Agostino Schiaffino, Memorie di Genova

1628





1 - (115 v.) Li 3 genaro Monsieur della Grange, che essendo tenuto priggione per ordine publico dal Signor Pier Maria Gentile et haveva tentato di fugirsi, perciò era stato trasportato nella torre del Palaggio per maggior sicurezza, si fugge nascosto in un cestone e con esso Lorenzo Cattaneo, parmeggiano, che fu autore di questo fatto. Parte per Francia con una filuca e per merito del beneficio ricevuto dal Cattaneo prende una sua figlia in moglie. [1]

2 - Li 18 di febraro giunge in Genova Domenico de Marini, Arcivescovo di Genova e Patriarca, havendo lasciato il carrico di Governator di Roma.

3 - Nel mese di marzo d’ordine del Senato furono carcerati ..., di già Preposito di San Donato, ritornato da Roma ove d’ordine publico passò ne principii della guerra, tenuto sospetto per adherenza c’haveva con Claudio de Marini e con esso ..., Canonico (116 r.) di Santa Maria delle Vigne, si disse per esser stato incolpato dal prete che fece priggione Steffano Spinola che tuttavia era carcerato.

4 - Il trattato della pace tra la Republica et il Duca di Savoia si converte in tregua.

5 - Per ordine publico il Cavalier Brancaccio, capo delle genti napolitane, stipendiato dalla Republica si tratteneva nella Riviera di Ponente. Le conduce a Nove per ogni evento poiché il Re Cattolico preparava genti contro il Monferrato a nome dell’Imperadore che haveva dichiarato ribelle dell’Imperadore Carlo Duca di Nivers e Duca di Mantova.

6 - Li 9 aprile Ambrosio, figlio del Signor Geronimo di Negro dell’ordine de Senatori, sotto colore di pratica di lascivia è condotto a San Rocco da 2 figli di un certo Mastro Antonio maniscalco et altri compagni. Quivi da loro fatto priggione è condotto a Dernice e da costoro è fatto intendere al padre che per suo riscatto mandi loro 25.000 doppie. Gregorio Doria e Gio Battista Spinola, suoi cugnati, di persona con genti vanno in traccia de rapitori e trovano il giovane in potere di due soli custodi, sendo l’altri in quell’hora per proviggione di viveri. Il liberano facendo priggioni li due che conducono a Genova, ove insieme con un figlio del maniscalco, detto Gio Maria, li 24 di maggio del 1629 furono impicati sul molo.

