Alberto Morone: i1 i2a i2b i2c i2d i2e i2f i2g i2h i3 i4
Lettere di Alberto Morone dirette al Nunzio di Spagna fatto cardinale in questo tempo (3)
Alberto Morone a Giovanni Giacomo Panciroli, Roma, 3 aprile 1643. BEM, Camp. 549, gamma.G.4.30, cc. 13-18.
[c. 13r] Illus.mo e Rev.mo S.re e P.ron
Colen.mo
Il Martedì Santo [1] a
23 [2]
hore mi fu portata una di V. S. Ill.ma scritta l’ultimo giorno dell’anno
essendo giusto stata 3 mesi in viaggio et un’altra pochi giorni prima de i 14
di gennaio con l’avviso della rivolta del favorito. Confesso la verità che nel
prenderle e sentir il nome di V. S. Ill.ma mi cadevano le lagrime grossissime
d’allegria e subito corsi al P. Arcolino per dargliene parte amando ancor egli
teneramente V. S. Ill.ma. Veniamo alle cose presenti.
Il Duca di Parma a i 18 di febraio havendo a Marsiglia
noleggiate 9 grosse tartane spinse verso Lerice 3 mila fanti per imbarcarne due
mila e gl’altri condurli per terra con alcune truppe di cavalleria di scorta, e
dietro dovevano seguire altri mille e cinquecento cavalli. I Genovesi gli
negarono il passo a Sarzana, sì che bisognò dar indietro e salire le montagne,
dove, essendosi trattenuti 6 giorni con gran patimenti fuggirono più di
cinquecento; gl’altri entrarono nello Stato del Prencipe di Massa e portatisi
alla Venza, dove erano le tartane, s’imbarcarono più di 2 mila per venirsene a
Montalto con gran
provisioni di polvere, pettardi, scale etc. La cavalleria s’incaminò per terra
innanzi, ma non più di 250 cavalli, dovendo esser seguitati da gl’altri 1500. [3]
Il Sig. Malvasia, che in luogo del Zambeccari
commanda le galere (havendone havuto ordine) andò ad incontrarle, ma con le
galere [c. 13v] ottimamente rinforzate
et armate di buonissima soldatesca, havendo egli presa così gran prattica che fa stupir tutti [4].
I porti di Spagna e Toscana hebbero ordine di non dargli ricetto alcuno [5]
(havendogli però dato il passo a Pontremoli). Doppo due hore di camino s’alzò
una borasca così crudele che [le] [6]
tartane [7]
bisognò che dirizzassero il bordo a seconda del vento, e tutta la notte furono
malamente sbattute verso ponente in luogo di venire a mezzodì. I soldati
havevano poca provisione e solo per un giorno [8]
perché la dovevano ritrovare a Livorno onde quasi s’hebbero per necessità a mangiare l’un l’altro essendo
stati 6 dì sbattuti. Molti se ne affogarono per essere troppo piene le barche.
Finalmente diedero chi in Genova chi a Portofino, chi altrove e non volendo i
capitani che s’accostassero a terra per tema che non fugissero: furono alcuni perciò ammazzati e buttati in mare [9]
siché sbarcata la soldatesca, tolti 300 tedeschi e 200 altri, tutti fuggirono
svaliggiando quanto vi era. Il Duca non si perdé di animo risoluto di seguitar
l’impresa, incalorito dalla lega, seguitò ad unire
le compagnie della cavalleria. Il nunzio di Firenze [10]
parlò al Gran Duca in Pisa, perché non volesse implicarsi in questa guerra et il Gran Duca rispose
che due volte era stato dal Card. Barberino aggirato e che la terza non gli havrebbe data occasione di
esser burlato. Che conosceva d’esser prencipe piccolo, ma unito a gl’altri
qualche cosa fatto havrebbe. Che soli il Card. di Richelieu et il Conte Duca
havevano havuto fortuna di non esser dalla Corte di Roma aggirati e gli era riuscito. Ma
supplirebbe a i difetti passati. Questa [c. 14r] la risposta del Gran Duca.
