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Il maggior negotio...
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Ad ogni infermità di Papa
Il grosso dei pronostici di Conclave e delle relative
rassegne di papabili veniva sfornato in fretta e furia in tempo di sede
vacante, talvolta riutilizzando e aggiornando, soprattutto nelle biografie dei
cardinali, materiali già in circolazione. Ma è evidente che, se possibile, non
si aspettava la morte del papa per confezionare questo genere di scritture:
ogni indisposizione del Pontefice, se non si risolveva in breve e minacciava di
avere un’infausta evoluzione, mobilitava gli scrittori di cose curiali e gli
esperti di Conclave. Mobilitava, anche, i partiti francese e absburgico e i
rispettivi scrittori, allo scopo non solo di influenzare in un modo o
nell’altro le future scelte del Sacro Collegio, ma anche di guadagnare qualche
posizione nell’opinione italiana, sempre assai attenta a quanto accadeva alla
Corte di Roma. Per la produzione pubblicistica ispirata dai governi di Francia
e di Spagna (e non soltanto da quelli) l’imminenza di un Conclave era insomma
un’importante occasione di polemica e di propaganda.
Nonostante l’evidente contiguità, questi scritti
d’occasione, in tutto o in gran parte estranei al mondo curiale, non rientrano
propriamente nelle scritture di Conclave di cui mi occupo. Nel 1637, ad
esempio, in concomitanza con una non grave indisposizione di Urbano, quando i
ministri di Spagna a Roma non riuscirono a nascondere la propria soddisfazione
e una certa impazienza per il prossimo, auspicato cambio di pontificato, assai
tempestivamente uscì da ambienti filofrancesi (ma forse, come sostenevano gli
avversari, neppure romani) un libello che ebbe larga circolazione in Italia,[1]
e che, sotto forma di un consiglio politico formulato da un suddito del
Cattolico al suo re, in realtà denunciava l’arroganza e la rozzezza che i
ministri spagnoli avevano manifestato e stavano manifestando non solo con la
Corte pontificia, ma con tutti i potentati italiani: si citava in particolare
la Repubblica di Genova, vittima in quel torno di tempo da parte della Spagna
di ripetute violenze e angherie. Di specificamente curiale c’era poco o nulla:
né giudizi sulle fazioni del Sacro Collegio, né previsioni sul loro
comportamento in un eventuale Conclave, né attenzione ai complessi meccanismi
che l’annunciata morte di un papa metteva in moto. Non diverso era il carattere
della tardiva e imbarazzata risposta («il marchese di Castel Rodrigo», vi si
legge tra altro, «non è un tonto», il che per la verità indurrebbe a pensare
esattamente il contrario), che a questa «maledica et insieme sciocca scrittura»
diedero gli Spagnoli.[2]
Non è facile però tracciare un confine netto tra le
scritture di Conclave e gli scritti che, come questi, semplicemente assumevano
il Conclave o altri eventi della Curia romana come pretesti per fare della
propaganda per l’una o l’altra delle Corone. Non è facile innanzi tutto perché
anche le scritture di Conclave propriamente dette erano segnate da spiriti
partigiani, poi perché il conflitto tra Spagna e Francia era comunque un
elemento determinante nel giudizio sull’azione del Pontefice, della Curia, del
Sacro Collegio e dei singoli cardinali e infine perché le ragioni della
propaganda non erano poi così lontane come oggi siamo portati a pensare, da
quelle effettive della politica. Del resto, del tutto affini ai pronostici di
Conclave, e dotati di rassegne più o meno ampie di papabili, erano, come si è
già detto, le istruzioni e le raccomandazioni che i sovrani rivolgevano ai
cardinali loro aderenti in occasione di sede vacante e, inversamente, gli avvertimenti o consigli politici diretti ai Principi o ai loro ministri da fautori
o partigiani veri o (come nel caso appena ricordato) sedicenti tali: scritture
tutte, che, se venivano rese pubbliche, lo erano per evidenti fini di propaganda.
