Giannettino Giustiniani, 1a, 1b, 1c, 1d, 1e, 1f, 1g, 1h, 1i, 1j, 1k, 1l, 1m

Giannettino e i successori di Mazzarino





« Io non posso, padrone eccellentissimo, lodarmi del signor cardinale Mazzarini, perchè ha fatto troppo gran torto alla longa, utile, e fedelisima servitù resa da me in tant’anni al Re nostro signore, come è notissimo a tutto il mondo, e Vostra Eccellenza è testimonio irrefragabile delle promesse che mi ha portato a suo nome di feudi, e di abbadie per rimunerationi non effettuate, quando mi ha lasciato creditore di diciassette anni delle mie mercedi, e pensioni. Ma non devo sfogarmi in querele mentre Sua Maestà, tutto clemenza e giustitia, intende sì benignamente le ragione di ciascuno, et io devo promettermi che rappresentategli da Vostra Eccellenza mio principalissimo protettore e padrone del quale viverò tutta mia vita e servitore, e creatura beneficata (come humilissimamente ne la risupplico), di dover ricevere ogni più compita sodisfatione, ogni reggia beneficienza, et il sollievo della mia casa. Mio figlio mi ha rifferito li favori che Vostra Eccellenza gl’ha fatti, glielo raccomando, glielo dono e consacro »[1].

Con queste parole Giannettino Giustiniani iniziava, nell’aprile 1661, la sua corrispondenza con Lionne, successore di Mazzarino. Giannettino aveva avuto l’occasione di conoscere personalmente Lionne, e anche di ospitarlo nella sua casa di Genova.[2]

« Dio mi ha fatto la gratia che l’habbi conosciuta, che gli sii servitore doppo tant’anni, ch’habbi avuto la buona sorte et l’honore d’haverla ospite con madama sua consorte, e mia signora, in questa sua minima casa, e diffiderò d’haverla per prottetore; quando dovessi havere questa disgratia, che il più generoso e beneffico gentilhuomo della Francia mi dovesse abbandonare, rinontio alle mie mercedi, et alle mie pensioni di mille scudi annui che non mi sono state pagate da 17 anni in qua. Mi ricordo che il signor cardinale della Valletta, per havere desinato, et non dormito, una sola mattina in casa del signor Paolo Fieschi, quale si dichiarava partiale della Francia, né l’haveva servita 18 anni di ministro come ho fatto io, e faccio, le fece honore un’abbadia, et le fece pagare nove annate d’una pensione che gli era dovuta, et io non doverò ricevere maggior favore da Vostra Eccellenza, che sa la qualità de miei servitii et le promesse che replicava del continuo il signor cardinale Mazzarini ».[3]

Era il Giannettino di sempre, querulo e servile, mai dimentico, neppure a distanza di decenni, dei benefici ottenuti dai concorrenti. Con la morte del cardinale Mazzarino, che non doveva averlo addolorato gran che, Giannettino aveva forse sperato di recuperare qualcosa delle somme di cui si diceva creditore e che ammontavano ormai ad una cifra considerevole. Aveva fatto però subito un passo falso quando, a dimostrazione della fondatezza delle sue rivendicazioni, aveva minacciato di pubblicare le lettere del Cardinale in suo possesso:

« Quando io publicassi solamente le sue lettere senz’aggiongervi parola del mio, amorzerei ogni di lui gloria, essendo troppo disdicevole in personaggio commandante il mondo, l’inosservanza delle promesse a chi chi sia, ma tanto più a chi, egli confessa, non haver pari in servire bene e fedelmente il Re, a che si era contratta tanta stima appresso di tutti li più grandi della Francia ».[4]

Lionne, irritatissimo, gli rispose proibendogli assolutamente di rendere pubbliche le lettere di Mazzarino, ed ordinandogli, per il futuro, di cambiare “stile”.[5] Giannettino obbedì, senza peraltro rinunciare a manifestare ad ogni occasione la sua amarezza per la scarsa riconoscenza e per le promesse non mantenute che attribuiva a Mazzarino. Per quanto riguarda poi i pagamenti delle sue pensioni, Giannettino dovette rassegnarsi a sopportare anche con la nuova gestione i soliti ritardi e le solite contestazioni:

