Carlo Cabella, Agostino Schiaffino: 1a, 1b, 1c, 1d

Agostino Schiaffino: gli ultimi anni





Gli anni nei quali Schiaffino prosegue le sue Memorie e le utilizza copiosamente per gli Annali rappresentano un momento di svolta nella sua vicenda umana. La Cronaca breve del Monastero di Monte Oliveto, testo base per l’evoluzione delle Memorie e, come abbiamo ipotizzato, per gran parte degli ultimi Annali, riporta sulla colonna di sinistra le notizie del monastero, su quella di destra quelle della Repubblica. La mano che compone il testo, probabilmente dello Schiaffino stesso, ferma il racconto al settembre del 1636, altre mani hanno poi provveduto a terminare l’anno in lacuna. Altre mani ancora hanno aggiunto notizie sparse che riguardano gli anni 1637 e 1638. Si tratta di poche carte che, continuando il parallelo Monastero-Repubblica, registrano alcune notizie che danno il senso dei profondi travagli nei quali dovevano vivere in quegli anni i padri di Multedo e il priore stesso. Gli anni dal 1636 al 1638, così turbolenti per le istituzioni repubblicane, lo sono, e forse non a caso, anche per il priore di Monte Oliveto e per l’evoluzione del testo delle Memorie.

Li 25 il Padre Elia, Procuratore Generale del Monastero del Carmine di Genova, in atti di Gio Battista Badaracco rinuntia il possesso delle stanze che quel Monastero pretendeva nella casa di Prè, le piggioni delle quali servivano per l’alimento di quel Priore.[1]

Potrebbe trattarsi d’uno dei tanti contenziosi dell’epoca fra ordini religiosi, in questo caso riguardante Calzati di Monte Oliveto e Scalzi di Sant’Anna di Genova, ma forse si tratta di divergenze più profonde che investono anche la famiglia che protegge i carmelitani di Multedo:

L’ultimo di questo mese il Padre Fra Gio Battista Lomellino, Scalzo Agostiniano, che pratticava di vestirsi quest’habito, sotto li 19 luglio dell’anno antecedente [1637] fu fatto il secondo capitolo per accettarlo.[2]

Se riassumiamo i legami stretti che esistevano da un lato tra carmelitani riformati e ambienti filospagnoli di Genova e dall’altro tra le simpatie repubblichiste dello Schiaffino, possiamo, con molta cautela, avanzare l’ipotesi d’un conflitto anche politico tra i due ordini:

Li 30 sudetto [maggio] il Padre Gio Evangelista, genovese Sacerdote Carmelitano Scalzo, che dal capitolo del Monastero, li 5 genaro dell’anno antecedente [1636], fu accettato per Religioso, rifiuta di ricevere questo habito mutando pensiero. Con che restò vana e senz’effetto l’azzione del capitolo sudetto et estinta la gelosia de’ Padri Carmelitani di Genova che mostrarono amarezza d’animo in sentire che esso Padre si transferisse in questo Monastero, per essere questa introduzzione contraria a lor ordini, con raggionarne alcuno di loro con Padri del Monastero di Sant’Anna di Genova.[3]

La vicenda si complica confermando in qualche modo le valenze politiche sopra ipotizzate:

Li 15 s’intende comparsa lettera orba in Senato contro il monastero, che giudicavasi essere opera a penna d’emuli d’esso. Il Segretario Pastori prende la difesa d’esso monastero.[4]

Il Pastori di cui si parla è Gio Battista, segretario del Senato e padre di quel Gio Giacomo, abate di San Bartolomeo del Fossato, al quale lo Schiaffino aveva nel 1632 donato i suoi appunti propedeutici agli Annali. Gio Battista Pastori possiede una villa a Multedo ricordata nelle Memorie proprio nel ’37.[5] Questo personaggio, del quale lo Schiaffino parla spesso nelle Memorie, assume un ruolo importante in questi anni. Ascritto alla nobiltà nel ’35, nella veste di segretario del Senato riceve nel ’36 il giuramento di fedeltà alla Repubblica da Savignone e Campo Ligure. Gli anni della sua ascesa politica sono significativi. Significativa è pure la fine dell'uomo che difende i carmelitani di Multedo in Senato:

Li 18, giorno di San Luca, in Genova, dietro la Loggia de’ Marini, tra le 21 e 22 hore, Gio Battista Pastori, Dottor de’ leggi e Secretario del Senato, d’ettà d’anni 63, fu con armi di punta ucciso da Felice Pallavicino e da 4 assassini che haveva seco con oltre 60 ferite, fra quali si nominò un certo Sestri, Dottor de’ leggi, un Repetto bandito. Né hebbe tempo di confessarsi.[6]

I guai per la famiglia Pastori non sono finiti. Nello stesso anno Gio Giacomo si dimette dall’abbazia di San Bartolomeo e l’anno dopo viene arrestato:

