Vittorio Siri storico e spione: c1 c2 c3 c4

Servitore di molti padroni

Se tanto male si pensava del Mercurio nell’entourage di Loredano, non è difficile immaginare che cosa se ne potesse pensare in quello dei Barberini, e che cosa si potesse meditare contro il suo autore.

«An. – Credi tu che possa correre il mio pericolo?
«Hen. – Io credo che sì. E che i Barberini attendino il tempo opportuno: perché i Grandi e i villani rivestiti non perdonano mai»,[1]

In effetti, fin dal luglio del 1644, Malatesta Albani, che si trovava a Parigi per una delicata missione presso Mazzarino (di cui ho parlato in altra parte di questo lavoro), nel comunicare l’arrivo del volume del Siri in Francia, aveva suggerito al Cardinale Barberini una risposta radicale che, se praticata, sarebbe tornata ad intrecciare in una sorta di tortuoso contrappasso (che non sarebbe dispiaciuto all’autore dell’Anima di Ferrante) le vite di don Vittorino e di Ferrante.

«L’ambasciatore di Venetia ha mandato a donare al Sig. Cardinale Mazzarino, M.r Chavini e M.r di Lione il Mercurio di Vittorio Siri ristampato in altra forma a Venetia benché con nome di essere stampato a Casale e dedicato al Sig. Duca di Orleans quale mi è dispiaciuto in estremo di non haver trovato in Parigi perché n’havrei possuto sperare (per quello che da molti ho inteso) vantaggi per la Santa Sede ne miei negoziati e qualche publica dichiarazione contro l’autore del sudetto libro.[2] Qui è quel Carlo Morfi che Vostra Eminenza sa che fece il servizio al Pallavicino  onde se vuole Vostra Eminenza servirsi di lui per cavare quest’altra peste dal mondo non resterà altro se non che Vostra Eminenza si degni commandarmelo. Ha il detto Morfi un libro del sudetto Pallavicino che è intitolato la Buccata tanto infame che non si può dire di vantaggio e che parla con mendace e maledica lingua contro la Casa di Vostra Eminenza. È manoscritto non essendo mai stato stampato et è solo originale. O con danari o per forza e per amore procurerò di haverlo e mandarlo a Vostra Eminenza».[3]

Ma il governo dei Barberini era agli sgoccioli e Vittorio Siri sopravvisse di parecchi decenni sia a Malatesta Albani, che lo voleva morto (e che invece morì improvvisamente di lì a un anno) sia a Charles de Brèche, che avrebbe dovuto provvedere alla bisogna (e che invece finì a sua volta, pare, ammazzato). E il titolo di abate, che Siri aveva atteso dai Barberini, gli venne invece da papa Innocenzo proprio in virtù degli spiriti antibarberiniani del Mercurio.[4]
Col nuovo nunzio a Venezia, Angelo Cesi, Siri era tornato a svolgere l’antico ruolo di consigliere, di informatore e di agente tuttofare (tra i diversi incarichi che gli vennero affidati ci fu anche, come ho detto, quello di riportare all’obbedienza Giulio Clemente Scotti [5]). Ma naturalmente la specialità del Siri erano gli intrighi politici. «Quel Don Vittorino Siri», scriveva Cesi a Roma il 10 giugno 1645, «è tutta cosa de ministri francesi» e come tale – voleva intendere il nunzio – poco raccomandabile. Ma Siri era legato da un lato all’ambasciatore Grémonville e dall’altro al Duca Odoardo, due personaggi del partito francese in Italia utilizzabili per l’operazione che Papa Innocenzo stava meditando contro Mazzarino e i Barberini. «Vedrò», scriveva Cesi di Siri, «se come beneficato da Nostro Signore e da Vostra Eminenza vorrà farmi scoperta de fini e sensi tanto di quest’huomo [Grémonville] quanto del Duca di Parma».[6]
Di Odoardo Farnese (che, non contento della guerra appena conclusa, non disarmava e dava a vedere di esser disposto ad affrontarne un’altra, ma che nella comune avversione per i Barberini e per Mazzarino avrebbe trovato presto un terreno d’intesa col Papa) non mi risulta che Siri fornisse al nunzio oltre i soliti avvisi su detti e fatti ghiribizzosi del Duca informazioni di qualche peso.[7] Di Grémonville, invece, Siri era abbastanza amico da potersi accollare nei suoi confronti uffici che richiedevano confidenza, tatto e riservatezza. «Vado con destrezza cercando quali siano le persone in Corte o Ministri che tendano alla pietà» scriveva nel novembre del ‘45 il nunzio Cesi a Roma fornendo già una prima lista di nomi. “Che tendano alla pietà” voleva dire – c’è appena bisogno di dirlo – disposte ad obbedire a Roma [8] e, in ossequio al Papa, a complottare contro Mazzarino. Il tramite, naturalmente, era Siri:

«Don Vittorino Siri», scriveva nel gennaio 1646, «colla confidenza che parea gli dasse l’ambasciatore di Francia gli fece un’efficacissima parlata riprendendo l’attione di quei che hanno il governo in Francia dando disgusto a Nostro Signore e quasi bravando e minacciando per la protettione presa de’ Barberini mostrando gli errori che facevano [...]. Et tanto incalzò [...] che ha cavato ne scrivesse in Francia e l’altro giorno mi disse che ritoccando l’istessa materia lo vide assai rimesso et finalmente non rispose altro se non: ‘Siamo impegnati. Adesso non si può far altro’. Il Siri, ch’è huomo libero lo ripigliò subito dicendo: ‘V’eravate pure impegnati quando lo dichiaraste (per dir così) infame e traditor della Corona. Queste sono le carriere che vi fanno fare chi governano.’ – ‘Vedrete, rispose, che si andrà con più riguardo’».[9]

E continuava:

«Eminentissimo Signore, piglio da questo occasione di soggiungere a Vostra Eminenza acciò si degni di rappresentare a Nostro Signore il merito che ha Don Vittorino hoggi, perché, che che sia stato in altri tempi, adesso serve la Santità Sua svisceratamente et utilmente. Da esso ho ottimi avvisi, ché ha grandissime entrature e fa di core. Se la cosa è più che segreta o veruno o esso l’arriva. Aspira dopo esser stato creato abbate di esser benedetto. Ci sono molti essempi ancora in questo monastero et esso ha forse qualche poco buon trattamento che gli cessarebbe con questa corroboratione dell’honore ricevuto già da Nostro Signore, del quale professa eterne obbligationi e non se ne rende indegno perché con tutta la stima che ne vien qui fatta non ha dato mai per quanto ho potuto pescare mal odore di sé».

Si ripeteva insomma con Cesi la situazione che già si era creata con Vitelli. E, come già Vitelli, anche Cesi pensava al Siri non solo quale informatore e agente, ma anche quale scrittore. Il primo volume del Mercurio era uscito da oltre un anno e aveva avuto successo. L’importante, ora, era assicurarsi che nei volumi successivi le cose di Roma fossero trattate convenientemente.

«Conforme al cenno datomi», si legge, ad esempio, nel dispaccio da Venezia del 17 febbraio 1646, «ho parlato al Padre Don Vittorino Siri perché si contenti di non inserir nelle sue historie né il pro né il contra del seguito nella materia e tempo dell’interdetto di Lucca, ma lasci tutta quella attione sepolta, senza parlarne, in perpetuo silentio. Gl’è bastato sentir il cenno e mi ha detto che assicuri pur Nostro Signore e Vostra Eminenza che così farà ubbidendo prontamente e puntualmente».[10]




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[1] Anima di Ferrante, I, p. 117. Nella Vigilia seconda il tema ritorna: «Anima – Manco male che non ha ancora fatta la fine che ho fatto io, e so che la merita assai più di me, mentre stipendiato da tutte due le Corone, tutte due l’assassina» (II, pp. 69-70).

[2] Il volume era stato dedicato da Siri al Duca d’Orléans su suggerimento di Mazzarino: Affò, V, p. 210.

[3] BAV, Barb.lat. 8000, c. 71r, Malatesta Albani a Francesco Barberini, Parigi, 15 luglio 44 (ma vedi anche c. 84r); se Malatesta ha mantenuto la promessa può darsi che prima o poi il manoscritto salti fuori dalle carte Barberini.