« Ho ricevuto questa settimana una trafitta al mio cuore che mi ha costituito in un’estrema afflitione: mi scrisse il signor Colbert di dovermi inviare le annate della mia residenza, et intendo dal signor abbate Elpidio Benedetti non haverle dato che l’ordonanza del 63, senza sodisfarmi di quella del 62, oltre che mi paga questo denaro in riguardo della residenza ben inferiore alle 100 doppie il mese che mi furono promesse, e non mi dice alcun motto della mia pensione datami sino dal fu Re di gloriosissima memoria in ricompensa de miei servitii, che stimo l’unica marca d’honore della mia servitù, e doppo tant’anni, quando mi doverebbero essere moltiplicate le gratificationi, vedere che mi si sospendino mi accorra ».[6]

Qualcosa però doveva essere cambiato in meglio, almeno a giudicare dalle minor somme pretese da Giannettino: nel 1667 lamentava di dover riscuotere solo un paio di annate.[7] Al tempo stesso, però, Giannettino dovette constatare che la considerazione che avevano per lui i successori di Mazzarino non solo non era cresciuta, ma, semmai, era diminuita. Prese allora a rimpiangere il vecchio cardinale.

« Le qualità amabili et adorabili di Vostra Eccellenza – scriveva al Lionne – m’hanno ridotto a pratticare cosa alla quale non mi sono mai pottuto accommodare in mia vita, che è di scrivere senza attendere risposta, e sapendo il fu signor cardinale Mazzarini questa mia passione, non lasciò mai passare settimana che non mi honorasse delle sue lettere, havendone conservati tomi, per quanto m’habbi privato gl’anni delle mie pensioni, e quel che è peggio delle mie mercedi. Per il contrario non cerco mai se vi siino lettere di Vostra Eccellenza, quando vi sono ne giubilo ».[8]

Ed ancora:

« Se Vostra Eccellenza sapesse la passione che mi tormenta in vedermi privo per mesi delle sue lettere, al certo che me ne favorirebbe più frequentemente. Confesso di non essere avezzo a sì fatto abbandonamento, poichè il fu signor cardinale Mazzarini, sì partiale di Vostra Eccellenza, non solo tutte le settimane regolarmente me ne honorava, che non lasciava mai tampoco passare straordinario che non mi singolarizzasse con sue lettere espresse. La fu Maestà Reale di Savoia, Cristina, la quale hebbe la bontà di richiedermi la mia corrispondenza, come è seguito per 17 anni continui sino al suo spirare, non solo non pretterì mai di gratificarmi con honore singolare, et spessissimo di sua mano, che anche quando era indisposta mi scriveva non volere che da altri che da lei medesima intendessi lo stato della sua salute. E Vostra Eccellenza mi lascia languire mesi et mesi ».[9]

Ed ancora:

« Vostra Eccellenza, che tutto sa, si sovvenga che anche gli oracoli davano qualche risposta! Io non so se mi sia più nella memoria di Vostra Eccellenza, per quanto nel catalogo de suoi servitori non ceda ad alcuno per anteriorità di divotione, e fedeltà, sì longo tempo è che non mi accusa tampoco di ricevere gli ossequi acgolati [?] delle mie lettere. Provo gli effetti del trito proverbio, che tutti li tempi vengono a chi li può aspettare, sospirando hora un solo motto di lettere de ministri, quando nel tempo del signor cardinale Mazzarini m’abbondavano li fasci delle sue, et d’altri, in modo che non pottevo neanche con l’aggiuto di più persone supplire ».[10]

Giannettino declinava. Fu anche costretto, questa volta non per ragioni economiche ma di salute, a ritirarsi nuovamente a Santa Margherita Ligure. Suo figlio, Giuseppe Domenico, rientrato a Genova dopo un soggiorno di diversi anni in Francia, aveva cominciato nel 1665 ad aiutare il padre nel suo servizio.[11] Nel 1671 Giannettino chiese a Lionne che il figlio potesse prendere definitivamente il suo posto:

