Alberto Morone: i1 i2a i2b i2c i2d i2e i2f i2g i2h i3 i4
Lettere di Alberto Morone dirette al Nunzio di Spagna fatto cardinale in questo tempo (4)
Alberto Morone a Giovanni Giacomo Panciroli, Roma, 17 maggio 1643, BEM, Camp. 549, gamma.G.4.30, cc. 19-22.
[c. 19r] Ill.mo e Rev.mo S.r mio e P.ron Colen.mo
Questa lettera sarà sicuramente
l’ultima che scrivo degli apparati di guerra perché la nuvola gravida che è
andata girando scaricarà fra otto
giorni o forse prima, non potendo più le cose trattenersi. Vedremo mutationi di
cose, se Iddio non disarma gli huomini con qualche accidente. A Bologna il
Card. Antonio ha data la mostra generale all’armata. Nel Modenese il Duca di Modena,
nel Parmigiano Parma e nel Polesine a Lendinara i Venetiani; il Gran Duca verso Arezzo. Il nemico
che è la lega de’ Venetiani, di Modena, Parma et il Gran Duca, sono grossi di 20 mila
combattenti, cioè 15 mila fanti e 5 mila cavalli oltre alcune galee sottili
poste nell’Adriatico. Non vi metto il Vice Re di Napoli che è il più acceso
nimico che habbia il Papa e la Chiesa fra tutti, o per dir meglio che abbia [1] il Re di Spagna, caminando il Vice Re [2]
con consigli uniti a Parma, e tali che a gli interessi della Corona non possono
essere più pregiuditiali, per dar forze a chi vorrebbe deprimere la potenza di
Spagna in Italia, come sono i Venetiani per rimanere loro soli arbitri. E [c. 19v]
meglio havrebbe egli et il
Governatore di Milano fatto a sovvenire Asti che col castello e cittadella è
perso e non hanno ricuperata Tortona, che dar aiuti a Parma, como appunto si duole il Card. de la Queva.
Fomenta egli la lega contro il Papa più di tutti. Io non intendo qui ogni cosa per giuste cause.
Il Papa se ne querela infinitamente non havendo mai Sua Beatitudine offeso il Re Cattolico,
ma datigli molti aiuti, et hora si vede non solo corrispondersi, ma prepararsi tanto male da chi
sperava aiuti.
L’uscita sarà a 22 di Maggio da Collegati contro 4 parti della Chiesa,
cioè contro ‘l [3] Ferrarese, Bolognese, Perugino
e per mare havendo ancora armato in mare il Gran Duca. Le nostre galere però sono esquisitamente
messe in ordine quanto squadra che passeggi il mare. Hanno levato il Zambeccari e postivi buoni
offitiali. Vi commandava Malvasia [4],
ma hora ha posto piede a terra per commandare alla cavalleria del Patrimonio. La positura
delle nostre cose è questa. Gli esserciti nostri sono due, uno in Lombardia
e l’altro nel Patrimonio oltre gli presidii che sono molti e grossi. Il primo è
composto di 17 mila fanti cioè 12 mila di leva e 5 mila di militie e 4 mila e 500 cavalli.
Li offitiali sono il Sig. Card. Antonio, il Sig. Prefetto, il Valanzé, il Marchese
Mattei, il Marescial di Corgna, Monsù di Codré col suo figlio di 25 di grandissimo
valore e coraggio [5]. L’Altieri
[6], l’Oddi, il
Baron Mattei et alcuni altri come il Colonnello Vitman, il Sergente Maggiore Tofaro
[c. 20r] vennero di Germania che per brevità tralascio, ma sono veramente bravi. Aspettano il Marchese
Villa, ma non so se fallirà la speranza. Certo è che egli medesimo ha mostrato di non havervi difficoltà.
Oltre il Forte Urbano hanno munito Piumazzo a man sinistra del Forte all’andar in la parte dove
passò Parma, Bondeno [7]
a man destra [con (?)] S. Giovanni, S. Agata, Cento, Crevalcore fino al
Ferrarese e presidiati tutti per potersi dar mano. In Bologna si sono
fortificate le mura, portate artiglierie, hanno tagliate le strade per tutto
aciò il nemico non possa allargare i squadroni e guernite le fosse di maniche
di moschetteria perché i guastatori non possano operare. Il campo si è diviso
in più squadroni grossissimi isolati ma che in un’hora possano unirsi. Il Card.