Qui parimenti sta il Reggente Casa Natta come V. S. Ill.ma sa, ma più
procuratore del Duca di Parma che agente di S. Maestà Cattolica, chiedendo
ancora con minaccie il Ducato di Castro per il Duca et un dì interrogato dal Sig. Card. Barberino
che cosa S. M. Cattolica fosse per fare, venendo il caso che la
lega si muovesse, Casa Natta [11]
rispose che sopra una [12]
ventana si sarebbe fermata a vedere. Ma poscia raccontando al Card. Spada
questo discorso il Casa Natta soggiunse che non volle dire al Card. Barberino
il tutto impercioché il Re si sarebbe conforme gl’interessi impegnato e che il
Card. Barberino non la voleva credere finché non gli arrivavano le acque alla
garganta. Questo mi raccontò il Card. Spada, deplorando l’infedeltà del Viceré,
non dico col Papa, ma con Sua Maestà, importando, oltre le altre conseguenze,[13]
più al Re il buon nome di difensore della Chiesa che i guadagni del Duca di
Parma sopra Castro, massime che quando anche havesse disgusti presenti, sono
transitorii e potrebbe piangere un dì quest'[14]acquisto del Duca. I cardinali spagnoli scrissero al Vice Re acciò
facesse qualche dimostratione verso la Santa Sede in questi bisogni, essendosi detto Vice Re
[15] mostrato pronto di mandar aiuti [16] quando il Papa all’incontro non havesse accettato Lamego.
Il Papa poscia lo mandò via et al Vice Re [17] similmente scrisse con gli altri
il Card. Barberino. Dice hora [18]
il Card. de la Queva [19]
che [20]
è stato il Vice Re una quadragesima intiera con le 6 domeniche a rispondere et
anche parole generali perché essendo parente del Duca, vuole più il servitio
del Duca che del Re suo Signore (così il Card. de la Queva a me disse). E
seguita a chieder il Vice Re Castro, et essendo dichiarato ribelle il Duca,
ancor gl’assiste, perché ha havuta gente [c. 14v]
non dico sotto mano ma alla scoperta come mi afferma il medesimo Card. de la
Queva, et il Governatore di Milano in una lettera [al Card. de la Queva (?)] [21] cerca più di scusare che di negare il fatto. Non so
se il Papa assistesse il Duca di Braganza cosa si direbbe a Madrid. Ma quel
che è virtù in alcuni in altri è vitio. Il Duca a gl’8 del presente mese di Marzo preparò alcuni
barconi a Piacenza con animo di mettervi soldatesca per invadere il
Ferrarese. Il Card. Antonio volle far su’l Po un ponte di barche e tirar una catena per
impedir il passaggio e ne fece parlar al Senato dal Nunzio per levar i sospetti;
fu presa [22] male questa risolutione in Venetia
[23]
e crebbe la fama che fosse per tentar qualche cosa su’l Polesine; prese
la Republica una allarma caldissima, mandando 5 mila fanti a Rovigo con 12 cornette di
cavalleria, ma assai debole. Il Card. Antonio havendo inteso che il Duca più non veniva lasciò
l’impresa et i Venetiani allargarono i quartieri. È venuto avviso che il Duca si sia mosso da
Parma con la cavalleria alli 22 di Marzo, ma con poca fanteria verso la
Lunigiana. Il Duca di Modena sta armato a i confini con 2 mila fanti e poco più e mille ottocento
cavalli. Il Gran Duca haverà 3 mila fanti [24] et meno di milla cavalli. Noi alla frontiera di Castro habbiamo il terzo del
Cavaglier Melzi [25],
del Conte Gabrieli, del Franfanelli che morì [26],
governato hora dal Fabri, il terzo del Gambacorta [27]
napoletano et insieme Sergente Generale di battaglia, di Pirro Caetano
[28] et un altro di [Orazio(?)] Massimi
con alcune altre compagnie non assegnate ad alcuno e passano ben 10 mila fanti.
Vi sono 24 cornette di cavalleria quasi tutte [c. 15r] ripiene et essendo venuto
un colonello francese cognato
dell’Arcurt, il Cardinal Barberino gli leva 300 corazze oltre altre che egli ha
condotte e fra pochi dì anderà al campo. Questo è il campo nostro del
Patrimonio, perché il campo maggiore col Valenzé e col Mattei è a Bologna sotto
il Card. Antonio. Questo lo commanda il Generalissimo Sig. [29]
Cardinal Barberino andandovi egli ben spesso su le poste e ritornando subito con un gran gusto e maggiore del dar udienza come dice egli [30].
La piazza d’armi da Corneto è trasferita a Canino. Commissario Generale è Mons. Rappacioli
fatto Tesoriero per morte di mons. Lomellino, morto quasi nella stessa settimana
che morì il nostro buon Sig. Conte Ambrogio Carpegna [31].
