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Agostino Schiaffino, Memorie di Genova
1625
(101 r.) Doge 52 Giacobo Lomellino, eletto anticipatamente per le necessità della (101 v.) guerra, entra nel governo li 25 di giugno.
1 - Il Gran Consiglio ascrive nella nobiltà genovese Carlo Guasco, 16 genaro.
2 - Li 30 detto li Signori Gio Giacobo Lomellino e Lepido Invrea fan pace fra sé per opera del Senato.
3 - Gio Francesco Serra Marchese di Strevi dà alla Republica in questo mese 200 soldati pagati sino a guerra finita in una compagnia sotto il suo commando.
4 - La notte de 13 febraro in Genova si comincia da cittadini a far ronde. In più in questo mese la Republica fa rompere la strada da condursi di qua dal giogo nel Dominio Genovese, sentendosi che il Duca savoiardo havesse ragunato in Aste con Francesi, governando da lui e dal Contestabile Aldighera. Elegge Generale delle sue genti d’armi Don Geronimo Doria, Cavalier di San Giacobo. Erano, senza le ordinarie, esse genti oltre 14.000 fanti con salario di scuti 500 il mese d’argento. E qualche tempo prima haveva eletto suo Generale dell’artaglieria Gio Ambrosio Doria.
5 - Da Voltri et altri luoghi di quella Riviera i cittadini e terrieri conducono le loro cose di maggior pregio a Genova per tema delle scorrerie nemiche.
6 - Nella mettà di febraro per ordine publico fu in Genova carcerato Vincenzo de Marini, figlio di Pier Francesco, scoperto da un facchino che soleva tragitar sue lettere a Turino, d’haver mano con Claudio de Marini, Ambasciatore appresso quel Duca del Re di Francia contro la Patria. Per questa carceratione Prete Antonio Anfosso, che era della Massa della Catredale, si fugge. È fatto priggione da Steffano Spinola nel luogo detto la Rocca et condotto a Genova li 19 detto mese.
7 - Circa li 20 di marzo la Republica ordina che alcuno cittadino non si allontani oltre le tre Podestarie, sotto pena di confiscationi de beni et altro. Dà salvo condotto a banditi accioché servino nella guerra per difesa della Patria. Invia svizeri stipendiati che custodivano alcune porte della città a Gavi, dando la custodia di esse porte a soldati del paese. Si chiudono alcune porte della città. Concede l’armi indifferentemente a tutti per publica grida. (102 r.) Munisce di genti e fortifica i piccioli castelli situati su le coline. Vicino alla città vi pone artaglieria. Fortifica il posto della Lanterna con trinchee di terra e fassine.
8 - Li 20 d’aprile il campo nemico entra in Ovada abbandonata, ne cava bottino di bestiami ed altro per più di scudi mille, ne stanzia senza far danno. Doppo due dì gli si rende il castello, custodito da 25 soldati. Entra poi in molti feudi imperiali de signori genovesi e fa loro danno. Poco dopo entra in Nove, stata abbandonata dalla Republica come non atta alla diffesa, i cui habbitatori con lor nobili s’erano partiti e le sacre vergini per ordine publico compartite fra monasteri della città.
9 - Li 25 di marzo s’intende che in Villafranca, d’ordine del Duca nemico, siino state trattenute alcune barche di Sestri, che furono tralasciate poco doppo d’havere scosse 40 doppie per ciascheduna, oltre l’havere pagato il solito datio.
10 - In questo giorno in Genova, ad hora di terza, segue alteratione per una falsa voce sparsa d’improvviso che il campo nemico fusse comparso alle mura di San Tomaso, correndovi a furia il popolo armato per diffesa.
11 - Viene nuova che il Duca di Ghisa, [1] con una galea francese a Tolone, habbi presi 3 liuti genovesi che ritornavano di Spagna con 86 cassette di danari, in ciascheduna delle quali erano 2.500 scudi di particolari. E fu vero.
12 - Li 27, Zobbia Santa, entra nel porto di Genova il Cardinale Barberino, nipote del Pontefice, Legato Apostolico alle due Corone, venendo di Roma con galee della Chiesa. Fu incontrato dalli ambasciatori della Republica. Alloggia una notte nel palaggio dell’Arcivescovo. Parte Sabbato Santo. Li 29 tocca a Savona.
13 - Il dì della stessa Giobbia Santa li habbitatori di Voltri si pongo[n] in fuga, ritirandosi con loro famiglie verso Genova, senza sapere ove ricapitare, per haversi inteso che il campo nemico si fusse impadronito di Rossiglione doppo qualche contrasto d’armi fatto colle genti della Republica, a quali per accidente si accese la polvere della proviggione. Si posero per ciò esse genti in ... e giudicavasi di certo che esso nemico si dovesse avanzare e scendere a Voltri e per questa tema Fabritio Giustiniano, Capitano di Sestri, (102 v.) abbandona la sua carrica e si ritira a Genova.
14 - La mattina di Sabbato Santo le genti della Republica guidate da Barnaba Giustiniano, colonello di 400 fanti, ritornando da Rossiglione passa[n] per Sestri. Alcuni suoi soldati fan danni alle casette di Multedo gettando le porte deboli per terra. Qualche danni in tanta confusione fanno i naturali.
15 - Li 30, giorno di Pasqua di Resurretione, i Padri di San Francesco di Paola celebrano nel loro monastero di Giesù Maria il loro capitolo generale, ellegendo per capo loro uno di natione francese. Lasciano poi il monastero e si ritirano nella città, come fecero li altri religiosi de monasteri di fuori.
