Cesare Magalotti: e1 e2 e3

Pronostici per il Conclave del '44

A Cesare Magalotti sono sicuramente attribuibili almeno cinque tra pronostici e statere: il Discorso sopra i Cardinali viventi nella presente sede vacante nell’anno 1644 (incipit: “Il card. Cennino...” ovvero “Il card. Lanti decano…”),[1] alcune biografie del quale circolarono anche indipendentemente dal resto,[2] il Discorso intorno al Pontificato presente. Considerazioni pel futuro, datato 7 marzo 1650 (incipit: “È opinione invecchiata…”),[3] la scrittura senza titolo che comincia: “La pietà cristiana e’l precetto di Dio…”,[4] successiva alla promozione cardinalizia del febbraio 1652, le più volte citate Osservazioni sopra la futura elezione del Sommo pontefice del 20 aprile dello stesso anno (incipit: “Quanto a gli huomini sia difficile...”),[5] la scrittura senza titolo, degli ultimi mesi del 1652, che comincia “Roma dalle ceneri…” e che riprende diversi passi sia delle Osservazioni, sia del Discorso del 1650.[6]
Ma la produzione di Cesare Magalotti, sempre anonima, tra rifacimenti, estratti ed assemblaggi diversi, potrebbe risultare molto più ricca, soprattuto se gli si dovessero attribuire tutti gli scritti che ripetono, spesso alla lettera, brani o espressioni sicuramente suoi.
Con gli elementi a mia conoscenza non azzardo attribuzioni prima della morte di Urbano.[7] Ma tra le scritture che circolarono nel 1644 ce ne sono diverse che sembrano essere in qualche modo in diretto rapporto con Magalotti. C’è, ad esempio, una Informazione historica [8] scritta nell’imminenza della morte di Urbano, che somiglia da vicino e precede di pochissime settimane il Discorso sopra i Cardinali viventi che Magalotti compose in sede vacante. Entrambe le scritture, poi, hanno numerose e strette affinità con una Papeide sive Vaticinio del futuro Conclave che risale al gennaio di quell’anno (incipit: “Io voglio pur credere…”),[9] alcune espressioni della quale ritornano in entrambe e anche, a distanza di anni, nelle Osservazioni di Magalotti (che sono del 1652).[10]
Ci sono, naturalmente, tra tutte queste scritture, delle differenze, molte delle quali, però, si possono spiegare con la diversità delle circostanze in cui quei testi furono scritti, con i mutamenti avvenuti nel frattempo a Roma e in Italia e con possibili scarti d’umore.[11]
Una sola discrepanza, se tale davvero deve considerarsi, rende, diciamo così, imbarazzante l’attribuzione della Papeide a Magalotti. Cesare Magalotti, come si è visto, si dichiarava (e non c’è alcuna ragione per non credergli) leale servitore dei Barberini e in particolare di Antonio, il che lo farebbe annoverare (come più tardi in effetti apertamente si annoverò) fra i partigiani della Francia. Alla Francia, del resto, nell’estate del ’44, lo stesso Francesco, sia pure con le consuete reticenze e doppiezze, si sarebbe avvicinato. La Papeide degli inizi del ’44 è invece tutta spagnola e tratta con ostentato distacco degli interessi e delle manovre dei Barberini.[12] Di più, allo stesso pronostico sono chiaramente associate due più brevi scritture, una che comincia “Avanti questo Conclave...” [13] e l’altra, che comincia “Siamo noi qua alla vigilia d'una gran festa...”, «fatta», come si legge nel titolo, «mentre stava moribondo Urbano Ottavo», ma la cui stesura risale certamente a qualche mese prima della sua morte, probabilmente febbraio o marzo.[14] Come il pronostico di gennaio, queste due scritture sollecitavano una «superba ambasciaria» fornita del contante necessario per comprare quei voti dei cardinali che risultassero ancora disponibili in modo da assicurare nel prossimo Conclave l’elezione di un Papa amico.[15] Il fatto è che, mentre il pronostico più antico (“Io voglio pur credere…”) e la prima delle due scritture (“Avanti questo Conclave…”) erano rivolti alla Corona di Spagna, l’altra (“Siamo noi qua alla vigilia d’una gran festa…”) lo era a quella di Francia. Se dovessimo attribuirle tutte a un solo autore e, come sono propenso a fare, proprio a Magalotti, non potremmo che constatare un pesante doppio gioco. Il classico “o Francia o Spagna, purché se magna”? è certamente possibile, ma resterebbe da chiedersi se Magalotti lo stesse conducendo per proprio conto o per conto dei Barberini o, per meglio dire, del capo della Casata, il cardinale Francesco. Il quale, come è noto, era un campione di doppiogiochismo.