7 - Mentre che in Genova si facevano le dilligenze per sapere che fussero quei sciagurati c’havevano fatto priggione il Negro sudetto, Gio Francesco Rodino del Porto, bandito, che per havere servita la Republica nella guerra aspettava d’essere rimesso del bando, li 12 d’aprile, ricercato dal Signor Giulio Cesare Lomellino, Capitan di Polcevera, che faceva dilligenza in quella valle per lo caso seguito e trovò molte genti assoldate da Giulio Cesare Vacchero. Che volesse significare tale assoldamento palesò al Doge, con non pattuito accordo, una congiura che era per effettuarsi di presto, ordita per qualche tempo di prima da esso Vacchero, nella quale esso Rodino era ancor egli interessato (116 v.) a suggestione del Duca di Savoia, ch’era d’uccidere esso Doge, li 2 Colegi e la nobiltà tutta, saccheggiar le case loro e gridare: “Viva il popolo”. Scuoprì i compagni che furono: Gio Giacobo Ruffo, Gio Tomaso Maggiolo, Nicolò Zignago, Bartolomeo Consigliero, bandito rimesso per havere servito alla guerra, Gio Antonio Ansaldo, Conte di San Pietro, che stantiava in Turino, Giuliano e Geronimo de Franci, [2] Acino Silvano et altri. Di tutti costoro non furono presi nelle dilligenze che di subito si fecero eccetto che il Zignago, fuggendosi li altri. Al Rodino fu data impunità e premii di moneta e impunità per Francesco Bertora, suo genero, ch’era de congiurati. In casa del Vacchero furono ritrovate armi varie da diffesa e da offesa, così in altre case d’essi. Dal Gran Consiglio fu data facoltà a Colegi di procedere contro costoro. Con questo per publica grida promettono scuti 3.000 d’argento a chi fra tre dì dava in potere della giustitia il Vacchero, dichiarando incorrere nella stessa pena chi gli darà ricetto. Il dì seguente ordinano a Giusdicenti che faccino dilligenze per havere nelle mani. Li 15 che chi da 6 dì prima havesse alloggiato in casa, o gli menasse persone che potessero essere sospette d’essa prattica, li dovesse manifestare. Così coloro che fra esso tempo fosse partito di Genova. Li 18 che chi havesse ricevuti i danari da congiurati sotto altri pretesti che di congiura li manifestasse concedendo loro impunità, così chi havesse venduto loro armi. Havevano i congiurati accordato fra loro d’introdurre nella città 500 huomini sotto colorito pretesto e teneva il Vacchero una nave preparata nel porto fingendo di volerla mandare in corso. Non era fra di loro ancora risoluto il modo di porre ad effetto la prattica. Pensavano però d’impadronirsi del Palaggio Publico con introdurvi alla sfilata, credendosi che con mancare la testa del Governo, cioè del Doge e Colegi, dovesse mancare l’[animo] [3] alla diffesa alla guardia. In un libro del Vacchero si ritrovò notata una partita di 100 doppie, pagata da lui al bargello spezzino perché lasciasse portare armi a lui et a compagni. Per lo che si fuggì esso Spezzino et un altro bargello detto il Chiavarino. Il Vacchero et il Ruffo si erano fuggiti sino a Recco per terra e per essere il mare irato, non possendo navigare, temendo che per terra non fussero (117 r.) arestati, si consigliarono di ritornare a Genova, ove in una casa fuori della Porta dell’Acquasola del padre del Ruffo ricapitorono, né volendoli esso padre del Ruffo ricevere si nascosero in altra casa vicino di Steffano Centurione. Il vecchio Ruffo, vedendosi nata occasione di salvar la vita al figliuolo, procurò l’immunità di esso e l’ottenne col palesargli alla Giustitia. Furono i due perciò fatti priggioni assai presto. Furono fatti priggioni a Serravalle Giuliano de Franci et Acino Silvano, che furono concessi a queste carceri da Don Gonzallo di Cordova, Governatore di Milano.

8 - In Livorno Don Pietro de Medici nel principio di questo mese pose ad ordine le galee di quel Granduca, che si ritrovava nella Corte di Cesare. Così viddi io stesso in effetto nel passare per collà nel mio viaggio di Napoli per impresa non penetrata, senza le cautelle solite di trattenere i navigli perché non portassero altrove nuova dell’uscita di quelle galee. S’intese che in Pisa si preparassero genti per esse galee et scoperta la congiura sudetta si lasciarono esse genti, né altrimente uscirono le galee, tenendosi che esso don Pietro accordato con congiurati havesse pensiero sopra il Golfo della Spezia.

9 - Luca Pallavicino e Giacobo Balbi, dell’ordine de Senatori, hebbero cura di formare i processi de congiurati col consiglio di Raffaele della Torre Dottor di leggi, per quali furono condannati per ribellione in primo capo Gio Antonio Ansaldo, con taglia di scuti 6.000 d’oro e la rimissione di due rebelli: Gio Tomaso Maggiolo e Bartolomeo Consegliero. Furono in appresso fatti priggioni in San Pier d’Arena, nascosti in certa casa, Bartolomeo Grandino e Giulio Compiano et altrove Simone Chiazzo e Gio Francesco Martignone, figlio di Giuseppe, Dottor di leggi, incolpati di questa sceleragine. Morendo a tormenti due huomini del Vacchero, Grandino e Compiano, decapitati in carcere e posti nella Piazza Nuova.

