Lucrezia Barberini: h1 h2
Matrimonio e monacazione. Dalla corrispondenza di Francesco e Lucrezia Barberini
La corrispondenza di Lucrezia e Francesco Barberini è
raccolta in alcuni codici barberiniani latini della Vaticana: le lettere di Lucrezia a Francesco
sino al 1653 sono in Barb.lat. 7412, quelle dal 1654 in poi, quando la vicenda di cui
qui si parla s'era ormai conclusa, in Barb.lat. 7413, le lettere di Francesco a Lucrezia in Barb.lat. 9895 (ma diverse copie sono in Arch. Barb., Indice IV, 1067).
Nelle lettere che si sono conservate ci sono certamente dei vuoti: mancano sino alla fine del
1652 quelle di Francesco a Lucrezia; nel 1651 le poche lettere di Lucrezia
che si conservano sono in prevalenza lettere di raccomandazione, un genere da lei solitamente
poco frequentato; l'importante lettera di Lucrezia del 26 dicembre 1652, a cui rispondeva
Francesco il 13 gennaio, in Barb. lat. 7412 non c'è; spesso le lettere
dei due non hanno alcuna risposta e se nel caso di Lucrezia la cosa si può spiegare con
quella che lei stessa chiamava la sua "negligenza" e che era forse una silenziosa ma intenzionale espressione di dispetto, nel caso dell'implacabile Francesco è più probabile che si tratti di
semplici perdite. D'altra parte non escludo, anzi è probabile, che ricerche più accurate riescano
a riempire i vuoti oggi esistenti.
Dell'epistolario pubblico le lettere che mi sembrano più rappresentative del lungo duello ingaggiato tra zio e nipote intorno al destino di quest'ultima. Alle lettere dirette allo zio
Francesco faccio precedere quella scritta da Lucrezia al fratello Carlo del 17 aprile del 1648, nella quale per la prima volta manifesta la volontà di farsi monaca. Aggiungo poi
la lettera alla madre, Anna Colonna Barberini, del 12 dicembre 1652, nella quale, alla
vigilia del suo forzato trasferimento in Italia, Lucrezia lascia trasparire un'ansia prossima al panico.
Il carattere parziale e provvisorio di queste mie note sarà presto superato
dalla biografia che Angela Groppi ha annunciato di voler dedicare a Lucrezia e della quale
ha dato una suggestiva anticipazione nella comunicazione Lucrezia Barberini d'Este.
Una donna malinconica del Seicento presentata al recente convegno romano su I
linguaggi del potere. Politica e religione nell'età barocca (Roma, 15-17 settembre
2005). Alla comunicazione di Angela Groppi (che ringrazio per la cortesia e la
sollecitudine con cui mi ha fornito il testo del suo intervento) rinvio per una
meno sommaria introduzione alla vita e alla personalità di Lucrezia. Anche nell'annotare
i testi che seguono posso in linea di massima limitarmi ai problemi di lettura e di
trascrizione, giacché nell'annunciato lavoro della Groppi si troverà ogni altra
necessaria informazione.
Le lettere di Lucrezia sono originali. Quelle di Francesco minute o copie. Il
codice Barb. lat. 7412 è da tempo in restauro: il controllo delle trascrizioni e, in un caso, la trascrizione stessa, sono stati pertanto condotti da me sul microfilm
e richiederanno, quando sarà possibile, un accurato riscontro sull'originale.
Genova, febbraio 2006
1. Lucrezia a Carlo Barberini, Parigi, 17 Aprile 1648, BAV, Barb.lat. 7412, cc. 9-10.
[c.9r]Ill.mo et Ecc.mo Sig.re fratello et Padrone mio Col.mo Do con questa nuova a V. Ecc.za della perfetta salute che li Sig.ri fratelli et io per gratia della Divina Maestà godiamo, il simile sperando et desiderando io sentire di V. Ecc.za. Venerdì passato, che era il Venerdì Santo, la Regina et il il Re entrorno qui et li Sig.ri fratelli entrorno et per questo
non potei eseguire il mio desiderio che era di scrivere qualche cosa a V.Ecc.za il che con questa gli fo sapere, et è il desiderio che io ho di essere religiosa quale ho sempre havuto et ho anche sempre desiderato di vedere la religi[c.9v]one [1a] et havendola vista ho trovato che potrò con la gratia di Dio resistere. Io so di già bene che nel mondo ancora [1b] si salva ma Iddio Benedetto ne [...(?)] nell mondo et nella Religione et però sento che a me mi ha dato desiderio di essere religiosa. Quanto il logho, mi è indifferente come in Spagna, in Francia o in Italia, per tutto mi è indifferente, ma desidero avanti havere la benedittione della Sig.ra Madre et Sig.ri Zii et per dirgli come dire [1c] a Dio et a gli altri Parenti.
Il Padre Giuseppe [1d] fa humilissima riverenza [c.10r] a V. Ecc.za come anche fa Madonna Angela et facendo anch'io il simile finisco. Di Parigi li 17 Aprile 1648
di V. Ecc.za
Humilissima Oblig.ma et Dev.ma serva et sorella aff.ma
Lucretia Barberini
2. Lucrezia a Francesco Barberini, Peron, 14 luglio 1650, BAV, Barb.lat. 7412, cc. 30-31. La persona che aveva suscitato i sospetti di Francesco (forse su segnalazione di Antonio: vedi Cenni, note 1 e 2) potrebbe essere il carmelitano scalzo Giuseppe di Sant'Andrea. La persona a cui Lucrezia si riferisce sul finire della lettera col termine "altri" immagino che sia la Sig.ra Clarice Vaini Rasponi.
[c.30r] Em.mo et Rev.mo Sig.r Zio et P.rone mio Col.mo
Ho veduto questo ultimo ordinario una lettera di V. Em.za nella quale ho visto la volontà che V. Em.za ha che io impari l'abbaco, et non mancarò di obbedirlo; per il resto che è
nella lettera dico a V. Em.za che io non ho mai havuto [intentione] [2a] di confessarmi a questa persona; dell'
[2b] confidarmici non trovo haver
fatto male poiché l'ho riconosciuto persona alla quale potevo farlo. Dirò bene a
V. Em.za che, benché io non [c.30v] habbia spirito, ne ho
però havuto a bastanza per conoscere et ve[de]re (ancorché [2c] io l'abbia sempre dissimulato) che si sono havuti
de sospetti de quali [2d] come
che io sape[vo] essere falsi non ne ho fatto mai caso et ho sempre dissimulato di accorgermene; ma due cause me lo fanno dimostrare a V. Em.za. La prima per[ché]
io credo essere obligata le cose che io so non essere dimostrare che non sono;
la seconda perché credo tali sospetti si siano formati di qualche piccole
libertà che io ho pigliate [2e]
[c.31r] per cose inconvenienti [2f] perché Iddio benedetto mi ha dato assai di conoscenza
per amar la virtù et non far cose che non deva et perciò V. Em.za potrà anche
conoscere che tali sospetti sono falsi poiché io non haverei trattato come io
ho trattato né havuto la confidenza che ho havuto con tali persone se questi
sospetti fossero stati veri. Che tali sospetti poi si siano havuti io non voglio maravigliarmene poiché niuno è padrone d'impedire che li pensieri non vengano, ma
V. Em.za alla quale io ho dimostrato che tali sospetti non sono, spero che mi farà ben la
gratia di non crederli come humilmente ne la [c.31v] supplico et a volermi far gratia che quando
[2g] V. Em.za voglia scrivermi
qualche co[sa] lo scriva a [2h] me
stessa et non ad altri et qui fo humilis[2i]sima riverenza a V. Em.za et supp[licandola della][2j] sua Santa Benedittione. Di Peron li 14 luglio 1650 [2k]
Di V. Em.za
Hum.ma Oblig.ma et Dev.ma serva et nep[ote]
Lucretia Barberini
3. Lucrezia a Francesco Barberini, Peron, 21 luglio 1650, BAV, Barb.lat. 7412, cc. 32-33.
[c.32r] Em.mo et Rev.mo Sig.re Zio e P.rone mio col.mo
Non hebbi tempo l'ordinario passato
di scrivere anche a V. Em.za che (come credo già sappia) io havevo detto all' Sig.
