Prefazione


Il titolo di questa raccolta di scritti non dice un dettaglio importante. Queste "lettere pittsburghesi" sono nate come e-mail. Mi trovavo a Pittsburgh a insegnare italiano e a studiare letteratura, era la mia prima volta in America (per me gli USA sono sempre stati l'America... e non per insensibilità yankee verso il resto del continente, ma perché erano rivestiti di un'aura mitica, nel bene e nel male), e queste lettere sono nate sulla spinta di un'urgenza: quella di comunicare a un gruppo di amici quello che vedevo, sentivo e pensavo. Poi, è vero, sono state rielaborate in parte, e comunque col tempo si sono fatte più "autoconsapevoli". Però sono nate pensando a quel gruppo di amici, e forse senza di questo non sarebbero mai nate.
Non lo dico per sentimentalismo, ma per spiegare la loro natura, il loro tono e probabilmente anche tutta una serie di presupposti impliciti. Tant'è vero che quando le ha lette, a distanza di tempo, una persona che non faceva parte di quel gruppo e che forse mi conosceva anche meno bene, le ha giudicate di un insostenibile anti-americanismo ideologico, in tempi in cui la definizione non era ancora gravata da tutta la retorica della lotta al terrorismo.
Ora, questa critica qui non sono riuscita ad accettarla, perché ho sempre pensato che da queste "missive" trasparisse invece la mia profonda fascinazione per l'America, inquadrata, certamente, in un rapporto di amore e odio. Ma su tutto c'era il suo fascino. E, memore di queste critiche, ho voluto dunque fare subito questa precisione per sgomberare il campo dagli equivoci. Per il resto non ci sono grosse pretese intellettuali, ma narrative, semmai. Avevo voglia di raccontare.
Insomma, sono stata per due anni confinata in questo paesone post-industriale del Midwest, che si è rifatto un lifting verde e terziario, da cui molti altri americani non vedevano l'ora di fuggire, in cui gli europei, dopo due settimane di permanenza, si sarebbero sparati un colpo in testa e dove, incredibile a dirsi, mi sono molto divertita. Le lettere sono parte di questo divertimento. Ma anche del senso di estraneità, della voglia di integrazione, del desiderio di comprendere, della presunzione di sapere, dell'immensa leggerezza in cui ero sospesa e del suo interno senso di vuoto.



Carola Frediani

Lettere pittsburghesi

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Indice
Prefazione

1. 2. 3. 4. 5. 6.
7. 8. 9.10. 11.
12. 13. 14. 15.
16. 17. 18. 19.
20. 21. 22. 23.
24. 25. 26. 27.
28. 29. 30. 31.



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