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Una proposta, due risposte Nel 1651 una indisposizione di Innocenzo X tornò a mettere
in agitazione gli ambienti di curia e gli scrittori di cose romanesche. In
quella occasione venne messa in circolazione una Proposta sul futuro Conclave essendo per mancare Innocenzo X,[1]
di cui ignoro l’autore e che ebbe un’ampia e puntuale risposta, non so da chi.
Del proponente e del suo corrispondente so, però, quanto meno (perché lo dicono
loro stessi), che frequentavano un “circolo” che si riuniva alla Minerva e in
cui si “scrutinavano”, un po’ per gioco e un po’ (pare di capire) per abito
professionale, i probabili candidati al Pontificato. L’autore della risposta,
che pare non fosse romano, diceva di intervenire nella discussione solo «per
obedire a Lei che me l’ha ordinato e per passarmi il tempo di che hanno solamente
abbondanza quelli che habitano nelle Città piccole, come interviene a me…». A
questi due interlocutori si sarebbe aggiunto, nel marzo dell’anno successivo
Cesare Magalotti con le sue Osservazioni
sopra la futura elezione del Sommo pontefice.[2]
«furno pochi quei che non si stommacorno in veder Cesi il primo ad attizzar [13] chi stava di malavoglia contro li Barberini, dei quali sei anni continui ha studiato di ripescare qualche cosa per raccontare al Papa qualunque volta che pigliava audienza, persuadendosi così di haverla, sicome l’haveva, sempre riddente. Al settimo anno poi se ne cominciò a nauseare la Santità Sua, onde è rimasto Cesi come nelle secche e per uscirne si affatica per pigliarne la corrente del dirne male».[14] Viceversa la riconoscenza verso i propri benefattori pareva
compensare in qualche modo l’assenza di altre qualità. Era il caso dei tre
“cardinali di Palazzo”, i servitori di Urbano, Poli, Ceva e Giori, di cui nessuno faceva gran
conto e che la Proposta liquidava tutti assieme (vanno bene, diceva, in
mazzo) con poche parole, ma a cui rendeva il merito, se non altro, di aver
onorato, in tempi assai difficili, l’obbligo dovuto ai Barberini; il che,
aggiungeva, «non è poca lode, ché anzi è il regimento di tutte l’altre e senza
la quale nessun altro si può virtuosamente sostenere». «solo tra le creature d’Urbano [si era] fatto coraggiosamente avanti alla difesa de Barberini con arrivar a dire in publico concistoro a Papa Innocentio che il parlar quivi alla Santità Sua colla berretta in mano gl’era troppo palesemente sotto occhio la memoria di chi l’haveva ricevuto e che in dire a quel modo si sentiva di non invidiare alla tiara di Sua Santità». E aggiungeva che Grimaldi, che pure era pieno di qualità, «per questo solo memorando detto» avrebbe meritato ogni onore.[15] Ma era vera gratitudine quella di Grimaldi? L’autore della risposta non ne era, poi, così sicuro: «Grimaldi sarebbe il caso a governare la nave di Pietro se non havesse mostrato più genio al Corsaro che al Piloto. Mi piacerebbe la sua costanza in amare Barberino quando egli havesse fatte quelle attioni che V.S. racconta più tosto per mostrare gratitudine a suoi benefattori che per vantarsi di haver fatta resistenza al Papa».[16] L’osservazione era ben trovata, ma, ribatteva Cesare Magalotti, che di Grimaldi era grande ammiratore (ma doveva ammettere che, proprio per la sua audacia e per esser apertamente francese, non aveva alcuna probabilità di diventar papa): «Dica pur il Politico appassionato che di un ardire sì generoso et intrepido Grimaldi non merita intera lode per haver desiderato più di potersi vantare di haver fatto renitenza ad un Pontefice irato che di rendersi grato verso i suoi benefattori […] Ma non negherà il Politico indifferente ch’Innocenzio alla sola vista di Grimaldi si riempiva di sì grande spavento e confusione che se non l’havesse visto parlare con la berretta in mano facilmente si sarebbe scordato di esser Pontefice…» [17] Tra i candidati più in vista, Spada, Sacchetti, Capponi, il meno probabile era, come comunemente si osservava, il più
meritevole: Sacchetti. Nel ’44 la sua candidatura era naufragata per
l’opposizione della Corona di Spagna (ma più, forse, come suggeriscono diverse
fonti, per l’ostilità dei cardinali spagnuoli) e, soprattutto, per il
comportamento di Barberino che l’aveva usata, secondo la più classica delle
teoriche di Conclave, per aprire la strada al suo candidato “vero”, Pamphili.