10 [4] - Il Capitano Nicolò Relo, socero del Vacchero, passa a Napoli, del quale si hanno riscontri certi che sendo nella congiura facesse pervenire nella forza della Giustitia il Compiano et il Grandino e che perciò godesse dell’immunità. E nel 1629 fu intercetta una lettera di Gio Battista Bianco, (117 v.) uno de congiurati, a lui diretta con data del 26 di novembre nella quale si leggevano tali parole: V.S. habbi caro a conoscermi e mi faccia del bene quanto prima se non sarà causa della sua rovina conforme stata di suo genero, perché sa molto bene le parole che passavano tra esso e Bartolomeo Grandino e l’essame c’ha fatto detto Bartolomeo verso V.S. et io non posso fare altrimente. Procuri di aiutarmi fra breve et io aspettando buona risposta perché altrimente darò fuoco perché di già in mal’hora vi sono et il tutto è per causa di V.S. Consideri il mio stato et il suo. Che il Rodino non si muovesse a scuoprire questa congiura per zelo della conservatione della Patria, ma sì per la propria salute e per l’interesse dell’utile che ne designava, pare che si manifesti da havere inteso che un tale Lorenzo Ghiggione di professione coltellaro, che per cagione secreta viveva fuori del Dominio Genovese, ottenuto salvo condotto per venire alla città e come che sapesse che ancor egli era a parte nella congiura, tenne per certo che venisse per iscuoprirla, onde colla preventione fu cagione che esso Ghiggione, che di già era in viaggio, si ritornasse adietro et asserisce ancora che esso Ghiggione fusse conscio d’ogni cosa, che dal Duca di Savoia fu premiato morendo finalmente a’ suoi serviggi.

11 - Monsignor Geronimo Grimaldo genovese fu dal Pontefice fatto Governator di Roma.

12 - Li 22 di aprile si publica in Genova un giubileo universale concesso dal Pontefice per rendimento di gratie et per implorare il divino aiuto. E nella processione che si fece, per cagione di certo ladro di borza, seguirono qualche alterationi per tema nel Senato e nella nobiltà che si rissolsero in nulla.

13 - Il Publico che haveva concessa licenza al Brancaccio per qualche mese onde si ritrovava in Napoli, sua Patria, il ricchiama con ordine che conduca huomini di commando di guerra e 500 fanti.

14 - In questo mese Gio Andrea Doria, figlio di Don Carlo, ha un figlio maschio.

15 - La communità di Sestri fabrica la campana maggiore della sua chiesa nuova.

16 - (118 r.) In Genova si accresce il prezzo al sale.

17 - Si scuopre trattato per sollevare la galea patrona della Republica e condurla in Villafranca.

18 - Nel mese di maggio si chiude la porta in Genova del Palaggio Publico che usciva al Giesù.

19 - Cade una parte del castello di Savona verso Vado.

20 - Li 29 detto il Prencipe Doria conduce a Napoli con due galee Donna Geronima, sua sorella, maritata al primogenito del Marchese di Pescara e del Vasto.

21 - Maggio: il Marchese Santa Croce parte di Genova per Spagna. È con esso Luca Pallavicino dell’ordine de Senatori, ambasciatore al Re Cattolico per dargli conto de successi della congiura.

22 - Li 26 detto il Magistrato di San Giorgio fa porto franco libero a navigli in tutto fuori che ad alcuni legni piccoli che traggittavano merci alla città da Livorno.

23 - Li 31 detto in Piazza Nuova, in un palco con 4 torci accese, si viddero colle teste tronche i corpi di Giulio Cesare Vacchero, Nicolò Zignago, Giuliano Fornari e Acino Silvano, decolati in priggione la notte antecedente, sendo il Vacchero stato gratiato come che fusse condannato di forca.

24 - Per dar favore alla causa d’essi congiurati priggioni il Duca di Savoia haveva condannati di morte que signori che teneva priggioni opponendo loro con falsità c’havessero macchinato contro la persona del Prencipe Vittorio suo figlio, con che tenne essi signori alcuni giorni in tema di morte. Al fine li concesse a Gio Antonio Ansaldo.

25 - Li ... di giugno giungono in Genova venendo di Spagna 5 galee della Republica con quattro millioni e mezzo d’oro di particolari.

26 - Sono introdotti nella città molti libretti in stampa perniciosi assai contro la nobiltà e natione genovese, essortatori al popolo contro la tirannide de nobili, che sono banditi sotto gravi pene.