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[1] BAV, Chig. I.III.87, cc. 282-325, Discorso sopra i cardinali viventi nella presente sede vacante nell’anno 1644 per la morte di Urbano VIII intorno all’elezione del futuro nuovo pontefice con diverse sentenze di Tacito che comprovano le ragioni politiche che si apportano  è una copia di mano dello stesso Magalotti. Due copie dello stesso discorso  sono in Barb.lat. 4674, a cc. 88 sgg e 198 sgg, la prima delle quali presenta le biografie dei cardinali in ordine diverso e ha un incipit diverso: “Il Card. Cennino ha oggi quasi ottant’anni…”. Questo stesso ordine e incipit presentano le copie in BAV, Ott.lat. 2435, cc. 276-362 e BMP,  ms. 1659, Notomia delli cardinali papabili nella sede vacante d’Urbano Ottavo.

[2] Quella di Spinola, ad esempio, e quella di Sacchetti: una copia della prima si trova in BAV, Barb.lat. 4592, cc. 199-204 (con la data, scritta da mano diversa da quella del testo e sbagliata, 1635), una copia della seconda in BUB, ms 1189 (1945), cc. 86 sgg.

[3] BAV, Chig. C.III.60, cc. 228-280: è, come i mss. che seguono e che compaiono nello stesso codice, una copia di lavoro, di mano dello stesso Cesare Magalotti.

[4] BAV, Chig. C.III.60, cc. 282-287: non ne conosco altre copie.

[5] BAV, Chig. C.III.60, 1-106, Osservazioni sopra la futura elezione del Sommo pontefice e sopra li meriti de i cardinali che passano gli anni cinquanta della loro età. 1652. All’Ill.mo et Ecc.mo Sig.re il S.r Gabriele Riccardi Marchese di Chianni [sic ma cntr] Ambasciator ordinario del Ser.mo Gran Duca alla S.tà di N.ro S.re Innocenzio X. La data si desume dalla copia in BAV, Ferrajoli 59, che, sempre di mano di Magalotti, accoglie le correzioni e le aggiunte del ms. precedente. Pastor, XIV, I, p. 32 a n.3 cita questa scrittura come «l’opuscolo di G.Riccardi»; alla n.4 la attribuisce a un Magalotti (Antonio si legge nell’indice dei nomi); a p. 33 n. 7 ne parla come di due scritture diverse: «i sopracitati opuscoli di Magalotti e G. Riccardi».

[6] BAV, Chig. C.III.60, cc. 109-227.