16 - Bartomellino Sartore, capo bandito genovese che militava col campo nemico, entra nel luogo di Campo senza ostacolo.
17 - Li 31 s’intende che il campo nemico habbi preso il Sassello, resoli dalle militie della Republica senza combattere.
18 - Il Sabbato Santo, Giorgio Centurione e Henrico de Franchi, dell’ ordine de Procuratori, che custodivano la città di Savona, d’ordine publico passano colle militie che la difendevano con galea a Genova e l’abbandonano, lasciandola alla diffesa de naturali, temendosi che il nemico dovesse passare contro Genova. Il dì seguente il Senato ritorna a Savona le militie tolte e fa capo di quella diffesa Gio Geronimo Doria, per haver ricevuti da Milano aiuti di pedoni, cavalli, sotto condotta di Ludovico Guasco, a quali si diede alloggiamento in Promontorio et in San Pier d’Arena.
19 - Lo stesso giorno di Pasqua in Genova alcuni nobili vogliono abbandonare la città e condur via le cose loro più ricche. Se ne altera il popolo acceso alla diffesa della Patria e devoto a commandi del Senato, onde il Senato inibisce il partirsi.
20 - Li 6 di aprile parte per Roma Gio Lucca Chiavari, Ambasciatore al Pontefice per rappresentargli lo stato della città e perché assista appresso d’esso Pontefice per buon governo.
21 - La Republica prende a suoi stipendii Tomaso Carachiola, napolitano, capitano di valore et esperienza, con proviggione scuti 600 il mese. Gli dà il commando di tutte le sue genti. Prende parimente a suoi stipendii, con titolo di Generale (103 r.) della Cavallaria, di suo soldo, il Barone Vateuil, vallone, con 300 scuti il mese di proviggione. Questi due li 9 aprile passano alla diffesa d’Ottaggio, combattuto dal campo nemico.
22 - Era venuto alla diffesa della Patria, chiamato dalla Republica con stipendio, il Cavaliere Camillo Cattaneo, soldato valoroso et ardito, che fu mandato alla diffesa di Massone.
23 - Li 8 d’aprile in Ottaggio fu ucciso d’archibugiata Giorgio Maria Lercaro, colonello di 400 fanti, sendo venuto a parole con Gio Battista Adorno, capitan ancor lui d’una compagnia, che ancor lui resta ferito.
24 - S’intende che in Ovada et in Nove i soldati francesi heretici habbino fatte ingiurie all’imagini Sacre, in dispetto della religione cattolica e che in Nove, nella casa di Vincenzo Bianco, habbino publicamente predicata l’empia dotrina di Calvino.
25 - Si frabicano trincee d’intorno alla città, nella cui opera travaglia ancora il clero con grande ardore e li grandi della città, fra quali si affatica il Prencipe Doria.
26 - Il Re di Francia ordina che ne porti della Provenza si trattenghino i navigli genovesi e che alcuno naviglio francese non porti grano a Genova.
27 - Li 10 d’aprile Galeazzo Giustiniano, capitano di quattro galee della Republica, vicino all’isola di Sant’Honorato nella Provenza, prende la galea Capitana del Duca di Savoia benissimo fornita di moschettieri. L’assaglie galea per galea, havendo mandato le 3 ridotte in 2 in alto, perché la nemica non si salvasse colla fuga. Il capitan d’essa muore nel combattere d’una moschettata et un suo figlio, per un colpo simile, perde uno de bracchi. Fu la galea presa condotta a Genova.
28 - Li 11 esce ordine che tutti i religiosi e laici sudditi di Savoia partino dal Dominio Genovese. Ubbidiscono.
29 - Ottaggio si rende al campo nemico, salve le persone. Era con esso di persona il Duca di Savoia. Con tutto ciò, contro ogni legge di guerra, fece priggione il Caracchiolo, che fu preso combattendo et il Cattaneo, che vi era passato lo stesso dì con Ludovico Guasco. Esso Guasco, Agostino Spinola, colonello delle genti del Prencipe Doria, diede speranza al nemico di ottenere questa Piazza, la nuova intesa del caso del Gentile, pensando perciò di ritrovar alteratione, sì come ritrovò, ricevé qualche danni dalle genti della Republica, che non puotero[n] resistere all’impeto di tanto essercito, né i capitani dare l’ordini, né fare li apparecchii necessarii. In questo luogo i soldati heretici fanno gran (103 v.) villanie al Santissimo Sacramento et alle chiese. Le profanano, col violar in esse donzelle e donne. Ardono un campanile nel quale si era ritirato donne o fanciulli e fanno altri danni di fuogo non astenendosi da tale empietà altre genti nemiche. Viene aviso dal Duca di Feria, Governator di Milano, che il nemico era avertito d’ogni suo secreto, perciò il Gran Consiglio dà autorità sopra i fatti della Republica a solo 5 cittadini che furono l’Illustrissimi Bernardo Clavarezza, Pietro Durazzo, Giorgio Centurione, Francesco Mari e Opitio Spinola.
30 - Li 13 aprile muore in Genova Bernardo Castelletto, huomo giusto et amico grande di Dio.
31 - Duca di Feria manda di Milano a serviggi della Republica il Mastro di Campo Pecchio, Prencipe di Bozolo, alcuni cavalli e corazze per stipendio e vengono a servirla di persona tre suoi fratelli.