27 - Si crea in Genova il Senato nuovo per le molte faccende. Cominciò (118 v.) ad offisiare li 14 detto.

28 [5] - Li 4 di luglio, di notte fu rubata la Casaccia di Multedo di tovaglie d’altare, cere et altre cose. I ladri furono Paolo, figlio di Bactino Rosso e compagni che poi, havendo fatto altro furto in Genova, furono scoperti per la città e rilegati nella Corsica per 15 anni. Furono presi li 16 detto.

29 - Il Consigliero ribelle, trovandosi in certo luogo del Monferrato per trattato del Signor Luca Spinola e Giulio Cesare Lomellino, posta polvere sotto la casa ove si ritrovava, fu col fuoco mandato all’aria.

30 - Ne principii di luglio si conferma la tregua col Duca di Savoia per li ... di settembre.

31 - Li 11 Benedetto e Luccio Moneglia in Genova rompono di scuti 800.000. Si fuggono a Savignone. Rompono poco doppo Henrico e Damiano fratelli de Franchi di poca somma.

32 - Li 16 ritorna di Napoli il Brancaccio, Generale dell’Armi genovese, con huomini di commando e 600 fanti.

33 - In questi dì passa gran secretezza nella nobiltà.

34 - Il giorno di San Bernardo si celebra la prima messa con assistenza del Doge e Colegi nella chiesa dedicata al Santo, fabricata per voto della Republica nelle mura del palaggio di Claudio de Marini, data a’ padri di San Bernardo dalla Congregatione fogliana.

35 - In questi giorni, per mezzo di due relegiosi in Genova, il Publico dà impunità ad un certo che scuopre chi doveva porre sotto il trono del Doge e del Senato alcuni stromenti con fuochi determinati per mandarli all’aria, per opera, si crede, di Gio Antonio Ansaldi.

36 - Inglesi prendono una nave che li Signori Lomellini padroni di Tabarca mandavano collà. Su essa erano 20 giovani di Peggi. Guerreggiavano essi Inglesi con lor navi nella Barbaria a favore d’una parte de Turchi che li haveva chiamati in suo aiuto contro altra parte.

37 - Li 24, nel principio del deserto di Sestri furono uccisi di pugnalate tre cavallieri dell’Officio dell’Abbondanza, a mezzo giorno, da Nicoloso Balestrino di Sestri.

38 [6] - Gio Antonio Saoli fatto Generale delle galee della Republica questo mese.

39 - Il primo di agosto il Publico chiama i fratelli di Gio Antonio Ansaldo, che (119 r.) non credendo di poter vivere in Genova sicuri, con sicurtà di scuti 10.000 si erano ritirati a Finaro. Non comparvero, impediti da un ordine di Don Gonzallo di Cordoba Governatore di Milano.

40 - Il Publico prende denari a cambio da particolari per compire ad una richiesta fattali dal Re Cattolico di scuti 500.000.[7]

41 [8] - Li 14 in Genova si gridano in bando di lesa maestà Gio Battista Bianco e due altri.

42 - Li 15 giunge in Genova una galea dello stuolo de particolari col corpo di Gio Andrea Doria, Generale d’esso stuolo, figlio di Don Carlo, stato ucciso da Turchi li 27 di luglio combattendo nel viaggio di Spagna una lor barca che restò presa insieme con un’altra. Fu sepelito con honore in San Matteo.

43 - Li 20 Antonio Pallavicino parte di Genova per Spagna fuggendo da debiti.

44 - Li 5 di settembre passano per Genova quattro camelli, maschi e femine, che il Nontio del Pontefice di Spagna mandava a Roma ad esso Pontefice.

45 - Li 24 in Genova il Conte di Monterei, Ambasciatore per residenza a Roma al Pontefice. Alloggiato dalla Duchessa Doria nello suo palaggio di Strada Nuova.

46 - Si fabrica la porta del Palaggio Publico nel mezo la Piazza. Li 26 d’essa Piazza si leva il fonte di marmo e si pone all’incontro la chiesa di San Domenico.