Antonio non si muove se non attaccato. Il pensier del nemico è con un
essercito attaccare noi e con l’altro guardare le frontiere. Questo è lo stato
di Lombardia. Mi ero scordato de gli offitiali del Duca e de gli altri. I
Venetiani hanno il loro Georgi [8]
per Proveditore, Don Luigi da Este per Generale, Camillo Gonzaga per Generale
dell’artiglieria se bene questi non è ancor presente. Il Duca di Modena ha il
Montecuccoli et alcuni milanesi. Di Parma è Generale Monsù di Saubuf, un altro
Scozzese heretico nominato di sopra detto il Duglaz et alcuni francesi [9].
Vengo hora al Patrimonio. L’essercito è composto di 12 mila
fanti ma hieri diedero fuori 30 patenti per fanterie e 14 di cavalleria nuova.
La cavalleria levata è quasi 3 mila cavalli. Il Generalissimo sarà il Sig.
Card. Barberino, si dice, volendo egli
andare, anzi già essendo più volte andato, poi viene [c. 20v] il Prior
Nari [10]
Mastro di Campo Generale,[11]
il Malvasia, Generale della cavalleria.
Non so che farà il Maurelli. Mastro di campo di un 3° è il Gambacorta, di un altro il Melzi [12], di un altro il Conte Gabrieli, il Frezza
[13],
bravissimo soldato, et altri di mano in mano che ho scritto altre volte. Hoggi parte da Roma Monsù di Ponsciatò
parente di Richeliù con 500 cavalli a Viterbo che fu già due mesi sono fatto colonello et è valorosissimo. Il
Papa haveva penetrato che fosse il Gran Duca per attaccare il Perugino
e perciò ha comprato dal Duca di Cornia
Castiglion del Lago con un altro luogo vicino e vi ha mandati 2 mila guastatori con 4 mila soldati
per sicurezza. Il Gran Duca all’incontro si va quivi ingrossando con pericolo di qualche
fatto d’arme, dispiacendogli molto questa risolutione del Papa e di haver a fianchi una così gran fortezza,
che si farà in questo luogo. Il Gran Duca ha in essere 6 mila fanti e 1200 cavalli. Vi commanda il Prencipe
Mattias, il Borro [14], aspettano [15] Gier d’Arena, il Guicciardini et altri di minor nota.
Il Sig. Card. Spada pensa che alli 21 di maggio sarà il primo attacco et da tutti è dato per
indubitato. La causa non è Castro solo [16], ma ciascheduno de Collegati
pretende una parte dello Stato della Chiesa. Io non posso dir altro se non che V. S. Ill.ma ci
porga da Spagna quegli aiuti che la sua gran prudenza e valore ci può dare. Io spero certa vittoria se bene
sanguinosa e non sarebbe da temersi tanto se non fosse il
Vice Re di Napoli che ci tiene divertite le forze dalla parte di Napoli. Io parlo confidentemente con V. S.
Ill.ma e qualche imprudenza ella scuserà nelle [c. 21r] mie lettere con la sua
solita benignità et amore. Son stato da Nostro Signore e gli ho detto che le
volevo scrivere queste cose. È Mons. Fausto [17]
testimone che poscia mi tenne due hore sopra le cose che ci machina contro il Vice Ré
e mi disse che confidava assai in V. S. Ill.ma ma che io non mancassi di darle
parte de torti che il Vice Re fa alla Chiesa in riguardo della moglie cugina
del Duca di Parma [18],
scordandosi de gli oblighi che ha il Re alla Chiesa e de danari dati da Nostro
Signore in servitio della Germania e tanti aiuti da altri Papi e la memoria che
restarà alli Pontefici futuri ne bisogni di Casa d’Austria, se permette che i
suoi Ministri in luogo di sovvenirla e di corrispondere congiurino contro di
lei. V. S. Ill.ma mi creda che arrischiamo hora tutta la fortuna et il nemico
non è da disprezzare, benché non si tema. Habbiamo tutti contrarii senza
eccettuare alcuno. Adesso è tempo che V. S. Ill.ma si renda immortale col far
mandar qualche lettera risolutione [19] o almeno con far che i ministri del Re [20] a Napoli et a Milano si dichiarino favorevoli a
Sua Beatitudine o finalmente che non aiutino i Collegati nimici. Perché si è
mutato il disegno delle nuove fortificationi verso Porta Portese non l’ho
ancora potuto mandare ma quanto prima lo manderò insieme con qualche buona
nuova della vittoria, che le nostre arme riportaranno come si spera.