32 - In Genova sono fatti priggioni alcuni popolari per sospetto di Stato, doppo qualche tempo rilasciati. Fra essi Giulio Cesare Vacchero, Gio Giacobo Ruffo e Gio Tomaso Maggiolo. Si dà bando ad alcuni nobili: Saoli, Invrea e Marc’Antonio Grillo q. Lucca per sospetto.
33 - Si era eletto un Magistrato soprastante alla guerra d’alcuni cittadini, fra essi Don Carlo Doria, con assistenza dell’Ambasciatore cattolico. Gio Ambrosio Doria rinoncia il carrico di Generale d’Artaglieria che è conferito a Gio Antonio Saoli. Sono fatti alcuni capitani popolari. Si ordina che non eschino dalla città ori, argenti e altre cose pretiose né de signori e dame grandi.
34 - Si intende che il Prencipe Vittorio, primogenito del Duca nemico, habbi fatti danni di fuogo sopra San Romolo.
35 [2] - Il castello della Penna tradito per moneta da N Rossano suo podestà.
36 - Don Carlo Doria Duca di Tursi era stato eletto Capitano Generale della città per li 3 mesi aprile, maggio e giugno. Sollecitò molto in quella carrica. Era ben veduto et amato dal popolo. Fece piantar forche in più luoghi.
37 - Il Duca nemico a Cremolino fece trar fuori di chiesa le robbe de secolari e le diede a sacco a soldati, nella quale chiesa Francesi commessero molte sceleraggini.
38 - Li 22 di aprile Polceveraschi fan priggioni alcuni Francesi, altri ne uccidono. Li (104 r.) priggioni sono posti al remo e lasciati poi per essere maltrattati da galeotti.
39 - Li 23, 25 e 26, per ordine publico, in Genova si fanno digiuni e confessioni. Il Senato et altri ordini della città et il popolo communicati visitano le Sacre Ceneri di San Gio Battista. Li 27 si fa solenne processione per la città nella quale si portano le Sacre Ceneri sudette, il Santo Sudario scoperto sopra di esse. Era il clero parato con vesti sacre, con reliquie di santi. Per maggior sicurezza si trattenne nella Catredale il Santo Sudario. In questa processione seguirono rumori nella città per gelosia de soldati stranieri, per vani sospetti, né segue male alcuno.
40 - Il luogo di Gavi preso dal nemico. Il suo castello combattuto si diffende et assalito di nuovo li 23 d’aprile si rende al nemico a buona guerra. Si crede tradito da <...> Spinola e Fabritio Giustiniano, che ritornati a Genova furono carcerati.
41 - S’intende che le genti della Republica habbino presa la terra del Maro, non il suo castello e che le genti della Steira e d’altri luoghi confini, entrati nello Stato del nemico, habbino depredati alcuni luoghi e trattene animali.
42 - I capitani della Republica fatti priggioni ad Ottaggio sono condutti a Turino.
43 - Il campo nemico era, dicevasi, 20.000 persone fra Savoiardi, Piemontesi e Francesi commandati dal Duca stesso di Savoia e dal Contestabile Aldighera et haveva 48 pezzi di canone.
44 - Li 26 giungono nel porto di Genova 23 galee, che erano li stuoli di Sicilia e Napoli del Re Cattolico, 5 del Gran Duca di Toscana e 3 della Chiesa. Si dovevano fermare quivi per ordine del Re Cattolico et assistere a bisogni della Republica, et ostare se fosse bisognato ad armate nemiche che havessero potuto molestare il Mediterraneo. Erano sotto il comando del Marchese Santa Croce, tenente generale, havevano imbarcati 2.700 fanti, soldati vecchi napolitani et spagnuoli, condotti a stipendii della Republica. Le galee del Gran Duca e della Chiesa erano state concesse al Re per servire in questo affare.
45 - Li 27, mentre che in Genova, nella Catredale, il Doge, Senato et il popolo attendeva alla devotione implorando il Divino aiuto, gionge nel porto una galea del stuolo di Don Carlo Doria, condotta dal Capitano Steffano Chiappe, che ritornando di Spagna portò oltre un millione di scudi di particolari che rallegrò la città tutta.
46 - In questo dì la Republica, nella Catredale, fece voto in mano di Monsignor Francesco Maria (104 v.) Spinola, Vescovo di Savona, di festare ogni anno il dì San Bernardo et ergere a detto Santo una chiesa per impetrare il suo favore appresso il benedetto Iddio per lo fine de travagli d’essa Republica e di maritare 12 zittelle povere ogni anno dando a ciascheduna d’esse per dote 100 scudi.
47 - Li 28 e 29 Polceveraschi prendono alcuni cavalli al nemico, sbanditi per spiare il posto o per occasione di preda. Li conducono a Genova.
48 - Vien nuova che il Cavalier Giustiniano, insieme con Francesco Barca, nobile albenganese, havessero ottenuta a patti Oneglia con genti della Riviera, ricevendo dalli habbitanti per non darli il sacco scuti 5.000 contanti e 600 barili d’oleo et il pagamento sino a guerra finita di 500 soldati.
