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A colpi di conclavi: f1 f2 f3 f4 f5 f6 Le reazioni al conclave di Rapaccioli. Il libello di Della Torre metteva per la prima volta in piazza, pur senza nominarlo e rivolgendosi, per il momento, a un pubblico, diciamo così, di “buoni intenditori”, il conclave scritto da Rapaccioli. Come reagisse il Papa all’operato di Rapaccioli, che aveva ignorato il suo divieto di scrivere alcunché sul Conclave e soprattutto di farlo circolare senza il suo assenso, ho detto a suo luogo. Ma, come si legge nella lettera che ho riportato più sopra, quelle del Papa non erano le sole reazioni che si aspettasse Rapaccioli. Alle minacce del card. Mattei aveva risposto per le rime. Tra i tanti che avevano motivo di dolersi di quel che aveva scritto c’erano anche, e in primo luogo, i cardinali Theodoli, mediatore di un affare che puzzava maledettamente di simonia, e Spada, di cui Rapaccioli aveva messo apertamente in dubbio la lealtà sia nei confronti dei Barberini, sia nei confronti di Pamphili. «Il Card. Theodoli», scriveva l’agente modenese Francesco Mantovani, «sta così rabbioso con Rapaccioli per quello che ha scritto di lui e del fratello nel suo conclave che minaccia di fare delle stravaganze. Lo imputa in primo luogo di haver alterata la verità et in secondo si duole che li habbia corrisposto con ingratitudine mentr’egli non fece altra professione che di sostenerlo et di difenderlo in tempo che gli altri chierici di Camera l’havevano in abbominazione et che non facevano altra professione che di conculcarlo, non li permettendo neanche di parlare quando li toccava di farlo. Ma Rapaccioli dev’esser scusato perché quando compose il suo conclave credette che non dovess’esser veduto da persona che non piacesse a lui et non hebbe altra intentione che di obligar Innocenzio al Card. Francesco et di tener lontano il Papa da quello imbrattamento che poteva derivare dalli biglietti che si erano scritti per guadagnare S. Sciomone. Et è certo che ha conseguito benissimo li suoi intenti et che solamente è rimasto deluso da coloro che hanno publicate le sue scritture al suo dispetto et contro la sua volontà. Il negozio si accomoderà con Theodoli perché Rapaccioli non ricusa di darli ogni soddisfazione et essendo il primo di ottima natura dovrà appagarsi di quello che presentemente può esseguirsi dall’altro».[1] Se Teodoli non rappresentava un grosso problema, l’ostilità di Spada, autorevole e temuto consigliere del Pontefice, era assai pericolosa e infatti costò a Rapaccioli le buone possibilità che per un momento ebbe di diventare papa. L’inimicizia sorta tra Spada e Rapaccioli a causa del conclave era notoria e se ne parla in diverse fonti.[2] L’intera vicenda è raccontata nelle linee essenziali in una relazione del Conclave del ‘55, forse la meglio informata e la più equilibrata tra quelle che conosco, scritta da un cardinale che non riesco a identificare.[3] Rapaccioli, vi si legge, «subbito che fu creato Innocentio scrisse la Relatione del Conclave, come si suole da molti e noi ancora facciamo al presente. Il racconto però come havea per fine l’interesse, così non potea conformare con la verità de successi. L’odio e l’amore sono il veleno dell’historia. Senza la verità è un cadavero l’historia, come dice un moderno. L’amore e l’odio togliendole la stessa verità, le tolgono la vita. Il fine della relatione fu di mostrare qualmente il Card. Barberino non haveva havuto altro fine che di essaltare Innocentio e così mitigare il genio di quel Pontefice già dichiarato a danno de i Barberini. Per dimostrare questo fine, (nel che per sentimento commune non s’opponeva al vero) gli bisognò dimostrare che li trattati de gl’altri Cardinali erano stati per sola apparenza da Barberino intrapresi o promossi e che in lui non era stata stima d’alcun altro che di Panfilio. D’alcuni faceva diversi giuditii interpretando ciò che era per sentire il mondo della loro essaltatione quando fossero riusciti Pontefici. Ciò offese molti perché quei medemi che non si curano [4] degl’honori vogliono esser stimati meritevoli di conseguirli, e si puol ben trovare chi ricusi gl’imperii ma chi voglia parere incapace d’amministrarli ne anche con la lucerna di Diogene si troverebbe. Offese notabilmente il Card. Spada col giuditio di una scrittura a lui imputata, nella quale disse apparire sentimenti d’ambitione e disegni di persuadere al Colleggio che niun cardinale fosse al pari di lui meritevole del pontificato. Penetrò altamente l’animo del Card. Spada questa censura e sin d’all’hora machinò la vendetta solita farsi da i Cardinali che è l’attraversare le speranze del Pontificato».