Carlo Cabella, "Memorie de lunghi sudori imperfette": 2a, 2b, 2c, 2d, 2e

"Memorie de lunghi sudori imperfette": le fonti







Nella prima parte del testo incontriamo un gruppo di notizie che indicano come fonte le leggi della Repubblica:

[1600:] Porto Franco in Genova a tempo, 19 Settembre. Lex Reip. [1]

Le citazioni sono in tutto 33 così distribuite:[2]

1600316092
1601116101
1602216112
1604116121
1605216133
1606516143
1607416151
1608116171

Occorre però rilevare che in 31 occorrenze su 33 [3] le notizie non compaiono nella prima stesura delle Memorie (BCDF). Tenendo presente quanto si è affermato nel paragrafo precedente e osservando che l’ultima citazione della fonte si colloca nel 1617, possiamo avanzare l’ipotesi che lo Schiaffino abbia inserito questo gruppo di notizie, collocate tutte in coda agli anni cui si riferiscono, nella stesura di x (AE). Sempre nella prima parte del testo troviamo altre annotazioni che terminano con l’indicazione della fonte:

[1603:] Muore nella Fiandra guerreggiando con navigli contro Olandesi in favore del Re Cattolico Federico Spinola... (Volfango Deslero, De obitu Principum, Pompeo Giustiniano, Guerre di Fiandra).[4]

La lunga e dettagliata notizia del 1613 [5] sulla tempesta in porto del 10 novembre, si chiude con la citazione della fonte: “Relazione di Scipione Fiesco ai Padri del Comune”. Un caso simile nel 1620:

[1620:] Nel mese di marzo venne lettera di Corsica al Senato che in Tizano, terra presso Bonifatio, fu presa una balena... (Lettera del Governatore di Corsica).[6]

Nello stesso anno incontriamo l’unico caso di citazione dotta presente nel testo delle Memorie:[7]

[1620:] Nel principio d’agosto il fulmine diede nell’albero della Torre del Palaggio Publico e portò via la croce che vi era sopra. Entrò in esso palaggio, levò certa arma, squarciò il panno del trono ducale nella sala dell’obedienza. Toccò nell’armario ove si serba il bussolo dell’estratione de’ senatori et il Libro della Nobiltà. Visitò le stanze del priore della Rota Civile e l’armaria, alla quale fece qualche danno, visitò anche alcuna cosa del Criminale. Fatto somigliante a quello che racconta Francesco Guicciardino historico, l. 11, essere avvenuto nella restitutione della famiglia Medici in Firenze per opera del Re d’Aragona e della mutatione di stato di quella Città. Secondo questo autore predetta dal cielo con un fulmine, che dalla porta d’oriente, per la qual si va a Prato, da uno scudo antico di marmo levò i gigli d’oro insegna del Re di Francia. Un’altro nella Camera del Gonfaloniere percosse il bussolo, nel quale si raccoglievano i partiti del Sommo Magistrato e tolse certa lapide dal suo luogo senza che si spezzasse.

Nel 1621 si trova:

[1621:] Il primo decembre la Republica per suo decreto, transferisce per 2 anni la fera de’ cambii in Nove... (nel Capitolo dell’ordine delle fiere).[8]

La data del provvedimento definitivo del Senato porta la data del 7 gennaio 1622, dopo che già dall’ottobre antecedente si era provveduto alla nomina dei Deputati alla revisione dei Capitoli che avevano decretato, a decorrere dal primo dicembre dello stesso anno, il trasferimento di cui parla il nostro autore. La nuova disposizione si applica alla fiera di Apparizione del febbraio 1622 e resta valida sino alla fiera dei Santi del 1623.

[1628, 72:] ...l’officio della translatione delle Sacre Ceneri di San Gio Battista, che si recitava nella Diocesi genovese, si estende a tutto il Dominio della Republica (Ord. Off. 1642).