49 - Il Colonello Agostino Spinola, rimasto priggione ad Ottaggio, doppo d’havere pagato al Duca nemico per suo riscatto doppie 500 e volendolo dopo esso Duca mandare priggione a Turino, ove erano li altri compagni, li 27 si fugge pagando moneta a 2 Francesi che li diedero aiuto a ciò fare. Un ingegniere fiorentino, che haveva servita la Republica in ordinar trincee, fatto priggione ad Ottaggio colli capi nominati, si fa caro al Duca nemico, gli promette gran cose. Tenuto a Genova in sospetto, per lo che si riffanno le trincee ordinate da lui scuoprendosi da periti imperfette. Si crede che di prima havesse intelligenza con esso Duca nemico.
50 - Genovesi habbitanti in Napoli mandano in serviggio della Patria polvere, danari et huomini di commando. Il Marchese Spinola di Fiandra le manda huomini di commando e bombardieri.
51 - Li 2 di maggio vien nuova che il campo nemico, commandato dal Prencipe Vittorio, nella Riviera habbi preso Castelfranco, sittuato appresso Tuirano.
52 - Vien nuova che il Duca e l’Aldighera habbino preso Savignone de Signori Fieschi e che stii per scendere in Bisagno non havendo ostacolo che contrastasse loro, perciò la Republica dà la diffesa di Bisagno a Spagnuoli et a Napolitani. Ciò si intese li 5 detto, nel qual dì Battino Maragliano, capo de banditi, con alcuni suoi compagni chiamato dalla Republica a’ suoi servigi, giunge a Genova e riceve genti perché si opponghi al nemico, onde parte dalla città. Li 7 di maggio vien nuova che il Maragliano sudetto habbi arso Savignone (105 r.) tenuto dal nemico et assediato il suo castello, onde volendo il Duca nemico cavarne i suoi, fra quali era un suo figlio bastardo, corse qualche pericolo della vita. Gli fu ucciso a lato un suo secretario e molte genti da commando da una imboscata fattagli da nostri, che gli haverebbero fatti gran danni se Nicolò Della Chiesa, maldisposto col Maragliano, non partiva con 150 moschettieri, con che debilitò quella impresa con qualche suo biasimo.
53 - La Republica dà luogo alla fera de cambii, che si celebrava a Nove, a Massa. Con tuttociò si fece ad Albaro, per non derrogare all’ordine fatto che alcuno cittadino non partisse dalla città. In questa fera sequestra scuti 40.000 di Steffano Spinola, cugnato di Claudio de Marini nemico della Patria. Era lo Steffano stato fatto priggione ad Ottaggio per essere capitano d’una compagnia di fanti. Ne lo priva sendo caduto sospetto di traditore della patria. Essa fera si celebra li 22 maggio.
54 - Li 12 maggio in Genova nelle carceri fu decapitato Vincenzo de Marini, convinto di tradimento. Il suo corpo fu esposto alla vista del popolo. Era vestito con habito da Capucino.
55 - Li 13 il Capitano Carlo Cervetto, stato offeso da un soldato corso a Massone, sendo in Multedo, datogli ne piedi un alfiere che haveva spalleggiato quel soldato con due suoi compagni, li uccidde con armi da fuogo e da mano.
56 - In questo giorno s’intende che il Principe Vittorio il dì avanti havesse presa la Pieve, che battesse con tre pezzi di canone. Doppo di che il suo castello gli si rese a patti di buona guerra. In quella piazza restarono priggioni Gio Geronimo Doria, Mastro di Campo, Pier Maria Gentile e Carlo Salvago, capitani genovesi et altri. Segue con mortalità di circa 100 soldati genovesi e senza danno del nemico. Ne furono maltrattate le chiese, l’honore delle donne et havendo prima di ciò esso nemico preso il posto della Nava, prende poi Villanuova, cavando da luoghi sudetti quantità di viveri. Li 14 scende contro Albenga, i cui habbitatori gli portano incontro le chiavi, riscattandosi dal sacco [con] 2.000 doppie. Gli si rendono poi Arassi, il Cerià et il Borghetto.
57 - Detto dì s’intende che il campo del Duca habbi quasi abbandonato Ottaggio per lo fettore di morti.
58 - Li 16 di maggio giunge in Genova il Duca d’Alcalà, Ambasciatore d’obbedienza del Re (105 v.) Cattolico al Pontefice. Venne collo stuolo delle galee di Spagna, che doveva restare con l’armata nominata, che sarebbe stata di 60 galee. Portano, queste galee, oltre 4 millioni di scudi di particolari genovesi e mille soldati per diffesa della città. Furono d’allegrezza singolare, intendendosi che di Marsiglia fusse uscite 12 galee e 10 galeoni in traccia d’esse. Era questo Duca stato fatto Presidente dal Re Cattolico delle armi cattoliche in Italia. Aloggia nel palaggio del Signor Agostino Lomellino spesato dal Publico. Parte li 23 detto.
59 - Il Principe Doria, che si era ritirato nella città nel palaggio del Duca suo zio, dà il suo palaggio di Fassolo per alloggiamento de suoi suditi di Lovano che havevano abbandonata la Patria per fuggire l’armi nemiche.
60 - Li 17 s’intende che le genti dell’Orba habbino fatto bottino di giumenti carrichi di viveri e monitioni da guerra che andavano al nemico, che Polceveraschi ne habbino preso altri a Belforte, co’ quali era un capitano di cavalleria francese che si condusse a Genova.