Cardinale Antonio la risolutione che io havevo di volermi far monaca, la quale
havevo presa perché come V. Em.za sa io havevo determinato di aspettare fin [3a]
che venisse l'occasione di maritarmi per vedere se in tal tempo questo mio
desiderio partisse, ma conoscendolo sempre più grande mi pare anche impossibile
parta mai onde parendomi ciò presi questa risolutione poiché l'aspettare così
longo tempo havendone così gran desiderio non mi è che di pena, mentre io deva
farlo. Tutto questo io dissi all'[3b] Sig. Cardinale Antonio, il quale mi rispose che essendo vocatione [3c] [c.32v] bona potevo esser certa che non ne sar[ei]
stata impedita quando fusse stato tempo, ma che adesso non era et mi diede
delle [ra]gioni sopra di ciò. Tutto questo l'ho de[tto]
io medesima all' Sig. Cardinale Antonio; desideravo poi sapere [3d]
delle ragioni [sopra] [3e] di ciò perché non potessi esseguire adesso q[ue]sto
mio desiderio et desiderando discorrere di queste mie ragioni con qualcheduno,
la persona della quale io scrissi a V. Em.za l'ordinario passato essendomi parso
(con l'oc[ca]sione [3f]
di quando volevo far dire qu[al]che
cosa all' Sig. Cardinale che mi sono servita di lui) essendomi donque parso capa[ce]
di ciò però ne ho discorso con lui il quale mi ha risposto in forma che ci ho
trov[ata] sodisfattione et ho capito come che non de[va]
[c.33r] esseguire hora tal mio desiderio, per
queste due cose donque io ho confidato con tal persona e per ciò e per quando
volevo far dire qualche cosa all' Sig. Cardinale Antonio.
Dell' resto poi quanto all' mio desiderio ancorché mi
sia contentata di aspettare non resta però di essere sempre medesimo et a
accrescere sempre maggiormente.
Do poi non scrissi questa mia risolutione a V. Em.za perché [3g] quando io
sentii la risposta dell' Sig. Cardinale Antonio credei che quella di [3h] V. Em.za sarebbe anche simile et vedendo non poter esseguire hora questo mio
desiderio perciò non volsi infastidire V. Em.za con mie lettere.
Per il Padre Domenico che V. Em.za mi scrive nella sua de 29 Giugno potrebbe ben essere che
fusse di quei rimasti a far la quarantena. Rendo humilissime gratie della gratia che fa
in voler [3i] usar ogni
diligenza per M.me du Val et anco le rendo humilissime gratie della dote per la
figliola [3j]
di Madonna Elisabetta mentre con far fine fo humilissima riverenza a V. Em.za et
supplico della sua Santa Benedittione. Di Peron li 21 luglio 1650
Di V. Em.za Hum.ma Obblig.ma et Dev.ma serva et nepote Aff.ma
Lucretia Barberini
4. Lucrezia a Francesco Barberini, Peron, 15 settembre 1650, BAV, Barb.lat. 7412, c. 38. Osservo che il non rispondere alle lettere del Card. Francesco adducendo le scuse più diverse ed improbabili era in Lucrezia un'abitudine e probabilmente un segno della sua irritazione nei confronti dello zio: «tralasciai di scrivere li tre ordinarii passati dell' che ne fu causa di due primi che andammo a Lione per vedere le processioni dell Corpus Domini et l'ultimo essendomi messa troppo tardi a scrivere» (7 luglio 1650); «non ho scritto a V. Em.za questi due ordinarii passati perché temo di non essere importuna a V. Em.za in scriverle così spesso» (11 agosto 1650); «l'ordinario passato ne anche scrissi a V. Em.za perché c'erano venute ancora delle Dame il che m'impedì di fare il mio debito di scrivere a V. Em.za» (1° settembre 1650) e così via.
[c.38r] Em.mo et Rev.mo Sig.r Zio et P.rone mio Col.mo
Per rispondere alle due lettere di V. Em.za alle quali non ho ancora risposto dico che in quanto a quella persona l'ho sempre riconosciuta degna di confidenza; per obbedire V. Em.za come io sono obligata non me ne servirò più. Quello che io devo anche dire a V. Em.za è che li sospetti che si sono forse havuti di tal persona non sono veri et come anche io [4a] scrissi
a V. Em.za io non haverei confidato seco se tali sospetti fussero stati veri. Io scrivo tutte queste
cose a V. Em.za per le medesime ragioni che io ho di già scritto a V. Em.za che sono et perché credo esser obligata a far vedere la verità et perché credo dovere per il mio debito scriverle a V. Em.za; però senza l'occasione che ne ho havuta per quello che V. Em.za mi fece dire per Madama Rasponi non le haverei scritto niente, poiché ero risoluta di dissimulare et havevo fatto tal risolutione perché pensavo dico già tali sospetti non sono veri et perciò non voglio abbadar[c.38v]ci et con questa occasione farò anche vedere a V. Em.za che non è il primo sospetto che io ho riconosciuto che si haveva et ho anche dissimulato poiché quello che si hebbe l'anno passato di un'altra [4b] persona me ne accorsi bene et per l'istesse ragioni che ho detto a V. Em.za non ne feci caso et dissimulai, ma adesso con questa occasione per l'istesse ragioni che anche ho detto di sopra a V. Em.za, cioè credendomi obligata a far vedere la verità et secondo il mio debito scriverlo a V. Em.za dico donque che ne anche li sospetti che si hebbero di quest'altra persona ancora erano veri et come ho anche detto a V. Em.za se fussero stati veri non ci haverei confidato et ben V. Em.za sa che ci confidavo per far scrivere a V. Em.za tutto quello che V. Em.za sa; quanto poi che si siano havuti questi sospetti non voglio maravigliarmene poiché non possiamo impedire che non ci vengano de li pensieri et poi[ché] forse io ho dato occasione come scrissi a V. Em.za per qualche libertà che io ho presa [4c] ma non incon[c.39r]veniente; ma tali sospetti non essendo veri non [4d] credevo che tali cose che io facevo potessero farli venire.
V. Em.za saprà d'altre parti lo stato del Sig. Prencipe Prefetto alle quali mi rimetto non havendone tempo per la brevità di esso, et perciò anche [4e] fo fine con far humilissima riverenza a V. Em.za et supplicandolo della sua Santa Benedittione. Di Peron li 15 Settembre 1650
Di V.Em.za
Hum.ma Dev.ma et Oblig.ma serva et nepote Aff.ma
Lucretia Barberini
5. Lucrezia a Francesco Barberini, Peron, 26 Ottobre 1650, BAV, Barb.lat. 7412, c. 43.
[c.43r] Em.mo et Rev.mo Sig. zio et P.rone mio Col.mo
Ho ricevuta la vesta che V. Em.za mi ha fatto gratia di mandarmi della quale ne le
rendo humilissime gratie come anche delle sue lettere restando sempre più confusa et
obligata a V. Em.za della sua bontà et benignità [5a] verso di me ancorché
immeritevole. L'ordinario passato non potei scrivere a V. Em.za essendomi trovata un poco indisposta.
Quanto a quello che V. Em.za desidera sapere di me dico a V. Em.za che quella attione di quella persona di
andarsene non so qual ragioni havesse per andarsene ma posso assicurar V. Em.za [5b] che non fussero
quelle che V. Em.za dice che si siano potute sospettare et di novo accerto V. Em.za che li sospetti che si sono
havuti di questa persona non sono veri et che se fussero veri non solo io non haverei confidatoci, ma
Iddio mi ha dato assai di conoscenza per sapere come haverebbe bisognato trattare con tali sorte di
persone [5c] se tali sospetti fussero stati veri talmente perché questi
sospetti non essendo veri supplico V. Em.za non crederli come ne anche di quell'altra persona che io scrissi a
V. Em.za poiché né l'uno né l'altro [5d] ne hanno havuto né hanno un minimo pensiero di tutto quello
che si era pensato di loro però di novo supplico V. Em.za a non voler credere tali sospetti.
Per una lettera passata di V. Em.za sentii qualche cosa di cifra se V. Em.za desidera mandarmene credo che io la in[ten]derò et con far humilissima riverenza a [V. Em.za (?)] et supplicarla della sua Santa Benedittione resto
di V. Em.za
Humil.ma Oblig.ma Dev.ma serva et nepote a[ff.ma]
Lucretia Barberini
Di Peron li 26 Ottobre 1650
6. Francesco a Lucrezia Barberini, 9 dicembre
1652, BAV, Barb.lat. 9895, c. 72. Non so che cosa Lucrezia avesse tentato
di fare: probabilmente rendere di pubblico dominio il suo desiderio di monacarsi
o, peggio, denunciare l'interessata opposizione degli zii, che, dopo tutto,
come Cardinali di Santa Romana Chiesa, erano tenuti a non contrastare una vocazione
religiosa: è infatti da questa pericolosa accusa che Francesco cercava, non senza
imbarazzo, di scagionarsi.