In questo caso, come per le notizie tratte dalle leggi della Repubblica, si tratta di un’aggiunta posteriore in quanto la notizia è assente nel gruppo BCDF. Una scrittura che, come informa lo stesso Schiaffino, circola a Genova manoscritta e semiclandestina, la Congiura del Vachero di Raffaele della Torre,[9] è la fonte di una notizia relativa alla vicenda del dott. Ligalupo:

[1629, 22:] Li 16 il Marchese di Castagneda, Ambasciatore cattolico, parte di Genova lasciando il suo carrico. Dà voce di voler ritornare di presto. La Republica resta mal sodisfatta di lui, sendosi penetrato che havesse tenuta mano alla mala sodisfatione d’alcuni popolari, capo de quali era il Dottor Ligalupo, che si trovavano carcerati, che pare che con il favore del Conte Monterei frescamente si fussero querelati a nome del popolo col Re Cattolico che in Genova non si osservassero le leggi, con l’accommodamento delle quali nel 1575 esso Re Cattolico per mezzo de suoi Ministri era intervenuto, ed essa querela fu rapresentata nella Spagna dal Marchese Santa Croce (Raffaele Torre nella Congiura).

Dopo questa citazione lo Schiaffino torna a indicare le sue fonti solo a partire dal 1641 e con notizie tratte dai Novellari:

[1641, 49:] Novellari 3 agosto di Roma. Nella fine di luglio muore in Roma Monsignor Corsino...

All’epoca del giornalismo pionieristico Genova è fra i centri italiani di maggiore importanza. A partire dal 1639, quindi in un’epoca molto prossima alle prima citazione dei Novellari nelle Memorie di padre Schiaffino, Michele Castelli inizia a pubblicare la sua gazzetta a stampa.[10] Le citazioni dei Novellari - di Roma e di Genova - sono ben 59 nell’arco di sette anni:

1641 - 22, 24, 49, 54, 62, 63, 64, 69
1642 - 2, 13, 17, 20, 23, 33, 37, 38, 40, 42, 43, 62, 64, 72, 76, 77, 79
1643 - 4, 5, 9, 11, 12, 14, 16, 29, 60
1644 - 6, 7, 9, 10, 11, 18, 35
1645 - 43, 50
1646 - 28
1647 - 2, 19, 20, 23, 29, 32, 33, 34, 36, 41, 42, 51, 52, 59, 60

Le prime notizie in cui si citano i Novellari sono molto probabilmente attinte dalla gazzetta del Castelli, durando il suo privilegio ufficiale sino al 1642. Per il triennio 1642-45, malgrado la contemporanea presenza del Botticelli, esaminati i contenuti delle notizie riportate, crediamo che sia ancora Michele Castelli la fonte. Dopo il ‘45 le notizie tratte dai Novellari si diradano, segno forse dei turbamenti che accompagnano la rivalità tra i due principali gazzettieri genovesi. Ma nel ‘47 diventano nuovamente numerose. Per l’ultimo anno delle Memorie, visti gli esiti della lotta tra i due gazzettieri, la fonte può essere il Botticelli. In un caso è lo Schiaffino stesso a specificarlo:

[1647, 36:] Nel tumulto popolare seguito in Napoli per le gravezze di viveri contro il Duca d’Arcos Viceré, esso popolo rimette le sue pretentioni in Cornelio Spinola, genovese, habitante collà. Bottichielli, Novellari di Genova, 20 luglio.



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[1] BCB, ms. B.VI.5.20, c. 89 r.