47 - Nell’ottobre il Publico spedisce 9 commissarii per le Riviere per scrivere 36 compagnie di militia scielta perché si disciplinasse nell’armi, di 200 huomini l’una, a’ quali fece gran privileggi sotto li 10 detto. Uno d’essi commissarii fu Gio Giacobo Lomellino che passò a Sarzana et in quel commissariato fece 4 compagnie cavandole da 14 luoghi soggetti, cioè: Sarzanello, Farsinello, Ortonovo, Castelnuovo, Santo Steffano e Nicola di là dalla Magra e di qua La Meglia, Arcole, Trabiano, Ponzano, Valerano, Bollano, Lerice e Sant’Exenzio.

48 - Si scuopre trattato in Pigna per lo Duca di Savoia.

49 - Li 26 di settembre, ad hora mezza di notte, il Signor Gio Geronimo di Negro dell’ordine de Senatori, nel passare in letica alla sua casa di San Teodoro, (119 v.) a piè della salita di Giesù Maria, fu assalito da Paolo Sartore, fratello del Colonello Bartomellino, stipendiato dal Publico, ch’haveva seco altri compagni, dal quale fu ucciso con archibugiata e ferito d’armi di mano. Si tenne di certo che questo fatto venisse di Savoia da Gio Antonio Ansaldo e pare che detto Paolo il dicesse prima a questo Senatore prima di ferirlo. Si fugge il Paolo e compagni con feluca dalla quale fu condotto ad Albizuola e di là per terra passò a Noli, d’onde trasse Gio Andrea suo fratello, anche esso stipendiato dalla Republica, che condusse seco. Si fanno dilligenze in Genova con mandar galee in traccia d’essa feluca per haverlo nelle mani, senza effetto. Questo fatto cagionò sbigotimento grande ne Colegi, come in questo delito restasse offesa la Maestà Publica, perciò si dà a ciascheduno de Senatori e Priori 4 Corsi di guardia con armi.

50 - Li 29 il Duca di Savoia concede ne suoi Stati il traffico libero a mercadanti genovesi, non però a quella parte che governa la Republica, per sua lettera in stampa.

51 - Ne principii di novembre si intende che il Duca di Guisa, Viceré di Provenza, armi alcuni galeoni in Marsiglia per mandarli a danni della Corsica. La Republica perciò ne avvisa qual Governatore e Giusdicenti perché stiino avertiti.

52 - Il Publico stringe i cittadini et habbitanti nelle Riviere a pagare una tassa su stabili e mobili di 1 per cento da £. 12.000 in su.

53 - Li 10 si instituisce il Magistrato in Genova dell’Inquisitori di Stato di 6 cittadini, il cui Capo haveva da essere uno dell’ordine de Procuratori, che fu Agostino di Franco Mari. Né questo Magistrato ha facoltà di condannare senza l’autorità de Colegi.

54 - Il Gran Consiglio ordina che coloro che habbitano nel Capitaniato di Rapallo e vi havevano beni paghino £. 50.000 e il rimanente il Publico per compire alle spese fatte nelle fabriche delle due fortezze di quel golfo.

55 - Li 13 il Senato elegge 3 bargelli oltre li ordinarii et ordina ne tempi noturni le vigilie in alcune piazze particolari per ovviare inconvenienti.

56 - Li 17 il Magistrato dell’Inquisitori di Stato in tempo di notte fa priggione in sua casa Marc’Antonio Grillo di Lucca.

57 - Li 22 il Conte Monterei passa in Alessandria. Lascia in Genova la moglie.

58 - Li 24 il Signor Bartolomeo Lomellino, prottetore del monastero, ha un figlio maschio che fu lavato al sacro fonte dal Cardinale Gio Domenico Spinola, Titolo San Clemente e chiamossi Agostino Maria. Venne in Genova di Roma, esso Cardinale, lo dì stesso fu poi visitato e rese la visita del Doge e Coleggi.

59 - (120 r.) Li 26 e 27 per la molta pioggia i fiumi di Bisagno e Polcevera escono dal lor letti e fanno grandissimi danni.

