Agostino Schiaffino, Memorie di Genova

1635





(143 v.) Doge 57 Gio Francesco Brignole, creato li 11 di luglio.

1 - Passa la posta dell’ascrittione il genaro e restano ascritti de cittadini Gio Battista Malfante q. Francesco, Bernardo Vadorno di Zaccaria, Cancelliero della Republica, (144 r.) Gio Luiggi Pastori, figlio di Gio Battista, Cancelliero della Republica, Matteo Posso [1], che donò alla Republica prima d’essere ascritto scuti 10.000, Gio Pietro da Dieci, che donò ancor lui prima d’essere iscritto £. 50.000, Gio Pietro Ricardo, figlio di Benedetto Benedetti, Steffano Castiglione, Dottor di Leggi, d’anni 83 e Filippo Cazzone [2] di Trebiano, Dottor di Leggi, della Riviera.

2 - In questi dì si accordano in Genova tra il Commissario del Duca di Savoia e l’Ambasciatore cattolico le pratiche de danni de particolari sudditi della Republica patiti nel Dominio savoiardo nel tempo della guerra con sodisfatione d’esso Commissario e della Republica. Fu esso Carlo Baronio.

3 - Li 16 genaro venendo di Liege passa per Genova Pier Luiggi Carraffa, Vescovo di Triscarico, che ritornava dalla sua nonciatura di Colonia e Germania oltre il Reno che essercitò per 11 anni. Fu alloggiato dal Signor Gio Giacomo Lomellino. Passava a Roma.

4 - In questo mese la Republica compra una quarta parte di Campo da Francesco Maria Spinola, figlio di Franceschetto per ...

5 - Li 2 febraro 2 galee della Republica conducono la galea capitana del Duca di Savoia a Savona per farne il consegno in vigore de capitoli della pace.

6 - La mattina di questo giorno muore in Genova, di mal di asma, l’Arcivescovo Domenico de Marini, Patriarca gerosolimitano, di età d’anni 72, che vivendo accrebbe di redditi la sua chiesa. Fu sepelito nella Catredale nella sepoltura de suoi maggiori con particolare epitaffio.

7 [3] - Li 6 di genaro il Pontefice crea Inquisitore del Dominio Genovese il Padre Fra Vincenzo de Prati di Serravalle, che fu Vicario dell’Inquisitore ultimamente morto.

8 - Per la morte dell’Arcivescovo, in Genova, il capitolo de Canonici della Catredale crea Vicario generale per lo privileggio che ha di ciò fare Gio Domenico Cazzolino, preposito.

9 [4] - Li mesi di genaro e febraro furono freddissimi. Caderono gran nevi et acque dal cielo. Per li gieli si perderono li aranci et i limoni e seccarono per gran parte le piante d’essi frutti. Non però a San Romolo né oltre Quarto.

10 - Il penultimo giorno di febraro, per ordine del Senato, con permissione del Vicario (144 v.) si fanno priggioni in Genova in molte chiese numero de banditi che godevano dell’immunità ecclesiastica che si intendeva che di notte commettessero molti furti.

11 - La notte del primo di marzo, nel monastero di Santa Maria Incoronata, fu ucciso nel suo letto Don Angelo Mandello, nobile genovese, Priore di quel monastero, con una archibugiata nella testa. La colpa fu ascritta a Gio Antonio [5] de Ferrari, nobile genovese, bandito che si stava ritirato in quel monastero che si fuggì. Mancò un laico che serviva esso priore. Fu condotto via dalle genti del Ferraro e lasciato fra boschi. Si ritornò poi il dì seguente malconcio dal fredo patito. La cagione di questa morte fu attribuita all’ordine sudetto,[6] anzi che fu ucciso per ordine di Lazaro Maria Doria per mano d’un cameriere del Ferraro. I Padri di quel monastero danno la cognitione di quel fatto al Vicario di Genova che fa carcerare Don Gio Maria Simonetti, Vicario loro, per indizii gravi. Compare poi il novo priore che vuole lui la cognitione sudetta.

12 - Li 5 marzo il Pontefice elegge Arcivescovo di Genova il Cardinale Steffano Durazzo. Li 15 ne viene nuova a Genova e se ne fanno allegrezze dalle chiese et per suo ordine esso Pontefice ne dà racconto al Doge e Senato li 24 di marzo.

13 - Li 17 di marzo il Signor Francesco della Torre nel chiostro della Catredale di Genova, ove dimorava per qualche occasione di debiti, ferisce a morte Pantaleo Monscia [7] di Giacomo per contesa di zenda ed esso Pantaleo muore la notte seguente.