[4] «Gran risentimento fece la Corte Romana per le cose ivi dette: tuttavolta, succeduto nel pontificato Innocenzio X, cessò il fermento e raccomandato egli a quel Papa dal Signor di Gremonville, Ambasciador di Francia perché gli accordasse la dignità di Abate titolare, letto ch’ebbe il Papa il Mercurio, né parutegli tanto ingiuriose quanto erano sembrate ad altri le cose scritte a biasimo de’ Barberini, degnossi di compiacerlo»: Affò, V, p. 211.

[5] ASV, Segr. Stato, Venezia 72, Cifre del Nunzio Cesi, c. 282.

[6] ASV, Segr. Stato, Venezia 69, c. 12r.

[7] Il 1° luglio del 1645, per esempio, Siri riferiva che «discutendosi che Nostro Signore armava per li rumori del Turco [il Duca] si pose a ridere e disse: ‘Arma per timor di me, ma io sono armato perché così conviene, mentre tutti li vicini sono armati’» (ASV, Segr. Stato, Venezia 69, c. 27).

[8] L’espressione, con lo stesso significato, si trova anche in Siri, Mercurio, IV, p. 555, a proposito degli uffici passati in Francia dal Cardinale Grimaldi, al tempo della guerra di Castro, a favore di Urbano.

[9] ASV, Segr. Stato, Venezia 72, Cifre del Nunzio Cesi, cc. 12-13, 6 gennaio 1646. In BAV, Arch.Barb., Indice IV, 223, si conserva copia di una lettera da Venezia datata 29 giugno 1647 che, se lo scrivente, non nominato, fosse, come credo, Vittorio Siri, testimonierebbe la sua persistente partecipazione alle mene romane contro Mazzarino. Nel dare conto ad un “Ill.mo e Rev.mo” dell’entourage pamfiliano dei suoi maneggi con Grémonville e con Fontenay, esprimeva l’opinione che per il momento «da questa parte poco si possa ritrarre, mentre che questo povero Signore non gode la gratia et la confidenza de’ Mazzarini, anzi prova gli effetti della loro indignatione originata da negotiati suoi in Roma ne gli interessi di Mons. Mazzarino, onde havendoli impedito la riscossione de suoi stipendii in tutto il corso di questa sua ambasceria, l’hanno ridotto in angustie et necessità di chieder avanti tempo licenza […]. Si va consolando in queste sue afflittioni di veder ben presto le sue vendette correndo un concetto universale che il peccato della protettione de Barberini sia per trar sopra la testa dell’autore il castigo del cielo…».

[10] ASV, Segr. Stato, Venezia 72, Cifre del Nunzio Cesi, c. 67r. Sulla questione di Lucca anche a cc. 234 (5 maggio) e 252 (25 maggio 1646): «posso assicurar l’Eminenza Vostra che [Siri] fin hora si porta molto bene dove si tratta di servir Sua Beatitudine e Vostra Eminenza». In effetti nel Mercurio non si parla della cosa.


Claudio Costantini

Fazione Urbana

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Indice
Premessa
Indice dei nomi
Criteri di trascrizione
Abbreviazioni
Opere citate
Incipit

Fine di pontificato
1a 1b 1c 1d 1e 1f 1g 1h 1i 1l 1m

Caduta e fuga
2a 2b 2c 2d 2e 2f 2g 2h

Ritorno in armi
3a 3b 3c 3d 3e 3f 3g 3h 3i

APPENDICI

1

Guerre di scrittura
indici

Opposte propagande
a1 a2 a3 a4 a5 a6 a7
Micanzio
b1 b2 b3 b4 b5
Vittorino Siri
c1 c2 c3 c4

2
Scritture di conclave
indici

Il maggior negotio...
d1 d2 d3 d4 d5 d6 d7
Scrittori di stadere
e1 e2 e3
A colpi di conclavi
f1 f2 f3 f4 f5 f6

3
La giusta statera
indici

Un'impudente satira
g1 g2 g3 g4 g5
L'edizione di Amsterdam
Biografie mancanti nella stampa

4
Cantiere Urbano
indici

Lucrezia Barberini
h1 h2
Alberto Morone
i1 i2a i2b i2c i2d
i2e i2f i2g i2h
i3 i4

Malatesta Albani
l1 l2


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