Black America


L'enorme stanza della William Pitt Union straripa di gente. File ininterrotte di teste sopra sedie dallo schienale dorato, corpi schiacciati lungo le pareti dipinte, in mezzo, penduli su questa marea umana, dei lampadari di cristallo. Ci saranno almeno trecento persone in quella che un tempo doveva essere la sala di ricevimento di un fastoso albergo e che ora è solo uno dei tanti bracci del campus dell'università di Pitt. Il brusio delle voci si avvicina sempre più al frastuono, mentre si percepisce un'eccitazione trattenuta, non proprio del genere che si potrebbe vedere tra gli studenti in attesa del discorso annuale del rettore.
Guardando la folla, la prima impressione è che ci sia una netta prevalenza di afroamericani. Questi scendono tuttavia a un cinquanta per cento ad uno sguardo più analitico. Sembrano di più perché normalmente non se ne vedono molti all'università. Non posso fare a meno di pensare che è la prima volta che vedo così tanti neri mescolati a così tanti bianchi. E questo in una città dove i neri sono nascosti nei loro quartieri e confinati nelle classi sociali più basse.
Ma il frastuono s'impenna improvvisamente mentre lei si fa largo fra la gente con un sorriso. Lei è Angela Davis, professoressa all'università di Santa Cruz in California, un "passato da prigioniera politica" negli anni '70, attivista del movimento afroamericano, attualmente figura di spicco nella causa per salvare Mumia Abu-Jamal, il giornalista nero accusato di aver ucciso un poliziotto in Philadelphia nell'81. Al suo ingresso tutti si levano in piedi e su invito di un'organizzatrice iniziano a cantare l'inno nazionale afroamericano. Niente a che fare coi coretti che odorano di sagrestia. Qui, di trecento, si sente solo una voce, perfettamente intonata.
L'emozione sale.
Inizia a parlare per primo Marcus Rediker, professore al dipartimento di storia, per gli amici Marx Rediker. Ricorda due persone che purtroppo "non possono essere fra noi stasera". Stasera è il 12 ottobre. Esattamente 4 anni fa, a Pittsburgh, Johnny Gamage moriva strangolato dalla polizia. Non è stato l'unico, ma il suo caso ebbe particolare risonanza, almeno in una parte di America. Eccesso di difesa, l'avevano chiamato. Peccato che lui fosse disarmato. Mumia invece era armato, anche se svenuto e sanguinante accanto a un poliziotto ucciso, quando è stato ritrovato dopo un oscuro combattimento avvenuto per strada, con testimoni che si contraddicono e una terza persona mai identificata che scappava dalla scena del delitto.
Mumia è dunque l'altra delle due persone che non possono ascoltare Angela Davis stasera, perché si trova nel braccio della morte di SCI Green, a pochi chilometri da qui. È per lui che c'è questa conferenza. A giorni il governatore Tom Ridge potrebbe firmare l'ordine di esecuzione.
Ma viene il turno di Angela Davis. Dall'alto dello scranno oratorio domina perfettamente la platea ammutolita. Ricorda Tina Turner. I capelli schiaffeggiano l'aria come le parole.
"C'è qualcosa di sbagliato, di veramente sbagliato, in questo paese" dice più volte nel suo discorso che parla di Abu Jamal, naturalmente, ma anche della società americana e del complesso industrial-penitenziario.
Il sistema carcerario statunitense è infatti diventato fonte di crassi profitti. La più grande corporation penitenziaria privata, la Correction Corporation of America, esporta prigioni anche in Australia. Non solo. Attorno al sistema carcerario ruotano come avvoltoi moltissime società private. Per fare un esempio, nelle carceri della California la M.C.I., una compagnia telefonica privata per lunghe distanze, ha il monopolio delle chiamate dal carcere. E dentro le mura una telefonata costa di più che fuori.
"Il governo Clinton ha smantellato il welfare. Si tolgono i soldi all'educazione, alle madri di colore sole, e si dirottano sul sistema penitenziario. Ora si è ideata anche la super-maximum security prison - prosegue a raffica la professoressa Davis - ma ditemi voi se già la stessa definizione non è un controsenso. Mi hanno insegnato che maximum è già, come dire, massimo. Un carcere di super-massima sicurezza vuol dire passare 22 ore soli in un buco di cella e le restanti due in un buco d'aria. Queste misure si riflettono anche sulle altre carceri provocando un inasprimento delle condizioni dei detenuti".
La popolazione carceraria americana è in continuo aumento; si va verso i due milioni. La maggioranza di questi sono neri o ispanici. "C'è qualcosa di veramente sbagliato in questo paese" ripete Angela Davis. Dalla folla un'ovazione.
13 ottobre: il governatore Tom Ridge firma l'ordine d'esecuzione per Mumia Abu Jamal. Per il 2 dicembre. Quello firmato dal governatore, fa sapere lo stesso comunicato del suo ufficio stampa, è il centosettantacinquesimo ordine di esecuzione.
Fortunatamente, quello di Mumia verrà sospeso.


Carola Frediani

Lettere pittsburghesi

*
Indice
Prefazione

1. 2. 3. 4. 5. 6.
7. 8. 9.10. 11.
12. 13. 14. 15.
16. 17. 18. 19.
20. 21. 22. 23.
24. 25. 26. 27.
28. 29. 30. 31.



*

HOME

*

quaderni.net

 
amministratore
Claudio Costantini
*
tecnico di gestione
Roberto Boca
*
consulenti
Oscar Itzcovich
Caterina Pozzo

*
quaderni.net@quaderni.net