14 - Li 19 passa per Genova, venendo di Francia con 6 galee di quel Re, il Cardinale Alfonso Ludovico de Plessis di Richelieu, Arcivescovo di Lione, fratello del Cardinale Amadeo.[8] Passava a Roma. Fu alloggiato et spesato dal Publico nella casa del Signor Paolo Saoli. Fu visitato dal Doge e Colegi e rende la visita. Parte colle stesse galee li 22 detto.

15 - Nel mese di marzo muore in Corsica, alla sua chiesa di Sagona, il Vescovo Gio Steffano Sciri,[9] savonese.

16 - La sera di Giovedì Santo, li 5 di aprile, mentre il Padre Prospero Ottaggio, nobile genovese, Preposito del monastero de Padri della Croce che hanno cura delli infermi, accompagnava la Casaccia di Santa Croce, come fanno costume in Genova di fare i religiosi di molti Ordini per comandamento publico per ovviare ad inconvenienti, di repente, da persona incognita fu ferito nella faccia. Onde il buon religioso gli voltò l’altra parte dicendo: “Così vogliono i miei peccati”, osservando il precetto evangelico. La colpa di questo delitto si ascrisse ad Andrea Morassana q. Giorgio, che perciò si fuggì di Genova (145 r.) perché havendo egli due sorelle e volendole per forza monacare contro lor voglia per non sborzare la dote, esso Padre operò che venisse un breve di Roma che le [levò] di potere del fratello e le pose in un monastero, con che pretendevano le lor doti.

17 - Li 18 parte per Spagna con passaggio di galee Francesco di Melo, Ambasciatore cattolico residente in Genova.

18 [10] - In questo mese, nel monastero de Capuccini di Lerice, un frate laico, per certa osservatione fattagli dal suo guardiano, fatto inhobediente l’uccide con ferita d’arma nel letto e deposto l’habito si fugge per mare a Monte Rosso sua patria.

19 [11] - Li 22 aprile il Marchese Don Filippo Spinola con Donna Geronima sua moglie e figlioli passano a Peggi alloggiati dal Signor Bartolomeo Lomellino. Visitano la chiesa più volte et il Marchese vede il monastero. Vi si fermano qualche giorni.

20 - Li 3 maggio in Morego, villa della Valle di Polcevera, in una festa publica di ballo, il bargello di quel C<...>o ferma un di quei villani che teneva un’arma di mano. Il vuole condurre priggione. Esso si scusa dicendo di essere ascritto da scielti, di havere licenza di portare quel arma. Riccusa lasciarsi condurre. Nella contesa uno de birri gli spara un’archibugiata nel petto e l’uccide insieme con un altro. Fugge il bargello con birri in certa casa, quel popolo la circondano con legne per arderla se non gli davano quel birro. Riccusa il bargello di darlo. Ma temendo d’essere arso il vuol dare. Il birro fa diffesa et è ucciso con archibugiata dal bargello e gettato per una finestra al popolo sollevato che ne fa strage restando di ciò sodisfatto. Fu il caso mal sentito in Genova e per ordine publico se ne fa gran resentimento contro quel popolo. Si racconta che il villano, sendo bandito, per rimettersi uccidesse un altro bandito che era cugino del birro che l’uccise e ciò facesse per vendicare il cugino.

21 - La notte de 22 maggio fu vista l’armata di galee posta insieme in Napoli per ordine del Re Cattolico. Passava per questi mari a navigar verso Ponente condotta dal Marchese Santa Croce, armi da Francesco Lelio Brancaccio.

22 - Li 18 maggio, in Capo Corso di Corsica l’armata sudetta per tristo tempo si conquassa. (145 v.) Si perde una galea con morte di 400 huomini che si annegano. Era dello stuolo di Sicilia. Una di quelle di Genova ha danni.

23 - Li 25 il Palagio fa abbassio de frutti de luoghi di San Bernardo di mezzo per 100 e restano a 3 e mezzo.

24 - Principio di giugno dà bando di discolo a Gio Vincenzo Imperiale.

25 - Si intende che l’armata di sopra, per tristo tempo, sendo in Provenza, che trascorresse in Capo Corso, nel qual luogo si perderono 8 galee e le altre patissero danno. Si ricoverarono in Longone per rifarsi.