61 - Il Prencipe Vittorio s’intende che fosse di già trascorso senza ostacolo sino a San Romolo che gli si diede, havendosi rippigliata Oneglia. 300 terrieri di San Romolo che si erano ritirati a Genova furono mandati alla diffesa della lor terra per ordine publico. Il nemico arma navigli forzando gli huomini de luoghi occupati a navigarli e li manda contro navigli genovesi.
62 - Li 20 giungono nel porto tre galee di Sicilia con 650 soldati vecchi spagnuoli stipendiati dal Re Cattolico. Sbarcano a Savona, ove gli si assegna quartiere separato per far la quarantena per venire da luogo per ancora sospetto di peste. Havevano costoro ordine di assistere alla diffesa di Genova.
63 - S’intende che il Re Cattolico per imborzar Genovesi delli danari loro [presi] su leuti, come si è notato di sopra, dal Duca di ,[3] Viceré della Provenza, sopra Tolone habbi sequestrato tutti li effetti de mercadanti francesi ne suoi Regni di Spagna.
64 - Passa a Marsiglia il Signor Gio Lucca Spinola q. Gio Maria, danneggiato di gran somma di moneta in questa perdita et è carcerato nel negotiare.
65 - Li 21 viene nuova che San Romolo si sia reso al nemico e Vintimiglia gli portasse le chiavi tenendosi il suo castello.
66 - In questi giorni predicava in Genova, nella chiesa di San Domenico, Mastro Nicolò (106 r.) Riccardo, genovese di quell’ordine, con grandissimo concorso, infiamando i cittadini et il popolo alla diffesa della Patria. Chiamava le genti del campo nemico heretici, dispreggiatori di Dio e de Santi e nemici de Sacramenti, affermando che chi era mandato dalla Republica a combattere era obligato ad obbedire sotto peccato mortale e che il morire in questa guerra era specie di martirio.
67 - Li 16 di maggio si publica in Genova un giubileo in forma di anno santo, concesso dal Pontefice a’ sudditi della Republica, da durare per tutto il corso del presente anno et una indulgenza plenaria per difensori d’essa, concessa ad instanza del Cardinale Rivarola.
68 - Li 22 di maggio s’intende che il nemico habbi preso Tuirano senza resistenza, con che restò padrone di tutta la Riviera di là da Finaro, dalla quale trasse gran quantità di barili d’oleo che mandò nel Piemonte.
69 - S’intende che il Duca di Feria sia passato con essercito per ostare a progressi del nemico e si disse che la Republica pagasse scuti 25.000 il mese al Duca di Mantova perché armasse ancor lui contro il nemico.
70 - [Li] 24 s’intende che Polceveraschi li havessero fatto preda di 254 buoi del nemico che servivano per tirar l’altaglieria. E fu vero sendo li buoi condotti a Genova e venduti.
71 - Li 25 il Marchese Santa Croce passa a Savona con 25 galee per maggior sicurezza di quella città.
72 - Li 27 s’intende che il nemico smantellava la Pieve e che il castello di Vintimiglia si sia reso perdendosi buon numero di pezzi d’artaglieria.
73 - La fine di questo mese la Republica crea un Magistrato di 3 cittadini che habbi cura di far ritornare li habitanti de luoghi della Riviera che non erano venuti nelle mani del nemico alle lor case onde partirono. Ne principii di giugno s’intende che il nemico facesse pensiero di scendere contro Savona onde le si inviano gran genti per diffenderla.
74 - Li 5 il Barca nominato riccupera Loano, stato preso dal nemico o che il nemico il lasciasse temendo di essere assalito dalle galee passate a Savona. Ne fu fatto priggione il Governatore lasciatovi dal Prencipe Vittorio e condotto a Genova.
75 - (106 v.) Nemici molestati da Polceveraschi ardono Ottaggio e si partono senza far danno al monastero de Capuccini.
76 - Si publica in Genova una indulgenza plenaria concessa li 22 di maggio a sudditi della Republica che confessati e communicati visitassero la prima e seconda settimana la chiesa Catredale e San Domenico, pregando per la pace fra Prencipi christiani, con obligo per 3 dì di digiuno e di fare elemosina.
77 - Li 12 vien nuova che il Principe Vittorio habbi preso Zuccarello battuto con oltre cento canonate.
78 - Li 14 galee partite di Savona vi ritornano per essere fama che il nemico volesse scendere contro d’essa città.
79 - Due dì prima Francesco Lelio Brancaccio vien di Napoli a servigi della Republica con titolo di Mastro di Campo Generale.
80 - Li 15 due galee della Republica venendo di Corsica prendono una nave francese assai ricca. La sera di detto dì e due seguenti in Genova si fanno publiche allegrezze di fuoghi per la presa fatta nella Fiandra dal Marchese Spinola della città di Breda.
81 - Li 16 giugno s’intende che il campo nemico habbi abbandonata Nove e che vi ritornassero li habbitanti, che Bartomellino Sartore habbia abbandonato Campo, che il Re Cattolico habbi dato scuti 5.000 annui in sua vita a Don Gio Andrea, primogenito di Don Carlo Doria, per rimunerarlo di suo padre per le fatiche che fece nella diffesa della Patria.
82 - Li 18 giungono nel porto di Genova 8 galeoni che venivano di Napoli. Portano 3.000 fanti fatti collà a spese della Republica.
