A colpi di conclavi: f1 f2 f3 f4 f5 f6

La  pace

Finito il Conclave, persa per Rapaccioli l’occasione di diventare papa e terminato per Spada l’incubo della sua esaltazione, i due nemici si rappacificarono. Lo fecero nel febbraio del 1656, poco più di anno prima della sempre annunciata prematura morte di Rapaccioli, con un formale atto di pace che ricostruiva, con opportuni aggiustamenti, la storia dell’antica contesa.[1]

«Il Sig. Card. Spada», vi si legge, «durava gran fatica a credere che detta scrittura fusse compositione del Sig. Card. Rapacciolo, quando poco appresso la pubblicatione di essa scrittura andò un religioso a trovare il Sig. Card. Spada et asserendo esser mandato dal Sig. Card. Rapacciolo gli disse per parte sua che havendo detto Sig. Card. Rapacciolo composta una relatione dell’ultimo Conclave con ogni altro pensiero, fuorché d’haversi a pubblicare, era accaduto che un cavalliero genovese amico suo a cui l’haveva confidata perché solamente la vedesse, se n’era presa una copia celatamente e data perciò occasione alla pubblicatione di varii essemplari che correvano per la Corte, il che sendo sommamente dispiacciuto e dispiacendo a detto Sig. Card. Rapacciolo, mandava a farne scusa con esso Sig. Card. Spada e lo pregava a permettergli d’andar a confermargli l’istesso offitio anco in persona. Alla quale ambasciata il Sig. Card. Spada rispose […] che il Sig. Card. Rapacciolo poteva fare i conti con la sua conscienza, ma che fra tanto si come non occorreva che s’incommodasse di venir a trovar esso Sig. Card. Spada per questo negotio, così quando gli occorrerre farlo per altro, desiderava che non vi mischiasse detta materia […] In capo a pochi giorni fu referto al Sig. Card. Spada che il Sig. Card. Rapacciolo haveva pensato di publicare una nuova scrittura e dichiarare che la copia della relatione tratta dal suo originale era stata alterata, ma essersene poi astenuto per alcuni importanti rispetti». 

Erano così passati degli anni «e fra tanto la Relatione di Sua Eminenza in compagnia di altre fu mandata alle stampe». A questo riguardo Rapaccioli rinnovava i sensi del suo dispiacere e dichiarava solennemente

«per la presente scrittura […] a chiunque farà di bisogno, qualmente la sua Relatione del Conclave sopradetto di Papa Innocentio Decimo era stata da lui abbozzata all’infretta e non revista, quando senza saputa e contro la volontà sua ne uscirono le copie dette di sopra onde contiene molte cose e ne tace molte altre considerabilissime, che ridotte al segno per giustitia e verità dovuto, non solo rappresenterebbero le attioni e le intentioni del Sig. Card. Spada lontane tutte da qualsivoglia censura, ma ridondarebbero in approvatione e lode di Sua Eminenza per la parte ch’egli hebbe in quel Conclave».

A sua volta il Card. Spada asseriva

«coram Deo et hominibus che nell’ultimo Conclave di Papa Alessandro (hoggi santamente regnante) non ha mai fatto o detto cosa alcuna a fine di offendere esso Sig. Card. Rapacciolo, ma sì bene per motivo di zelo […] perché in effetto fa particolare stima della persona e del merito del Sig. Card. Rapacciolo. Così anco dichiara di non haver mai fatta scrittura né fattane fare (dentro il Conclave, o fuori, né prima né dopo) che tratti in qual si sia modo della persona del Sig. Card. Rapacciolo, non ostante qual si sia ciarla che ne fosse corsa in contrario»

Il che, naturalmente, non era vero, ma…

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