[c.72r] Alla Sig.ra D. Lucretia li 9 di decembre 1652
Tra le ottime qualità ch'io ho
invidiato in voi, ho riconosciuto l'amore verso la vostra e nostra Casa, dond'è
che per quello che havete tentato di fare, io non posso se non dolermi, non so
se più di voi o di chi vi ha consigliato o servito o delli miei peccati che
sono cagione di questi disastri et successi straordinari. Io non porto le mie
doglianze sopra il vostro pensiero di pigliar più un stato ch'un altro, poiché
come ben sapete non vi s'è mai contradetto, ma quando havete significato
qualche cosa solo sete stata richiesta di maturare li vostri pensieri; però
quando non havete fatto motto alcuno è strano appigliarsi a sì fatte maniere che
non possono se non o correre pericolo di nuove agitationi o cagionarne. quando
nelli tempi presenti una navicella tra flutti e tempestose procelle si trova
questa Casa ondeggiante, con metterle nelle bocche et forse nelle mani di quelli
che non l'amassero. Può esser buono il vostro desiderio, ma non troverà lode il modo
d'eseguirlo. Del resto come la maggior doglianza devo volgerla contro de miei
peccati, per la maggior colpa che vi hanno, così voi harete ragione di
dolervi di qualunque vi habbia con li consegli o opere assistito: et come non
c'è meglio che del male cavarne bene, oltre alla
notitia sudetta apprendete ad usar della vostra prudenza, et delle
cautele che vedete ancora nelli desideri che possono esser buoni, sono
necessarie[6a]. La professione d'Ecclesiastico in gradi da me non meritati vi ha da far
credere che né per la Casa né per quanto vaglia tutto il mondo, né per voi
voglio perdere la mia anima; simili dettami reputo che habbiate riconosciuti in
tutti della Casa. In particolare li vostri fratelli se bene giovani temono Dio
et stimano l'honore più che la roba, che di quello non so se perduto ne sia
come di questa se n'è fatto; non sono né meno tenaci d'interesse, però non
havete a temere, quando vorrete sciegliere più [c.72v]
uno stato che un altro. Solo havete da considerar quello che sia degno di
consideratione. Per l'ordinario avanti a quest'ultimo ho una vostra lettera quale
vi ricorderete come parla. Io non dico che v'impegni, né voglio che v'impegni,
benché contenga molto diverso dal succeduto, però non posso né meno credere voi
habbiato burlato o volsuto burlare chi non ha mai procurato se non quello ha
pensato vostro bene. Io non vi torno nella mente la memoria di Papa Urbano che
tanto vi amò, né li di lui pensieri, non quelli della ottima anima di vostro
padre et mio caro fratello. Non vi rappresento la mia età grave quel più
aggravata quanto gemo sotto il peso delli fastidii della Casa che sono sì
grandi, come il mondo vede, ma vi ricordo la vostra buona coscienza, la vostra
christiana prudenza et le vostre virtù pregandovi da Dio l'essercitio et
l'augumento d'esse; già che la carta finisce, ma non il mio obligo al[... (?)]
il quale vi sono etc.
7. Lucrezia ad Anna Colonna Barberini, Lione 12 Decembre 1652, BAV, Barb.lat. 9895, cc. 57-58.
[c.57r] Ill.ma et Ecc.ma Sig.ra
Madre et P.rona mia Col.ma Essendo stata un poco indisposta non ho potuto fin hora
far il mio debito di scrivere a V. Ecc.za il mio desiderio di essere Religiosa qui nel Convento di Santa Elisabetta con ogni humiltà et summissione et con tutto l'affetto del
mio core supplico [7a] vivamente et instantemente V. Ecc.za a concedermi tal gratia.
Haverà V. Ecc.za una figlia così rispettuosa et affettionata et obligata come nel mondo assai più [7b] in infinito, poiché [c.57v] sarò sodisfattissima et contentissima [7c] poiché il mio
unico desiderio sarà compito che è di servire l'immensa et infinita Bontà Divina, la quale non cessarò né hora né momento [7d] della mia vita di offrirgli preghi (benché poveri) [7e] acciò colmi V. Ecc.za di ogni imaginabile felicità in questa et nell'altra vita.
Torno di nuovo a fortemente supplicar V. Em.za di tal gratia che è la più grande che io possi mai [7f] ricevere et l'accerto ciò non venire che da inspiratione.[7g]
Prego a V. Ecc.za [c.58r] felici queste santissime feste et l'anno nuovo con moltissimi altri appresso ripieni di prosperità et qui fo humilissima et profondissima riverenza a V.Ecc.za et le domando humilmente la sua santa benedittione. Di Lione li 12 Decembre 1652
Di V. Em.za
Hum.ma ecc.
8. Francesco a Lucrezia Barberini, 30 dicembre 1652, BAV, Barb.lat. 9895, c. 74.
[c.74r] Alla Sig.ra D. Lucretia li 30 Decembre 1652.
S'io vi fussi poco cognito, attribuirei la vostra lettera de 12 di questo a un cortese complimento, però
non essendo né la materia, né le mie qualità degne di tal trattamento,
l'intenderò conforme vorrebbe la vostra et mia convenienza, ch'è di dimandarmi
consiglio et di pigliarlo, non di dirmi risolutioni. È dunque perciò necessario
ch'io rifletta di molte cose che sono passate et io habbia notitia di quello
non m'è pervenuto, tant'importa eleggere bene un stato di vivere, et vi vanno
molte considerationi per farlo più in una casa che in un'altra, così
richiedendo la qualità d'ogni persona, non che la vostra, quale come ha havute
molte cose da Dio, è necessario habbia più riguardi. Non dico questo per
allungar, anzi per abbreviar, onde perciò, perché meglio voi possiate dire et io
rispondere, venite in queste parti, dove quando la vostra inspiratione sia da
Dio non mancherà luogo dove conforme alla vostra et divina voluntà con
soddisfattione et prontamente lo possiate esseguire, com'io tanto nel consiglio,
quanto nella risolutione et esecutione vi servirò, come conviene a un Vescovo
Cardinale. Dunque con l'affetto di zio ve ne richiedo,
coll'autorità datami da Papa Urbano ve lo comando et secondo le qualità, dignità
et carattere datomi da Dio vi metto a scrupolo di peccato se non obbedite con
venir in qua, essendo così conveniente et dovuto, et così servitio di Dio,
quale prego che v'assista et feliciti. Roma etc.
9. Francesco a Lucrezia Barberini, 13 gennaio 1653, BAV, Barb.lat. 9895, c. 75.
[c.75r] Alla Sig.ra D. Lucretia 13 Gennaio 1653.
Comincerò per replicar qualche cosa alla vostra de 26 del
passato [9a] da quelle parole Non intendo qual prudenza et
cautele V. Em.za. dice che sono necessarie ancora ne' desiderii buoni poiché
mi pare di dichiarare molto bene che non intendete né quella dal modo che
havete fatto et che in più d'un loco della vostra lettera parlate.
Primieramente se voi haveste attentamente in quel luogo letta la mia lettera,
hareste compreso come vi dicevo dal fatto da voi senza prudenza, quello fusse
operar prudentemente et così nel resto, ma quando vogliate più chiarezza del
detto da me non mancherà voce viva che lo dichiari, se l'occultezza non reputate
gran contrasegno d'inspiratione, o con essa stimate bene cominciar
un'obedienza perpetua dall'isfuggire di riconoscere li superiori che havete et
Dio vi ha dato. Vedete che non mi vergogno tuttavia di darvi conto d'ogni
sillaba della mia lettera. Vedo ancora come un timore di qualche dilatione vi ha
fatt'operar come havete operato et precipitosamente. Vi dolete della dilatione
d'anni et anni, come vi si fusse vietato il ricordarlo et se bisognava scrivere
ad un zio non ne haveste havuto un altro vicino et un
fratello maggiore. Io so non esser stato qui negligente a servirvi nella cura
del vostro, et di servirvi in quello m'havete ordinato, come non ho per mia
parte depostone il pensiero, né lo studio circa quanto vi concernesse.[9b] V'accerto che'l riconoscere d'haver maggiori, la
docilità et il non stimar troppo le proprie opinioni, massime singularizzate
saranno li migliori principii che lo spirito buono muove o vuol muovere. Io non
trovo che molto poco et una volta nella mia lettera haver toccato chi vi havesse
consigliato, et voi non vi contentate d'una sol volta di far l'apologia per
queste che pure dovreste ricordarvi che con l'amore et zelo che vi devo ancora
in materie fuor della religiosità vi ho avvertito di simili persone in che
non [c.75v] so se vi ho dato disgusto, so bene che
voi almeno col contrariar al mio senso l'havete sempre volsuto scusar, sì che
non mi pare di variare o lasciarmi trasportar da passioni o da interessi. Mi
pareva haver detto di chi havesse consigliato et operato, come se senza ambasciate
di persone fussero stati mezzani spiriti beati, et se vi furno persone fussero
state di sì puoco giuditio et basti poi dire perdoni etc. Mia nipote, io son
vecchio et so quanto sia difficile trovar confidenza bona in persone che
magnano, però aprite bene il vostro cuore a Dio et a noi, che forse con un poco
di patienza vostra goderete con maggior certezza haver eseguito il vero et divino volere.