83 - Si disse che il Cavalier Giustiniano con alcune galee che guidava havesse riccuperato il Cervo, dal qual luogo pare che cavasse artagliaria e la portasse a Savona e che ritornatovi il nemico havesse tagliato a pezzi tutti gli habbitanti prettendendo che non si fussero diffesi. E pare che essi habbitanti havessero fatta instanza al Giustiniano che li cavasse di là ed esso li havesse rifiuttati.
84 - Li 20 s’intende che li Polceveraschi havessero presa quantità di cavalli (107 r.) e some ricche al nemico. Li 21 che il nemico havesse abbandonata Ovada, ove di Genova vi ritornarono in qualche parte i proprii habbitatori e che le genti della Republica havessero raquistato il passo della Barca.
85 - Li 22 pare che la furia nemica si havesse a scarricare contro Savona. Vi si manda tutta l’armata delle galee, genti, artaglieria, monitioni da guerra, cui passano ad habbitare il Marchese Santa Croce, il Prencipe Doria e Don Carlo suo zio. Li 26 e 27 ritornano a Genova gran parte delle galee sudette.[4]
86 - Il negotiare con Francesi era dal Publico vietato a sudditi.
87 - Li 28 s’intende che il nemico havesse abbandonati tutti i luoghi occupati da là del Giogo fuor che Gavi. Ne quali luoghi seguiva gran mortalità e temendosi di qualche contagio il Publico ordina dilligenze particolari.
88 - Ultimo di giugno in Genova sono decapittati 3 todeschi corrotti dal nemico nel luogo di Zuccarello che ricusarono di combattere.
89 - Primo luglio vien nuova che il Duca di Feria, Governatore di Milano, sii uscito in campagna con essercito di 24.000 fanti e 4.500 cavalli contro il nemico.
90 - Li 2 il nemico batte Cheri, vicino a Savona 13 miglia.
91 - La città di Savona per impetrare il divino aiuto haveva fatto voto di festare tutte le solennità di Maria Vergine. Comincia a festare la sua Visitatione che corre li 2 detto.
92 - Alcuni mesi di prima andava atorno in Genova una proffezia che si diceva essere di Santa Brigida e trovasi registrata nelle sue revelationi scritta a penna, che è tale: Ve vobis ligures, ve vobis quando sederit juenes rex lilii sed deffendet vos omnes q[ui] gallos in fugam convertet aquila grandis in campo pisano. E pareva che concernesse a tempi così fatti.
93 - Li 5 s’intende che il campo del Duca di Feria habbia preso Acqui scacciandone il nemico che il teneva, che vi trovasse quantità di munitioni da guerra, di viveri, armi e la recamera del Duca savoiardo ricca assai.
94 - Li 7 si celebra in Genova per ordine dell’Arcivescovo la festa di San Siro fatta di precetto.
95 - Polceveraschi conducono priggioni in Genova 250 Francesi cavati di Nove (107 v.) che si erano resi salva la vita al Signor Steffano Spinola Mongiardino a nome della Republica. Fra essi era il loro Governatore Monsieur della Grange, Mastro di Campo. Costui fu dato in custodia al Signor Antonio Pallavicino con ricevere il Publico sicurtà da esso Pallavicino di 10.000 scuti per custodirlo. Lo loggiò nel palaggio del Signor Pier Maria Gentile, suo cugnato. I Corsi ne conducono 150 o circa che si erano resi ad Ovada salve le vite, sendo alla custodia di quel luogo.
96 - Il Publico invia alla ricuperatione di Gavi il Barone Vattevuil con 4.000 fanti, fra quali erano assai Polceveraschi e naturali.
97 - S’intende che 6.000 fanti del nemico, stretti in Bestagno dal campo spagnuolo, havessero combatuto con gran mortalità loro e danno de Spagnuoli havendo essi nemici havuto agio di partirsi.
98 - Le galee della Guardia di Rodi, o di Tunesi che si fussero, incontrano 5 galee di Malta, le combattono, ne prendono due. Restò morto nella battaglia il Generale e gran numero di Cavalieri di quella religgione. Turchi ricevono ancor loro gran danno e per vendetta tagliano a pezzi tutte le genti delle galee prese.
99 - Zuccarello fu demolito dal nemico e la Pieve smantellata.
100 - Don Pietro Lomellino, genovese, monaco cassinese, Vescovo di Sagona nella Corsica.[5]
101 - Li 14 luglio vien nuova che le genti della Republica habbino presi i posti di Gavi. Il dì seguente la Republica manda collà 4 grossi canoni per battere quel castello.
102 - Li 17 parte di Savona l’armata di 40 galee collo stendardo della Republica sotto il commando di due Senatori, Gio Battista Saluzzo et Agostino Centurione, che residevano in Savona e del Generale Emanuelle Garbarino, col quale s’imbarcarono il Marchese Santa Croce, Don Carlo Doria, col cui consiglio esso Generale si haveva da governare, havendo imbarcato oltre 12.000 fanti. Naviga verso Ponente e per terra vi passano gran fanti con 500 cavalli sotto condotta di Francesco Lelio Brancaccio.
103 - Li 18 giungono in Genova 6 galee che conducono 1.200 soldati napolitani.
104 - Li 19 genti della Pieve conducono a Genova 40 muli presi al nemico carrichi d’olio tratto dalla Riviera e il vendono con muli.
105 - (108 r.) Si elleggono alcuni cittadini perché vadino nella Riviera predata e di nuovo raquistata a ricevere da popoli il giuramento della fedeltà.
106 - Li 21 luglio s’intende che il Sassello si sia reso alle genti della Republica e che Gavi facesse lo stesso, non però lo castello.
