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…eserciti… (continua)
A Parigi Dior ha sciorinato l'ultima chicca della sua collezione (primavera? autunno? o gelo invernale?): lo stile homeless, be', si fa per dire, incarnato da fameliche modelle.
La notizia è rimbalzata anche in America, proprio nel momento in cui Rudolph Giuliani, il sindaco-zero-tollerante di New York, s'impegnava nel passare al setaccio i ripari per barboni della città, arrestando 125 persone con la scusa di varie infrazioni. La motivazione ufficiale dell'interessamento di Giuliani sarebbe il pericolo costituito dalla dilagante pubblica "orinazione" per strada. Vale a dire che le strade non sono cessi e che i bisogni vanno fatti altrove, in casa, appunto, o nei locali pubblici. Certo, c'è sempre l'inconveniente che, tolta la casa, questi locali, come quelli di Los Angeles, si rifiutano di permettere agli homeless l'uso del bagno.
Il dramma della pipì pubblica pare che si stia estendendo a macchia d'olio proprio nelle città californiane, dove sono già in atto ordinanze che puniscono le trasgressioni viscerali con pene che arrivano ai sei mesi di galera. D'altra parte Giuliani si è distinto dai colleghi della costa occidentale ordinando anche l'arresto di chi si rifiuti di andarsene dai marciapiedi. E già l'anno scorso alcuni magistrati avevano bloccato il progetto dell'amministrazione di sfrattare dai rifugi per homeless chi si rifiutasse di lavorare. Un po' come quando in Inghilterra era nata qualche secolo fa l'idea di rendere produttivi gli improduttivi per definizione o per caso, matti, carcerati, vagabondi ecc.
Non bisogna tuttavia pensare che gli homeless non compaiano sui media: sotto natale sono, e non solo in America, il piatto forte, insaporito dal vento d'Alaska che qui non lascia scampo e crea l' "emergenza ripari". Allora, volontari di tutte le chiese si mobilitano e danno la caccia ai senza tetto, anche a quelli più renitenti, tanto che la contea di Allegheny, quella in cui si trova Pitsburgh, può fregiarsi di essere l'unica contea della "cintura di ghiaccio" a non avere avuto neanche un morto.
Ma gli homeless possono addirittura scivolare nell'agenda politica e diventare l'osso disputato da due candidati al Senato come Giuliani e Hillary Clinton. Un uomo della presidentessa incaricato dell'ente di sviluppo urbano ha infatti tolto al sindaco di New York la gestione di alcuni fondi che sarebbero dovuti andare nelle mani dei centri per homeless e che invece parevano non volersi smuovere da quelle di Giuliani. Naturalmente il sindaco ha gridato alla strumentalizzazione politica.
D'altra parte, se l'inverno, per gli homeless, fa notizia, o se la fanno le elezioni al Senato, anche la scorsa estate è stata costellata di notizie sui troll busting, intraducibile termine per gli attacchi ludici e casuali fatti contro homeless da giovani maschi anglo. Qualcuno l'ha chiamata estate di paura, un titolo da Stephen King, che in effetti ha scritto, nella sua immaginazione meno spinta di quanto si creda, di teen-ager che assassinano homeless per sport. (E poi Stephen King è considerato uno scrittore horror; ma non è forse più realista di Balzac?)
Benché il numero di assassini di questo genere, dettati da nessun movente che non sia quello di odio e disprezzo verso una condizione sociale ed economica, sia in crescita, nessuna delle misure attualmente dibattute contro i "crimini per odio" contempla o riconosce quelli basati sullo status economico. In America può esistere l'odio razziale, non di classe.
E la reticenza diventa omertà nel caso degli omicidi commessi da poliziotti, su cui sembra ultimamente aumentata l'attenzione. In questo quadro non c'è da stupirsi che l'unità Street Crimes di New York possa vendere magliette con la scritta: "Certamente non c'è caccia come la caccia di un uomo" ('sta storia della caccia all'uomo… cfr. con la storia del bounty hunter)
Il tutto in una situazione economica di crescente disparità. Se infatti nel discorso sull'Unione Clinton è riuscito a parlare del progresso economico generalizzato, i dati dei giornali e delle stesse agenzie governative dicono che i poveri sono sempre più poveri, e che questi più poveri sono sempre di più. Il numero di Americani che vivono in una condizione di estrema povertà (cioè, con meno della metà della linea di povertà, che è di 6.750 dollari all'anno) è aumentato da 13,9 milioni (1995) a 14,6 milioni (1997). Mentre il Ministero dell'Agricoltura ci dice che negli Stati Uniti 35 milioni di persone sono affamate o a rischio di fame.
Qualche buona idea per Dior?
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Carola Frediani
Lettere pittsburghesi
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Indice
Prefazione
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