[5] La scrittura di cui qui si parla è quella che comincia: “Facciasi quanto si vuole…”. Ho avuto occasione di citarla altre volte, e, ricostruendo le vicende del conclave di Innocenzo, ho ricordato che l’attribuzione della scrittura a Bernardino Spada (o, che è lo stesso, a qualcuno del suo entourage) si trova nella relazione di conclave che va sotto il nome di Albornoz. Nella relazione di Rapaccioli, invece, le cose che non potevano non offendere Spada erano più d’una e ben più gravi di questa. Ad esempio Rapaccioli, come già ho accennato, aveva messo in dubbio la lealtà di Spada verso i Barberini e – quel che era più grave – verso Pamphili. L’accusa era stata formulata senza mezzi termini. Quando - aveva scritto Rapaccioli - il Card. Antonio si era convinto della necessità di portare Pamphili al Pontificato e della possibilità di riuscirvi con l’appoggio dei cardinali spagnoli, aveva convocato una riunione «nella cella del Card. Spada dove fece chiamare il Card. Facchenetti e’l Card. Rapacciolo et ivi raccontando i suoi trattati, i successi et i concetti che vi facea sopra […] si dichiarò di voler stringer la prattica per Pamphilio […] et havendo S.Em.za detto il modo che havea pensato si potesse tenere per far tutto in doi giorni fu il modo sudetto oppugnato dal Card. Spada che propose di darvi dentro subito e senz’altra manifattura che dell’avviso da darsi alle creature. Non piacque al Card. Antonio il partito e se n’andò tutto turbato e pieno di quell’ombre ch’era solito d’incontrare su i consigli di Spada, parendoli ch’un huomo il qual veramente desiderasse di veder Papa Pamphilio, non potesse consigliarlo a tentar l’impresa senza i Spagnoli e prima di stabilirla in modo che se ne potesse haver per certa la riuscita, e non fu solo a sospettar di Spada et a contare il consiglio sodetto fra quei colpi co’ quali a giuditio di qualch’uno parea che questi altre volte si fosse provato di battere et atterrare i negotii ch’egli per altro mostrava di condurre con efficacia et ottima intentione acciò, cadendo, andassero facendo breccia alle speranze del Card. Rocci che da lui per parentela e per altri riguardi parea desiderato». Ma, aveva aggiunto Rapaccioli, di Spada «parea si potesse anche dubitare che non tanto tirasse le cose in Rocci quanto sotto tal mantello in se medesimo».[6] [1] ASM, CA, Roma 244, Francesco Mantovani, 2 marzo 1647, [2] Segnalo tra le altre il Discorso toccante le qualità de Cardinali che possono aspirare al Pontificato nella presente sede cavante d’Innocenzo Decimo (incipit: “E’ morto Innocentio X doppo infermità grave…”) in ASV, Fondo Pio 81, cc. 6-36 (copia in BAV, Barb.lat. 4675, 113-131) e quello che segue immediatamente nello stesso codice a cc. 38-60 (incipit: “Niuna cosa è più importante…” e di cui esistono diverse copie (BAV, Barb.lat. 4649, 4675, 4676 ecc.)Vedi anche la relazione del Conclave del ’55 che comincia “Alli 7 di Gennaro prossimo a hore 13 dopo una lunga malattia...”: anche di questa esistono molte copie (BAV, Barb.lat. 4670, 4675 ecc.) [3] Conclave doppo la morte d’Innocentio X nel quale fu creato Sommo Pontefice il Cardinal Fabio Chigi chiamato poi Alessandro VII (incipit: “Quanto è grande la curiosità...”), BAV, Barb.lat. 4670, cc. 369-404. Per gli altri mss. rinvio all’indice delle scritture. L'autore era, quasi certamente, un cardinale “indipendente”. Tra i capifazione non lesinava critiche a Barberino e parlava con sufficienza del Card. Antonio (che stava per cedere, di nuovo, come nel Conclave precedente, alle pressioni del fratello in favore, questa volta, di Rapaccioli) ma non mostrava alcuna simpatia per i Medici e per il partito spagnolo. Non trovo d’altra parte motivi sufficienti per associarlo allo Squadrone volante. [4] In BAV, Barb.lat. 4670 è scritto: curorono. [5] Conclave doppo la morte d’Innocentio X cit. (incipit: “Quanto è grande la curiosità...”), BAV, Barb.lat. 4670, cc. 381v-382v; Conclavi 1667, p. 548. [6] Cito dalla copia in BAV, Vat. lat. 13418, p.99-102. |
Claudio Costantini Fazione Urbana * Indice Premessa Indice dei nomi Criteri di trascrizione Abbreviazioni Opere citate Incipit Fine di pontificato 1a 1b 1c 1d 1e 1f 1g 1h 1i 1l 1m Caduta e fuga 2a 2b 2c 2d 2e 2f 2g 2h Ritorno in armi 3a 3b 3c 3d 3e 3f 3g 3h 3i APPENDICI 1 Guerre di scrittura indici Opposte propagande a1 a2 a3 a4 a5 a6 a7 Micanzio b1 b2 b3 b4 b5 Vittorino Siri c1 c2 c3 c4 2 Scritture di conclave indici Il maggior negotio... d1 d2 d3 d4 d5 d6 d7 Scrittori di stadere e1 e2 e3 A colpi di conclavi f1 f2 f3 f4 f5 f6 3 La giusta statera indici Un'impudente satira g1 g2 g3 g4 g5 L'edizione di Amsterdam Biografie mancanti nella stampa 4 Cantiere Urbano indici Lucrezia Barberini h1 h2 Alberto Morone i1 i2a i2b i2c i2d i2e i2f i2g i2h i3 i4 Malatesta Albani l1 l2 * * quaderni.net |