[2] Ibid., c. 89: “La Republica dà in feudo...”, “Paulo Emilio Zacchia...”, “Porto franco in Genova...”, “ Prestito fatto dalla Republica...”, “Legge che non si fabrichino...”, “Il Publico fabrica...”; c. 90: “Si fabricava in Genova...”, “Si passa ambasciaria...”, “Ambasciata al Re Cattolico...”, “Podestà di Savona...”, “Li 30 marzo...”, “Li 24 luglio...”, “Nove eletto in Capitaneato...”, “Decreto che si ricevi...”, c. 91: “Legge sull’ostracismo...”, “Fabrica di magazzeni...”, “Li 17 di marzo...”, “Li 13 febraro...”, “Institutione del Capitaneato...”, “Sestri eletto Capitaneato...”, “Che a Savona siano ricevuti...”, “Gabella della macina...”, “Legge che alcuno...”, “Il Re Cattolico haveva fatta...”, c. 92: “Legge della publica voce...”, “Li 26 febraro...”, “Che i sudditi della Republica...”, c. 93: “Sussidio di fiorini...”, “Una sesta parte di Carrasco...”, “Una terza parte del Sassello...”, “Addittione alla gabella del sale...”, “Legge contro contratti illeciti...”, c. 94: “Canti e musiche di notte tempo...”

[3] Le due occorrenze in cui anche la prima stesura contiene la citazione di questa fonte si trovano nel 1602 e nel 1613. Va segnalato che in questi due casi la fonte citata è “Leges Novae Reip.” Cfr. B.C.B, ms. B.IV.5.15 agli anni. Dopo il 1617 ricorrono solo tre analoghe citazioni: 1624, 7 e 1637, 12 e 13.

[4] BCB, ms. B.VI.5.20, c. 90 r. Cfr. P. Giustiniani, Della guerra di Fiandra, posta in luce da Giuseppe Ganurrini, Anversa, 1609.

[5] Ibid., c. 92 v. La stessa fonte è citata anche nel 1604, c. 90 r., “Si netta per ordine publico in Genova la darsina delle galere, Relatione Padri del Comune”.

[6] BCB, ms. B.IV.5.15.

[7] BCB, ms. B.VI.5.20, cc. 94 v.-95 r. Cfr. F. Guicciardini, Storia d’Italia, l. XI, cap. IV: “Ma era destinato non lo facessino, ancora che, oltre a quello che si poteva comprendere per i discorsi umani, fussino stati ammuniti dal cielo degli imminenti pericoli: perché, non molto innanzi, uno folgore, caduto in sulla porta che da Firenze va a Prato, levò d’uno scudo antico di marmo i gigli a oro, insegna del re di Francia; un altro, caduto in sulla sommità del palagio ed entrato nella camera del gonfaloniere, non avea percosso altro che un bossolo grande d’argento nel quale si raccoglievano i partiti del sommo magistrato, e dipoi sceso nella infima parte percosse di maniera una lapide grande, che a piè della scala sosteneva la macchina dell’edificio, che uscitane illesa pareva fusse stata cavata da’ periti con grandissima destrezza e architettura”.

[8] BCB, ms. B.VI.5.20, c. 96 r.

[9] Memorie di Genova, 1634, 62: “Nelli ultimi giorni di questo anno compariva scritta a penna la Congiura del 1628, descritta da Raffaelle Torre, Dottor di Leggi e doppo qualche giorni se ne ricercano con dilligenza le copie per estinguerle. Non furono però vietate con bando”.

[10] Non mancano esempi di novellari manoscritti che seppero coabitare a lungo con le gazzette a stampa. A Genova sono importanti da segnalare le esperienze del Costa, del Botticelli e del Castelli stesso, che compilavano i loro fogli a mano già negli anni trenta del Seicento. La vicenda della diffusione delle gazzette a Genova è strettamente collegata al dibattito politico cittadino. Michele Castelli è filospagnolo, Alessandro Botticelli d’”umor francese” (A. Neri, Michele Castelli e le prime gazzette a Genova, in “Rivista d’Italia”, 1913, vol. II, pp. 300 segg. O. Pastine, Genova e le gazzette, Genova, Waser, 1923, p. 11).



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Agostino Schiaffino

Memorie di Genova
(1624-1647)

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Indice dei nomi


Carlo Cabella
Introduzione
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2a 2b 2c 2d 2e


Agostino Schiaffino
Memorie di Genova
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1627 1628 1629
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1636 1637 1638
1639 1640 1641
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