26 - Li 2 giugno il Vicario Archiepiscopale per suo editto sospende i confessori, eccettuati quelli che hanno cura d’anime, assignando tempo a quelli della città per tutto esso mese et a quei di fuori per tutto agosto.

27 - Li 2 luglio vien nuova che galee de Turchi corsari habbino dato nella Corsica et spogliato un casale.

28 - Li 11 parte di Peggi un fregatone grosso fabricato di nuovo con 24 huomini di quel luogo di propria moneta. Fra essi fu Gio Steffano Rosso q. Steffano, nobile genovese, il Condottiere Lazarino Mazzino, per essercitare il corso contro Turchi. Né pare che ciò seguisse col consentimento del Senato ch’era neccessario che precedesse. Il Publico fa dilligenze contro di essi.

29 - Li 18 passa parte dell’armata spagnuola che s’era rifatta a Portolongone navigando verso Provenza et alcuni dì prima era passato lo stuolo delle galee di Napoli che sopra il porto salutarono la città, sì come feccero il forte di Vado, nel qual golfo si trattennero aspettando la armata. Era essa parte dell’armata di 12 galee col Marchese Santa Croce. Tocca a Peggi. Sbarca esso Marchese in terra. È visitato con una galea dal Prencipe Doria e dal Marchese Spinola, parte a mezzodì. La Republica gli manda sul tardi con una galea in Vado Gio Battista Saluzzo ad esporgli che ne suoi mari si astenesse di far danni a navigli di qualsivoglia natione, sendogli essi mari stati concessi per privileggi imperiali, pensando che non fusse ciò intentione del suo Re e che facendo altrimente se ne resentirebbe nel miglior modo che potesse. La cagione di ciò perché due galee d’essa armata fecero prenda di alcuni navigli francesi sopra la sua terra, onde il Saluzzo gli fece intendere che li lasciasse in libertà per instanza fattale da Monsieur Sobrano e (146 r.) poiché sopra Spontorono,[12] assai vicino a terra, tentò di prendere una tartana francese che gli habbitatori di quel luogo diffesero. Diede di più ordine la Republica che non si lasciassero staccare genti dalle galee per rinfreschi, né acqua. Rispose il Santa Croce all’Ambasciatore che deporrebbe i priggioni francesi in Finaro ed in Monaco sino che di Spagna venisse ordine che di loro dovesse fare. Non si quieta la Republica. Perciò vuole che si lascino liberi significandoli che non lascerebbe all’armata godere della commodità de suoi porti. Esso li lascia. Saluta la fortezza di Vado, cessò quel fastidio salutando essa fortezza, prima lo stendardo della Reale. Si disse che proponendo il Santa Croce di depositare i priggioni francesi, gli rispondesse il Saluzzo che scrivesse a suo volere poiché la Republica li voleva liberi, né voleva promettere che le sue azzioni fussero sindicate da Prencipe alcuno di qualunque eminenza si fusse. 30 - Fra il Palaggio et il nuovo Arcivescovo nacquero dispareri che furono che il Senato riccusava di voler dargli titolo di Eminentissimo, coll’essempio d’altri Prencipi et in particolare della Republica Venetiana. Voleva l’Arcivescovo che la sua famiglia portasse le armi, né voleva dare il rollo, onde perciò si astenne l’Arcivescovo di comparire a Genova trattenendosi nella sua Legatione di Ferrara.

31 - Li 26 luglio passa per Genova un Ambasciatore francese destinato al Duca di Parma. Alloggia nel palaggio di Gio Ambrosio di Negro nella Piazza di Banchi.

32 - Nella fine d’esso mese si veddono per l’alto del mare velleggiare navigli che dall’armata licentiati si ritornavano a Napoli et erano navi e barche.

33 - L’ultimo luglio il Senato rinova il Magistrato de Viveri che di già era estinto, per haversi da saldare genti d’armi per custodia dello Stato, parendo che fusse lega fra il Re di Francia, Venetiani, Duca di Parma e Duca di Savoia contro Spagna.

34 - Si pone dal Gran Consiglio gabella nuova su la carta da scrivere, tanto nell’entrare nella Città, quanto nel trasportarsi fuori dal Dominio, di £. 4 per ballone del bianco et 2 del grezzo. Nel sale £. 4 per mina, nella legna (146 v.) denari 9 per cantaro. Si accrebbe il datio del pedaggio all’olio che si estrae dal Dominio £. 4, da comminciarsi a scuodere nel principio [del]1636. Propone una tassa di un terzo per 100 da pagarsi da £. 6.000 in su per anni sei. Non passa.

