Who Assists The Teaching Assistant?


Mi posso reputare fortunata, per la mia classe di questo trimestre, intendo. I miei studenti mi ascoltano, sorridono e non si lamentano troppo. Soprattutto, fin'ora non è venuto nessuno a sventolarmi sotto gli occhi attoniti (così come è successo ad una mia collega) un certificato timbrato dall'università in cui si dichiara che l'alunno "ha difficoltà a concentrarsi", o che "è meno intelligente della media", indi per cui "richiede un trattamento speciale". Almeno mi sono risparmiata la tentazione di rispondere, con intellettualismo iconoclasta, che se è così, allora vada a scaricare la frutta. Ché non vorrei mancare di rispetto a chi la frutta se la camalla davvero.
La vita del teaching assistant (lo studente di master o dottorato che sopravvive insegnando a sua volta nell'università) in America può in verità far scattare i battenti su paesaggi inimmaginabili. Penso al mio amico Andrea, che tramite l'università ha trovato da dare lezioni private ai tre figli più cugina di una famiglia italo-americana dagli affari misteriosi, ma che non fa mistero della propria ricchezza. Andrea raggiunge la villa, attraversa il parco, molla la bici nel piazzale affastellante moto, mini-real-automobili per bambini, mini-macchine della polizia, mega-cavalli di plastica e altre amenità ludico-motorie, dopodiché entra nel salone dove non può fare a meno, ogni volta, di sbirciare con incredula venerazione uno schizzo di Matisse, saluta il maggiordomo o chi per lui e raggiunge i bambini nella loro privata casetta sotterranea, fatta di luci e pareti colorate e megaschermi e batterie, dove finalmente insegna scampoli di italiano ai piccoli renitenti. Per altro si può consolare col pensiero di non essere l'unico insegnante privato, dato che i bambini, ognuno singolarmente ritratto in megafoto accanto a Sua Santità Karol Wojtyla, non frequentano alcuna scuola, ma ricevono lezioni da una serie di professori che scarpinano quotidianamente fino alla loro tenuta.
Anche i libri su cui studiano si potrebbe dire che sono stati scritti appositamente per loro, nel senso che recano titoli originali e interessanti quali, la Nuova scienza cattolica (laddove per scienza si legga biologia e via dicendo. Per inciso, ricordo che il mio primo libro di inglese s'intitolava Inglese per tutti. Il loro, invece, pare che si chiami Inglese per i cattolici...).
D'altra parte non si può negare che ci sia modo e modo di gestire e mostrare la ricchezza. Francesco, studente di scienze politiche, dà lezioni di italiano ai figli di un'altra famiglia italoamericana che ha fatto fortuna nel campo delle costruzioni (chissà che hanno usato, mi dice lui macabro) e viene trattato da ospite. Il maggiordomo o chi per lui (ancora non abbiamo capito la posizione precisa di questi individui tuttofare) viene a prenderlo in limousine; si cena assieme al profumo di salumi e vino d'annata; e infine, la lezione. Oltre al capofamiglia, affettuosamente e surrettiziamente ribattezzato Don Corleone da Francesco, compongono la sacra famiglia una serie di altre personcine di rilievo, tra cui la moglie nullafacente capello platinocotonato e duecentocinquantacentimetri di vita, un figlio maggiore di non ben precisata occupazione, un prete o zio, o entrambe le cose, avvocati e figure di alto rango. Di certo si sa che Francesco si diverte molto più di Andrea.
Per altri insegnanti, tuttavia, la vita non è così facile. Mi riferisco a chi (innocente) è stato accusato o condannato (o semplicemente infamato) di sexual harassment. Dico innocente perché, anche solo per la legge delle probabilità, qualcuno innocente ci deve pur essere in mezzo alla marea montante di dati e cifre che i due giornali di Pittsburgh hanno propinato per giorni su gli Sporchi Segreti che i professori porterebbero con loro nascosti nel registro o nel tappino della penna, pronti a riversarli in una piena di fangosa perversione non appena la porta della classe si serra alle loro spalle. Come il grafico e la tabella scientifica sparati nelle pagine centrali dei due quotidiani infatti dimostrano, negli ultimi anni c'è stato un netto incremento dei casi di sexual harassment da parte dei professori. Oddio, a leggere meglio la didascalia si scopre che in verità è il numero di professori che hanno perso il posto o il loro teaching certificate in seguito ad accuse di sexual harassment: ma queste, si sa, sono sottigliezze statistiche. Sta di fatto che la preoccupazione per "i nostri bambini", come recita perentoria la voce di una pubblicità/regresso contro l'abuso sessuale, pare diffusa e stringente, stringente come un boa constrictor attorno al pericolo insegnanti. Si invocano norme più rigide: impronte digitali per chi insegna nelle elementari (come già avviene in altri stati), dettagliate ricerche statali e federali nel tuo passato per scovare anche la più subdola e remota macchiolina (deve essere una fissa americana, quella delle macchie), possibilità per un ex-studente di accusare un professore anche dopo molti anni dal fatto e via dicendo.
Oltre a ciò, si delineano identikit del possibile perverso: le caratteristiche principali è che sia amato da studenti e genitori, che sia un professore di successo, o, in altre parole, che sia un bravo professore.


Carola Frediani

Lettere pittsburghesi

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Indice
Prefazione

1. 2. 3. 4. 5. 6.
7. 8. 9.10. 11.
12. 13. 14. 15.
16. 17. 18. 19.
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