La notte de’ 20 [gennaio 1639] in Multedo, nella sua casa paterna, fu per ordine del Senato da bargielli di Genova, accompagnati da corsi e milizia scelta di Sestri, fatto prigione Gio Giacomo Pastori, figlio d’esso Gio Battista, condannato dall’Ecclesiastico di Genova come Abbate, che era per certo disordine comesso in Bisagno e per la morte d’un bargello che uccise con arma da fuoco in anni 19 di relegatione et in scuti 500 di condanna. Fu condotto a Genova.[7]

Le turbolenze toccano anche il priore Schiaffino a causa dei difficili rapporti con Angelo Valdettaro, prete a Multedo dal ’21 al ’31, ora dissidente. Questi

con l’aver qualche dì di prima negata l’ubbidienza al Priore dicendoli di non riconoscerlo per superiore, li 25 introduce per la finestra della sua camera genti armate e per essa finestra cala la sua robba...[8]

Non possiamo stabilire con sicurezza un collegamento fra questi episodi, stupisce, però, questa concentrazione di notizie “calde” all’interno di una cronaca conventuale sino a questo punto molto tranquilla. Una prima stesura delle Memorie termina proprio nel settembre del 1636 e in questi anni terminano pure gli elenchi dei vescovi di Genova e dei dogi della Repubblica copiati da padre Schiaffino sui libri dell’archivio parrocchiale.[9] Potrebbe trattarsi d’una coincidenza, ma resta il fatto che dal ’38-’39 si perdono quasi del tutto le tracce di Agostino Schiaffino a Monte Oliveto. Lo sappiamo ancora attivo nella compilazione sia di una nuova stesura delle Memorie, quella definitiva, che giunge al ’47, sia degli ultimi due tomi degli Annali che arrivano, come abbiamo visto, al 1644. L’assenza di altre notizie potrebbe suggerire la partenza del priore dal monastero di Multedo, ma non esiste al riguardo alcun documento. Dal 1639 in poi le notizie delle Memorie che riguardano il monastero e la vita multedese diventano sempre più rade,[10] Nessun cenno c’è ad esempio della vicenda, pur importante, di cui Bartolomeo Lomellini scriveva con preoccupazione al Cardinal Barberini da Genova il 12 dicembre 1648:

Il Cardinale Durazzo ha visitato li miei Padri di Monte Oliveto, Carmelitani. Monsignor Farnese, segretario della Sacra Congregazione, ha concepito mala opinione dei Padri, stimulato non so da chi e contro la verità [...]. Le maggiori entrate di questi Padri vengono dai suoi antenati con condizione di poterle assegnare ad altre chiese. Et io a cui al presente tocca questa auttorità mi dichiaro che se si muoverà contro di questi Padri cosa alcuna, che son rissoluto di assegnar queste entrate ad altre chiese o luoghi pii.[11]

Non serve a far luce sugli ultimi anni di padre Schiaffino neppure la morte, avvenuta il 20 marzo 1649.[12] La Bibliotheca Carmelitana precisa: obiit in predicto coenobio, ma nei registri parrocchiali nulla risulta.


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[1] La Cronaca breve, c. 179, pone questa notizia in parallelo con la seguente notizia: “Nelle processioni generali di Sant’Antonio e di San Sebbastiano segue come nell’antecedente di decembre, convenendo il Cardinale Arcivescovo colla prima mettà et il Doge e Collegi con l’altra...”, è la stessa notizia di Memorie di Genova, 1638, 3.

[2] Cronaca breve, c. 179. Per la notizia parallela cfr. Memorie di Genova, 1638, 6.

[3] Cronaca breve, c. 178. Per la notizia parallela cfr. Memorie di Genova, 1637, 27

[4] Cronaca breve, c. 178. Per la notizia parallela cfr. Memorie di Genova, 1637, 24.

[5] Memorie di Genova, 1637, 63: “Gio Battista Pastori cinge di muro quella parte del bosco suo contiguo a tramontana alla sua villa et al bosco del Monastero

[6] Memorie di Genova, 1638, 54.

[7] Memorie di Genova, 1639, 5.

[8] Cronaca breve, c. 179. Per la notizia parallela cfr. Memorie di Genova, 1637, 69.

[9] L’elenco dei vescovi arriva al cardinale Stefano Durazzo (1635), quello dei dogi a Gio Battista Durazzo (1639).

[10] Cfr. Memorie di Genova, 1639, 66; 1640, 30; 1642, 69; 1644, 32.

[11] BAV, Barberini Latini, ms. 10038, c. 173, Bartolomeo Lomellini al card. Francesco Barberini.

[12] Cfr. Bibliotheca Carmelitana, p. 207.




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Memorie di Genova
(1624-1647)

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Indice
Abbreviazioni
Criteri di edizione
Indice dei nomi


Carlo Cabella
Introduzione
1a 1b 1c 1d
2a 2b 2c 2d 2e


Agostino Schiaffino
Memorie di Genova
1624 1625 1626
1627 1628 1629
1630 1631 1632
1633 1634 1635
1636 1637 1638
1639 1640 1641
1642 1643 1644
1645 1646 1647


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