E perché la machina è grande, così è stato mandato Mons. Omodeo Chierico di
Camera [32]
per aiuto, il quale riesce per eccellenza e per esser offitio nobile e di
confidenza e invidiato dal’altri assai, potendo avvenire che egli havesse la
totale amministratione, dovendosi partire il Tesoriere. Sono venuti per mare
più di 12 mila moschetti da Brescia per via di mercatanti da Genova 2 mila
barili di polvere, 200 balle di miccio, 3 mila carabine con pistole et altre
simili provisioni militari. I Venetiani havendo ciò saputo, che dal loro stato
si erano le canne estratte, hanno fatto un bando crudele, ma è stato troppo
tardo. Hoggi mi ha detto il Card. Bragadino che la Republica sta in timore del
Turco, havendo armate 200 galere per il Mar Bianco, siché Iddio si servirà del
Turco per castigare le insolenze che fanno i Venetiani alla Christianità
migliore e che armano galere per mandarle in Candia, se bene corre voce in Venetia
[33]
che sia il Turco per dar sopra Sicilia ma i Venetiani la fanno correre
studiosamente. In Roma vi sono [c. 15v]
due terzi forastieri e le militie ogni festa e alcuni giorno di lavoro si essercitano
hora due compagnie con due, hora un terzo insieme hora due ancora. Si [è] fatta
nel Palazzo di Monte Cavallo un’altra armeria la quale serve per le militie di
Roma che sono 8 mila fanti scelti, quando devono essercitarsi vengono qui a prender l’armi
e poscia essercitati che si sono, le riportano, non volendo il Papa [34] che il popolo stia con le armi in casa.
Si fanno continue provisioni per tutto.
Fortificata Acqua Pendente et alcune città della Romagna, ingrossate per tutto
le guarnitioni. Ad Imola sta il Marchese Teodolo col suo terzo et ha un bravo Sargente
Maggiore. L'aspettatione di tutti è se il Gran Duca voglia invadere o pur dar aiuto di
viveri e d’alloggio; se i Venetiani e Modena vogliano sortire. Fece il Duca di Modena un
Memoriale o Manifesto [35] e lo fece presentare
al Card. Antonio, delle ragioni che ha sopra Ferrara e Commacchio, mostrando che Eustochia ava di D. Cesare
fu moglie legitima e che la sua linea è legitima [36].
Ma viene stimato ridicolo essendosi altre volte risposto ad evidenza e
conceduto da i suoi Estensi antichi esser linea bastarda, essendovi il
testamento di Alfonzo che dichiara esser Cesare figlio naturale e gli diede
Montecchio in vita.[37] Basta vegga
V. S. Ill.ma come bella de bellis nascuntur. Voleva il Duca rinonziare le sue ragioni sopra
Comacchio a Venetiani; perciò andò questo febraio passato a Venetia,ma i Venetiani non
vollero su l’albero comprar l’uccello. Il Papa dice di non voler render Castro et il simile il Card. Barberino
benché si negotii continovamente e questo dispiace [c. 16r] a i Prencipi.
In tante tempeste et oscurità il Card. Barberino sta sereno incredibilmente e si duole
di non esser stato così l’altra volta et è risoluto di star allegramente e di
mostrarlo nell’esteriore giocondo. Dico a V. S. per certo e lo so bene per diligenza fatta da me
per non errare, che il Papa hora paga per più di 30 mila combattenti effettivi, avanzando
molte paghe che si converrebbero a i tre Generali generalissimi che non [38] prendono cosa alcuna. Il Papa [39] pare che in queste guerre cresca in animo e vigore, perché a tutte
le fontioni interviene, levate quelle della Cappella, che non a tutte assiste.
Giovedì fulminò la scomunica in Coena Domini e comparve bellissimo. Hieri alle
21 hora fui chiamato da Sua Beatitudine presente Mons. Bichi, e lesse sei fogli della mia historia seguitamente
senza straccarsi niente et io di quando in quando lo supplicavo a por termine
perché non si straccasse quella testa veramente celestiale, ma non volle mai e
bello florido e più giovane che mai: e lo dico ex visu e sempre da me V. S.
Ill.ma saprà il ben e 'l male fedelmente. Mons. Bichi mi disse hieri che la
riverissi a suo nome e che si era dato ordine in Segreteria che Ella fosse ragguagliata
puntualmente. È arrivato hor hora avviso che il Duca di Parma,
che veniva per attaccar, habbia fatto alto e che la gente torni indietro,
vedendo la gran provigione che noi habbiamo di gente, e che il card. Antonio
voleva entrare nel Modenese. Porta un altro corriero avviso che il Prencipe
Tomaso, sortito da Casale, sia entrato nel Milanese et habbia preso Vigevano et
impadronito sia del Ticino con gran terrore di Milano. Farebbero meglio i
ministri di S. M. Cattolica a procurare di mantenersi uniti col Papa, acciò e con l’assistenza
divina e con la riputatione che l’unione del Papa recarebbe a Sua Maestà, le cose loro camminassero meglio.
