenzo Giustiniani, madrina Pellina De Fornari.

[22] AAE, CP, Gênes 5, cc. 86-90, 8 maggio 1646: « Mi rittrovo cinque figli, uno de quali ha il nome di Sua Maestà et l’altro di Vostra Eminenza, né il maschio maggiore ha che cinque anni ».

[23] La nascita ed il battesimo di Maddalena non sono riportati nel registro della chiesa di San Lorenzo, mentre sono registrate le nozze: il 20 aprile 1664 Maddalena si unì in matrimonio con Gio Batta Giustiniani Garibaldi di Michele. Testimoni degli sposi furono Bartolomeo Ripa e Gio Battista Enrico (Registro dei battesimi e matrimoni di San Lorenzo, c. 96). Michele Giustiniani, sbagliando, fa risalire le nozze al 1661 (Giustiniani, p. 291). Nel febbraio 1664 Giannettivo comunicava la notizia del matrimonio al cardinale d’Este (ASM, CA, Genova, b. 8, 9 febbraio 1664). Poco più di un mese dopo, nel marzo, Giannettino in occasione delle nozze chiedeva al Re un dono in segno della sua benevolenza (BNP, Mél. Colbert, 119 bis, c. 972, Giannettino a Colbert, Genova, 18 marzo 1664), e a maggio ringraziava per il gioiello inviato alla figlia (AAE, CP, Gênes 11, cc. 285-286, 21 maggio 1664).

[24] AAE, CP, Gênes 6. cc. 374-375, 8 agosto 1647: « Le ho rappresentato che mi rittrovo qualche debito, al quale conviene d[ar] sodisfatione, che da tre anni in qua a tittolo delle mie pensioni non ho ricevuto nulla, che mi rittrovo cinque figli, et in stato d’haverne altretanti, che qui le spese sono grandi, et essere io constituito in non così leggiera, et havere necessità d’essere anticipatamente sovenuto e proveduto »; nella lettera del 27 ottobre 1647 (AAE, CP, Gênes 6, cc. 423-425), Giannettino dichiara invece di avere sei figli.

[25]AAE, CP, Gênes 10, cc. 364-365, 7 settembre 1660.





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Barbara Marinelli

Un corrispondente genovese di Mazzarino


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Indice
Abbreviazioni
Criteri di edizione
Indice dei nomi
Opere citate
Genealogia


Giannettino Giustiniani
1a 1b 1c 1d 1e 1f 1g 1h 1i 1j 1k 1l 1m

APPENDICI

2. Il Ristretto

3 Le lettere
3a. Introduzione
3b. 1647-1654
3c. 1655-1656
3d. 1657-1660


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