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198 (18) - 199 (12): non vi è...scrivergli = BCR 1248 c. 48r, BAV Barb. lat. 5102: «si ha inimicato quasi tutta la Nobiltà del Regno; nel successo presente di revolutione della Città e Regno di Napoli pare che habbia acquistato un poco di credito mentre come mediatore ha molto fatigato per acquietare quei popoli. Non è papabile perché è ancora d'età fresca». BAM Trotti 155 cc. 41v-42r: «per la sua superbia s'è inimicata tutta la nobiltà napoletana. Quando fu essaltato alla dignità cardinalizia tutta la nobiltà napoletana e romana gli scrisse lettere di congratulazione dandogli il titolo dell'Eminenza e lui rispose a dette lettere senza dar titolo alcuno, ancorché fossero Prencipi e Grandi di Spagna. Per il che quei Signori molto adirati senz'aprirle le raccolsero tutte et abbruciorono in publica piazza alla presenza del Prencipe di Bocca [sic per Rocca] d'Aspro suo fratello [Qui parrebbe esserci un errore: Ascanio apparteneva a un ramo dei Filomarino diverso da quello dei Principi di Rocca d'Aspro] con molte parole indegne. Nel presente successo della rivoluzione del Regno e città di Napoli pare s'habbi acquistato non poco di credito, mentre come mediatore ha molto faticato per acquietar que' popoli». BMP 1659 cc. 115v-116v, BNP it. 807, BMP 1659, BMP 1660, BUG C.I.3, ASR SV 32, ASV Pio 3: «mentr'era in Roma e che serviva per Mastro di Camera di Barberino più volte rimandò in dietro i corrieri venuti a posta con le medesime lettere a lui dirette per non essere in quelle il titolo d'Illustrissimo, e benché poi arrivassero col medesimo titolo perchè si rendeva difficile a crederlo non le voleva però ne anco ricevere; né scriveva però né riceveva lettere da veruna persona titolata. In tempo poi della sua promotione al Cardinalato tutta la nobiltà napolitana mandò lettere di congratulatione col titolo convenevole dell'Eminenza e lui scopertamente rispondeva a tutti senza titolo veruno, ancorché titolati e Principi dicendo sopra quelle Al Sig. Principe N etc. che però alcuni cavalieri e signori di quella Città raccolsero tutti quelle lettere senza aprirle e chiamato gli fratelli di detto Cardinale avanti di loro publicamente l'abbrugiorno dicendo che Filomarini era indegno della porpora, un forfante, un pedocchio rivestito et altre vigliaccarie». BMP 1659 cc. 116v-119v prosegue: «et il successo più maraviglioso è che essendo solito ogn'anno nel primo sabbato del mese di maggio farsi la processione per la commemoratione della reliquia del sangue di San Gennaro trasportata dalla città di Pozzuolo nel Domo di Napoli e per antica consuetudine di detto sabbato si suole portare processionalmente la testa di detto Santo con l'intervento della nobiltà e popolo in uno delli seggi di detta Città et il giorno dopo il vespro s'incaminò la processione per la città con la sudetta reliquia del sangue esposta in un tabernacolo portata da due Canonici della Cathedrale con il seguito dell'Arcivescovo, nobiltà e popolo sudetti et essendo andati conforme il solito li cavalieri sudetti deputati del seggio di Capuana dove spettava d'andare quest'anno del 1646 detta reliquia a pigliare la testa di detto Santo e portarla al sudetto seggio, gli fu negata dal custode dicendo non poterla mandare senza ordine dell'Arcivescovo che per ciò detti cavalieri andorno a darne parte al Vice Re dicendo che l'Arcivescovo gli haveva negata la testa di San Gennaro per mandarla al seggio e detto Vice Re mandò un'ambasciata all'Arcivescovo pregandolo a concedere detta reliquia e di non innovare casa alcuna, che per tanti anni era stata osservata, fu replicato dal Arcivescovo che lui non gliela negava, ma voleva che detti cavalieri havessero data sigurtà di restituirla non essendo stato mai in uso di darla. Non volsero però quei cavalieri innovar cosa alcuna in loro pregiuditio tanto più che le sudette reliquie sono da gli medesimi cavalieri state