Alberto Morone: i1 i2a i2b i2c i2d i2e i2f i2g i2h i3 i4
Lettere di Alberto Morone dirette al Nunzio di Spagna fatto cardinale in questo tempo (1)
Alberto Morone a Giovanni Giacomo Panciroli, Roma, 6 Luglio 1642.
BEM, Camp. 549, gamma.G.4.30, cc. 2-3.
[c. 2r] Illus.mo e Rev.mo Sig.re e P.ron Colen.mo
Io mi congratulai Sabbato
con V. S. Ill.ma e torno di nuovo a reiterare le mie congratulazioni stimando
mie tutte le felicità di V. S. Ill.ma. Qui bene venne gran rumore del
felicissimo ingresso suo e che sia con la persona sua alle cose della Santa
Sede in Spagna ritornato il secol d’oro. So che il Papa et il Sig. Cardinale ne
sentono più che allegrezza et in Roma se ne fa festa da tutti. In verità mi
creda che mi pare (et è così) che V. S. Ill.ma è il Germanico de’ nostri tempi, tanto grande è
l’amore che tutti le portano e li meriti che Ella ha con tutti noi. Ciascheduno
ha che raccontare di essere da V. S. Ill.ma beneficato chi in una maniera chi
in un’altra. Mons. Merlino però non fa altro che piangere
la sua assenza credo per ragioni altissime, ma io, perché non le intendo, dubito
che concorra la perdita di quei vini che hebbe a torre in preda [1]. Ma ciò sia
detto per burla. Sta certo in grande afflittione non havendo con chi fidare le
sue cose come faceva con V. S. Ill.ma.
Intorno alle nuove le scriverò quel poco che posso sapere. È
certo che da alcuni giorni in qua si fanno frequentissime Congregationi di
Stato fuori del solito. Questa settimana una se ne fece Mercoledì, un’altra
questa mattina, ma questa mattina vi ha chiamato il Card. Macchiavelli di più et
[...?][2]
lasciato il Card. Verospi e Card. Roma ammessi nelle passate. Due cos[e prin][3]cipalmente vi sono, una è sopra il Vescovo di Lamego e si
tien[e per][4] [c. 2v] conclusa; l’altra dirò poi. Di
quello occorse alcuni giorni sono che havendo havuta audienza segretamente in
libraria dal Sig. Card. Barberino, credendo li ministri spagnoli che la sera seguente
dovesse andare dal Sig. Card. Antonio, aspettorono fino le 3 hore di notte e
uscendo con un carozino del detto Cardinale Mons. Cornaro (fatto vescovo di Padova), quattro
mascherati fermorono il detto prelato, ma veduto col lanternino che non era il Lamego lo
lasciarono andare. Si è saputo che l’Ambasciatore teneva in Roma 150 soldati a
quest’effetto. Ne sono stati posti in prigione tre et il Card. Albornozzi,
in presenza del Card. Macchiavelli, che me l’ha detto, si lamentò col Sig. Card.
Barberino che non si portasse rispetto alla famiglia dell’Ambasciatore dicendo
da parte del medesimo che questo era un violare il ius gentium e che si
desiderava che subito si liberassero. Il Card. Barberino rispose[5]
domandando se il Nunzio di Spagna era ambasciatore di Sua Santità e,
rispondendo di sì, soggiunse che non sapeva che erano ancor liberati li
servitori di Mons. Campeggi e se il ius gentium si doveva solamente da osservare in Roma.
Tacque il Card. Albernozzi abbassando il viso né volse il Card. Barberino
promettere di[...?][6]
Sua Beatitudine che li liberasse se l’Ambasciatore non prometteva da cavagliero
[di a][7]stenersi
dal partito meditato. L’altro negotio è di Parma. [c. 3r] Haveva il Duca [di Parma (?)][8] di Aprile et Maggio posti insieme [...?][9] mila fanti e 2 mila cavalli veramente [contro
il (?)][10]
Papa onde lasciando il [Ducato ...? uscire][11]
sopra il Bolognese o Ferrarese rinforzò[...?][12] così
arriva hora a spendere 100 mila scudi il mese
senza alcun dubio. Ma il Duca non havendo piazza d’arme vicina né al Bolognese né
[al] Ferrarese come sperava o da Venetiani nel Mantovano o da Modena sul
Reggiano, si è andato consumando [le sost][13]anze
e li sono fuggiti, per non pagarsi, la maggior parte de’ soldati restando hora
a pena con 2 mila fanti e 500 cavalli mal pagati e che pure se ne fuggono.
Oltre a questo si sentono gran sollevamenti in Parma e Piacenza et hora [è
perve][14]nuta
nuova di una gran sollevatione in Piacenza con morte di cittadini e soldati in
maniera che il Duca non puole quasi più reggere quei popoli[15].