[c. 21v] Il Sig. Francesco per venir a
cose allegre sta benissimo: studia e si porta sempre simile a se stesso con
modestia grande. Il Padre Arcolino riverisce V. S. Ill.ma col P. Famiano il quale non
istà molto bene di salute, oltre la età di 71 anni. Vorrei che V. S. Ill.ma mi perdonasse de
gli errori che havrò commesso nel [procedere (?)] [21] troppo
liberamente scrivendo; ma se non si fa hora, mai più sarà per avvenire una simile
occasione. Pare, per parlare delle cose civili, che Mons. Fausto sia in cima della ruota;
Mons. Ceva che vada alquanto smontando. Mons. Contelori molto è dal Papa amato e lodato.
Per la divina gratia Nostro Signore sta di ottima salute: fu il giorno dell’Ascensione
presente alla Cappella e diede la beneditione al popolo. Corre voce costante
che Lunedì sia per essere promotione di 18 cardinali. Io non la credo così presto, ma poco
la differirà, come mi attesta anche il Sig. Card. Spada. Il Papa quest’anno non andarà ad habitare a
Monte Cavallo parte per gli romori di guerra, parte perché a S. Pietro gode miglior sanità.
Sono in 4 volte arrivati 16 mila moschetti comperati, 7 mila carabine et 8 mila
pistole, 2 mila barili di polvere, cento spingarde, 8 pezzi di [c. 22r]
artigliaria grossa e altre provisioni si aspettano. Solo ci manca di noleggiare alcune galere e galeoni
per questa estate per mettergli nell’Adriatico e per far tremare i Venetiani il
che sarebbe facile, ma uno degli impedimenti è il Vice Re come mi disse Mons.
Fausto. Non voglio più incitar lo sdegno. Finisco con farle humilissima
riverenza e pregarle felicissime le feste della Santa Pentecoste. Roma 17 di Maggio 1643.
Di V. S. Ill.ma e Rev.ma
humil.mo e dev.mo servo
Alberto Morone.
[1] che abbia in sopralinea
[2] il Vice Re aggiunto in sopralinea.
[3] È scritto: contro l’Ferrarese
[4] Sembrerebbe scritto: Malvagia
[5] Del Duca della Cornia (o Corgna) si tornerà a parlare più avanti. Su Henri d’Escoubleau marchese
di Coudray-Montpensier, vedi Courcelles, vol. V, alla voce Escoubleau, Henri e in Fazione Urbana, c1, Don Venturino.
[6] Francesco Luigi Altieri figlio di Lorenzo era stato governatore delle armi delle Marche.
Dall'autunno del '41 era Maestro di Campo a Ferrara; nel '43 era sergente generale di battaglia nel Ferrarese e Bolognese. Ricordato in Nicoletti, IX, c. 72. Sue lettere ai Barberini per questo periodo in BAV, Barb.lat. 9410.
[7] Bondeno in sopralinea
[8] Luigi (Alvise) Zorzi.
[9] nominato di sopra in sopralinea. Per il Douglas vedi i2b. Il Saubeuf fu ferito in combattimento e perse una gamba: vedi i2g.
[10] Giovanni Battista Nari; morì a Roma nel 1644.
[11] Mastro di Campo Generale in sopralinea.
[13] Luigi
Frezza (o Freccia), napoletano. Comandante del presidio di Città di Castello si
arrese praticamente senza combattere al Principe Mattias de’ Medici.
[14] Si tratta
naturalmente di Alessandro Dal Borro, più volte nominato da Morone in queste
lettere come Borro, Burro, Burri.
[15] aspettano in sopralinea.
[18] Anna Carafa di Stigliano, moglie del Duca di
Medina, Viceré di Napoli, e Odoardo Farnese erano figli di due sorelle
Elena (moglie di Antonio Carafa) e Margherita Aldobrandini (moglie di Ranuccio I Farnese).
[19] risolutione appare cancellato
[20] i ministri del Re in sopralinea.
[21] Lettura incerta a causa di fessure e perdita di materia.
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