La carta non mi concede di dir più, onde prego et fo pregar Dio. Roma etc.
10. Francesco a Lucrezia Barberini, 8 febbraio 1653, BAV, Barb.lat. 9895, c. 77. Di questa lettera c'è un'altra versione in BAV, Arch. Barb., Indice IV, 1067.
[c.77r] Alla Sig.ra D. Lucretia 8 di febraro 1653 Vedendo che ancora possino non esser
finite le vostre peregrinationi, et che non siano bastate quelle che giovanetta
faceste condotta dal vostro Padre mio dilettissimo fratello lasciando la patria
d'inverno con il mare tempestoso, oltre a tanti altri incomodi patiti, onde se
in tutte queste cose vi ho compatita, Iddio sa quanto vi compatisco al presente
et che passione io ho, massime non potendo trovarmi presente a servirvi et a
dirvi quello che qui mi studierò d'accennarvi, ma in voce son certo che vi
sodisfarei et appagherei. Io confido nella vostra virtù, quale havete
essercitata per il passato, che la medesima vi darà hora il coraggio et vi renderà
capace che la sola et precisa necessità ci obliga a quanto si faccia.
Testimonio di ciò sono le incomodità de' vostri fratelli, et le vostre, quali
sento più che s'io medesimo le soffrissi. Le sono grandissime, ma io son certo
che per l'affetto ci portate vi scemano, onde tal affetto, come ancora la
corrispondenza alla memoria et al volere di Papa Urbano, quale così degnamente,
et con vostra lode conservate, m'obligano più che mai et ad ogni maggior segno
ch'io ponga tutto lo studio et quanto io mi vaglia perché sortisca il vostro
servitio et secondo il vostro beneplacito. Non guardate se hora vi scostassi
donde voi desiderate facilmente di dimorar perché essendo varii li cammini per
giungere in un luogo, quello che pare di maggior giro non solo può riuscir il
megliore, ma spero che condurrà anche in più breve tempo. Ho fiducia che in tal
modo si cagionerà che si aprino gli occhi et che sarò havuto in più
[10a]
consideratione, come saranno le mie sodisfattioni, quali in sostanza non
saranno che conformi al vostro volere, del quale io vi accerto et che questo
stimo et stimerò congionto non solo al meglio, ma se bene io reputo che sia il
meglio per la nostra Casa, quand'ancora non fosse, io l'anteporrò posponendo
quando bisogni l'interessi della nostra Casa et ogni altro parere o desiderio
ch'io ne havessi, né ad altro si rifletterà. Vi prego a soffrire come ho detto
queste incomodità, mentre io vi prometto di nuovo, oltre al ratificar ogni
promessa, che in tutto et per tutto seguirà, et ben presto, quello che vorrete.
Procurate la tranquillità dell'animo in questi soffrimenti mentre io ve la
prego da Dio con tutte le beneditioni et prosperità. Roma etc.
11. Lucrezia a Francesco Barberini, Zurigo, 3 marzo 1653, BAV, Barb.lat. 7412, c. 61.
[c.61r]Em.mo et Rev.mo Sig.r Zio et P.rone mio Col.mo
Sono con questa a riverire humilmente V.Em.za et darle parte della perfetta salute che per Dio gratia godo in questo viaggio. [11a] Sono anche a dirle come ho grandissimo desiderio di havere il Padre du Lieu mio confessore il quale è persona di grandissima bontà et nelle mani del quale io ho rimesso la mia conscienza et la mia anima et [11b] mentre l'ha governata ne ho havuto grandissimoa consolatione di conscienza. Il Sig. Abbate [11c]quando partissimo di Lione mi promese che quando saressimo arrivati si sarebbe fatto venire et adesso mi ha detto che V. Em.za ha scritto qual cosa sopra [11d] di ciò onde quando saremo arrivati gli scriverò che venga, io assicuro V. Em.za che tra le innumerabili obligatio[c.61v]ni che ho a V. Em.za questa è sopra di tutte poiché si tratta dell'anima, onde supplico con tutto l'affetto del mio cuore e per l'amore di Dio [11e] non voler mutar di pensiero ma seguitare a concedermi che venga et la mia obligatione sarà in eterno impressa nel mio cuore et con far humilissima et profondissima riverenza a V. Em.za la supplico ad honorarmi della qualità che fo gloria di havere.
Di Zurigo li 3 marzo 1653
Humil.ma ecc.
12. Lucrezia a Francesco Barberini, Quinto, 3 aprile 1653, BAV, Barb.lat. 7412, cc. 62-63. La ricostruzione della fuga da
Lione corrisponde alle modalità previste da Francesco che raccomandava, per eludere
l'eventuale sorveglianza di Mazzarino o del Card. Antonio, di «andare spesso fuori di qualche porta, quanto il tempo lo comporta, et se non escono con Donna Lucretia puol'uscir
l'uno o l'altro di loro fratelli per esser così meno osservati» (BAV, Arch. Barb., Indice IV, 1067, Circa alle risolutioni che si possono pigliare). Anche Lucrezia
fu colta di sorpresa: pensava di uscire per una passeggiata e invece si ritrovò in
Svizzera. In BAV, Barb.lat. 7412, c. 55 c'è un biglietto di Lucrezia a vari
personaggi del seguito con le istruzioni per recuperare diversi oggetti abbandonati, per pagare alcuni conti lasciati in sospeso, per restituire a Carlo Cenami i quadri che le
aveva imprestato per arredare il suo cabinet ecc.
[c.62r] Em.mo et Rev.mo Sig.r Zio et P.rone mio Col.mo
Il Sig. Antonio Rota mi ha resa confusa per la gran bontà di V. Em.za verso di me. Le mie obligationi sono così grandi che non ho parole da potermi esprimere. V. Em.za pol esser certa che eternamente saranno impresse nel mio cuore con il desiderio di havere occasione da poterlo far conoscere a V. Em.za con gli effetti.
La supplico humilmente a volermi condonare che [12a] io non ho risposto a una lettera di V. Em.za che ricevei a Lione, il principio della qual lettera diceva (comincierò per replicare qualche cosa alla vostra de 26 [12b] del passato). Quando ricevei, giusto mentre l'aprivo, vennero visite che non hebbi tempo di leggere se non quelle sole [12c] parole che ho scritto qui sopra. [12d] [c.62v] Doppo che le visite furno partite ritornai in camera per leggerla ma non la seppi trovare né la trovai mai fino a quella matina che partissimo di Lione mentre andavo per montare in carrozza. La trovai in terra in un cantone dove mi dovette cascare quando vennero le visite. La raccolsi et mettei in sachocca senza leggerla non havendo il tempo all'hora [12e] andando a montare in carrozza; poi non andandosi a spasso dove si diceva ma [12f] viaggiandosi non mi ricordai di leggerla se non di la a 6 o 7 giorni [...?] volendola pigliare per leggerla non la ritrovai ne anco et non l'ho più [12g] ritrovata talche bisogna che mi sia [12h] cascata per viaggio; onde io non ho potuto rispondere poiché non [12i] so [12j]quel che la lettera contenesse.
Ho detto tutto ciò a V. Em.za acciò sappia perché ho commesso questo mancamento di non risponderli.
V. Em.za già [12k] deve sapere come siamo arrivati con ottima salute; per fine rassegnando a V. Em.za il mio humilissimo ossequio le fo profondissima riverenza restando qual sarò in eterno
di V. Em.za
Hum.ma Oblig.ma et Dev.ma serva et nepote aff.ma
Lucretia Barberini
Di Quinto li 3 aprile 1653
13. Francesco a Lucrezia Barberini, 17 maggio
1653, BAV, Barb.lat. 9895, c. 78. Assieme a questa lettera Lucrezia ne ricevette,
per mano di Antonio Rota, una seconda, che la metteva al corrente di quel che si voleva
da lei: che sposasse il Duca di Modena, con il quale il Card. Francesco era in trattative
da almeno due anni. Lucrezia prese tempo a rispondere e poi rinnovò con durezza la sua
dichiarazione di indisponibilità (vedi più sotto il n. 15). Del matrimonio di Lucrezia con
Francesco d'Este si era occupato, sin dall'inizio, il card. Rapaccioli: vedine le lettere a
Francesco Barberini dal 1651 al 1654 in BAV, Barb. lat. 8746, cc. 103 sgg, 193
sgg, 239, e Ottob. lat. 3267, II, cc. 454-462 e 644-646.