107 - Li 23 sono condotti a Genova per la Polcevera oltre 900 Francesi che si erano resi a Gavi per essere condotti in salvo per l’accordo de patti.
108 - Si intende che l’armata di mare habbi presa Oneglia abbandonata da diffensori, che habbi riccuperato il porto con qualche suo danno di genti e di una galea sendosi i diffensori resi a patti.
109 - Li 25 si rende il castello di Gavi con patti honesti. Quivi si ritrovò gran numero di pezzi di artaglieria di grandezza straordinaria che il Duca di Savoia haveva condotto di Turino per battere Genova. Né li puotè condur via per mancamento.
110 - Detto dì l’armata ritorna a Savona vittoriosa della ricuperatione della Riviera fuorché di Vintimiglia che non tentò.
111 - Li 28 in Genova si rendono publiche gratie del Dominio reaquistato per ordine publico.
112 - Li 29 s’intende che Francesi, in numero circa di 4.000, fussino ritornati alla Pieve e haverla svaleggiata sendosi tenuto quel castello.
113 - Li 31 si imbarcano in Genova i Francesi resisi a Gavi su 4 navi che li dovevano portare nella Francia, lasciando in Genova per ostaggio Monsù Sansirò.
114 - Il Vicario Archiepiscopale in questo dì publica in Genova la solennità di San Bernardo per festa di precetto.
115 - Primo agosto giungono in Genova alcune navi con genti di Napoli e proviggioni di viveri per l’armata che sono condotte a Savona esse genti.
116 - Li 5 si conducono a Genova molti pezzi d’artaglieria ritrovati in Gavi e con essi gran numero di some d’armi, provvigioni di guerra et alcune bandiere de nemici.
117 - Ne principii di questo mese si comincia a fabricare nella Liguria moschetti et archibugi, arte portatavi da Geronimo e fratelli Acquisti bressiani, che si accordano col Publico che diede loro stanza sopra Voltri (108 v.) nelli edifficii di Voltri di Cattarinetta Ansalda. Il Publico fece loro la spesa delli ordigni et dell’habbitatione e per accordo dovevano fabricar per conto del Publico 2.000 moschetti l’anno a suo costo. Ne fabricavano 15 il dì et il sopra più della detta somma restava loro libero.
118 - Li 12 il Publico manda in aiuto del Duca di Feria le sue genti di Lombardia e del Bozolo et il Marchese Santa Croce Spagnuoli stipendiati dal Re Cattolico 2.500 per ingrossare il suo essercito.
119 - In questo mese alloggiano in Sestri e Peggi molte compagnie di Trentini commandate dal Conte di Lodrone, Tenente del Colonello Baldirone che si aspettava.
120 - La fera d’Agosto si celebra per ordine publico in Massa.
121 - Li 18 il Magistrato di San Giorgio passa somme di luoghi da constituirsi sotto nome di San Bernardo per la somma di scuti 600.000 con frutto di 5 per 100, constituendo il loro reddito sopra la gabella dell’olio, che si accrebbe <...> 15 per barile, su quella della carne, che si accrebbe di 5 per libra e su quella della macina, che si accrebbe <...> 8 oltre il 2 che pagava.
122 - Si celebra il giorno di San Bernardo in Genova festivo e nel distretto d’ordine publico. Si fa per la città solenne processione.
123 - Li 25 s’intende che le galee della Republica habbino preso una navetta francese che ritornava di Barbaria.
124 - Li 28 viene in Genova il colonello de Trentini Baldirone. Gli è dato alloggiamento in Sestri. Hebbe sotto il suo commando 3.600 Trentini.
125 - Li 29 in Genova si publica grida che Savoiardi e figli d’essi se ben nati in Genova si partino dal Dominio.
126 - Li 30 la Republica dà bando di ribelle a Claudio de Marini, Ambasciatore del Re di Francia al Duca di Savoia.
127 - Li 6 settembre si intende che il Feria con aiuto della forza genovese habbi presa la Rocchetta con qualche mortalità d’ambi le parti.
128 - Li 11 e il 12 il Colonello Baldirone in Sestri al conspetto del Magistrato della Guerra dà il giuramento della fedeltà a 2.800 Trentini di suo commando.
129 - Li 13 il Vatteuil colle militie di suo commando prende la Pigna, luogo sopra San Romolo del Duca nemico, ottenendola a discretione salve le vite. (109 r.) Quivi si trovò gran bottino d’oleo cavato dal nemico dalla Riviera genovese.
130 - La notte de 16 in Genova fu attaccato un pettardo nella contrada di Vallechiara alla porta della casa di N Luxero nobile, che ne ruppe gran parte. Haveva esso Luxero nemistà con Gio Geronimo Fornari, populare, caso in Genova d’unico essempio.
131 - Li 16 passa sopra Genova la Galea Reale di Spagna che veniva di Sicilia con 7 altre galee con fantaria. Va a Savona ove haveva da svernare et sbarcar essa fantaria in Vado per farvi la quarantena per venire di luoghi sospetti. In questo dì entrano galee nel porto con fantaria per lo campo spagnuolo.
132 - Detto dì il Colonello Baldirone con sue genti condotto a danni del Duca nemico.
133 - In questo mese dal Publico si fortica in Genova la punta del molo perché potesse ricevere artaglierie come un baluardo per guardia del porto. Opera neccessaria.