È stato proposto che per allegerire ancora le spese potria Sua Beatitudine
spingere il suo essercito grosso di 9 mila fanti e 1800 cavalli con altri che
si fanno nello Stato del Duca alloggiando quin[...?][16]
con prendere alcuni buoni posti che stan[...?][17]
va precipitando il Duca abbandon[ato][18]
dan[...?][19] a
prendersi. Perché peggio il Papa non può [...?][20]
100 mila scudi il mese senz’utile alcuno potendo [...?][21]
il Duca sta minacciando di invadere e di vol[...?][22]
fino a’ chiodi, come egli dice, et il Papa di no[...?][23]
nulla risolutamente. Sabbato passato portando il [Mangelli][24]
li 9 mila scudi del tributo furono rigettati e poi confiscati. [...?][25]
Si apresta il vescovo di Nizza a portare il cappello al [Cardinale] [26] [c. 3v]
di Savoia aggiustato già con Madama et [insieme con suo fratello (?)][27] suplica il Papa del cardinalato
per suo nipote. Della promotione futura di [18(?)]
cardinali per la morte di Borghese e mancanza imminente di Savoia [28] [si parla assai ma si][29]
crede poco. Si sta in trattato di dare l’Abbadia che a Piacenza haveva il Card.
Borghese all’Em.mo [30] Caietano e ceder la pensione di 6
mila scudi che gli paga il Card. [Barberino]
su l’Abbadia di S. Leonardo, ma non è ancora stabilito. Il Papa mai è stato
meglio di quello che hora si ritrova. Nel venire a Monte Cavallo volle passare
per mezzo lo squadrone di fanteria e cavalleria fattogli su la piazza di S.
Pietro e fu accompagnato da [...?][31]
di cavalli e da 12 cardinali bellissima
cavalcata. Dopoi andò [...?][32]
nuova fontana fatta su la Piazza Barberina a capo [...?][33]
riesce incontro la dirittura della strada che scende [...?][34]
di Costantinopoli bellissima in vero. Doppo la cavalcata a 14 hore il Card. [...?]
[35] Angelo Bianco ad Albano e tornò a 20 hore per
l’udienza del Papa [essendo (?)] 27 di Giugno [...?][36] resto ce ne stiamo con infinito desiderio di vederla. Ella
non [...?][37]
col P. Arcolini e Sig. Francesco Canonico di S. Nicolò che hora [...?]
[38][menico pat.to (?)]. Io almeno fossi degno di
poterla servire [...?][39]
cosa che mi stimerei il più felice che fosse in Roma. Il P.
[...?][40]no
la riverisce con sommo affetto e tenerezza e dice: Quando sarà [quel]
[39]
giorno che potrò rivedere Monsignore? Finisco per non attediarla [...?]
[40]
e le fo humilissima riverenza. Roma 6 di Luglio 1642.
Di V. S. Ill.ma e Rev.ma hum.mo e dev.mo servo Alberto Morone della Compagnia di Giesù.
[1] Mons. Clemente Merlino, auditore di Rota, eruditissimo sodale di Fabio Chigi, Sforza Pallavicino e Giulio Sacchetti, è citato più volte nell'epistolario di Bernardino e Virgilio Spada e nella vita di Bernardino scritta da Virgilio (ASR, SV, 463, Vita, XXXI, 27).
[2] Una lacerazione sul margine esterno della carta interessa le ultime tre righe del recto e del verso con qualche modesta perdita di testo.
[5] Segue
cancellato: che.
[8] Perdita di materia per corrosione.
[9] Perdita di materia per corrosione.
[10] Perdita di materia per corrosione.
[11] Perdita di materia per corrosione.
[12] Perdita di materia per corrosione.
[13] Perdita di materia per corrosione.
[14] Perdita di materia per corrosione.
[15] Immagino che
Morone si riferisca, amplificandone un po' gli effetti, al malcontento dei Piacentini per gli aggravi
e i disagi della guerra, sfociato qua e là in proteste e disordini, di cui fa cenno anche Poggiali
1763, pp. 279-280.
[16] Da questo
punto sino al bordo inferiore la carta presenta una lacerazione larga da 3 a 5
cm e alta 13 cm circa con abbondanti perdite di testo.
[18] Perdita di materia per corrosione.
[24] Vedi nota 16. Francesco Mangelli era a Roma procuratore del Duca. Cfr. Poggiali 1763, pp. 278-279.
[26] Vedi nota 16. Vescovo di Nizza era Iacopo
Marenco o Marengo già vescovo di Saluzzo.
[27] Lettura resa difficile da macchie e corrosioni con fenditure e piccole perdite di materia.
[28] Il Card.
Pier Maria Borghese era morto 15 giugno. Carlo Emanuele Pio di Savoia era morto un anno prima, il primo di giugno.
[29] Corrosione con perdita di materia che non impedisce tuttavia la lettura.
[30] Em.mo aggiunto in sopralinea. Piccole perdite di materia.
[34] Vedi nota 16. Cfr. Ameyden,
Diario, ASV, Fondo Bolognetti 88, c. 74v: «Lunedì
mattina il Papa si trasferì a Monte Cavallo per la Longara passando per mezzo
allo squadrone di fantaria e le due fanterie di cherubine lo accompagnarono
fino a Palazzo con grandissimo suo gusto dimostrato; passò per la casa sua
antica de Barbarini e nella corte furono a bagiargli i piedi i pronipoti con la
madre». Il tracciato dell’antica strada della Madonna di Costantinopoli coincide
in parte con quello dell’attuale Via del Tritone.
[40] Vedi nota 16. Si tratta probabilmente del P. Arcolino che ritorna spesso nelle lettere di Alberto Morone.
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