Al genere dei consigli politici appartiene il filospagnolo Aviso per li ministri del Re
Christianissimo e Cattolico nel corrente Conclave d’Urbano 8° con breve
racconto dell’ordinarie inclinationi de Papi et del passato governo barbarino,
dei primi di agosto del 1644.[3]
Vi si sosteneva la necessità di non accontentarsi per pontefice di un
personaggio non pregiudizialmente ostile alla Spagna. Troppe volte anche quelli
che da cardinali si erano dimostrati amici, da papi eran diventati nemici:
figurarsi che cosa ci si poteva aspettare da un presunto “neutrale”. Né era
sufficiente puntare su un papa vecchio e debole, come le ordinarie teoriche suggerivano, perché la
vecchiaia non garantiva che il nuovo papa non vivesse abbastanza da fare danni
anche gravi, mentre la debolezza di un pontificato retto da un vecchio non era
un vantaggio per nessuno, visto che poteva esser sfruttata anche dagli
avversari. Ma soprattutto, dopo il papato di Urbano, l’impegno prioritario
doveva consistere nell’abbattere la potenza barberina in maniera tale che non
potesse risorgere mai più:
«doverassi con ogni industria invigilare perché non succeda
né s’impegni parentado tra il futuro Pontefice et li Barbarini essendo questa
l’ancora su la quale si prometteno a prodare la Nave dell’infiniti loro
mancamenti, come all’incontro sarebbe l’unico abbassamento della monarchia
spagnola. […] Tutto il sforzo doverà indirizzarsi per lasciare li Barbarini
senza parentado pontificio e in ciò si dilongharà il mio discorso come
essentiale e profittevole».[4]
Anche qui c’è da dubitare che l’autore dell’avviso
fosse un suddito del Cattolico e che gli interessi che gli stavano a
cuore fossero davvero quelli della Spagna:[5]
le sue tesi erano in buona sostanza quelle dei Principi italiani e di fatto
anticipavano la tattica che avrebbero poi messo in atto i Medici d’intesa con
Papa Pamphili. Propaganda, insomma, sostanzialmente estranea al conflitto
franco-spagnolo e tutta interna al sistema italiano: non però propriamente
“romanesca”.
Naturalmente, e viceversa, anche le polemiche
curiali potevano circolare come consigli politici in favore di questa o quella
corona. Nel ’44, ad esempio, come si vedrà più avanti a proposito degli scritti
di Cesare Magalotti, in occasione della malattia
che nel giro di qualche mese portò papa Urbano alla morte, uscirono diversi
consigli del genere. Il prodotto era genuinamente di Curia e la materia era
tutta curiale, ma vestita in abito filospagnolo o filofrancese e poteva anche
accadere che uno stesso testo, o testi fra loro assai simili, perché condotti
sulla stessa falsariga, potessero, mutatis
mutandis, servire a un tempo entrambe le corone.
[1] Incipit: “A
noi altri vassalli…” o “Noi altri vassalli…”. Per i numerosi mss. rinvio
all’indice delle scritture.
[2] BAV, Ferr. 757, pp. 613-630, Risposta al discorso fatto sopra l’infermità
di Urbano Ottavo, incipit: “Domenica di sera passata Sua Santità si
trasferì dal Vaticano al Quirinale...”
[3] Incipit: “È
materia troppo ventilata…”.
[4] BAV, Chig. I.III.87 cc. 223-224; Barb.lat. 4674 cc.18-19; Vat.Lat. 7098, cc.296.
[5] Il 5 agosto
del ’44, il Card. Rapaccioli, dava notizia a Barberino
della scrittura, di cui per altro aveva potuto solo «scorrere alcuni
quinternetti né io so se mi riuscirà d’haverne copia per hora». «Si dice
formata in Napoli per instruttione a quei ministri che dovevano venire, ma io
la stimo capriccio, come l’altre, di bell’humore e di appassionato non tanto
per i Spagnuoli, quanto contro Vostra Eminenza, il Sig. Card. Antonio e la lor
fattione. Comincia col battere il chiodo della vecchiaia e vi fa le sue forze
non senza acrimonia, poi passa a parlar de soggetti» (BAV, Barb.Lat. 8745, c. 296v).
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Claudio Costantini
Fazione Urbana
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Indice
Premessa
Indice dei nomi
Criteri di trascrizione
Abbreviazioni
Opere citate
Incipit
Fine di pontificato
1a 1b 1c 1d 1e 1f 1g 1h 1i 1l 1m
Caduta e fuga
2a 2b 2c 2d 2e 2f 2g 2h
Ritorno in armi
3a 3b 3c 3d 3e 3f 3g 3h 3i
APPENDICI
1
Guerre di scrittura indici
Opposte propagande
a1 a2 a3 a4 a5 a6 a7
Micanzio
b1 b2 b3 b4 b5
Vittorino Siri
c1 c2 c3 c4
2
Scritture di conclave indici
Il maggior negotio...
d1 d2 d3 d4 d5 d6 d7
Scrittori di stadere
e1 e2 e3
A colpi di conclavi
f1 f2 f3 f4 f5 f6
3
La giusta statera indici
Un'impudente satira
g1 g2 g3 g4 g5
L'edizione di Amsterdam
Biografie mancanti nella stampa
4
Cantiere Urbano indici
Lucrezia Barberini
h1 h2
Alberto Morone
i1 i2a i2b i2c i2d i2e i2f i2g i2h i3 i4
Malatesta Albani
l1 l2
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