Hanno provato il star disuniti [c. 16v] e che
gli ha cagionate se non rovine con tutta l’unione del Gran Duca, che non gli ha
potuto mantenere niuna di quelle cose che gli inimici hanno voluto togliere a
Sua Maestà et in Italia hora vanno le cose del Re più che mai in precipitio in
pena dei peccati de i Ministri, che hanno tirato contro il Papa (come
hieri appunto mi diceva) in questa sollevatione de [sic] Duca. Il
Gambacorta ha fatto venir a Roma la moglie [40]
et ha scasato da Napoli temendo di affronto da Vice Re per servire il Papa, che è pure Signore e
Prencipe supremo di quel Reame e sono per ogni legge i sudditi feudatarii
obligati a servire il Sovrano, ancorché n’havesse bisogno l'immediato padrone;
et il Vice Re perseguita questi, come hora ho saputo e non
prima. Veramente Iddio castiga ad evidenza i nimici del Papa e severamente. So che V. S. Ill.ma ha un’infinita
prudenza [e] stima appresso di tutti; deve adoperarsi per il bene della Santa Sede. Ogn'uno
veramente aspettava che il Re desse ordine a Napoli perché fosse Sua
Beatitudine servita nei suoi bisogni e questa era occasione per mostrare che il titolo di cattolico
difensore della Santa Sede a i fatti corrispondesse, per confondere [c. 17r]
quelli che dicono che se ne serva solo di pretesto. Ma dove corro io? V. S. Ill.ma mi perdoni, la supplico, se
entro in cosa della quale non m’intendo.
Quest’altro ordinario mandarò a V. S. Ill.ma il disegno
delle fortificationi di Roma Urbana. Sono in gran parte fornite. Le mura sono
simili a quel cavagliere di Paolo 3° vicino la porta di S. Paolo verso Monte
Testaccio. Cominciano alla porta de Cavailegeri alla sinistra, seguitano lungo
la vigna de Padri della Chiesa Nuova, poscia a Lanti. Qui al Casino sporge
sopra le Fornaci a cavagliere un baloardo grande, seguita la cortina e poscia
un altro baloardo e di nuovo la sua cortina; finalmente vicino la porta di S.
Pancratio un altro baloardo reale, con le mura sempre nuove, i suoi cordoni,
terrapieni e parapetti, fondate su la pietra, havendo piegato ove bisognava per
ritrovarla. Di là della porta nella vigna dell’Ingoli alzano un altro baloardo
reale et è quasi finito; e seguitano le mura fino al fiume. Fortificano ancora
a S. Sabina per dominare da ogni parte il fiume. Si fonde gran copia di
artiglierie d’ogni sorte. [c. 17v]
Hieri partirono per il campo del Patrimonio [41] 3 compagnie di cavalleria che io non sapevo che si
levassero e hoggi partono 4 compagnie di fanteria di leva, sì che si assicuri
che habbiamo due potenti esserciti, perché havremo da 7 mila cavalli fra l’uno
e l’altro e più di 24 mila fanti. Vien nuova che in Lombardia la nostra gente
si affretti per andar a Castel Franco e giuntarsi quivi tutte le truppe, crescendo
la voce che sia per entrare nel Modenese, se il nemico tentasse alcuna scorreria
su’l nostro.
Con tutte le guerre si sta però allegramente, massime il Sig. Card. Barberino e fa stupire
ogn’uno. Io gli parlai hieri di V. S. Ill.ma e sente a parlare della Signoria Sua [42] tanto gusto che mi son accorto che per sollevarlo e rallegrarlo
bisogna parlargli di V. S. Ill.ma e lo giuro certo sopra di me che è più di quel che scrivo. Finisco
supplicandola a perdonarmi della lunghezza et a manutenermi in sua gratia e se è lecito dire, a volermi
bene come spero che farà. Il P. Famiano riverisce V. S. Ill.ma e le rende [c. 18r]
infinite gratie della memoria che tiene V. S. Ill.ma di lui;
il P. Arcolino similmente. Il Sig. Francesco sta benissimo e meglio credo che
starebbe se fosse appresso V. S. Ill.ma, come egli desidera. E per fine le
prego felicissime le sante feste di Pasqua ma rosata [43]
perché credo che prima non haverà le mie. Il Sig. Card. Sacchetti mi disse che
a i Nuntii bisogna haver discrettione di scrivergli in breve, ma io non
l’osservo. Io gli dirò che V. S. Ill.ma mi dispensa e le fo humilissima
riverenza. Roma 3 di Aprile il Sabbato Santo 1643[44] Di V. S. Ill.ma e Rev.ma
Hum.o e dev.mo servo
Alberto Morone della Compagnia di Giesù.