« Correndo l’anno settanta sei dell’età mia, doppo trenta e più, padrone eccellentissimo, che ho l’honore di servire alla Corona, restando ben spesso anche incommodato dalla gotta, desiderarei con la prottetione di Vostra Eccellenza, mio indeffesso benefattore, vedere premiato il sollievo che ho ricevuto da sei anni in qua da mio figlio, con la beneficenza reale, da Sua Maestà, sostituendolo d’adesso nella mia carrica, della quale volontieri mi spogliarò purchè debba essere in suo vantaggio, e non altrimente, per havere la consolatione di lasciarlo ben stabilito nel servitio del Re nostro signore, sicuro che non la esserciterà infferiormente di me. Et all’hora il mio desiderio giontamente con quel di mio figlio, restarebbero più ampliamente adempiti quando con la carrica (per mezzo del favore di Vostra Eccellenza) Sua Maestà lo grattificasse, invece di pensione, o d’altre assignationi, d’un benefficio, che gl’aprirebbe la strada a potter anche meglio servire al Re ».[12]

L’ultima lettera di Giannettino al Lionne è datata 9 settembre 1671. Poi Lionne morì e venne sostituito dal marchese di Pomponne, al quale Giannettino cominciò ad inviare i suoi dispacci e, al solito, a presentare le sue antiche rivendicazioni:

« Non posso più differire di non rappresentare a Vostra Eccellenza la mia passione, conffidato nella sua generosità, e gran prudenza, d’haverne a ricevere favore et prottetione. Sono quarant’anni, padrone eccellentissimo, che servo la Corona, doppo alcuni pochi de quali il signor cardinale Riccilieu mi fece grattificare d’un’annua pensione di mille scudi, però morto egli, et subentrato nel ministero il fu signor cardinale Mazzarini, questi non me la fece mai pagare, andandone tuttavia creditore, et mi trattenne sempre con speciosissime speranze d’altre remunerationi di feudi et abbadie, però la di lui morte, voglio credere, impedì l’effettuatione delle sue promesse. Hora grandemente avanzato nell’età, con essendo venticinque anni che servo in qualità di ressidente senza havere mai ricevuto un soldo della mercede solita pagarsi alli ressidenti, et fatto avanzare alle finanze di Sua Maestà più di cento mila scudi, desiderarei pure, come humilissimamente supplico, qualche fissa remuneratione, o aggiuto di costa riguardevole, in testimonianza della mia longa applicata et fedelissima servitù. Se a Vostra Eccellenza parrà ragionevole, come conffido, mi favorirà dell’autorevol’efficacissima sua prottetione ».[13]

L’ultima lettera di Giannettino è del 9 agosto 1672. All’Archivio di Stato di Modena, dove è conservata la sua corrispondenza con il cardinale d’Este, c’è una lettera datata 10 settembre 1672.[14] Non ho trovato nessun documento che attesti l’esistenza in vita di Giannettino dopo tale data. Dall’agosto 1672 al giugno 1675 non esistono nei registri parigini della Correspondance Politique lettere da Genova. Solo nel 1675 compaiono le prime lettere di Giuseppe Domenico, che fu agente della Francia a Genova fino all’arrivo di Saint-Olon, nel 1682.[15] Dopo tutto, il desiderio di Giannettino che suo figlio potesse succedergli nell’incarico di corrispondente da Genova del governo francese si era realizzato.




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[1] AAE, CP, Gênes 11, cc. 2-3, Giannettino a Lionne, 29 aprile 1661.

[2] AAE, CP, Gênes 9, cc. 308-309, cc 349-350, cc.504-505, rispettivamente 20 gennaio e 31 marzo 1655, e 26 aprile 1656; vedi anche AAE, CP, Gênes 9, c. 435, Lionne a Giannettino, Roma, 27 settembre 1655.

[3] AAE, CP, Gênes 11, cc. 43-46, Giannettino a Lionne, 9 agosto 1661

[4] AAE, CP, Gênes 11, cc. 14-18, Genova, 24 maggio 1661. Un’altra lettera sullo stesso tema a cc. 26-29, Giannettino a Lionne, 14 giugno 1661: « Vero è, padrone eccellentissimo, ch’io desidero sopra tutte le cose che Sua Maestà resti informata del torto e gravissimo pregiuditio che mi ha fatto il fu signor cardinale Mazzarini, perchè se egli mi ha ingannato, non crederò mai che sii dell’intentione di un Re sì grande, sì giusto, generoso, prudente ».