35 - Li principii d’agosto l’armata parte di Vado per Provenza. Era di galee 22 tra galeoni e navi. Si trattiene in Arassi e spesso a Monaco.

36 - Li 3, in Roma, segue la morte di Monsignor Vincenzo Giustiniano che resignò la Abbazzia di San Bartolomeo del Fossato all’Abbate Gio Giacobo Pastori, sì che cessò la pensione che esso Abbate Pastori gli pagava di scuti 400 di camera l’anno.

37 - Agosto: li Heremiti Camaldolensi, habbitanti nella chiesa di Sant’Oberto sopra Sestri, sono molestati a lasciar quel luogo dal Cazzolino, Preposito della Catredale di Genova, eletto da quell’ordine per tale effetto, non volendo i superiori d’esso ordine ritenere quel luogo.

38 - Il fregatone armato in Peggi non havendo potuto ricevere bandiera da corso in Sardigna, come designarono i suoi condottieri, ritorna a Peggi. Essi condottieri, ricercati dalla Giustitia, si fanno contumaci. Germano Lercaro, circa la mettà d’esso mese, fa condurre il naviglio a Sestri, sendo capitata in quel luogo la robba. Circa il Natale di Christo libera li sudetti e ristituisce loro esso naviglio.

39 - Li 14 l’armata ritorna in Vado. Li 21 sbarca soldati in Voltri e San Pier d’Arena.

40 - Giulio Pallavicino q. Agostino, scrittore dell’Annali Genovesi che si leggono manoscritti, muore in Genova.[13]

41 - Li 21 Marchese Santa Croce in San Pier d’Arena con galee dell’armata. Non gli è fatto honore alcuno.[14]

42 - Detto mese il Publico munisce d’armi e viveri suoi Stati oltre il giogo per buon governo per li acquisti che facevano Francesi nella Lombardia.

43 - Li 4 settembre, per mancamento di fondi e fortuna di mare, stracqua presso la Colombara un pesce stimato cantara 100, di che si fa oleo, chiamato calderone.

44 - In questo mese si fabricava e racconciava la strada publica da Peggi a Voltri per potervi a piano caminar carrozze, a spese de Signori particolari che in quel tratto di via havevano lor ville e palaggi.

45 - (147 r.) Nel principio d’esso mese giunge in Vado lo stuolo delle galee di Spagna commandato dal Duca di Ferrandina che si unisce coll’armata cattolica.

46 [15] - Li 9, nella chiesa di Santa Maria Assonta di Sestri, si fanno solenni allegrezze sacre con musiche et apparati per la beneditione e coronatione di una figura di Nostra Signora da portarsi nelle processioni del Rosario, che fu fatta da padri dell’ordine de Predicatori, chiamata per tale effetto. Concorso di popolo infinito.

47 - In questi giorni una delle galee sudette dello stuolo di Spagna sopra Noli prende una ricca barca francese. Il Senato se ne duole col Marchese Santa Croce et è lasciata libera con sue genti.

48 - Nel mezzo d’esso mese Tomaso Raggio ritorna di Firenze. Riffere che quel Gran Duca gli havesse detto che li Signori genovesi havevano ricevuto una bella gratia perché il Duca di Savoia haveva col Re di Francia fatto l’ultimo delle sue forze perché esso Re cominciasse la guerra intrapresa in Italia dallo Stato della Republica loro, né l’haveva potuto ottenere.

49 - Li 11 l’armata cattolica, in numero 26 galee, 12 galeoni, 4.000 fanti, 86 pezzi di canoni, parte di Vado e passa nella Provenza.[16]

50 - Li 5 settembre il Pontefice per suo breve concede indulgenza plenaria a sudditi del Dominio Genovese per la prima o seconda domenica doppo la sua publicatione, con obligo con confessarsi, communicarsi e visitare due chiese da elegersi dall’ordinario, con fare le solite preghiere a Dio. Si publica in Genova li 13. Si eleggono le chiese Catredale e Santa Maria delle Vigne.

51 - La Republica prende a suoi stipendii Roberto Datolo e Gio Luiggi Ruggiero che di suo ordine visitano le fortezze di Savona e di frontiera.

52 - Nella mettà di questo mese il Magistrato della Sanità prohibisce il commercio e traffico di Lamagna e Valtellina, intendendo che la contaggione si facesse sentire nella Rezia, Lindo e Coira et altri luoghi vicini.

53 - Li 18 il Gran Consiglio rimette tutti i banditi corsi con che fra limitato tempo comparischino da servire la Republica.