«Non dica già di conoscer bene la natura del Card.le Spada chi non l’ha visto in magistrato e non ha havuto a trattar seco di qualche interesse pecuniario, percioché al Mondo non è assolutamente huomo più interessato di lui sì come non si troverà mai né il più fino simulatore né il più incivile e scortese personaggio, non facendo conto veruno né di parola data, né di alcuna legge di amicizia quando può succeder un minimo pregiudizio alla sua borsa».[25] A un anno di distanza il giudizio non era affatto cambiato ed anzi Cesare Magalotti ribadiva che per giudicare il Cardinale Spada bisognava conoscerlo di persona e da vicino. Quanto al padre Virgilio il giudizio di Magalotti era, se possibile, anche più severo: «La dichiarazione del Cardinale fatta altre volte ch’il Padre Virgilio suo fratello sarebbe il dominante si rende hoggi così odiosa che se in Palazzo dove semplicemente sostiene il ministerio di Limosiniere Segreto del Papa ha scoperto un’impareggiabil ambizione et una suprema presunzione di saper tutte le cose in perfezione, non potressimo da lui aspettar quel buon governo che si promettea mentre stava alla Chiesa Nuova ove pure sermoneggiando l’habbiamo udito tanto detestare gl’interessi del Mondo e sceso dal pulpito l’habbiamo visto pigliar il mantello et andarsene a casa dal Cardinale per assistere alla congregazione degl’interessi domestici. Beato lui che dopo una scapigliatura di molti anni ha saputo tenere un piè nella Corte e l’altro nella Religione e dare ad intendere di esser stato forzato di andare a Palazzo […] E dubito che […] havendo nelle confessioni conosciuto l’intrinsico di molti, habbi con diversi offizi impedito a più d’uno l’ascendere alle dignità et a gli honori sapendosi che di alcuni di quelli non parla bene».[26] [1] BAV, Barb.lat. 4673, cc. 142-174, incipit: “Sig.r mio, non era se non cosa...”. Una copia mutila (finisce a c. 296r con il n° 24, il card. Firenzuola), che presenta diverse correzioni di solito accolte, ma con errori e incongruenze, dagli altri mss., è in BAV, Barb.lat. 4695, cc. 249-297, Discorso sopra quei Cardinali Papabili che passano 55 anni. 1651. La copia in BAV, Barb.lat. 5681, cc. 106-155, La statera de’ Porporati ove si pesa il merito di trentasei cardinali papabili, (incipit: Non è se non cosa…), utilizzata da Visceglia 1996, è datata erroneamente 1653. [2] BAV, Chig. C.III.60, 1-106, (incipit: “Quanto a gli huomini sia difficile...”). [3] Francesco Nerli seniore, nel 1651 era vescovo di Pistoia; alla fine del 1652 passò alla cattedra di Firenze; venne promosso cardinale nel 1669. [4] Nella Proposta del 1651 si legge: «quel conclave che sparì sotto il nome di Pievano di Frascati» (BAV, Barb.lat. 4673, c. 148); nelle Osservazioni di Magalotti del 1652: «quel discorso ch’uscì sotto nome del Piovano di Frascati più desiderato che visto» (BAV, Chig. C.III.60, c.33r); i corsivi, naturalmente, sono miei. [5] BAV, Ott.lat. 2487, 2°, cc. 389-393. Nell'indice del codice la scrittura è segnata come Discorso del Card. Spada dopo la morte d'Urbano 8° per la creazione del nuovo Pontefice (una copia della scrittura è nello stesso codice a cc. 409-413; per le altre copie vedi l'indice dei manoscritti). Vi si propone il cardinale Spada come candidato antibarberiniano per eccellenza («per far passaggio ad