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Mumia
L'ex-prigioniero Soynka incontra Mumia Abu-Jamal
L'ex-prigioniero Soynka incontra Mumia Abu-Jamal
- Il livello d'ingiustizia in una società risalta
specialmente quando si considera la pena di morte. - Dice parole pesanti,
ma sempre accompagnate dal sorriso, Wole Soynka, il primo scrittore africano
premio Nobel per la letteratura nel 1986.[1].
È il 10 giugno 2000 e Soynka sta tenendo una conferenza
stampa nell'università di Pittsburgh, Pennsylvania, dopo aver appena
incontrato Mumia Abu-Jamal, il giornalista afro-americano che da 18 anni
è nel braccio della morte.
Non è la prima figura di spicco a visitare il condannato
a morte più scomodo degli USA: prima di lui, anche l'attivista
Angela Davis e la scrittrice Alice Walker (Il Colore Viola) sono andate
a parlare con Mumia.
Soynka sa cosa vuol dire avere una sentenza di morte sulla
propria testa: tra il '67 e il '69 è stato incarcerato dal suo
paese, la Nigeria, come prigioniero politico, e nel '97 è stato
condannato a morte dal regime del dittatore militare Sani Abacha, sentenza
che è stata fermata e annullata dal governo successivo.
Un anno fa, insieme all'arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, Soynka ha
scritto una lettera al governatore della Pennsylvania, Tom Ridge (un fervente
sostenitore della pena capitale) chiedendogli di rivedere le sue posizioni.
Non ha mai ricevuto risposta.
- Mi stupisco - dice lo scrittore nigeriano - che tutti
i governatori non seguano l'esempio dell'Illinois, in cui, per la prima
volta negli USA, è stata concessa una moratoria sulla pena di morte.
-
La decisione del governatore dell'Illinois dimostra comunque
che il livello di attenzione verso la pena capitale (in un paese in cui
è data per scontata da molti) sta crescendo. E il caso di Mumia
Abu-Jamal ne sta diventando il catalizzatore principale.
- Abbiamo parlato del sistema giudiziario, dei paesi africani,
ma anche della cultura nera e della musica rap - dice Soynka riferendosi
al colloquio con Mumia, uno dei pochi condannati a morte ad aver fatto
breccia nelle mura del carcere, diventando, con la sua storia, i suoi
articoli e libri la voce dei detenuti condannati alla pena capitale.
Il caso di Mumia è stato portato davanti alla corte
federale di Philadelphia, nel tentativo di ottenere un nuovo processo.
La difesa sostiene infatti che il processo precedente è stato pieno
di irregolarità e pesantemente condizionato dai pregiudizi del
giudice Sabo, noto come il "giudice boia". Ci sarebbero inoltre
nuove testimonianze in favore del giornalista.
La prima udienza col giudice federale sarà dopo
il 23 giugno, probabilmente a luglio o settembre. Dopo questa udienza
(per cui sono previste grandi manifestazioni da parte dei sostenitori
di Mumia) la possibilità di un nuovo processo sarà molto
più vicina o seriamente compromessa.
La voce di Philly
Mumia Abu-Jamal è un giornalista e attivista afroamericano
conosciuto a Philadelphia come "la voce dei senza voce" per
le sue denunce contro la brutalità della polizia nei confronti
delle minoranze etniche e delle organizzazioni politiche radicali.
Mumia è stato condannato nel 1982 per l'uccisione
di Daniel Faulkner, un poliziotto di Philadelphia, durante uno scontro
a fuoco in cui lo stesso Mumia è rimasto gravemente ferito. Le
circostanze della morte del poliziotto sono rimaste sempre oscure, e contraddittorie
sono state le versioni dei testimoni, alcuni dei quali hanno visto un
uomo fuggire dal luogo dello scontro, ma hanno in seguito ritrattato,
e dopo ancora rivelato di essere stati minacciati dalla polizia.
Mumia, che si è sempre dichiarato innocente, ha
attirato l'attenzione e l'appoggio di organizzazioni per i diritti umani,
quali Amnesty International, oltre che di politici ed esponenti governativi
di vari paesi, dal Sud Africa alla Germania all'Italia.
Dall'interno del braccio della morte di S.C.I. Green in
Pennsilvanya Mumia ha continuato le sue attività di giornalista
ed ha anche pubblicato tre libri sulla sua esperienza di condannato a
morte: Live from Death Row (1995), Death Blossoms (1997) e All Things
Censored (2000).
Mumia è scampato a un primo ordine di esecuzione
firmato nel '95 dal governatore Tom Ridge (un convinto sostenitore della
pena di morte - in soli 4 anni ha firmato 128 ordini di esecuzioni, che
sono per la maggior parte momentaneamente congelate dagli appelli ai gradi
superiori); infatti le proteste internazionali hanno fatto ottenere a
Mumia una sospensione dell'esecuzione, mentre i suoi appelli erano portati
davanti alla corte suprema della Pennsilvanya.
Nel '98 questa corte li ha tuttavia rigettati, provocando
un nuovo ordine di esecuzione da parte del governatore, ordine che è
stato ancora una volta bloccato da un ulteriore e ultimo appello alle
corti federali.
È dunque nella corte federale di Philadelphia che
risiede l'ultima possibilità, per Mumia, non di essere scarcerato,
ma di ottenere un altro processo. Se anche questa dovesse fallire non
sarà più possibile fermare il prossimo ordine di esecuzione.
* * *
Sono passati quasi due anni, oggi
è il 18 dicembre 2002, e Mumia è ancora nel braccio della
morte. E ancora non si sa come finirà la sua storia. In questo
momento il suo caso è esaminato dalla corte d'appello (terzo distretto)
degli USA, oltre che dalla corte suprema della Pennsylvania. La sua vicenda
giudiziaria è infatti estremamente controversa e complicata, e
le speranze di una sua liberazione sono sempre più tenui.
[1]
Dal 1976 (anno in cui è stata reintrodotta la pena di morte)
al 2000 negli USA sono state giustiziate 640 persone. Le persone rinchiuse
nel braccio della morte al 1° aprile 2000 erano 3670 cosė suddivise (fonte:
NAACP, Legal Defense Fund):
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Totale |
Afroamericani |
Bianchi |
Ispanici |
Altri |
negli USA |
3.670 |
1574 (43%) |
1698 (46%) |
321 (9%) |
77 (2%) |
in Pensylvania |
232 |
146 (63%) |
71 (31%) |
13 (6%) |
2 |
Negli USA gli afroamericani costituiscono
il 13% della popolazione.
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Carola Frediani
Lettere pittsburghesi
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Indice
Prefazione
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31.
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