[c.78r]Alla S.ra D. Lucretia li 17 maggio 1653
Non vi pigli [...(?)] pena che io sia [per provar (?)] [13a] incommodo in scrivervi come [ve]do che dubitate con la amorevolissima vostra lettera degli 8 di questo perché essendomi più che nota [13b] la vostra bontà quando io ne ho qual si sia minimo impedimento io tralascio di farlo et quando posso non ho maggior consolatione che di scrivervi massime quando io doverei con li effetti più che con le parole servirvi. Però [13c] siate certa che io vi ho sempre nell'animo [13d] con l'osservanza [13e] dovutavi [13f] et per l'amore [13g] portatovi da tutti di Casa [13h], ma specialmente dalla Santa Memoria di Papa Urbano, dalla gloriosa del Prefetto vostro padre et dalla mia madre vostra nonna [oltre (?)] all'ingegno et alle virtù che Dio ha posto in voi et il compatimento [13i] ch'io vi ho per tanti viaggi, varietà et incommodità. Però [le ...(?)] [13j] poiché sono proprie della gente che non è di animo basso et che ama la virtù alla quale si descrive il camino per li sentieri aspri et difficili però da essi non sono lontane la vera et meritata lode et ogni altro bene. Non mi estenderò in questo mentre sete di così buona mente. Vi prego di comandarmi essendo [13k]
14. Francesco a Lucrezia Barberini, 31 maggio 1653, BAV, Barb.lat. 9895, c. 80.
[c.80r] Alla Sig.ra D. Lucretia Barberina
li 31 Maggio 1653
Mi trovo con dua vostre lettere una
de 16 et l'altra de 23 di questo però non parlando questa che della ricevuta
delle poche crocette di caravana che io vi mandai et del resto ambi dua
piene di parole et concetti così obliganti che io resto smarrito vedendomi
così poco habile a corrispondere con la mia servitù; però vi accerto che prima
io mi scorderò de me stesso che di quanto io vi devo, né in cos'alcuna tanto io
godo che quando io mi applico in vostro servitio, che lo meritate per tanti e
tanti rispetti e sopra tutto per la vostra virtù, quale prego Dio che vi
augumenti et a me feliciti che io non sia vostro inutile ma, come sono, vero
etc.
15. Lucrezia a Francesco Barberini, Vicenza, 6 giugno
1653, BAV, Barb.lat. 7412, cc. 75-76.
[c.75r] Em.mo et Rev.mo Sig.r zio e P.rone mio Col.mo
L'ordinario passato per essermi purgata non potei riverire V. Em.za et rispondere alla cortesissima et benignissima
de 17 del passato che V. Em.za mi fece honore scrivermi; per essa et per quella fattami vedere dal Sig.
Rota conosco sempre più l'infinito amore che V. Em.za mi porta et ancora quanto
io sia honorata dal personaggio propostomi in non sdegnarmi et assicuro V. Em.za
che quando fussi risoluta di maritarmi sarei sodisfatta di questo soggetto et
me ne chiamerei sommamente honorata, ma credo che non sarà sdegnato più presto
che applicare a sposo terreno io aderisca et aspiri al celeste quale sempre
m'ha fatto gratia da che hebbi l'uso della ragione di chiamarmi a servirlo in
Religione et come so di haver scritto altre volte a V. Em.za stimo questa gratia
che continua ho [c.75v] ricevuta da Dio doppo la
creatione et redentione la maggior che possa ricevere dall'infinita sua pietà
et misericordia et non vorrei che in V. Em.za facesse apprensione l'haver io
detto che quando si fussi potuto havere partito in Francia io mi saria maritata perché
questo l'ho detto per sodisfare alle preghiere di V. Em.za che mi deve e può
commandare di tutto eccettuatone quelle cose che possono causare la mia
dannatione et quando il Sig. Rota mi portò l'esclusione [15a] io mi sentii un
indicibile allegrezza perché Dio sa quello che haveria risoluto quando fussi
stata data [a] persona proportionata poiché ho troppa ripugnanza al matrimonio et
voglio che V. Em.za mi faccia gratia di credermi che parlandoli come a Padre
che so che in amarlo lo tengo in questo pari come son sicura per le gratie che
ho ricevute dalla munificenza del suo amore verso di me che V. Em.za mi ama al
pari di figlia non tanto nel temporale quanto nel spirituale come perfetto [c.76r]
Ecclesiastico che quando ho mostrato di vacillare
o nella vocatione che sempre è stata ferma di farmi monaca o [15b] nell'applicare [15c]
quando mi sia stato parlato di
matrimonio tutt'è stato la forza dell'amore et rispetto che le devo sperando
sempre in Dio che, essendo queste convenienze dovute, Lui mi sarebbe sempre
servito di scudo et per mettere intoppo a tutto quello che mi fusse proposto
sopra di ciò et ardisco di testificare di nuovo come ho accennato qui di sopra
che son pronta senza alcuna ripugnanza di esporre sangue, vita, et quanto ho di
mondano alle sodisfattioni di V. Em.za riserbandomi per me solo l'anima, quale so
che, come pieno di pietà, così come procura la salute in persone estraniere tanto
più s'adoprerrà per quella di una sua cara
[15d] unica nipote parendomi certo di non potermi salvare se non nello stato
di religiosa per la vocatione che Dio mi ha sempre data; [c.76v]
io ho provato ogni strada per distormi da questa ma sempre più mi si accresce.
Ho rappresentato tutto quello che ho nel mio cuore a V. Em.za acciò ella [15e] come mio Signore et
Padre mi diriga in quel miglior modo che a Lei parerà et perchè ella conosca
quant'io desidero sempre di ubidirla et servirla ma io mi protesto avanti a Dio
che tutto quello che mi potesse intervenire di danno all'anima mia V. Em.za sia
quello che n'habbia a render conto avanti al tribunal di Dio, se ben so che V. Em.za è di tanta bontà che non mi distoglierà dalla mia vocatione, ma con tutto [15f] questo son necessitata di dirli acciò non concludesse il matrimonio che con la
ripugnanza che ho sarà impossibile che io dessi il mio consenso.[15g] Starò pregando et farò pregare la Divina Maestà che se questa non
è buona vocatione me ne distolga et essendo tale che disponga l'animo di V. Em.za [15h] di concedermi
questa sodisfattione senz'amarezza, che per altro so bene che non sarà per
negarmela mai. Io mi raccomando alle orationi di tutti et in particolare a
quelle [15i] di V. Em.za
la quale accerto [15j] che fino alla morte sarò
di V. Em.za
Hum.ma Obl.ma et Dev.ma serva et nepote aff.ma
Lucretia Barberini
Di Vicenza li 6 giugno 1653
16. Lucrezia a Francesco Barberini, Vicenza, 13 giugno
1653, BAV, Barb.lat. 7412, c. 77. Lucrezia si congratula per l'alleanza conclusa con la famiglia del Papa, di lì a poco confermata dalla nomina cardinalizia di Carlo Barberini e dal matrimonio di Maffeo Barberini con Olimpia Giustiniani.
[c.77r] Em.mo et Rev.mo Sig.r Zio e P.rone mio Col.mo
Non posso esplicare con parole
l'allegrezza et contento che io tengo per la gratia che la Divina Maestà ha
fatto [16a] alla Casa et doppiamente sento questa allegrezza poiché
mi pare che così più facilmente mi si apra la [16b] strada di
poterlo servire nella Santa Religione. Io mi rallegro et congratulo di tutto
cuore con V. Em.za di questa gratia che Iddio Benedetto ha concesso alla Casa
pregandolo (si come fo [16c]
continuamente) a volerla sempre più colmare di felicità et prosperità. Mi pare haver inteso dire
che io dovevo andare a Ferrara però [16d]
se sia vero che io ci habbia d'andare o in altro luogho [16e]
supplico V. Em.za di questa gratia, che io non habbia certe strettezze come sarebbe a dire di non
haver una [16f] cammeretta da poter stare qualche volta sola et cose
simili. Il [16g] Sig. Prefetto spero sia arrivato con buona
salute sì come è partito. Io la godo simile Dio gratia et qui per fine con farle humilissima et profondissima
riverenza [16h] le resto qual sono sempre
di V. Em.za
Hum.ma Obl.ma et Dev.ma serva et nepote aff.ma
Lucretia Barberini
Di Vicenza li 13 Giugno 1653
La Madre Abbadessa si rallegra infinitamente et non si può dire quante
orationi habbi fatto et fatto fare doppo che sono entrata in questo monastero
per me e per tutta la Casa et hora si è cantato il Te Deum et messa per
rendimento di gratie quali augura infinite per longo tempo et si fa humilissima
riverenza.