60 - Li 2 decembre sono in Genova fatti priggioni per ordine delli Inquisitori di Stato 4 cittadini popolari.

61 - Li 4 il Conte Monterei ritorna a Genova di Lombardia.

62 - In questi dì la Republica baratta 4 priggioni del Duca di Savoia con altretanti de suoi, ricevendo de suoi il Cavalier Gentile, uno Spinola e due altri.

63 - Li 8 decembre parte di Genova per terra per Roma il Conte Monterei.

64 - Li 17 per decreto del Senato si ordina che si faccino l’essequie publiche nella Catredale al Signor Gio Geronimo Doria, morto priggione in Turino, come Generale delle armi genovesi. Si fanno per 3 dì, li 14, 15 e 16, il primo dì con assistenza dell’Arcivescovo.

65 - Intorno li 15 detto la piazza di Banchi sente danno della presa fatta da Olandesi, con armate governate dal Capitano Pietro Hen, dall’armata cattolica che ritornava dalla Nuova Spagna ricca di 11 milioni et oltre di fiorini, che seguì li 8 settembre.

66 - Li 15 nel portico di Palaggio Publico in Genova il Signor Giovannettino Spinola fu ferito nel ventre con un stiletto, dalla quale ferita risanò assai presto, da un giovanetto di anni 13, figliuolo di Pelegro Mera, di proffessione celaio, che morì priggione mentre che si guerreggiava col Duca di Savoia per essere sospetto di pratica secreta con Bartomellino Sartore suo cugnato. Questo giovinetto fu di Piemonte mandato da Paolo Sartore suo zio, per via di mare ad uccidere uno de Senatori o della prima nobiltà. Gli mancò l’occasione di ferire un Senatore per vederli guardati da huomini armati, conché fece il colpo nello Spinola. Fu di subbito preso e doppo poche hore fu preso a San Lazaro un Piemontese che l’haveva condotto e stava aspettando che ritornasse per essere ancor lui conscio del fatto. Onde li 23 ambi due furono trassinati sul molo a coda di cavallo et impiccati et il conduttiere fu doppo fatto in quarti, al giovanetto fu dal Gran Consiglio proveduto al diffetto delli anni.

67 - Li 18 si apre in tutto la porta grande del Palaggio, chiudendosi in questo dì (120 v.) l’altra che riguardava verso l’Arcivescovado e si prohibì che nella Piazza del Mercato, per la mettà dello sito verso mezzogiorno, non si vendessero né herbe, né frutti.

68 - Si fanno editti severi contro forastieri per oviare inconvenienti.[9]

69 [10] - Li 29 si publica bando di lesa maestà per la morte di Gio Geronimo di Negro a Gio Antonio Ansaldo et a Paolo Sartore per mandato d’essa morte datoli dall’Ansaldo.

70 - Nella fine di esso mese si descrivono in Genova casa per casa tutti li habbitanti d’ordine publico.

71 - Nella Provenza si trattenevano tutte le barche della Riviera di Genova passate colà per comprar viveri, per ordine di quel Viceré e gran numero ve ne erano trattenute.

72 [11] - Per facoltà della Sacra Congregatione de Riti, li 20 di giugno ad instanza del Senato, l’Officio della translatione delle Sacre Ceneri di San Giovanni Battista, che si reccitava nella Diocesi genovese, si estende a tutto il Dominio della Republica. Ord. Off. 1642.




1627 * 1629 * inizio pagina


[1] In B segue: “La fiera d’Apparitione si fa a Nove”.

[2] De Fornari.

[3] Lacuna; B: “animo”.

[4] Manca in B.

[5] Manca in B.

[6] Manca in B.

[7] In B segue: “La fera d’agosto si fa in Nove”.

[8] Manca in B.

[9] In B segue: “Li 25 [dicembre] Don Carlo Doria ritorna da Napoli con feluca. Li 30 il Principe Doria ritorna a Genova venendo da Napoli con 2 galere di quello stuolo”.

[10] Manca in B.

[11] Manca in B.


Agostino Schiaffino

Memorie di Genova
(1624-1647)

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