American Cops


In America la polizia è ovunque, ma prima di tutto è sui media. Basta accendere la tv sul telegiornale per ricevere il resoconto di una cattura in un sobborgo della città: un uomo "nero" che terrorizzava e rapinava le donne della zona è stato agguantato dopo un avventuroso inseguimento con elicotteri e raggi infrarossi. Segue, nella stessa edizione, la storia di un'altra cattura alla spaghetti-western, a cui fanno da appendice le immagini di alcuni poliziotti premiati per non so quali imprese. Cambio canale: si discute di una proposta di legge per rendere obbligatori i lucchetti per pistole. Sul dibattito aleggia il sorriso biondo del rambo quindicenne di Oklahoma (già famosa per la strage nazista di Timothy Veigh, la bomba che uccise più di 150 persone) che ha sparacchiato su una dozzina di studenti, e quello dei suoi più scialbi imitatori sparsi in tutto il paese. Ancora zapping: è appena iniziato un nuovo episodio di Cops, "sbirri", in cui la macchina da presa segue fedelmente e in tempo reale una pattuglia notturna su una qualche strada di qualcheduno dei 50 stati-unitensi. Stasera lo sbirro di turno ha individuato una macchina rubata. Dentro ci sono due ragazze bianche, in jeans stracciati e top, fumate di crack. La macchina è del cugino, spiegano, loro l'avevano presa in prestito ma si sono dimenticate di dirglielo. Piangono, sedute sul marciapiede della stazione di servizio dove si erano fermate.
Mollo il telecomando e apro il giornale dell'università, a distribuzione gratuita e giornaliera. Casualmente mi cade l'occhio sulla rubrica intitolata "Ultime notizie dalla polizia" - la polizia del campus naturalmente, ché ogni college ha la sua - una serie di trafiletti piuttosto noiosi del tipo: studentessa molestata sessualmente da una email; giovane non-studente trovato a dormire di notte in un edificio universitario; persona liberata dopo essere rimasta intrappolata nell'ascensore al 36esimo piano… ecc. È la dimensione alla camomilla della polizia-da-campus, rassicurante immagine di uomini tuttofare, con un raggio d'intervento che va dal gatto sul cornicione allo stupro, in una quieta riedizione di superman. Basta infatti schiacciare uno dei bottoni rossi disseminati dentro l'università per vedere materializzarsi l'uniforme salvifica. In effetti, avventurarsi di notte nei sempre aperti labirinti universitari quando non si è in periodo d'esame - ché altrimenti brulicano a tutte le ore - magari per raggiungere l'ufficio, è meno raccomandabile che passeggiare alla stessa ora in uno dei quartieri malfamati. Almeno in quest'ultimo caso ci sono più vie di fuga.
Tuttavia la polizia-da-campus può fare molto di meglio, fino a sfiorare il sublime. Il comando del quartiere dove la maggioranza degli universitari abita e si ubriaca il giovedì-venerdì-sabato sera ha deciso infatti di suonare musica classica ogni fine settimana. Gli studenti gonfi di Becks e Coors, uscendo dal frastuono fumoso dei pub, saranno così immersi nelle liquide sonorità di un Listz, nelle sinfoniche illuminazioni di un Mozart, nel vai-sempre-sul-sicuro Beethoven, e come per incanto, se non i vapori alcolici, si dissolveranno quanto meno i cattivi pensieri, in un afflato new-age di amore universale. Siccome la notizia eccedeva le mie facoltà immaginative, sono andata a verificare di persona. Sulla porta della piccola stazione di polizia, proprio di fronte a una sfilza di pub e localini, pendono due casse nuove di zecca: in mezzo, lo stemma e la scritta "Devoti alla Comunità".
La devozione delle forze dell'ordine spicca maggiormente quando si va a sbirciare negli angoli dimenticati dei giornali cittadini, dove si può trovare la notizia che due neri sono stati uccisi dalla polizia in uno dei quartieri che nessuno nomina e tanto meno attraversa. Un poco più visibile è, accanto, l'articolo sulla tregua decisa dai capi delle gang rivali che dominano quegli stessi quartieri. Negli ultimi anni erano infatti aumentate le sparatorie al punto che la gente aveva paura a uscire di casa dopo le sette di sera. C'è anche la parola dell'esperto, che fa la distinzione sociologica fra gang della costa ovest, tipo quelle di Los Angeles, dove non c'è gerarchia, e le gang della costa est, o del Midwest (l'ovest di mezzo? In ogni caso, quello di cui Pittsburgh sarebbe la porta), dove ci si può fidare di più del controllo del territorio da parte dei leader.
Il servizio giornalistico più interessante della settimana viene però da un'altra testata a diffusione studentesca. Si tratta di un reportage su come diventare bounty hunter, cacciatore di fuggitivi, di chi, uscito su cauzione, si è eclissato. La giornalista è una donna che sfida il terreno tutto testosteronico delle ex-guardie carcerarie e dei parapoliziotti, gli studenti tipici di questa moderna scuola di cacciatori di teste. Di dubbio gusto la sua citazione da Hemingway: "Non c'è caccia come la caccia all'uomo; e quelli che hanno cacciato uomini armati abbastanza a lungo, e gli è piaciuto, non hanno interesse per nient'altro, dopo". L'autorità del bounty hunter deriva da un contratto tra il finanziatore (bondsman) che si è fatto garante dell'imputato e l'imputato stesso. Se questi scappa, il bondsman ha il diritto di sguinzagliargli alle calcagna i cacciatori, che possono anche irrompere in una casa alle tre di notte senza alcun mandato e trasportare fuori la preda in catene. Non c'è bisogno di licenza per essere bounty hunter, anche se il capo della scuola ne auspicherebbe l'obbligatorietà, dato che in giro ci sono troppi dilettanti che rovinano il prestigio della professione. Inconvenienti? Quando s'incontra un altro cacciatore che caccia la stessa preda, o quando la si contende con l'FBI. In questi casi è sempre meglio cooperare.
Basta così. Concludo la mia rassegna stampa con il più rassicurante Amore Selvaggio, la posta del cuore di Dan Savage, un gay scatenato che sviscera dalla sua colonna trans-americana gli ultimi problemi (nel senso inglese di ultimate) della sessualità postmoderna.


Carola Frediani

Lettere pittsburghesi

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Indice
Prefazione

1. 2. 3. 4. 5. 6.
7. 8. 9.10. 11.
12. 13. 14. 15.
16. 17. 18. 19.
20. 21. 22. 23.
24. 25. 26. 27.
28. 29. 30. 31.



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