[7] In un ambiente che direi di “barberiniani critici”, forse non lontano da Magalotti, maturò tra la fine del ‘37 e il ’38 il Discorso sopra  la Corte di Roma fatto verso la fine del Pontificato di Urbano VII (incipit: “La constitutione di questa Corte...”, BAV, Ferr. 270, cc.117-241: conosco solo questa copia, che è mutila). Vi si lamentava l’isolamento diplomatico della Santa Sede, la disaffezione di molte creature barberine, la delusione di quei cardinali che speravano in una restaurazione della loro autorità e che si erano visti togliere da Urbano anche la facoltà di dissentire. Di Urbano l’autore riconosceva i meriti e la grandezza, ma anche quei vizi che, diceva, da cardinale aveva saputo così bene nascondere: la presunzione (l’incidente della Sala Regia con Venezia era stato da lui procurato «senza altro riguardo solo per ostentare eruditione e sapere»), la tendenza a parlar troppo e imprudentemente (ha fatto più guai con le parole, sosteneva, che con le azioni), il gusto di farsi adulare e l’insofferenza verso ogni sorta di critica per i quali «ha introdotto di non valersi nelle cariche publiche di huomini habili e tal volta di odiarli» preferendo servirsi di «puri esequatori de suoi comandi»: «e si può mentovare la deposizione dalla segreteria dei Brevi e la cacciata di Roma di mons. Ciampoli stato alla Santità Sua per la similitudine degli studii tanto caro e stimato per haver con poca prudenza fatto ad essa conoscere se non fare stima del suo sapere e del Breve che Sua Santità havea composto, il che mai era riuscito all’invidia et alli cattivi offici de suoi emuli...»; ancor più grave la condanna di Galilei: «Se il Santo Offizio potesse errare e se non fossimo de fide tenuti a reputar per veri e salutiferi i suoi decreti, certo che la proibizione de Dialoghi del S. Galileo Galilei ci recherebbe ambiguità nella mente, imperoché sappiamo quelli esser stati rivisti dal Maestro del Sacro Palazzo e da sua Santità medema e con la di lui permissione posti alla stampa e poi regettati per heretici, senza aggiunta veruna o cambiamento di essi, non vi si scorgendo altro di nuovo che la dedicazione al Granduca e l’osservazione dei Padri Giesuiti che gli argomenti fatti da Sua Santità all’autore fossero in bocca di Simplicio, che essi havevano figurato al Papa per un pedante» (cc. 123-135). Molte di queste osservazioni sembrano congeniali a Cesare Magalotti e qualcuna trova preciso riscontro nei suoi scritti. Per es. quella relativa all’eccessiva attenzione che Urbano dedicava alle lettere «togliendo alle cose publiche molt’hore che spende in favellare di poesie con persone di poco conto» (c. 125) che è puntualmente ripresa in BAV, Chig. C.III.60, incipit: “Roma dalle ceneri…”, c. 130.

[8] Informazione historica e considerazioni sopra il Conclave avvenire e sopra lo stato e natura de cardinali papabili (incipit: “Gl’avvenimenti strani e non pensati...” ), BEM, Camp. 296 (g.B.4.19), cc. 1-92.

[9] L’attribuzione è in qualche misura confortata dal fatto che in almeno due casi (entrambi in BAV, Barb.lat. 4674) la Papeide precede immediatamente il Discorso sopra i Cardinali viventi (incipit: “Il card. Lanti decano...”), che è sicuramente di Magalotti. La Papeide ebbe una larga diffusione e naturalmente assunse titoli diversi nelle diverse copie. Ne conosco almeno una dozzina di manoscritti, uno dei quali, quello in BAV, Chigi, I.III.87, cc. 55r-70v, Discorso sopra il futuro Conclave fatto in vita di Papa Urbano VIII mentre egli stava indisposto con pericolo della vita durante tuttavia la guerra con i Principi collegati, è di mano dello stesso Magalotti. Il discorso finì pubblicato  in Conclavi 1691, II, pp. 308 sgg., col titolo: Pronostico del Conclave fatto per la sede vacante di Urbano VIII nel quale fu creato Papa Innocentio Decimo.

[10] Un solo esempio: in “Io voglio pur credere…” il card. Capponi è detto «habile alle congiure et sollevationi come impastato del sangue del Macchiavelli e del Guicciardini» (BAV, Barb.lat. 4674,  c. 85r e 4675, c. 72r); Nelle Osservazioni del ’52 (incipit: “Quanto a gli huomini…”) si legge: «come impastato del sangue del Machiavello e del Guicciardino […] intende molto bene gli affari di stato e gl’interessi de’ Principi» (BAV, Chig. C.III.60, c.31).

[11] Circa le affinità tra le tre scritture di cui sto parlando e tra queste e altre opere di Magalotti, come le Osservazioni del 1652, indico un po’ a caso e a mero titolo di esempio i brani  relativi all’ostilità tra Antonio Barberini e i Panfili, al legame tra Maculano e i fratelli Foppa, al barbaro aspetto del fratello e del nipote di Lanti, ecc. Tra le differenze più rilevanti: in “Io voglio pur credere…” si dice che Barberino poteva pensare di trovare in caso di necessità un buon rifugio in Genova; nelle altre due quesa ipotesi è respinta eplicitamente (“Né vale il dire, come alcuni vanamente l’asseriscono  che per mantenersi Genova i Barberini…"); nella prima scrittura si parla dei parenti di Sacchetti (Alessandro e Matteo in primo luogo) come di un serio ostacolo all’assunzione del cardinale al pontificato; nelle altre due se ne danno invece giudizi molto positivi.