17. Francesco a Lucrezia Barberini, 14 Giugno 1653, BAV,
Barb.lat. 9895, c. 81. La lettera risponde o, meglio, non risponde a quella del 6 giugno con la quale Lucrezia respingeva l'ipotesi del matrimonio col Duca di Modena e ribadiva la volontà di monacarsi. L'arte di eludere e di schivare gli affondi dell'avversario era condivisa da entrambi i duellanti. Il 21 giugno Lucrezia, mentre assicurava lo zio del suo affetto e della sua gratitudine verso i suoi custodi, il Card. Machiavelli e sua sorella Maria, non mancava di richiamarlo a «ciò che ho scritto a V. Em.za» (BAV, Barb.lat. 7412, c. 78).
[c. 81] Alla Sig.ra D. Lucretia
li [14] Giugno 1653
Benché io mi trovi oppresso
dall'occupationi, tuttavia non lascio di accusar la vostra lettera de 6 di
questo, alla quale però non ho agio di rispondere, ma solo vi ricorderò che
queste materie sono da maturare nella santa oratione et da non starvi a
ciarlare, né a mettere su le carte. Intanto io vi prego la divina assistenza et
compatitemi mentre, come ho detto, non ho tempo da respirare et ho il capo
stracco per le passate fatiche, et hora occupato su li negatii presenti. Son
certo che vi portarete colla prudenza et colli dovuti ossequi verso il Sig. Card.
Macchiavelli, al quale siamo tanto e tant'obbligati, et così alla Sig.ra Maria,
et [17a] ci dobbiamo
confondere dell'incomodi ch'io do loro. Si desidera la Sig.ra Clarice venga in
qua, la quale senza riguardo alla vita,
né alla sanità m'ha obligato nell'assistenza fattavi, et quando la Sig.ra
Francesca Magalotti venga io confido nel sentimento che havete della civiltà et
virtù, che non lascerete d'apprendere il favore che si riceve dalla bontà di
questa Signora, mentre io almeno in queste cose procuro d'esser grato a quella
grande et Santa anima di Papa Urbano, che mi comandò io vi servissi,
dispiacendomi di non havere né sapere, né talento per corrispondere nel resto.
18. Francesco a Lucrezia Barberini, 12 luglio 1653, BAV, Barb.lat. 9895, c. 82. Con l'arrivo a Roma del Card. Antonio e del suo seguito, la schermaglia tra zio e nipote si sposta dal tema del matrimonio, che Barberino evita con cura di sollevare, a quello dell'incontro col Padre du Lieu che Lucrezia sollecitava sin dalla partenza dalla Francia.
[c.82r] Alla Sig.ra D. Lucretia
Li 12 luglio 1653
[Benché] negligente cerco a
rispondere alle vostre lettere massime alla di 2 di questo, nella quale vi congratulate con tutta
la cordialità della dignità cardinalitia da Nostro Signore collocata nel Sig. D. Carlo
vostro fratello. Però le varie et pressanti benché piccole occupationi mi
tengono talmente impedito massime quando per gli anni mi sento quel più
stracco, che non so molte volte trovare il tempo per supplire a simili
obligationi confidando che, per strette che mi siano et da me dovute, la
vostra bontà verso di me è tale che facilmente me ne dispensa. Vengo
adesso senza parole et cerimonie, ma di tutto
cuore a ringratiarvi di questo affettuoso et vero offitio.
Stamani è arrivato il Sig. Card. Antonio et doppiamente all'improviso poiché quando
dubitavamo che per la stagione inoltrata non fusse per venir qua, ma per trattenersi nel
Genovesato, di buon hora è giunto l'avviso che si mandassero le carrozze a Palo, luogo de
Sig.ri Orsini lontano di qua circa 15 miglia pensandosi che S. Em.za vi arrivasse
questa sera et di notte si conducesse a Roma, ma S. Em.za giunto a Palo hier
sera essendosi provisto di due sedie e portatori a Genova, vi si pose drento sì
che la prima carrozza nella quale era il Sig. Imbasciator Baly di Valenzé lo trovò
da dieci miglia lontano di qua et lo condusse alla Bottaccia, casale che è di
qua in distanza di otto miglia, dove essendo arrivato un mio et accortasi
S. Em.za che la stanza era angusta et in aria cattiva si risolse di godere di
finire il viaggio nella medesima mattina, si che alle quindeci di Italia S. Em.za
era già alle Quattro Fontane, dove il Sig. Card. Carlo et io l'havemo riverito.
[c.82v] Appresso è venuto il Sig. Principe di
Palestrina e penso sarà andato D. Nicolò essendo, come ho detto, S. Em.za giunta
doppiamente all'improviso, ma sta con ottima salute. Stasera andarà a baciare il
piede a S. S.tà la quale facilmente le ordinerà che si trattenga in casa poiché
voleva andare a riverire queste Sig.re parenti di S. Santità. Quasi nell'istesso
tempo che S. Em.za è arrivata è giunto il Padre Alessio et il Padre di Lieu con il
quale non ho ancora parlato, ma si pregherà S. Em.za et si richiederà il Padre per
[dove(?)] voi desiderate. Bene è vero che bisognerà havere riguardo alla stagione,
all'età et al viaggio fatto da detto Padre di Lieu.
Il regalo della canina che havete mandato alla sposa è bellissimo et a proposito
et per quanto intendo è stato a lei di sommo contento, onde in questo si vede il
vostro giuditio.[18a] Non perdete
la memoria di comandarmi per che devo servirvi et con tutto l'animo lo desidero.
19. Francesco a Lucrezia Barberini, 19 luglio 1653, BAV, Barb.lat. 9895, cc. 84. Le insistenze di Lucrezia per ottenere un incontro con du Lieu diventano sempre più pressanti: «Sono di nuovo humilmente e con tutto l'affetto del mio cuore - scriveva il 12 luglio - supplicar V. Em.za di ciò che altre volte l'ho pregata del Padre du Lieu, cioè di farlo venire desiderandolo grandemente onde per l'amor di Dio ne supplico V. Em.za et come ho di già detto altre volte, questa è la maggior gratia che io habbia mai ricevuto et sia per ricevere da V. Em.za poiché si tratta dell'anima». Il 26 luglio ringrazierà lo zio «per la speranza che mi dà che venga il Padre du Lieu» e chiede che nel frattempo possa comunicare con lui almeno per lettera (BAV, Barb.lat. 7412, cc. 81, 83-84).
[c.84r] A Madamoisella li 19 luglio 1653
Mi trovo con due vostre lettere una de 9 et l'altra de 12 di
questo la quale mi dice di un memoriale datovi da una dama e che sarebbe stato
annesso, però non essendo venuto il memoriale né significandomisi altro nella
detta lettera se non il vostro desiderio che detta dama fusse servita, io non
posso se non dolermi della disgratia et aspettare che si sappia in che cosa io
ho da servire per studiarmi di corrispondervi a quanto vi devo.
Il buon Padre di Lieu mostra ogni dispositione per venir costì, però oltre al parer conveniente di
lasciarlo un puoco riposare prima che si metti nel nuovo
viaggio, è necessario pregare il Sig. Card. Antonio che glielo conceda, come si
farà et spero che S. Em.za [lo] [19a] concederà. Però per non lasciare
indietro alcuna diligenza, stimo bene che voi supplicate di tal concessione
S. Em.za con una vostra lettera et me la mandiate acciò io glie la faccia
pervenire et per tal mezzo superare quelle difficoltà che io tengo non vi
saranno poiché in tanto mostrerò a S. Em.za la lettera così pressante et
efficace che mi [19b]
scrivete. [c.84v]
Non l'ho potuto fare né hieri né hoggi per le molte [19c]
occupationi di S. Em.za, la quale se la passa con buona salute.
Dall'altra vostra de 9 si accompagna una lettera della Madre Abbadessa di Araceli alla quale io rendo
gratie et rispondo con l'acchiusa. [Dicevate (?)] l'arrivo della Sig.ra Francesca
Magalotti et la molta di lei cortesia che già esperimentavi al che non
dubito che voi corrispondiate e questo è quanto mi occorre mentre vi prego non vi
scordare di comandarmi
20. Francesco a Lucrezia Barberini, 30 luglio 1653, BAV, Barb.lat. 9895, c. 86. Lo stesso 30 luglio da Ferrara Lucrezia comunica a Francesco la morte di
Maria Machiavelli, senza però trascurare di sollecitare ancora una volta la venuta del Padre du Lieu (BAV, Barb.lat. 7412, c. 85).
[c.86r] Alla Sig.ra D. Lucretia
li 30 luglio 1653
Per confessarvi la verità né meno fin hora m'è venuto buon taglio di trattare con
il Card. Antonio circa il Padre Du Lieu, tanto che in tempo verrà la vostra
lettera per S. Em.za in questo proposito.