[1] 31 marzo: la
Pasqua cadeva il 5 aprile.
[2] 23 sembra scritto sopra un precedente 13.
[4] havendo ... tutti in sopralinea.
[6] le nascosto nella legatura.
[7] tartane aggiunto sul margine sinistro.
[8] e solo per un giorno in sopralinea
[9] e buttati in mare in sopralinea
[10] di Firenze in sopralinea. Nunzio a Firenze era Camillo de Melzi.
[11] Seguono
alcune lettere cancellate.
[12] sopra una in sopralinea, corretto su alcune lettere cancellate.
[13] oltre le altre conseguenze in
sopralinea.
[14] un dì quest' aggiunto sul margine sinistro.
[15] detto Vice Re in sopralinea.
[16] di mandar aiuti in sopralinea.
[17] et al Vice Re in sopralinea.
[19] de la Queva in sopralinea.
[20] Segue: stette cancellato.
[21] al Card. de la Queva in
sopralinea.
[22] per levar i sospetti; fu presa in
sopralinea.
[23] in Venetia in sopraliena.
[24] fanti in sopralinea.
[25] Giovanni Melzi, milanese, Cavaliere dell’Ordine di Malta, dall'aprile
Sergente Maggiore, fu nell'agosto nominato Governatore di Citerna.
[26] Come scriveva Morone il 22 agosto 1643, Paolo Frenfanelli era morto un mese prima sotto Nonantola. Su Girolamo Gabrielli da Gubbio, Maestro di Campo cfr. Nicoletti, IX, c. 72. Sul Conte Gabrielli vedi anche BAV, Barb.Lat. 3206 cc.71-82, ott. 1642.
[27] Francesco,
figlio di Gio Antonio Gambacorta.
[29] Generalissimo Sig. in sopralinea.
[30] con un gran gusto e maggiore del dar udienza come dice egli aggiunto
in sopralinea
[31] G. B.
Lomellini morì il 4 marzo, Ambrogio Carpegna il 7.
[32] Luigi
Omodei sostituì Rapaccioli come Sovrintendente alle armi: la sua corrispondenza
in questo incarico (e quella di Rapaccioli) è in BAV, Barb.lat. 9288.
[33] in Venezia aggiunto in sopralinea.
[34] il Papa in
sopralinea.
[35] Si tratta
dell’Informazione che il Duca di Modena
esibisce alla Santità di Nostro Signore sopra le ragioni che la sua Casa
tiene colla Camera Appostolica
(incipit: “Beatissimo Padre, La necessità che senza legge...”) cui fu opposta
da Roma la Risposta della scrittura
publicata per il Serenissimo di Modena sopra le pretensioni nel Ducato di
Ferrara et altri feudi ecclesiastici e beni nel principio dell’anno 1643
(incipit: “Dopo il silentio di 40 e più anni...): entrambe in Ristretto delle ragioni che la Serenissima
Casa d’Este ha colla Camera Appostolica compilato con occasione di replicare
alla risposta di Roma, snt (vedi nell’appendice Guerre di scrittura, Le scritture di Roma.
[36] Laura Eustochia Dianti. Cfr. Righini Giulio, Due donne nel destino
di Casa d’Este: Marchesella degli Adelardi, Laura Dianti, Ferrara, Dep. Prov. Ferrarese di Storia Patria,
1964.
[37] essendovi il testamento ... in vita in
sopralinea
[38] generalissimi che non aggiunto in sopralinea,
su un che cancellato.
[39] Papa in sopralinea corretto su Papa nascosto da una macchia.
[40] Dona Juana figlia di Don Luis de Guzman, 2°
Marchese de la Algaba.
[41] Patrimonio in sopralinea su alcune
lettere cancellate.
[42] Sua in sopralinea su sempre cancellato.
[43] La Pasqua
delle rose è la Pentecoste.
[44] Il Sabato
Santo del 1643 non cadeva il 3, ma il 4 aprile.
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