collocate in detta Cattedrale con non poca spesa onde il detto giorno dopo vespro s'incaminò la processione e fu ordinato dall'Arcivescovo che non passasse dal sudetto seggio di Capuana, che avvedutosi di questo detti cavalieri et il popolo s'unirono in una gran moltitudine et aspettarono detta reliquia vicino il seggio di Nido e quando vi giunse si fecero avanti a detto Arcivescovo, che andava appresso di quella, gli Signori Duca di Madaluni, il principe d'Atina e molti cavalieri protestandosi con esso lui di voler detta reliquia, la quale recusando di dare l'Arcivescovo, quelli con impeto grande la presero e la portorno in una Chiesa ivi vicino sotto il titolo di Sant'Angelo a Nido e perché l'Arcivescovo s'accorse che tanto gli sudetti cavalieri quanto il popolo stava adirato contro di esso, fu però costretto ritirarsi dentro il palazzo del Duca di Vietri e fece serrare la porta per timore di qualche insolenza del popolo e dopo alcuni contrasti si quietorno e l'Arcivescovo si pose in una carrozza e se ne ritornò al suo palazzo restando la processione imperfetta senza seguire più avanti e la sudetta reliquia del sangue e testa di detto Santo si ritrova anco conservata nella Chiesa predetta di Sant'Angelo a Nido, che a tale effetto la detta Città ha deputato Don Diomede Caraffa per Ambasciatore a Sua Beatitudine sopra la decisione di detto fatto». In BNP it. 807 c. 102r-103r, BMP 1660, BUG C.I.3, ASR SV 32, ASV Pio 3 si legge invece: «...essendo solito quando si fa la festa del sangue di San Gennaro o pur Gianuario alcuni giorni avanti è obligato l'Arcivescovo d'invitare con viglietto la nobiltà napolitana a dover mettersi all'ordine per la festa, e parecchiare altari per le strade dove ha da passare, sendo quel Santo protettore della città e la nobiltà è padrona del reliquario del Duomo chiamato il Tesoro, dove si è speso non picciola summa d'oro. Questo inconsiderato e sciocco Cardinale non solamente non ha invitato la nobiltà, ma temerariamente uscì senza seguito alcuno a far la processione solamente con il clero e fratarie e questo fece per superbia di non sogettarsi a scrivere. Quando la processione fu gionta al seggio di Nido, il Duca di Mattaloni con la maggior parte della nobiltà del Regno, che s'erano ivi congregati, bastonorno molto bene li Canonici, quali fuggirno chi in qua e chi in là et al Cardinale tolsero di mano il sangue del Santo con qualche maltrattamento che fu necessitato ritirarsi per timore dentro il palazzo del Duca di Vietri contiguo a San Domenico. Il sangue fu conservato dentro la chiesa di Sant'Angelo a Nido con grandissimi lumi, et viene continuamente guardato da cento cavallieri che si mutano da giorno in giorno, e si spetta di Roma il rimedio. Hor mirate se sono disordini momentanei questi; se il Papa non vi rimedia sarà discacciato con poco suo honore da quella Chiesa et il Pontefice quando vorrà darvi rimedio non potrà; altro provedimento non vi è che chiamarlo in Roma e farlo rinuntiare per forza et il boccone di quella chiesa sarebbe appunto proportionato per il Cardinale Carafa». pagine precedenti pagine successive quaderni.net editoria on line |
Claudio Costantini Fazione Urbana * Indice Premessa Indice dei nomi Criteri di trascrizione Abbreviazioni Opere citate Incipit Fine di pontificato 1a 1b 1c 1d 1e 1f 1g 1h 1i 1l 1m Caduta e fuga 2a 2b 2c 2d 2e 2f 2g 2h Ritorno in armi 3a 3b 3c 3d 3e 3f 3g 3h 3i APPENDICI 1 Guerre di scrittura indici Opposte propagande a1 a2 a3 a4 a5 a6 a7 Micanzio b1 b2 b3 b4 b5 Vittorino Siri c1 c2 c3 c4 2 Scritture di conclave indici Il maggior negotio... d1 d2 d3 d4 d5 d6 d7 Scrittori di stadere e1 e2 e3 A colpi di conclavi f1 f2 f3 f4 f5 f6 3 La giusta statera indici Un'impudente satira g1 g2 g3 g4 g5 L'edizione di Amsterdam Biografie mancanti nella stampa 4 Cantiere Urbano indici Lucrezia Barberini h1 h2 Alberto Morone i1 i2a i2b i2c i2d i2e i2f i2g i2h i3 i4 Malatesta Albani l1 l2 * |