M'è dispiaciuto sommamente la grave indispositione della Sig.ra Zia Maria alla
quale come al Sig. Card. et a tutta la
sua Casa siamo tanto obligati. Prego Dio che gli habbia resa la sanità et
gliela conservi, mentre per ordinario et da lungo tempo in qua ha sì gravi
incommodità senza la nuova malatia sopraggiuntale.
Vi degnerete di comandarmi nonostante ch'io sia tardo in servirvi circa il sudetto negotio, che son certo
come prudente mi havrete scusato.
21. Francesco a Lucrezia Barberini, 23 agosto
1653, BAV, Barb.lat. 9895, c. 87. Il 13 agosto Lucrezia, dopo aver nuovamente
sollecitato la venuta di du Lieu, aveva chiesto di visitare Venezia: «Essendo così vicina
Venetia mi dispiacerebbe sommamente il non vederla onde sono a supplicar V. Em.za con tutta humiltà a volermi concedere questa gratia che io la possa vedere (almeno di lontano) perché
si pol andar incognito e star solo uno o due giorni» (BAV, Barb.lat. 7412, c.86-87).
[c.87r] Alla Sig.ra D. Lucretia
li 23 agosto 1653
Ritornerò per [21a]
rispondere alla vostra de tredici circa al desiderio di [21b]
veder Venetia il che per esser voi della conditione
che sete et la città ripiena di bone ma ancora altre curiosità non vi si puol
permettere che quando lo facciate vi andiate altrimenti [21c]
che totalmente incognita et solo per
vedere le cose più esteriori come le chiese et simili; e tale incognitezza come
ancora per ogni altra convenienza non vedo si possa da voi meglio
[21d] godere che con la presenza del Sig. Cardinal
Machiavelli [21e]. Non acciò che S. Em.za
possa non convenga portarsi [21f] a spasso con voi, ma
perché sotto il nome di S. Em.za se [21g]
non può restar così celato [21h] rimanga
[21i] nascosto il
vostro [21j] dove [21k]
che [21l] già mai si saprà che voi vi siate
andata [21m] [c.87v] non possa dirsi che meglio [...(?)] [21n] et con migliore
[21o] assistenza
voi pote[vate] esserci andata. Converrà però che quando vogliate far tal viaggio [21p] non solo godiate di
tal gratia, ma [21q] mostriate di conoscerla con la solita vostra modestia e rimettervi in quanto
possa occorrere in ordine al detto viaggio et nell'esecutione di esso alli
sentimenti del Sig. Card. Macchiavelli et della Sig.ra Francesca Magalotti et
conformarvi in tutto a quelli. In che non lascio di ricordarvi la cura della
vostra sanità et sempre desidero li vostri comandi. Roma etc.
22. Francesco a Lucrezia Barberini, 1° ottobre 1653, BAV, Barb.lat. 9895, c. 88
[c.88r] Alla Sig.ra D. Lucretia
Il primo di ottobre 1653
Ho ricapitata subito la vostra al Padre Du Lieu conformi ordinavi con la lettera delli 24 del passato
et questa m'è stata gratissima, poiché significandomi ch'eri in procinto dell'andata a
Venetia et presto di là ritornando, eri per incaminarvi a questa volta, non
harò a rispondere a S. Beatitudine con più dilationi quando egli come spesso ha fatto me
ne dimandava oltre al contento ch'io ho di potervi di presenza riverire et
ricevere li vostri commandamenti che sempre da me sono desiderati. Prego Dio
che vi conservi con buona sanità et ve l'augumenti, ricordandomi alle vostre
orationi nella Santa Casa di Loreto. Roma il primo d'Ottobre 1653.
23. Lucrezia a Francesco Barberini, Bologna, 29 ottobre 1653, BAV, Barb.lat. 7412, cc. 90-91. La trascrizione è stata effettuata sul microfilm che, alla c. 90, per i guasti prodotti dall'inchiostro, appare di assai difficile lettura.
[c.90r]Em.mo et Rev.mo Sig.r Zio et P.rone mio col.mo
Dovrebbe veramente V. Em.za [23a] accusarmi di negligenza per esser io stata sì longo [23b] tempo in [23c] rispondere alle sue, ma l'estrema bontà di V. Em.za mi affida che mi condoni questo errore, sì come adesso gliene chiedo humilmente perdono tanto più che tal tardanza è cagionata dall'indispositione che hebbi tornata da Venetia dall'andare [23d] a Comacchio et dal cominciato viaggio per Roma partendo domattina (?) da Bologna dove sono stata [fin(?)][da sei(?)] giorni. Non andai a Padova et a Vicenza già che V. Em.za mi commandò così et che Sua Santità mi ha dispensata dal voto supplendo cosi di visitare la Santa Casa. Rendo poi moltissime gratie a V. Em.za della gratia che mi ha fatto di far pagare al Sig. Benedetto Castaldi ciò che [...(?)] supplicai l'Eminenza Vostra la cui benignità et bontà verso di me m'immerge continuamente nella confusione e nel rossore. Non mancherò [23e] alla [sua (?)] [...(?) ...(?)] preghi si come fo sempre per la prosperità di V. Em.za al quale rendo gratie infinite per il ricapito che diede alla lettera del Padre du Lieu, la venuta del quale sono sempre stata attendendo doppo che la [23f] stagione lo permetteva, ma già che non ho havuto questa fortuna di nuovo supplico V. Em.za [23g] instantemente et con la maggior [apprensione (?)] che mi sia possibile acciò lo faccia venire a Loreto. V. Em.za sa quali siano sempre state le mie suppliche sopra di ciò onde adesso non solo torno a far queste, ma anco mi prosterno a suoi piedi con domandarglielo per l'amor di Dio et della Beata Vergine desiderando in[stantemente (?)] [23h] far in quella Santa Casa le mie divotioni con sodisfatione cioè, si come mi par haver già detto a V. Em.za, io mi conosco essere un poco scrupolosa et non ho mai trovato nissuno mi sodisfaccia et mi quieti come il detto Padre et perciò quando mai far si possa ne supplico la pietà di V. Em.za [c.91r] che so esser tanto grande che non mi negarà una tal gratia et carità onde [23i] con la speranza di ottenerla mi consolerò fino all'effetto.
Mi rallegro che i parenti stessero in bona salute come ho sentito da una di V. Em.za.
Nella venuta del Sig. Buti si è fatto quanto V. Em.za desiderava; a me mi saranno sempre grate le occasioni di poter far conoscere la verità quale è, che li sospetti che si sono havuti non sono mai stati veri, et accerto V. Em.za che mai vi è stato il minimo pensiero né in lui né in me.
Habbiamo cominciato il viaggio tutti con bona salute Dio gratia et così spero che proseguiremo et io mi sento un [23j] sommo contento di rivedere V. Em.za il quale [23k] conosco esser troppa la mia temerità ma la sua bontà mi [fa (?)] haverla in palesarli il mio desiderio di potergli parlare avanti che io entri in Roma con farmi restare in qualche logho vicino dove io riceva l'honore di [farle (?)] riverenza et parlargli e per fine di questa humilmente et profondamente me l'inchino. Di Bologna li 29 Ottobre 1653.
Di V. Em.za al quale reitero le mie suppliche circa il Padre du Lieu.
Hum.ma Oblig.ma et Dev.ma serva et nepote aff.ma
Lucretia Barberini
24. Lucrezia a Francesco Barberini, Civita Castellana 24 novembre 1653, BAV, Barb.lat. 7412, cc. 92.
[c.92r]Em.mo et Rev.mo Sig.r Zio e Prone mio Col.mo
Non havendo fin hora havuto tempo di rispondere alle [24a] 3 lettere di V. Em.za lo fo con questa occasione rendendogliene humilissime gratie, come anco della [24b]
gratia che V. Em.za mi voleva fare di venire avanti che io arrivassi a Roma, il che non desideravo mentre V. Em.za non l'havesse stimato bene o che le fusse stato di minimo incommodo. Quanto alla venuta del Padre du Lieu non trovo parole capaci da poter esprimere a V. Em.za le mie obligationi et renderli gratie ma sperando domani a sera haver l'honore di farli riverenza dimostrerò più efficacemente in persona questa mia obligatione con [24c] tutte le altre; qui facendo a V. Em.za per fine humilissima et profondissima riverenza. Di Civita Castellana li 24 Novembre 1653
[24d] Hum.ma Oblig.ma Dev.ma serva et nepote[24e]
Lucretia Barberini
[1a] Segue cancellato: per.
[1b] ancora corretto in sopralinea su qualche lettera cancellata.
[1c] Segue cancellato: dirgli.
[1] Padre Giuseppe di Sant'Andrea, carmelitano scalzo.
[2a] La parola "intentione" manca nel testo ed è solo una mia congettura. Naturalmente molte altre parole possono integrarsi nella frase.