un Pontificato tutto al rovescio loro non vi sarebbe soggetto più adeguato») e vi compare l’espressione «un cardinale di cervello grande» ripresa sia dalla Proposta sia dalle Osservazioni di Magalotti. [6] Sui Gerini: Proposta, cit. BAV, Barb.lat. 4673, c. 145v; Cesare Magalotti, Osservazioni, cit. BAV, Chig. C.III.60, c. 20v. [7] Proposta, cit. BAV, Barb.lat. 4673, c. 153v: «…Monsignor suo [del card. Bichi] fratello che con raro esempio è bravo legista essendo il più valente tra gli Auditori di Rota et insieme è prelato così lesto e scaltrito che se non fusse un po’ agretto haverebbe pochi pari nella Corte di Roma». Nella minuta delle Osservazioni c’è su Celio Bichi un’interessante correzione di giudizio: di lui Magalotti aveva scritto che «benché della professione legale molto intendente, per haver sempre adulato il defunto Panzirolo nella Corte non ha opinione di molto sincero», poi però ha sostituito il sempre con un forse e a margine ha aggiunto il racconto di un episodio che va tutto a lode, appunto, della sua schiettezza e del suo coraggio: «quando i mesi passati per qualche leggierezza, di ordine del Papa fu ritenuto mons. Cerri suo Collega, niuno ardì di parlar più risentitamente di lui arrivando a dire che contro la memoria di Papa Innocenzio non havrebbe lasciato di far quella vendetta che conveniva per lo strapazzo fatto a quel Tribunale nel quale si honorava la S.tà S. di essere nato» (BAV, Chig. C.III.60, c. 52r). [8] Proposta, cit. BAV, Barb.lat. 4673, c. 143v. [9] Proposta, cit. BAV, Barb.lat. 4673, c. 142v. [10] Chiamo “segreti” gli scritti che, per quanto ne so, non sono mai usciti dal suo studio. I giudizi più severi sul conto di Innocenzo sono nella scrittura che comincia “Roma dalle ceneri di Troia…” (BAV, Chig. C.III.60, cc. 109-167 ): «nello spazio di anni otto non ha si può dir fatto mai azione degna di pontefice» (c. 144v). Innocenzo, scriveva, «non è amico de’ Santi» e non vuole farne (c.150r), «è nemico del predecessore» (150v) e perseguita i suoi nipoti, «è nemico del Sacro Collegio […] senza esempio conculcato di maniera che non ha più forma dell’antico Senato» (154r), «è nemico della giustizia e delle legge, ancorché sante, acciocché più libero sia il suo arbitrio» (154v), «è nemico de’ Principi» perché non fa nulla per la pace, «è parimente nemico de parenti e del proprio sangue […] percioché non dimostra di amarlo per altro che per proprio interesse» (155-156), «è finalmente nemico degli amici» come dimostra il caso di Cecchini (157-158) e, in ultimo, di Panziroli il quale «si morì non tanto d’angoscia che di rabbia, benché con opinione universale di poca religione, onde alla sua morte sopra di lui fu rovesciata tutta la colpa dei mali così publici come privati» (158v). «Ma se il Pontificato d’Innocenzio è pieno di stravaganti avvenimenti niuno negherà che quello dell’adozione del novello Card.l Panfilio supera ogni humana imaginazione» (158-159) e così via. [11] «Con tutto che la Casa Sacchetti l’habbia allevato e l’habbia publicato per uno de più elevati spiriti del Mondo e che quel buon Cardinale s’è ben chiarito d’esser stato vituperosamente ingannato da costui nel passato Conclave, ad ogni modo misurando l’altri da se stesso si vede già concorrer più volontieri in Panziroli che in qualsivoglia altro»: Proposta, cit. BAV, Barb.lat. 4673, c. 162. [12] Proposta, cit. BAV, Barb.lat. 4673, c. 163v. [13] Correggo in attizzar, come si legge in BAV, Barb.lat. 5681, c. 133, un atterrar evidentemente errato. [14] Proposta, cit. BAV, Barb.lat. 4673, c. 158r-v: «a sentire i suoi discorsi et a badare a suoi andamenti ha più del ragazzo maligno et anche popolare [che] del Cardinale di Santa Chiesa e forsi l’harà voluto Dio così additare col non darli l’ornamento cotanto virile della barba». [15] Proposta, cit. BAV, Barb.lat. 4673, cc. 164-165. [16] BAV, Barb.lat. 4673, c. 189, incipit: “Carissima mi è stata…”. [17] Cesare Magalotti, Osservazioni, cit. (incipit: “Quanto a gli huomini sia difficile…”), BAV, Chig. C.III.60, c. 78v. [18] Barberino «nel considerarsi di haverne fatto alla palla nel passato Conclave, rivolta dentro se stesso di non lo presentare da dovero, abborrendo hoggi più che mai il fasto di quella Casa accresciuto in eccesso dall’alterigia della cognata e de figli»: Proposta, cit. BAV, Barb.lat. 4673, c. 149. L’autore della risposta confermava: Barberino «non lo promoverà né meno da burla dubitando non riuscisse da dovero» (BAV, Barb.lat. 4673, cc. 179-180). [19] Cito dalla copia della Proposta in BAV, Barb.lat. 5681, cc.118v-119r, La statera de Porporati (incipit: “Non è se non cosa…”). [20] Cesare Magalotti, Osservazioni cit., (incipit: “Quanto a gli huomini sia difficile…”), BAV, Chig. C.III.60, c. 31. [21] Proposta cit., BAV, Barb.lat. 4673, c. 179r. [22] Proposta cit., BAV, Barb.lat. 4673, c. 146r. [Cesare Magalotti], Osservazioni sopra la futura elezione cit. (incipit: “Quanto a gli huomini…”), BAV, Chig. C.III.60, c. 25r: «Suppongo che questo Cardinale sia grande di cervello come è di persona e sia ripieno di tutte quelle buone parti e massime ch’in lui furono artifiziosamente descritte dall’Autore del sudetto discorso di tre cardinali. Io però [che lo conosco] et ho anche trattato seco domesticamente et havendo letto l’esagerazione ch’uno scrittore fa della modestia delle sue donne […] non so qual fondamento habbia havuto». [23] In BAV, Barb.lat. 4673 è scritto erroneamente: nepote. [24] Proposta cit., BAV, Barb.lat. 4673, c. 146v. [25] BAV, Chig. C.III.60, ff. 228-280, Cesare Magalotti, Discorso intorno al Pontificato presente. Considerazioni pel futuro, 7 marzo 1650, incipit: “È opinione invecchiata…”, c. 259v. [26] Cesare Magalotti, Osservazioni sopra la futura elezione cit. (incipit: “Quanto a gli huomini…”), BAV, Chig. C.III.60, cc. 26v-27r. |
Claudio Costantini Fazione Urbana * Indice Premessa Indice dei nomi Criteri di trascrizione Abbreviazioni Opere citate Incipit Fine di pontificato 1a 1b 1c 1d 1e 1f 1g 1h 1i 1l 1m Caduta e fuga 2a 2b 2c 2d 2e 2f 2g 2h Ritorno in armi 3a 3b 3c 3d 3e 3f 3g 3h 3i APPENDICI 1 Guerre di scrittura indici Opposte propagande a1 a2 a3 a4 a5 a6 a7 Micanzio b1 b2 b3 b4 b5 Vittorino Siri c1 c2 c3 c4 2 Scritture di conclave indici Il maggior negotio... d1 d2 d3 d4 d5 d6 d7 Scrittori di stadere e1 e2 e3 A colpi di conclavi f1 f2 f3 f4 f5 f6 3 La giusta statera indici Un'impudente satira g1 g2 g3 g4 g5 L'edizione di Amsterdam Biografie mancanti nella stampa 4 Cantiere Urbano indici Lucrezia Barberini h1 h2 Alberto Morone i1 i2a i2b i2c i2d i2e i2f i2g i2h i3 i4 Malatesta Albani l1 l2 * * quaderni.net |