54 - In questo tempo l’armata cattolica si fa padrona nella Provenza delle (147 v.) 2 isole di Sant’Honorato e Santa Margarita. Con poco contrasto il Marchese Santa Croce vi fabrica due forti. Li 23 passa lo stuolo delle galee di Napoli con fanteria albanese che si andava ad unire coll’armata sudetta.[17]

55 - Li 26 passa per Sestri il corpo di Ricardo Avogado, bresciano, Generale della Cavalleria del Duca di Parma, ucciso dalle genti del Re Cattolico sotto Valenza et è portato alla sua patria.[18]

56[19] - In questa estate in San Pier d’Arena erano 25 carrozze de signori genovesi.

57 - Ottobre: in Genova gran penuria d’acqua. Si introduce in essa l’acqua di Calzuolo.

58 - La communità di Sestri, nella sua chiesa di Santa Maria Assonta, fabrica un tabernacolo di marmo con pietre mischie, con spesa di £. 6.000.

59 - Il Marchese Filippo Spinola, che si trova alla diffesa di Valenza, assediata dal campo francese, governato dal Duca Chrichi, Duchi di Savoia e Parma, sendo quella città soccorsa li 24 ottobre dalle armi cattoliche, restò glorioso di quella diffesa per esserne rimasto capo per la morte seguita poco prima del Marchese di Celada che teneva quel carrico.

60 - Nel mese d’agosto li heremiti che dall’Inquisitore furono divisi, di cui era capo Guglielmo Musso di Voltri, di nuovo si unisce in Voltri e danno nelle antiche frenesie. Il Musso un dì, doppo di essersi comunicato nella chiesa de Padri Capuccini, publicamente essagerò le pazzie solite. Da uno de compagni ne è fatta parte all’Inquisitore. Finge esso il caso essere di poco momento e le impone che conducesse i compagni. Comparvero tutti e chiesti del seguito publicano il tutto, dicendo di essersi uniti non potendo comportare lo spirito quella separatione. Sono fatti priggioni per ordine di Roma. Se ne formava processo. Uno d’essi dà nelle pazzie, è posto nell’ospitale.

61 - Il Vicario Archiepiscopale sotto li 6 di giugno haveva publicato ordini in stampa da osservarsi da confessori per la amministratione del Sacramento della Penitenza ed essi confessori, per l’intimatione di doversi presentare a nuovo essame del mese d’ottobre, continuavano a comparire, sendo a que di fuori assignato per termine li 20 di novembre.

62 - Li 3 di decembre in Genova, venendo di Milano, la Prencipessa di Carignano, moglie del Prencipe Tomaso di Savoia, con gran corte. Alloggia in molti palagi preparati a suo (148 r.) conto a San Lazaro.

63 - Li 4 in Genova il Cardinale Brigia.[20] Veniva di Napoli e passava nella Spagna alla sua chiesa di Siviglia per obbedire alli ordini del Pontefice che in Roma et in Napoli erano comparsi affissi in luoghi publici, sotto pena d’incorrere in censure ecclesiastiche se fra determinato tempo non obbediva. Fu alloggiato dal Prencipe Doria e visitato dal Doge e Colegi e rende la visita. Parte li 13.

64 - Li 5 novembre, li Padri Romiti dell’ordine camaldolense, lasciano il possesso della chiesa di Sant’Oberto a Geronimo Lercaro, Capitaneo di Sestri, a nome della communità d’esso luogo, per ordine del capitolo generale di quei religiosi. Atti Gio Bartolomeo Costo.

65 - I Padri Carmelitani Scalzi il dì di San Carlo celebrano la festa del Santo nella loro nuova chiesa fabricata in Genova sotto l’antica, dedicata a San Geronimo, chiamata dal nome del Santo.

66 - Nel decembre si intende che il Re Cattolico cercasse di trar seco in lega perpetua diffensiva et offensiva la Republica, pratica negotiata in Senato da Don Francesco di Melo, di già in Genova Ambasciatore cattolico Residente, con prometterle grossi partiti, che sono che restasse dichiarato il luogo alle sue galee senza che per lo avenire si havesse a contendere, che non si potesse introdur sale nello Stato di Milano solo per le vie di Genova, che sarebbe soddisfatta di quanto andava creditrice dal Re, la mettà contanti e l’altra con darle in pegno lo Stato di Finaro, che li Ministri d’esso Re li dovessero dare il titolo ad esso dovuto, che nel Regno di Napoli non si ritenessero [le terze][21] de particolari genovesi e si darebbe loro sodisfatione delle decorse e mancando il commando si aggiungessero in quel Regno nuovi imposti. La risposta, doppo mattura consideratione, fu non havere guerra con alcuno, né stargli bene il prenderla per altri, che sua Maestà doveva essere certa dell’animo de cittadini divotissimi alla sua Corona.[22]