[2b] La doppia l finale seguita dall'apostrofo (ll') nelle preposizioni del, al ricorre altre volte nelle lettere di Lucrezia. Come particolarità significativa della scrittura di Lucrezia la mantengo anche in seguito, ma senza più segnalarla.
[2c] Seguono due
lettere cancellate, forse: io.
[2d] Segue una
lettera cancellata.
[2f] è scritto: incovenienti.
[2g] che quando è scritto sul margine sinistro di c. 30r.
[2h] lo scriva a è scritto sul margine sinistro di c. 30r.
[2i] fo humilis è scritto sul margine sinistro di c. 30r.
[2j] licandola della è scritto sul margine sinistro di c. 30r.
[2k] 14 luglio 1650 è scritto sul margine sinistro di c. 30r.
[3a] Segue
cancellato: o e, in sopralinea: a.
[3b] Parrebbe scritto: alli.
[3c] Segue cancellato: bo.
[3d] Segue una macchia (forse una cancellatura).
[3e] La parola è nascosta nella legatura.
[3f] Segue cancellato: che q.
[3g] Segue cancellato:
quando.
[3h] Segue cancellato: V.
[3i] Quel che segue
continua sul margine sinistro di traverso.
[4a] Segue cancellato: scrissi.
[4b] Nell'originale è scritto: un altra.
[4c] Segue cancellato: ma.
[4d] Segue qualche lettera cancellata.
[4e] Segue qualche lettera cancellata.
[5a] Segue una parola cancellata.
[5b] Segue una parola cancellata.
[5c] persone corretto in sopralinea su parola cancellata.
[5d] Segue qualche lettera cancellata.
[6a] Un'affermazione, questa, che Lucrezia non mancò di contestare, come si desume dalla risposta di Francesco (n. 9): purtroppo, come ho detto, la lettera di Lucrezia del 26 dicembre 1652 è tra quelle che non sono riuscito a rintracciare.
[7a] Segue cancellato: vivamente.
[7b] Segue una parola cancellata.
[7c] Segue cancellato: il mio unico.
[7d] Suppongo che si debba intendere: né in altro momento.
[7e] Segue qualche lettera cancellata.
[7f] Segue cancellato: ricevere.
[7g] Segue una parola cancellata.
[9a] Non conosco la lettera del 26 dicembre 1652: in Barb.lat. 7412 non c'è.
[9b] Segue cancellato: V'accerto.
[10a] più aggiunto in sopralinea.
[11a] Segue qualche lettera cancellata.
[11b] Segue cancellato: ne ho ho
[11c] Non so chi sia. Il solo abate che vedo nominato da
Barberino in questo torno di tempo è l'Abate d'Ainé a cui Giulio Cesare Raggioli, inviato a
Lione per preparare la fuga dei nipoti dalla Francia e possibilmente per strappare il consenso di Antonio all'operazione, avrebbe dovuto rivolgersi per consiglio e assistenza (BAV, Arch. Barb., Indice IV, 1067, Varie lettere e fogli del Sig. Card. Franc.o Barb.o quando era in Francia con trattati di matrimonio della Sig.ra D. Lucrezia Barberini 1652). Ma potrebbe anche trattarsi di Cesare Rasponi, che Barberino aveva inviato in Francia assieme alla madre Clarice Vaini Rasponi, cugina dei Barberini, fin dal 1648 proprio per riportare in Italia Lucrezia.
[11d] Segue cancellato: di.
[11e] Segue una parola cancellata.
[12a] che corretto in sopralinea su: se.
[12b] Segue qualche lettera cancellata.
[12c] Segue ripetuto: sole.
[12d] Seguono due parole cancellate.
[12e] Segue qualche lettera cancellata.
[12f] Segue qualche lettera cancellata.
[12g] Segue qualche lettera cancellata.
[12h] Segue qualche lettera cancellata.
[12i] Segue qualche lettera cancellata.
[12j] Segue qualche lettera cancellata.
[12k] Segue cancellato: come Dio gra
[13a] per provar in sopralinea corretto su: delle mie.
[13b] essendomi più che nota in sopralinea corretto su: sapendo. La raccomandazione a non incomodarsi a scriverle era stata rinnovata da Lucrezia allo zio nella lettera del 16 maggio, scritta, come quella dell'8, da Vicenza. Suppongo però che più che di premurosa bontà, come Francesco fingeva di credere, si trattasse di fastidio o piuttosto della paura che ad ogni nuova lettera dello zio, l'assedio a cui era sottoposta si stringesse. E così in effetti fu, quando, di lì a poco lo zio si decise a dichiarare il suo obbiettivo: il matrimonio della nipote col Duca di Modena.
[13c] Segue cancellato: sapp.
[13d] animo in sopralinea corretto su: a memoria.
[13e] osservanza corretto su affetto [...?].
[13f] è scritto: dovutovi (concorda con affetto cancellato).
[13g] per l'amore aggiunto in sopralinea.
[13h] di casa aggiunto a margine.
[13i] il compatimento è corretto in sopralinea su: la compassione.
[13j] Seguono due righe cancellate e illeggibili per corrosione, fessurazione e perdita di materia.
[13k] Il brano alla quale....essendo è aggiunto sul margine sinistro in sostituzione, parrebbe, di un brano cancellato (con qualche perdita di materia per corrosione dell'inchiostro) a cui seguono le parole: più. Io vi porterò li essempi. Qui si interrompe la minuta della lettera a cui seguono diversi appunti e istruzioni per il segretario.
[15a] Si intenda: dei partiti offerti a Lucrezia in Francia.
[15b] Segue cancellato: nell.
[15c] Segue cancellato: q.
[15d] Segue cancellato: et.
[15e] Segue una parola cancellata.
[15f] Seguono alcune lettere cancellate.
[15g] Segue una parola cancellata. Mi sembra che si possa leggere: Frattanto.
[15h] Segue cancellato: a.
[15i] Segue cancellato: dell.
[15j] Da qui il testo continua sul margine sinistro di traverso.
[16a] Segue qualche lettera cancellata.
[16b] Segue qualche lettera cancellata.
[16c] Segue cancellato: sempre .
[16d] Segue cancellato: per.
[16e] Segue cancellata: supplico.
[16f] Segue una parola cancellata.
[16g] Segue una parola cancellata, forse: Sig.r.
[16h] Continua sul margine
sinistro, di traverso.
[17a] Segue cancellato: così.
[18a] La sposa è naturalmente Olimpia Giustiniani. Sui negoziati del suo matrimonio con Maffeo Barberini vedi BAV, Arch. Barb., Indice IV, 1067, Varie lettere e fogli [...], cit.
[19a] Parrebbe scritto: l'ho.
[19b] Segue ripetuto: che mi.
[19c] Segue cancellato: op.
[21a] Corretto su: Ripiglierò di.
[21b] desiderio di in sopralinea.
[21c] vi si puol permettere che è scritto sul margine sinistro in sostituzione di: conviene se pure la nob cancellato; altrimenti corretto in sopralinea in luogo di: senza la presen, cancellato.
[21d] In sopralinea: da voi
meglio; sul margine sinistro, cancellato: da voi godersi.
[21e] Segue cancellato: perché se bene
si.
[21f] portarsi è corretto su: che venga.
[21g] Segue cancellato: non si s.
[21h] Segue cancellato: venga celato resti taciuto il vostro.
[21i] Segue cancellato: quel più.
[21j] Segue cancellato: et si pensi che sia
la Sig.ra Maria sua cognata come parerà non altri.
[21k] Segue cancellato: che.
[21l] Segue cancellato: quando.
[21m] andata corretto su: stata.
[21n] Segue cancellato: accompagnata.
[21o] Segue cancellato: et più sicura; sul margine sinistro in luogo di assistenza: compagnia.
[21p] far tal viaggio, scritto sul margine sinistro, in sostituzione di andare cancellato.
[21q] Segue cancellato: per l'inco.
[23a] Qualche perdita di materia per corrosione.
[23b] Segue cancellato: in.
[23c] Segue una parola cancellata.
[23d] Qualche perdita di materia per corrosione.
[23e] mancherò corretto in sopralinea su una parola cancellata
[23f] Segue cancellato: stag.
[23g] Seguono due cancellature.
[23h] Qualche perdita di materia per corrosione.
[23i] Segue una parola cancellata.
[23j] un in sopralinea su parola cancellata.
[23k] Fessurazioni forse in corrispondenza di una parola cancellata.
[24a] Segue una parola cancellata.
[24b] Segue cancellato: quale.
[24c] con corretto su qualche lettera cancellata.
[24d] Continua di traverso sul margine sinistro.
[24e] nepote corretto in sopralinea su qualche lettera cancellata.
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