[5] Cfr. Dethan, p. 171; AAE, CP, Gênes 11, cc. 76-78, Giannettino a Lionne, 6 dicembre 1661: « Ricevo in questo punto l’humanissima di Vostra Eccellenza in data del 19 del caduto, nella quale […] mi mortiffica circa lo stampare delle lettere… ». Sull’episodio vedi anche Vincens, pp. 174-175, in nota.

[6] AAE, CP, Gênes 11, cc. 250-251, Giannettino a Lionne, 13 febbraio 1664. C’erano contestazioni anche per i pagamenti effettuati: « Per l’anno 62, poi, io non mi rimoverò dall’asserire che non ho riscosso la mia pensione, quando non si volesse intendere di certo aiuto di costa che mi inviò il signor conte di Brienne, il quale essercitava ancora la carrica; per altro a Vostra Eccellenza più che a chi chi sia, dirò sempre la verità, e essendo pressato dalle mie angustie, la prego almeno di farmi havere e l’ordonanza del 63, e la pensione del 64 » (AAE, CP, Gênes 11, cc. 372-375, 10 dicembre 1664).

[7] AAE, CP, Gênes 12, c. 254, 6 ottobre 1667.

[8] AAE, CP, Gênes 12, c. 200, Giannettino a Lionne, 10 maggio 1667.

[9] AAE, CP, Gênes 12, c. 360, Giannettino a Lionne, 29 maggio 1668.

[10] AAE, CP, Gênes 13, c. 119, Giannettino a Lionne, 1 gennaio 1670.

[11] AAE, CP, Gênes 11, cc. 567-668, Giannettino a Lionne, 30 dicembre 1665: « Si è trattenuto in questa città cinque giorni il signor conte di Saint Paul, e mio figlio ed io habbiamo havuta la buona sorte di servirlo, et assistirlo, dalla prima hora sino all’ultima »

[12] AAE, CP, Gênes 13, c. 230, Giannettino a Lionne, 8 aprile 1671. Giannettino desiderava che Giuseppe Domenico fosse naturalizzato francese: « Io poi, padrone eccellentissimo, sto aspettando dall’authorevole efficace sua prottetione di vedere mio figlio impiegato dalla reale benefficenza di Sua Maestà nel reggio servitio, e volendo egli vivere, et morire buon francese, quando Vostra Eccellenza conoscesse che si dovesse dal Re nostro signore differire in honorarlo della carrica da me sostenuta per 30 anni, la supplicharei humilissimamente di volergli impetrare anticipatamente le lettere di naturalità da lui tanto bramate » (AAE, CP, Gênes 13, cc. 270-272, Giannettino a Lionne, 10 giugno 1671).

[13] AAE, CP, Gênes 14, cc. 328-329, Giannettino a Pomponne, Genova, 3 maggio 1672.

[14] ASM, CA, Genova, b. 8, Giannettino a Rinaldo D’Este, 10 settembre 1672: « Sono stato di questi giorni alquanto incommodato e dalla gotta e dalla chiragna, hora, Dio mercè, me la passo meglio, con brama sempre maggiore di dovere servire Vostra Altezza in alcune cose ».

[15] Le lettere di Giuseppe Domenico sono conservate in AAE, CP, Gênes 14-17. Su questa difficile fase dei rapporti tra Genova e la Francia vedi i saggi di Carlo Bitossi, “Una mostra così gagliarda”. Minacce francesi e difese genovesi nel 1679; “Il piccolo sempre succombe al grande”. La Repubblica di Genova tra Francia e Spagna (1684-1685); L’ambasciatore alla Bastiglia. Paolo de Marini e la sua corrispondenza (1681-1685) in Bitossi 1995.




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Barbara Marinelli

Un corrispondente genovese di Mazzarino


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Indice
Abbreviazioni
Criteri di edizione
Indice dei nomi
Opere citate
Genealogia


Giannettino Giustiniani
1a 1b 1c 1d 1e 1f 1g 1h 1i 1j 1k 1l 1m

APPENDICI

2. Il Ristretto

3 Le lettere
3a. Introduzione
3b. 1647-1654
3c. 1655-1656
3d. 1657-1660


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