67 [23] - Li 7 decembre parte da Genova Don Carlo Doria Duca di Tursi con carrica dell’armata che fabricava i forti nelle 2 isole occupate, dovendo il Marchese Santa Croce, Tenente Generale, passare nella Spagna. Si trovava, questo Marchese, (148 v.) in Genova incognito e partì con tale occasione.

68 - Nella fine d’esso mese il Vicario Archiepiscopale ordina a curati della sua Diocesi che distintamente faccino discritione del numero delle genti che habbitano nelle loro Parrochie, ..., femine, nomi e cognomi et età di ciascheduno, così commandandole il Senato. E detto ordine si stese a tutto il Dominio Genovese.

69 [24] - Donna Geronima, Marchesa Spinola, fa la festa del Natale del Signore a Peggi nel palaggio del Signor Bartolomeo Lomellino. Fa ellemosine a poveri del luogo di Moltedo. Parte fatta l’ottava dell’Epifania.

70 - Nel mese di ottobre, o poco prima, i Padri Carmelitani del monastero di Genova acquistano bella villa concessa ad Albaro ove designano col tempo di fabricare.


1634 * 1636 * inizio pagina


[1] Pozzo.

[2] Casoni.

[3] Manca in B.

[4] Manca in B.

[5] Corregge Antonio su Andrea.

[6] E in lacuna sino a “I padri di quel monastero”.

[7] Monsia.

[8] Armando.

[9] Siri.

[10] Manca in B.

[11] Manca in B.

[12] Spotorno.

[13] In B segue: “L’armata di Spagna, dopo haver navigato costeggiando la Provenza sino all’isole d’Heres, ritorna in Vado senza havere tentato alcuna cosa et in Voltri li 21 [agosto] sbarca soldati per bisogno dello Stato di Milano. Ne sbarca poi in Vado. Passano a Napoli alcune delle sue galere. [Il] primo settembre sbarcano in San Pier d’Arena fantaria. Vi si trova presente il Marchese Santa Croce. Non gli fu fatto honore alcuno”.

[14] In B segue: “Li Francesi condottisi per lo più alla sfilata in Parma escono in campagna sotto il Marescial di Crichi, havendo ricevuto soccorsi di 3.000 fanti e 700 cavalli dal Duca di Savoia fanno aquisti del luogo della Villetta e passano sotto Valenza, danno rotta a Spagnuoli d’alcune compagnie di cavalli”.

[15] Manca in B.

[16] In B segue: “Il Duca di Parma pone a sacco Pontecurone perché gli serrò le porte incontro”.

[17] In B segue: “Francesi attaccano Valenza, la battono. Si difende. Francesi ardono Bassignana e Piovera. I Parmigiani saccheggiano Picchetto e Rivellino, piccioli luoghi”.

[18] In B segue: “Li 26 e 28 [settembre] vien nuova che Spagnuoli habbino abbandonato il ponte per passare il Po per condursi di là e che sia entrato alla difesa di Valenza il Marchese Spinola con grosso di genti. L’armata spagnola fabrica due forti all’isola di Sant’Honorato”.

[19] Manca in B.

[20] Borgia.

[21] Lacuna. B: “le terze”.

[22] In B segue: “Li 13 [dicembre] parte con galere il Cardinal Borgia in proseguimento del suo viaggio di Spagna”.

[23]Manca in B.

[24]Manca in B.


Agostino Schiaffino

Memorie di Genova
(1624-1647)

*
Indice
Abbreviazioni
Criteri di edizione
Indice dei nomi


Carlo Cabella
Introduzione
1a 1b 1c 1d
2a 2b 2c 2d 2e


Agostino Schiaffino
Memorie di Genova
1624 1625 1626
1627 1628 1629
1630 1631 1632
1633 1634 1635
1636 1637 1638
1639 1640 1641
1642 1643 1644
1645 1646 1647


*

HOME

*

quaderni.net

 
amministratore
Claudio Costantini
*
tecnico di gestione
Roberto Boca
*
consulenti
Oscar Itzcovich
Caterina Pozzo

*
quaderni.net@quaderni.net