[12] Il catalogo dei mss. barberiniani lo attribuisce addirittura a un “suddito austriaco”.

[13] Nomi de Signori Cardinali che saranno portati alla sovrana dignità doppo la morte di Papa Urbano nel futuro Conclave se però sarà di corto, come si pensa, essendo S.S.tà da tempo in qua molto declinata, BAV, Barb.lat. 4702, cc.15-18.Un’altra copia è in BAV, Chig.I.III.87 cc. 182-188. Parrebbe trattarsi del rifacimento parziale di una scrittura che compare in BAV, Barb.lat. 4695, cc. 200-205, Discorso sopra li medesimi [cardinali papabili] (incipit: “Marcello Lanti Card.le di molta bontà…”) con la data 1638. Brani di questa scrittura ritornano in BUB, 1194 (1950) cc. 95-105, Considerationi sopra soggetti papabili nel Conclave della morte d’Urbano Ottavo (incipit: “All’altezza del Pontificato di S.Chiesa…”): a c. 99r ad esempio, di uno dei pretendenti al papato, il card. Gio Domenico Spinola, si dice che «per essere di poca letteratura s’aiuta grandemente a far la scimia a’ Barberini»,  esattamente le stesse parole che si leggono in BAV, Barb.lat. 4702, c. 16v.

[14] Scrittura fatta mentre stava moribondo Urbano Ottavo, BAV, Barb.Lat. 4670, cc. 250-251. La copia in BAV, Barb.Lat. 4681 cc. 232-233, senza titolo, ha un incipit leggermente diverso: “Noi siamo qua alla vigilia d’una gran festa...”. Qui l’annotazione : «cominciato a copiare il giorno 2 di maggio 1644 in Roma e lunedì», del tutto simile a quella che compare  all’inizio di “Io voglio pur credere...”, che precede immediatamente a cc.223-231, consente di far risalire la stesura della scrittura a qualche tempo prima (un accenno ai negoziati di Bichi suggerisce di spostarla almeno a marzo).

[15] «Non per tutti sono a proposito l’abbadie e le pensioni», si legge in “Io voglio pur credere…” (BAV, Barb.lat 4674, 176v), «et a molti cardinali bisognosi che non vorranno prosternere [corretto su: prossemere; BAV, Chig. I.III.87, c. 60r reca: impegnare; BAV, Barb.lat. 4675, 56v: prostituire] la propria riputatione sarà sempre più grato ogn’anno il subsidio d’una borsa di mille scudi d’oro a quattro occhi che la pompa d’una Abbadia di due mille in Concistoro”. Concetti del tutto simili compaiono nella relazione del 1658 ricordata da Signorotto, p. 115, n. 60.


Claudio Costantini

Fazione Urbana

*

Indice
Premessa
Indice dei nomi
Criteri di trascrizione
Abbreviazioni
Opere citate
Incipit

Fine di pontificato
1a 1b 1c 1d 1e 1f 1g 1h 1i 1l 1m

Caduta e fuga
2a 2b 2c 2d 2e 2f 2g 2h

Ritorno in armi
3a 3b 3c 3d 3e 3f 3g 3h 3i

APPENDICI

1

Guerre di scrittura
indici

Opposte propagande
a1 a2 a3 a4 a5 a6 a7
Micanzio
b1 b2 b3 b4 b5
Vittorino Siri
c1 c2 c3 c4

2
Scritture di conclave
indici

Il maggior negotio...
d1 d2 d3 d4 d5 d6 d7
Scrittori di stadere
e1 e2 e3
A colpi di conclavi
f1 f2 f3 f4 f5 f6

3
La giusta statera
indici

Un'impudente satira
g1 g2 g3 g4 g5
L'edizione di Amsterdam
Biografie mancanti nella stampa

4
Cantiere Urbano
indici

Lucrezia Barberini
h1 h2
Alberto Morone
i1 i2a i2b i2c i2d
i2e i2f i2g i2h
i3 i4

Malatesta Albani
l1 l2


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