134 - In questo e nel mese avanti in Genova muorono gran genti di febre accuta.
135 - Li 22 settembre il Marchese Santa Croce colle galee e genti della Republica racquista Vintimiglia col suo castello, ottenendolo a discretione salve le vite a diffensori.
136 - Nel principio d’ottobre si crea in Genova il Senato nuovo, che fu il terzo per le cure publiche, capo del quale fu Gregorio Morassana, sì come del secondo fu capo Paolo Saoli.
137 - Li 8 di ottobre, circa le 2 hore della sera, per tempesta di mare va traversa nella spiaggia sotto il monastero una grossa polacca di Cogoleto. Si ruppe.
138 - Li 9 vien nuova che le genti guidate dal Baldirone habbino preso il castello del Marro e la sua valle salve le vite e l’honore a’ terrieri. A soldati nemici sono concesse per patti le vite e portati in sicuro, alli officiali le armi et a tutti il bagaglio. Per ordine publico si mina la rocca si dà all’aria, si smantella poi quel luogo. Si smantella parimente Oneglia.
139 - Li 11 il Signor Gio Battista Spinola q. Gio Maria, Ambasciatore al Re Cattolico per ringratiamento, parte con galee per Spagna.
140 - Detto dì il Marchese Santa Croce e Francesco Lelio Brancaccio con galee portano genti nella (109 v.) Riviera.
141 - La Republica dona al Colonello Baldirone una cattena di 1.000 scudi.
142 - Li 19 in Genova si fa la processione del Santissimo Sacramento, che non s’era fatta a suo tempo per tema che potesse succedere qualche inconveniente.
143 - Li 20 s’intende che il Duca nemico habbi tolto Pigna a nostri e datoli fuogo essendo malcustodita, vedendo che si era arso e distrutto il Maro.
144 - S’intende che il Re di Francia habbi fatto ritenere i Genovesi che erano ne suoi Stati, confiscati i lor beni, sdegnato per quanto la Republica havesse esseguito quanto si è detto contro Claudio de Marini e contro suoi beni, per haverli in questo mese spianato il suo palaggio situato nella Piazza de Salvaghi, i cui matteriali furono venduti dal Publico al monastero di San Silvestro delle Povere. Si cominciò a demolire questo palaggio li 18 di ottobre.
145 - Circa la fine di questo la Republica leva l’armi al popolo.
146 - Li 4 di novembre s’intende che il campo genovese habbi presa Ormea. Per forza d’armi il suo castello gli si rende. Prende poi Garessi, luoghi del Duca nemico.
147 - Constantino Doria e Gio Battista Negrone Ambasciatori in Savona a ricevere il Cardinale Barberino Legato, che ritornava di Francia, per dargli alloggio.[6]
148 - Molti che havevano pratticato nelle terre del Dominio di là del giogo nel Capitaniato di Sestri s’infermano e moiono.
149 - Li 12 gionge in Savona il Cardinale Legato. La Republica gli manda Ambasciatori.
150 - Li 20 il campo della Republica si ritira dall’impresa intendendo che il nemico havesse ricevuti grossi soccorsi di genti. Alloggia in Ormea, nella Pieve et in altri luoghi che dissegna diffendere.
151 - La Republica crea generale delle sue genti Francesco Lelio Brancaccio.
152 - Il campo spagnuolo abbandona l’impresa di Verrua non potendole levare il soccorso.
153 - Li 4 di decembre il Cardinale Legato parte colle galee della Chiesa e di Firenze da Savona. Passa per alto mare senza toccare a Genova, tocca a Portofino.
154 - Si accrebbe la gabella del grano soldi 10 per mina, fa tassa su stabili da certa somma in su, si pone gabella sulla neve di 2 denari per libra.
155 - Li 12 muore nella Spagna Gio Battista Spinola q. Gio Maria, Ambasciatore e lascia 800.000 scudi di facoltà.
156 - (110 r.) La Republica manda commissario nelle terre di suo Dominio oltre il giogo perché facci nettare esse terre et terrar morti per oviare qualche infettatione d’aria.
157 - In questo anno si dà fine alla fabrica del granaio vicino al monastero dello Spirito Santo alla porta di San Tomaso, fabricato per porre furmento per proviggione della città.[7]
[4] In B segue: “Li 25 [giugno] il Doge Federico de Franchi, compiuto il suo carrico si va a sua casa. Entra in Palazzo Publico senza solennità Giacomo Lomellino, che sino li 16 detto era stato creato successore havendo la Republica derrogata la legge di creare il nuovo Doge dopo compiuto il tempo del vecchio per vietare l “interegno per rispetto de travagli della guerra”.
[5] In B segue: “Li 12 luglio molte galere che dimoravano nel porto di Genova passano a Savona ad unirsi coll’altre per tentare certa impresa non penetrata”.
[6] In B segue: “La fera de Santi si celebra in Massa”.
[7] In B segue: “In quest’anno la Republica fa tassa a sudditi d’un per cento su lor haveri da £. 12.000 in su”. A riporta questa notizia in 1626, 64.
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Agostino Schiaffino
Memorie di Genova
(1624-1647)
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Indice
Abbreviazioni
Criteri di edizione
Indice dei nomi
Carlo Cabella
Introduzione
1a
1b
1c
1d
2a
2b
2c
2d
2e
Agostino Schiaffino
Memorie di Genova
1624
1625
1626
1627
1628
1629
1630
1631
1632
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